Stupri parentali.

Leggo, con un minimo di sollievo e di compiacimento , una sentenza civile che afferma un principio che dagli anni ’70 in poi e’ stato dimenticato. E lo dico da genitore, cioe’ da persona che domani potrebbe finire in tribunale e pagare soldi per l’operato di mia figlia. Mi riferisco a questo articolo.
Prima, una precisazione: a quanto ne so, in sede civile il risarcimento sarebbe stato dovuto anche a prescindere dalla motivazione riguardante l’educazione, per via dell’omissione alla sorveglianza. Non sono sicuro al 100% di questo fatto, se ci sono avvocati in linea e la confermano, allora questo blog mi iNpara.
Innanzitutto, mi fa tremendamente piacere che qualcuno ricordi come l’educazione sia menzionata alla voce “doveri”. Erano almeno 40 anni che tutto il dovere dell’educazione veniva assegnato alla TV, alla societa’, alla scuola, all’esempio che danno i politici. Senza voler negare che tutti questi fattori possano disturbare l’educazione data dai genitori ai figli, il problema e’ che hanno rappresentato un comodo alibi per evitare qualsiasi coinvolgimento.

I genitori si sono dichiarati, ormai in maniera endemica e accettata, completamente impotenti di fronte alle domande dei figli riguardanti alle problematiche sessuali e sentimentali, ma educative in genere, al punto da partorire affermazioni deliranti quali “se mio figlio vede la vetrina oscurata del sexy shop mi fara’ delle domande, e io cosa rispondo?”.
Faccio presente l’assurdita’ della frase: siccome IO non so cosa rispondere, allora TU devi togliere la cagione della domanda. Fantastico: poiche’ io non so spiegare la guerra a mia figlia, allora smettete di farle. E poiche’ non so spiegare per quale motivo camminare su un tacco alto 14 cm, smettetela di usarli. E’ ovvio che una simile giustificazione non possa venire accettata, il proprio fallimento NON puo’ essere una giustificazione per alcuna imposizione che colpisca gli altri.
Perche’ si opera in questo modo? Perche’ in qualche modo si e’ affermato che l’educazione sentimentale dei figli sia impossibile, e quindi non si puo’ pretendere che un genitore sappia rispondere a quelle domande. Stabilito questo, appare ovvio che la cosa da combattere sia la domanda. Procedendo in questo modo, pero’, ci si trova nelle condizioni di dover vietare ogni cosa non sia compresa nelle capacita’ educative dei genitori, trasformando il LORO fallimento in una legittimazione a vietare.
Dall’altro lato, c’e’ da dire una cosa: i genitori italiani NON hanno MAI educato i figli.(Aggiungo: per fortuna). Semmai, hanno educato quelli degli altri. (Per sfortuna).
Tutto quello che facevano, in passato, specialmente nelle zone agricole, era di mandarli fuori casa a giocare. Poiche’ una vasta gamma di precetti religiosi e di taboo morali, la bassa densita’ di popolazione e la limitata possibilita’ di movimento rendevano abbastanza sicuro l’ambiente esterno, per le generazioni precedenti a quella di mio padre (compresa) , l’educazione consisteva nel venire mandati fuori dalla porta di casa per quasi tutto il giorno. Il mondo esterno avrebbe fatto il resto.
Questo ovviamente valeva per i maschi: per le femmine gran parte dell’educazione e’ consistita nel passare la giornata con la madre, impegnata nei lavori domestici, ed uscire sporadicamente a scopo di farsi abbordare e trovare marito. Questa e’ stata l’educazione “tradizionale” che gli italiani hanno ricevuto sino a qualche decennio fa. Nessuna educazione da parte della famiglia, se non qualche rimprovero per le marachelle (nessuna spiegazione, solo disciplina) , e il resto scaricato belluinamente sulla societa’ esterna o sul modello di mamma o della sorella maggiore.
Il problema e’ iniziato quando, coi grandi cambiamenti sociali, la societa’ e’ diventata troppo pericolosa per lasciar fuori un maschio tutto il tempo, e la mamma ha iniziato a lavorare, non potendo piu’ rappresentare la sorgente educativa delle figlie. Morale della storia: la famiglia italiana ha reagito individuando un’altro luogo ove scaricare i figli., o piu’ di un luogo. Essi sono stati mollati, anziche’ fuori dalla porta, a scuola e di fronte alla TV.
Poiche’ la famiglia era abituata a scaricare l’educazione dei figli sullo stipite della porta di casa (qualsiasi cosa vi fosse dietro) , oggi ha la stessa pretesa riguardante la TV e la scuola. Del resto, obiettano, TV e scuola hanno comunque la possibilita’ di interferire sull’educazione dei genitori, quindi sono responsabili.

Anche questo ragionamento e’ assurdo, dal momento che potrei girarlo al contrario: la famiglia ha sicuramente la possibilita’ di interferire sull’ educazione fornita da TV e scuola, dunque e’ responsabile.

Ovviamente, per la maggior parte delle famiglie italiane, la risposta sara’ “scherziamo? Io mi guardo bene dall’interferire nell’educazione dei miei figli”, o qualcosa di perfettamente equivalente sul piano logico. Il risultato e’ che , stabilito questo principio, il genitore si sente nel diritto di dire “ehi, ma io cosa c’entro”?
Negli anni ’70 vi fu una gigantesca proliferazione di teorie pedagogiche. Il motivo per il quale ebbero tanta diffusione fu che , cambiando l’ambiente esterno le famiglie non potevano piu’ facilmente gettare i figli fuori dalla porta come facevano prima, per poi limitarsi al compito disciplinare, e scoprirono che non essendo stati educati dai genitori, essi non sapevano come educare a loro volta i figl: gli era ignoto il processo di educazione familiare, per la semplice ragione che non vi avevano assistito. Del resto, non era nemmeno avvenuto.
Il problema era che negli anni ’70 era di moda l’immaginazione al potere, quindi molte di queste teorie diventavano famose semplicemente perche’ erano rivoluzionarie, ovvero perche’ contraddicevano il senso comune e/o quanto fatto prima. Un nugolo di scienziati (il Dott Spock, per dirne una. No, non quello di Star Trek) inizio’ ad enunciare cose come “sgridare i figli fa loro male”, “se dite a vostro figlio di non incendiare la casa lo traumatizzate”, “fabbricare nitroglicerina con l’utero e’ una fase importante nella crescita delle ragazze”, e cosi’ via.
Ora, quando sei gia’ confuso di tuo e arriva uno scienziato  ti tratta come un bifolco solo perche’ impedisci a tuo figlio di esprimersi con un SITES M4 , il problema diventa che le tue gia’ scarse certezze vengono incrinate. Se poi ad ogni teoria seguono 13 smentite ancora piu’ confuse , del tipo “fare la nitroglicerina con l’utero non e’ cosi’ importante nella crescita delle ragazze, meglio che dormano appese al soffitto per i peli delle ascelle il 22 di ogni mese” , il lavoro e’ fatto. Una generazione di persone si e’ convinta che il compito richiesto dalla societa’ fosse troppo imperscrutabile per loro (solo gli scienziati capivano, o sembravano capire, la ratio delle proprie teorie educative , e specialmente la loro applicazione) e questo ha aumentato la tendenza delle famiglie a lavarsene le mani.
La nuova societa’ chiedeva loro di smettere di spingere i figli fuori dalla porta o di farne aiutanti domestici della mamma, e di educarli. Le famiglie chiesero “e come si fa?”, ma la societa’ degli anni ’70 rispose con una “scienza” cosi’ catastroficamente farlocca che le famiglie si convinsero semplicemente che il compito richiesto fosse impossibile, o possibile solo in teoria.(1)
Morale della storia: oggi richiedere alle famiglie di educare i figli suona come una bestemmia. Ormai e’ stata accettata una cultura per la quale tale richiesta e’ semplicemente delirante. La maggior parte delle persone vi guardano con un’espressione che dice “perche’, e’ possibile educare i figli?”.
Cosi’, in alcune regioni la cosa e’ stata lasciata alle scuole. In Emilia Romagna, da qualche decennio in molte scuole arriva qualcuno della ASL e spiega il sesso, l’affettivita’, eccetera. Sia chiaro, questo non necessariamente e’ un bene, e non necessariamente sembra un bene. Quando la cosa successe a me, l’obiettivo principale era di evitare che i maschi si sentissero autorizzati a provarci solo perche’ valutavano che la donna “li stesse provocando” con un abbigliamento o un atteggiamento. Fummo bombardati con una dialettica che ci convinse tutti che l’abbigliamento della donna sia una scelta libera e personale, che non poteva venire interpretato come un via libera o una richiesta , eccetera.
Il problema di questa educazione e’ che da un lato posso demolire in 3 secondi qualsiasi dialettica  post-stupro del tipo “se l’e’ cercata, la puttana”. Dall’altro, nessuno ci ha spiegato una cosa: se quelli NON sono necessariamente dei “via libera”, qual’e’ il via libera? Cioe’ , se una che si presenta in guepiere ad aprirmi la porta ha fatto una libera scelta riguardante il proprio abbigliamento, che non necessariamente e’ un invito ad allungare le mani, che cosa e’ un via libera esplicito ad allungare le mani? Risposta: “beh, se si presenta in guepiere ad aprirti la porta, allora puoi leggerlo come un via libera”. Cosi’, la stessa azione NON mi autorizza ad allungare le mani, ma va letta come una richiesta di allungare le mani. Basta solo leggere nel pensiero alla persona.
Un bel disastro: credo che parti consistenti del mondo maschile emiliano siano oggi ridotti circa come me, cioe’ iniziano a sospettare che la donna gli mandi dei segnali solo attorno al secondo pompino. Il primo potrebbe essere una libera scelta legata all’alimentazione, no? .(2)
Morale della storia: non sempre affidare argomenti delicati alla scuola funziona: essa e’ vittima delle idiosincrasie sociali piu’ varie, delle ideologie, delle circolari del ministero, della vita personale delle maestre e professoresse.(3) Non so se le idee “parabigotte” di mia madre potessero essere considerate un’alternativa (4), per cui in fondo ringrazio il cielo di aver subito l’errore meno peggiore.
Tuttavia, rimane il fatto che buona o cattiva qualche educazione vada data, e dall’altro la famiglia italiana rifiuti di farlo.
In ottemperanza a questa richiesta (il governo fa sempre quello che volete, ricordate?) le leggi italiane hanno subito una deviazione consistente nella deresponsabilizzazione penale delle femiglie, e soltanto l’omessa sorveglianza veniva considerata un problema giuridico.
Sono quindi piuttosto felice di questo fatto, ovvero del fatto che qualcuno osi dire una cosa sensata: il dovere di educare i figli spetta alle famiglie ed e’ un obbligo.
Qualche volta, i giudici ne fanno una giusta.
Anche perche’, credo che il dott. Spock sia in pensione.Spero.
O che un giovane criminale , divenuto tale perche’ i genitori non lo punivano mai, lo abbia assassinato per comprarsi il crack.
Uriel
(1) In realta’ il concetto e’ abbastanza semplice. Se pensate di essere nel giusto su un determinato argomento, non c’e’ ragione per la quale non dovreste insegnare le vostre opinioni ai figli. E questo per una semplice ragione: la sola alternativa e’ di insegnare cose che ritenete sbagliate. Allora direte: eh, ma cosi’ i miei figli diventeranno troppo influenzati da me. La mia controrisposta e’: perche’, 23 cromosomi su 46 ce li ha messi il postino, invece? Dove cavolo sta scritto che non potete influenzare i figli con le vostre opinioni, dal momento che esse influenzano voi stessi? Tanto i figli vedranno come agite, tantovale esporre per esteso le vostre ragioni. Che avete valutato positivamente, se siete sani di mente e avete preso delle decisioni.
(2) La maggiore obiezione e’ “ma a me non e’ mai successo”. Ovvio: probabilmente reagite molto prima. Con la mia educazione, se una tizia vi desidera, e voi desiderate lei, continuate a fare uanto segue. Lei manda un segnale di intensita’ “1” , e voi rispondete “gradisco”. Ma non fate nulla. Cosi’ lei vi manda un segnale di intensita’ “2”. E voi segnalate “gradisco”. Ma non fate nulla. Allora la poveretta alza ancora l’intensita’ del segnale, diciamo a “3”, e voi rispondete “gradisco”. Ma non fate nulla. Se continuate a rispondere con segnali del tipo “mi piaci molto” ma non vi muovete MAI, alcune si ritirano dal gioco , o vi sfanculano, o vanno da uno psicologo (o temono ci sia qualcosa che non va in loro). Dopo una certa eta’ generalmente le donne mirano al sodo,  e vi trovate la lingua in bocca a bruciapelo, tizie che vi aprono in guepiere, discorsi “casuali”  tipo “ma lo sai che per salvare il pianeta e’ meglio fare la doccia in due?” . E no, non dipende dall’Emilia: in Sicilia mi successe di una tizia che mi disse qualcosa come “paarcio?! che dobbiamo fare qui?!!” (“paarcio’ e’ un modo di pronunciare “percio’ ” molto diffuso a Palma di Montechiaro e Licata, mi dicono). La mia risposta fu “beh, mi stavi dando un passaggio verso casa, suppongo tu debba svoltare a sinistra”. Credo di aver imparato delle cose sull’indole “sessualmente focosa” delle  donne sicule, nei due secondi dopo.
(3) Alle scuole superiori alcune professoresse ricevono autostima dalle reazioni esagerate degli studenti, e amano provocarli. I risultati a volte sono a loro favore, a volte no. Alle superiori, su una parete della mia scuola apparve una scritta a spray  cosi’: “alla <tale prof> l’ag pia’s nega’R, du’r e biscuta’ ”  (trad: alla professoressa tal dei tali piace nero, duro e “biscottato”, termine gergale intraducibile).

(4) Secondo mia madre, Franca Viola aveva sbagliato a denunciare il proprio stupratore, perche’ “dal momento che sei una donna” sai che “il maschio puo’ prevalere” e siccome per colpa di questa tua debolezza intrinseca hai la colpa di non rendere “abbastanza impossibile” , non dovresti permetterti di criticarlo o di opporti: fai come ti dice prima durante e dopo, e se il prezzo e’ duro, la colpa e’ comunque tua che hai permesso le condizioni che hanno NON hanno reso impossibile lo stupro. Durante una furibonda discussione tra me e lei arrivo’ a sostenere che semmai LUI avrebbe potuto giudicare insufficiente la sua opposizione allo stupro, classificarla come ragazza “non abbastanza difficile” e rifiutare di sposarla dopo per questa ragione! Cosi’ risposi che  secondo la sua teoria in astratto una donna facesse bene a girare armata e sparare a bruciapelo in caso di molestie (per evitare di essere debole) , e la risposta fu che dopo aver provocato il maschio con la tua capacita’ magica di trasformarlo in una bestia, che rende possibile ed inevitabile lo  stupro, non puoi anche punirlo perche’ il maschio cade nella tua perfida trappola della “diabolica fascinatione” (cit. Malleus Maleficarum. Sprenger  & Institoris). Tutte le volte che cerco di immaginare l’educazione sentimentale di mia madre mi compare davanti agli occhi  la scritta “Command not found”.

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