Sull’elezione del Presidente.

Sull'elezione del Presidente.

Sull'elezione del Presidente.

I giornali hanno gia’ trasformato l’elezione del Presidente della Repubblica in una specie di domenica di campionato, ma alla fine il problema non e’ quello di capire se Silvio sia o meno il prossimo presidente, o fare dei pronostici: il problema e’ capire perche’ questa cosa sia importante.

Bisogna quindi capire una cosa: il Presidente della repubblica in italia non ha pochi poteri. Ha quelli giusti. Per esempio, firma le leggi , puo’ rifiutare di farlo, ed e’ colui che autorizza un decreto del governo ad essere discusso alle camere. Inoltre puo’ sciogliere le camere e mandare il paese alle elezioni, se vuole.

Si tratta essenzialmente di un potere molto forte: se il Presidente dice che non firma un decreto perche’ secondo lui (sentiti gli esperti della corte costituzionale) e’ incostituzionale, allora le camere potrebbero “forzarlo”, ma sapendo bene che verra’ annullato a breve. Allo stesso modo, siccome la repubblica nella sua costituzione riconosce i trattati internazionali, potrebbe anche opporsi ad una legge antieuropea.

Queste sono le ragioni di chi vuole Draghi come presidente: con un ruolo simile, sarebbe impossibile (nel caso estremo il presidente potrebbe sciogliere le camere) fare leggi per l’uscita dalla EU (come vuole Borghi) o per disconoscere l’ Euro.

Certo, Draghi non potrebbe formare le leggi stesse, ma per sette anni avrebbe l’ultima parola contro eventuali “fughe in avanti” di leghisti e sovranisti vari. Per questo motivo, chi cerca di mantenere la stabilita’ finanziaria del paese e’ tentato di eleggerlo: con Draghi per sette anni, i mercati saranno sicuri che non ci saranno bislacche idee da parte dei soliti leghisti/meloniani del caso.

C’e’ anche chi preme per il no, e sono tanti. Questo perche’ con la riforma delle camere voluta dai grillini prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi. Questo significa che ci sono 230 deputati e 115 senatori che sono li’ come le foglie in autunno. Dalle prossime elezioni le loro poltrone non esisteranno piu’.

Quindi c’e’ il problema che eleggendo Draghi , el Mario dovra’ lasciare l’incarico e allora si va a votare subito (a meno che non salti fuori qualcuno da mettere al posto di Draghi. Qualcuno che somigli a Draghi, e che faccia contento Draghi, il nuovo presidente che deve nominare il primo ministro). Siccome e’ impossibile trovarlo in tempi brevi, allora si andrebbe a votare. Il guaio, oltre alla sforbiciata sulle poltrone, e’ il sistema elettorale. Con cosa si andrebbe a votare?

Con legge in vigore, il Rosatellum bis: è una sorta di Mattarellum ‘rovesciato’, un mix tra maggioritario e proporzionale ma dove la quota di proporzionale la fa da padrona: 64% di listini plurinominali a fronte del 36% di collegi uninominali. La soglia di sbarramento sia per la Camera che per il Senato è al 3% a livello nazionale per le liste, mentre è del 10%, sempre a livello nazionale, per le coalizioni. Ci sarà un’unica scheda e non viene concesso il voto disgiunto. C’è la quota di genere (60-40) e la possibilità di un massimo di cinque pluricandidature nei listini proporzionali, ma anche la possibilità per un candidato di presentarsi sia nei collegi uninominali che in quelli plurinominali. Infine, non c’è l’indicazione del ‘capo’ della coalizione – ovvero del candidato premier – ma è prevista l’indicazione del ‘capo’ della singola forza politica, e non c’è l’obbligo per la coalizione di presentare un programma comune. Sono 20 le circoscrizioni per il Senato, una per ogni regione, mentre sono 28 quelle della Camera. Il taglio dei parlamentari introduce un surplus di maggioratorio, con maxi collegi da circa 900mila elettori al Senato.

Cosa significa? Essendo il nuovo modello elettorale spostato sul proporzionale, significa che le citta’ fanno da padrone, e le citta’ sono normalmente meno conservatrici/bigotte rispetto alla provincia, dando un certo respiro ai partiti progressisti. Quindi come potete capire alla destra piacerebbe avere piu’ tempo oppure qualcosa in cambio, tipo uno di loro come Presidente.

Da qui si arriva a Berlusconi:

  • se la destra eleggesse Berlusconi, Draghi rimarrebbe al governo e quindi ci sarebbe il tempo di discutere una nuova legge elettorale che punisca meno le destre, o almeno non le costringa a diventare piu’ centriste.
  • nel caso non si riuscisse a costringere il governo Draghi a cambiare la legge elettorale, la destra avrebbe lo stesso Silvio Berlusconi come garanzia.
  • se la destra elegge Draghi, ovviamente Berlusconi esce di scena, le prossime elezioni saranno un massacro, e il prossimo governo sara’ centrista per via di un parlamento piccolo e di un sistema molto proporzionale.

Ci sono quindi diversi schieramenti:

  • il partito dei porci comodi, che Berlusconi rappresenta al massimo. Dentro ci sono anche frange grilline, quindi il PD non sa di chi fidarsi.
  • quei famosi 345 tra deputati e senatori che vogliono mungere lo stato rimanendo seduti sulla poltrona, che prolungherebbero il mandato se Draghi rimanesse dov’e’
  • tutti quelli che hanno paura delle elezioni con un sistema in gran parte proporzionale.

Questi tre schieramenti (che per affinita’ culturali sono parte o vicini al partito dei porci comodi) sono per Berlusconi presidente.

Ma se non ci fosse Berlusconi, o se venisse inghiottito dal culo di Valentina Nappi perdendosi per sempre nella singolarita’ einsteniana che ivi alberga, quale sarebbe il candidato ideale?

  • dovrebbe essere di garanzia per le destre che sanno di prendere una sdentata col sistema proporzionale. (leghisti e fascisti, se contati , sono davvero pochi). Quindi parliamo di uno “guardabile” di centrodestra.(Crosetto, Maroni, Casini, Bindi, Carfagna*? Binetti? )
  • siccome da un sistema proporzionale deriva un governo centrista per il median voter theorem, non puo’ essere un estremista. (Casini, Bindi? Carfagna*?).
  • da sinistra, tutto si muove sempre per togliersi dalle palle qualcuno che sta antipatico, o per salvare qualcuno che non serve a nulla. (D’Alema, Finocchiaro, Bindi)
  • per i grillini, va bene chiunque sia abbastanza riconoscente da non accanirsi contro i quattro gatti che rimarranno di M5S dopo le prossime elezioni.

*la Carfagna va esclusa, vedo che ha solo 46 anni.

Le cose quindi vanno , se non per Berlusconi , per un democristiano di sinistra annacquata, il che inquadra bene sia la Bindi che Casini, ma anche la Finocchiaro (che fu prodiana), superando alcune resistenze della destra.

Esistono poi nomi che possono essere tirati fuori dal cappello, ma alla fine sarebbero solo dei cloni, cioe’ cambierebbero i nomi ma alla fine rientrerebbero nell’identikit politico di Casini, Bindi, Finocchiaro. Forse la Carfagna, sarebbe digeribile, ma sinche’ girano certi calendari , no.

Il guaio e’ che il supporto materiale pende per Berlusconi, il che pero’ ha un rischio forte: costringerebbe il governo Draghi a collassare, e porterebbe alle urne e ad una certa maretta finanziaria. Eleggere Berlusconi sarebbe come sfiduciare il governo Draghi, insomma, e comunque la composizione di un voto a Berlusconi non consentirebbe al governo di proseguire.

Quindi in corsa ci sono Berlusconi da un lato, (con il freno di non poter garantire la durata del governo) e dei personaggi similBindi o similCasini.

Draghi, onestamente, non ha nessuno che lo sostenga, a meno che poi non prevalga il buonsenso, cosa che capita di rado.

Ma non conosciamo ancora gli effetti a lungo termine del Covid, quindi magari il parlamento stupira’ il mondo.

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