Pensavo che bastasse una limitatissima scorsa agli scritti di Hegel per percepirne l’idiozia e la completa illogicita’. Tuttavia, per molti farlocchi ancora si insegna che Godel avrebbe fatto affermazioni su TUTTI i sistemi formali, (1) che con qualsiasi teorema si possa fare un assioma (2) e altre fesserie. Forti di queste falsita’ che tuttavia si insegnano a scuola , il filosofo moderno (3) inizia a raccontare fesserie che, dietro ad una lingua parlata “perlomeno desueta” tentano di nascondere una gigantesca (nel caso di Hegel, assoluta) massa di cazzate.
Per prima cosa: che cos’e’ un idiota? Un idiota e’ qualcuno che conclude , con un ragionamento piu’ o meno complesso, un palese falso. Ma non basta sbagliare: chiunque puo’ sbagliare. Il problema invece e’ di sbagliare PUR avendo di fronte agli occhi le evidenze di dire il falso. L’idiota, cioe’, dice delle falsita’ che assumono un tono di idiozia nella misura in cui cozzano PALESEMENTE con i fatti.
Perche’ avviene tutto questo? Il motivo principale e’ che i filosofi si guardano bene dal definire un formalismo efficiente per esprimersi: il loro modo di parlare tende invece all’occultismo, ovvero ad un uso cosi’ gergale della lingua che soltanto gli iniziati possano veramente notare la stupidita’ degli argomenti.(4)
Prendiamo il modello Hegeliano di “assoluto”: per definire un simile modello Hegel deve , in qualche modo, supporre che venga meno il principio di non contraddizione. Per definire questo Hegel scrive un sacco di blablablabla, ma dimentica una cosa: senza il principio di non contraddizione non c’e’ -ne’ ci puo’ essere- alcuna informazione. E non e’ una teoria, e’ un fatto: i vostri calcolatori, la stessa Internet che state usando, e’ una applicazione di tale teoria dell’informazione. Zero e uno sono distinguibili, e’ un fatto. Certo esistono anche logiche (le logiche di Jan Łukasiewicz o le logiche polivalenti di Godel ) che provano ad aggirare questo principio, ma tutte cadono miserabilmente nello stesso risultato: gira e rigira, quando danno qualche informazione dentro si annida il PDNC.
Innanzitutto, quindi, posso stroncare la teoria dell’ Assoluto semplicemente dicendo questo: non contiene alcuna quantita’ di informazione. Sicuramente richiede molte parole per descriverla, e nella miserabile disonesta’ intellettuale – che era tipica di quel cialtrone di Hegel – che caratterizza molti filosofi si tenta di sfuggire a questo fatto mediante un inutile blablabla. Ma i fatti sono fatti, la teoria dell’informazione e’ un fatto, nella misura in cui produce applicazioni materiali, ed (-ex falso quodlibet-) si va sempre dalla stessa parte.
L’assoluto, quindi, e’ una palese CAZZATA. Ora, andiamo a vedere perche’ ho scritto “ex falso sequitur quodlibet”. L’ho scritto perche’ anche se io cito la piu’ moderna teoria dell’informazione di Shannon , il fatto che senza il principio in questione non vi sia informazione alcuna era noto sin da Duns Scoto, attorno al quattordicesimo secolo, adesso non ricordo le date con esattezza. Morale? Hegel aveva TUTTI I MEZZI per capire che il suo Assoluto fosse una SOLENNE MINCHIATA, da ben quattro secoli. Ecco il primo motivo per il quale Hegel e’ indiscutbilmente un idiota: si inventa un Assoluto ben sapendo che per come lo definisce esso contiene anche la sua negazione, e pertanto richiede l’abbattimento del PDNC, e pertanto non contiene alcuna informazione.
Ma io ho usato una regola, “ex falso sequitur quodlibet”, per un motivo essenziale: tradotta in termini piu’ divulgativi, essa dice che partendo da una affermazione falsa si potra’ dimostrare qualsiasi cosa. Attenzione, non sto dicendo che partendo dal falso si potra’ dimostrare solo il falso. Nono: sto dicendo (ed e’ dimostrato , quindi non e’ opinione mia o “dogma” , e’ un semplice fatto) che partendo da una proposizione falsa si possa inferire QUALSIASI COSA, anche proposizioni vere.
Per quanto possa sembrare idiota (ma non lo e’), cioe’,
- Il cielo si regge su pilastri di burro alle erbe => io sono negro
- Il cielo si regge su pilastri di burro alle erbe => io sono bianco
- tutto cio’ che e’ razionale (dialettico) e’ reale.
- tutto cio’ che e’ reale e’ anche razionale (dialettico).
Prendiamo il secondo teorema, che e’ evidentemente farlocco. Si dice che nel mondo reale non esiste niente che non sia -almeno teoricamente – inesplorabile a qualche forma di ragione. Potrei semplicemente farvi scontrare con una realta’ fisica teorica: il gioco degli scacchi. Se volessimo elencare tutte le possibili partite, il loro numero supererebbe il numero di particelle dell’universo che superano il limite di indeterminazione di Heisemberg (anche questo da solo sarebbe un motivo sufficiente a contraddire Hegel, btw) moltiplicato per il numero di stati temporali. Significa che, anche usando l’intero universo come “memoria” , con una particella/stato per bit, anche usando tutto il tempo dell’universo per avere gli stati, NON RIUSCIREMMO ANCORA a rappresentarle tutte. Ora, il gioco degli scacchi e’ un gioco ad informazione completa, peraltro completamente descrivibile in termini logici e totalmente deterministico: NEPPURE IN QUESTO CASO, PERO’, PUO’ ESISTERE ALCUNA RAZIONALITA’ CAPACE DI IMMAGINARE OGNI PARTITA.
E questo avviene perche’ l’universo ha una dimensione finita, per cui neanche tutta l’informazione contenuta nell’universo (credo sia un numero noto ai fisici , tra parentesi) e’ sufficiente a contenere l’elenco di tutte le possibili partite a scacchi.
Il primo teorema invece e’ evidentemente falso, ma bisogna capire bene che per Goedel “razionale” e’ qualsiasi cosa oggi definiremmo “semantico”. Ora, Chomsky (che pure non mi sta simpatico) ha creato una simpatica gerarchia formale di linguaggi (qualche volta ha voluto sporcarsi le mani e fare qualcosa di utile, deo gratias!) , e quindi bisognerebbe capire innanzitutto a quale linguaggio esattamente (e ripeto: esattamente, perche’ oggi anche il linguaggio e’ scienza esatta, e quindi anche la razionalita’) si riferisca Hegel. A parte questo, pero’, esistono e sono noti dei cosiddetti “paradossi semantici” che possono costruire delle proposizioni paradossali ma assolutamente “razionali”.
Comunque la scriviamo, l’idea che ogni cosa razionale e’ reale si rivela una fesseria: se io pongo un asino di fronte a due mucchi di fieno assolutamente identici e gli chiedo di scegliere, qualche genere di pensiero gli fara’ preferire uno dei due mucchi all’altro. Dal punto di vista logico, e’ assolutamente IMPOSSIBILE dimostrare che il nostro asino abbia fatto la scelta sbagliata: ha avuto comunque il massimo dei vantaggi col minimo degli svantaggi. Dunque, il ragionamento che lo ha spinto a scegliere il mucchio A anziche’ il mucchio B era del tutto corretto. Diciamo, appunto, razionale: un ragionamento CORRETTO ha portato l’asino a fare la scelta GIUSTA. Tuttavia, sebbene la scelta dell’asino sia razionale, abbiamo detto che PER IPOTESI i due mucchi di fieno fossero assolutamente identici. Cosi’, esiste almeno una scelta razionale, che NON poggia i propri fondamenti nella realta’: nella realta’ i due mucchi sono identici, ed e’ quindi impossibile scegliere quale dei due mediante una valutazione legata alla realta’. Tuttavia, qualsiasi scelta’ e’ anche razionale, dal momento che non ha portato a maggiori svantaggi o minori vantaggi.
Si tratta di un paradosso noto, detto “Asino di Buridan” , che di per se’ non e’ molto interessante perche’ si limita ad esplorare l’assioma di scelta: e’ tuttavia sufficiente a dimostrare che non tutto cio’ che e’ razionale e’ anche reale, perche’ possono esistere decisioni razionali che NON poggiano su alcuna realta’: i mucchi di fieno sono identici, ricordate? Esiste anche un paradosso complementare, che e’ il bivio di Morton: ad un prigioniero viene chiesto di scegliere tra quale di due veleni ugualmente mortali , ugualmente dolorosi , ugualmente tossici scegliere. Qualsiasi scelta fara’ non sara’ irrazionale, dal momento che sarebbe impossibile dimostrare che la scelta opposta sarebbe piu’ razionale, tuttavia sebbene il nostro prigioniero faccia la scelga giusta, non esiste niente nel mondo reale che la giustifichi.
Tenete in mente il paradosso dell’ Asino di Buridan e del Bivio di Morton, perche’ adesso andiamo alla gigantesca prova che ogni filosofo cialtrone deve affrontare per entrare nell’olimpo dei filosofi cialtroni (dove se bussate ad una porta non vi chiedono “chi e’?”, ma “cosa ti fa credere che qui dentro ci sia qualcuno?”): spiegare “la storia”.
Sebbene il filosofo medio non saprebbe calcolare in quanti secondi una matita che cade dal tavolo arrivi al suolo, essi pretendono di poter spiegare la storia intera. Perche’, come si dice a Ferrara, “il genio sa qualcosa, il cialtrone sa moltissimo, ma solo il coglione sa davvero tutto”: la prova definitiva che un filosofo sia un fesso l’avrete nel momento stesso in cui pretende di aver spiegato la storia, cioe’ “tutto”. Potremmo usarla come definizione di Hegel.
Allora, spiegare la storia. Se parliamo con dei fisici, o ci occupiamo di meccanica razionale fino alla teoria del caos, sappiamo bene che ad un certo punto ci troveremo ad avere a che fare con dei limiti di determinazione. I fisici vi diranno che , da un livello energetico che sta sotto il limite di indeterminazione, puo’ comparire dal nulla (in un punto qualsiasi) una particella, a patto che da qualche altra parte compaia un’antiparticella corrispondente. Il che puo’ essere un dramma, perche’ da un lato stiamo dicendo che qualcosa potrebbe anche inciamparvi sopra, e dall’altro stiamo dicendo che ci sono eventi che succedono senza una precisa ragione.
Andando sul macroscopico, non andiamo lontano: e’ vero che con diverse tecniche matematiche possiamo lavorare sui gas facendo dinamica dei fluidi e padroneggiare abbastanza queste situazioni (altrimenti non salirei cosi’ sereno su un aereo, ogni settimana) ma il succo e’ che tutto questo deve rispondere ad una logica abbastanza ferrea: un sistema passa da una probabilita’ di stato ad un’altra, e la probabilita’ che avvenga il salto e’ in qualche modo legata alla differenza di energia legata alla differenza tra i due stati entropici.
Questo significa poco detto cosi’ (i fisici non mi saltino agli occhi), ma indica una cosa precisa: dal punto di vista fisico, a meno di non voler inserire l’osservatore nella teoria, tutti gli eventi possibili che sono ugualmente possibili sono dunque ugualmente avvenuti. (mi riferisco alla vexata quaestio di Everett e della decoerenza). Sebbene in Natura si osservino sempre macrostati che sono autostati dell’operatore posizione o impulso e non invece autostati di altri operatori, tutto cio’ che un fisico ha da dirvi e’ che in definitiva occorre pensare che accadono solo gli eventi dello stesso universo ove li osserviamo, e che quelli ad uguale probabilita’ sembrano semplicemente decoerenti.
Torniamo un passo indietro e vediamo che significa. Torniamo all’ asino di Buridan (o se preferite al Bivio di Morton): supponiamo che un certo stato della storia dipenda dalla decisione di qualcuno. Secondo Hegel, ovviamente basta cercare la ratio e avremo una spiegazione della storia stessa: dopotutto, se assumiamo che la decisione sia razionale esisteranno le ragioni di tale decisione.
La sfiga vuole, invece, che non solo esistono decisioni razionali che scelgono tra vantaggi uguali (come nel paradosso dell’ Asino di Buridan, quando si sceglie tra due vantaggi identici) ma esistono decisioni razionali che scelgono tra costi uguali (come nel paradosso dei bivio di Morton, quando il condannato sceglie tra due veleni dagli effetti identici) , e come se non bastasse potremmo anche introdurre una scelta razionale tra due risultati impredicibili, come quando io chiedo a qualcuno di scegliere tra due buste chiuse, che possono contenere ciascuna qualsiasi vantaggio o svantaggio.
Detto questo, (che per i fisici si traduce in tutta la storia di Everett, Copenhagen &co) , e’ ovvio che la storia NON si puo’ spiegare, perche’ anche se fosse completamente razionale (cosa che non e’) , tale razionalita’ NON ha un necessario legame con la realta’ -tantevvero che l’asino fara’ una scelta tra due mucchi di fieno identici, senza motivo riconducibile alla realta’ materiale- .
Cosi’, il semplice fatto che sia materialmente possibile la scelta tra uguali abbatte -da sola- la pretesa di poter “spiegare” la storia alla luce della razionalita’: la storia puo’ essere razionale quanto vogliamo, ma esisteranno sempre delle scelte che sono razionali -ed e’ impossibile dimostrare il contrario- senza che tale razionalita’ si rifletta nella realta’. Sicuramente, in natura “si osservino sempre macrostati che sono autostati dell’operatore posizione o impulso e non invece autostati di altri operatori”, cioe’ sembra che ogni evento discenda da uno stato precedente, ma la sfiga e’ che non esiste alcuna spiegazione di come e perche’ si tratti di quello stato e non di un altro identico, ovvero del perche’ -sebbene non faccia nulla di sbagliato- l’asino scelga il mucchio di fieno A anziche’ quello B, PUR TRATTANDOSI DI UNA SCELTA SICURAMENTE RAZIONALE.
Potrei continuare coprendo tutta la gamma di scemenze dette da Hegel, ma di certo , per via della teoria della montagna di merda, i farlocchi potrebbero vomitarmi addosso molte piu’ tonnellate di altre scemenze da debunkare: in generale, la sintesi del mio pensiero e’
Insomma, fregatevene dei filosofi e fate buon anno:
Predico che la profezia dei Maya non si avverera’.
Quindi buon anno, e ricordatevi della lingerie rossa, alla facciazza di quei sottosviluppati dei Maya.
E che abbiate un 2012 ESAGERATO.
Uriel
(1) Nelle facolta’ umanistiche si insegna il falso, cioe’ che Godel avrebbe dimostrato l’incompletezza di QUALSIASI sistema formale. In realta’ Godel non conosceva le logiche di secondo ordine, inoltre non erano ancora completi gli studi su quelle di primo. In pratica, Godel dimostro’ l’incompletezza di cio’ (allora assai poco) che conosceva, cioe’ l’aritmetica. Ma come tanti pionieri , sbagliava nel predire il futuro. Per esempio, la completezza dell’aritmetica puo’ essere serenamente provata usando Zermelo-Frankel (ZFC), e non e’ detto che qualsiasi insieme contenga i numeri naturali ne contenga la definizione: per esempio e’ possibile avere i numeri reali ed i numeri complessi SENZA ricorrere a Peano. (Solovay, R., 1989. “Injecting Inconsistencies into Models of PA”. Annals of Pure and Applied Logic 44(1-2): 101—132. Willard, D., 2001. “Self Verifying Axiom Systems, the Incompleteness Theorem and the Tangibility Reflection Principle”. Journal of Symbolic Logic 66:536—596. Willard, D., 2002. “How to Extend the Semantic Tableaux and Cut-Free Versions of the Second Incompleteness Theorem to Robinson’s Arithmetic Q” . Journal of Symbolic Logic 67:465—496.)
(2) Tempo fai sfidai un filosofo a prendere un teorema qualsiasi , uno banale, e a “farci un assioma”. Mi rispose che stavo barando perche’ avevo specificato gli assiomi in uso al teorema prima di scrivere il teorema. Come se i teoremi si potessero scrivere diversamente….
(3) Personalmente, credo che la filosofia sia nata in Grecia e morta in Germania. Trovo che essere sepolti sotto un gigantesco bratwurstel sia , in senso allegorico, una forma di contrappasso adeguata. Specialmente se sulla tomba vengono riposti mazzi di patate e birra. Un rutto vi seppellira’.
(4) Oggi esistono gli analizzatori di sintassi ed e’ possibile, partendo dai simboli usati , calcolare la quantita’ di informazione presente in uno scritto. Essenzialmente, gli scritti dei filosofi tendono a zero. Scrivono un sacco ma non scrivono niente.
(5) I filosofi affermano che i formalismi sarebbero stati contestati. Puo’ darsi che li abbiano contestati loro, sfortunatamente le scienze che vi si basano sono oggi le piu’ efficaci tra quelle conosciute, e sono le uniche ad avere campi applicativi.
(6) Di Babbo Natale sappiamo quasi tutto, dal tono di voce all’indirizzo di casa, conosciamo la sua occupazione con tanto di date, e si arriva sino alla definizione chiara del mezzo di locomozione, e persino dei nomi delle sue renne. In confronto ad Hegel, siamo quasi ad una scienza sperimentale. Anzi, no: siamo ad una scienza sperimentale, nel momento in cui basta fotografare il polo nord per notare che non c’e’ Babbo Natale. In senso popperiano Babbo Natale appartiene alle teorie scientifiche dimostrate false. Falso, ma almeno ampiamente falsificabile.