Storie di input e output.

Storie di input e output.

Storie di input e output.

Nel mondo del postmoderno, l’unico paradigma da tenere in conto e’ quello del Simulacro. Il simulacro e’ una creazione narrativa che sostituisce la realta’, e acquista la forza di realta’ quanto piu’ e’ palesemente falso. (Berlusconi operaio, Salvini cattolico, crisi di governo in Italia, etc).

Se poi osservate bene scoprite che Berlusconi ovviamente non e’ un operaio, che Salvini non segue la morale cattolica in nessun punto,e che in Italia il solito potere e’ saldo nelle mani dei soliti. Ma una delle caratteristiche del Simulacro e’ proprio questa: acquista realismo partendo dalla sua palese falsita’.

Oggi si aggiunge un altro Simulacro: la “crisi in Germania”.

In realta’, la Germania ha raggiunto uno-due anni fa il record assoluto di export, quindi una mancata crescita non e’ definibile “crisi”. Ma il problema e’ che nel mondo postmoderno si costruisce un Simulacro per nascondere un fenomeno reale. Berlusconi operaio era stato costruito per nascondere il Berlusconi miliardario, Salvini cattolico e’ costruito per nascondere un maiale senza coscienza, la crisi di Governo e’ costruita per nascondere gli effetti della politica di governo, eccetera.

Cosa sta succedendo , dunque, in Germania? E perche’ serve un Simulacro?

Il punto e’ (ma ne parlo estensivamente dopo) che Trump ha distrutto il commercio mondiale, causando un repentino calo degli scambi su scala globale. Ovviamente, i paesi che esportano molto (come Cina,  Germania, ma anche Italia) ne risentono in termini di calo di export.

Ma il problema reale non sta nell’export, ma nel surplus. Cioe’ , se esportate molto ma poi importate ancora di piu’, siete nelle condizioni degli USA, la cui industria e’ poco competitiva, cosa che causa un massiccio import dall’estero.

Cosi’, la Germania non ha tanto un problema di aumentare l’ export (potrebbe rimanere un paese felice coi livelli attuali) ma nel mantenere alto il surplus commerciale. Ne ha bisogno perche’ un boom demografico passato sta per causare un aumento della spesa pensionistica (a dire il vero, il fenomeno e’ gia’ iniziato).

Insomma, la Germania ha il problema di tenere alto il surplus. Poiche’ il surplus commerciale e’ la differenza tra export ed import, e l’export ha un destino incerto, il governo puo’ fare una sola cosa: diminuire l’import.

Si tratta di un bilancio a due colonne, e se non puoi aumentare le entrate puoi solo diminuire le uscite. Questo e’ ovvio.

Come lo faranno? Oddio, a dire il vero hanno cominciato circa sei mesi dopo l’arrivo di Trump al potere. Come fa la Germania a fare protezionismo? Ha diversi modi di farlo, cui se n’e’ aggiunto uno. Quelli classici sono:

  • Lo stato (sotto diverse forme) possiede quote rilevanti in moltissime grandi industrie. Puo’ fare pressioni perche’ “comprino tedesco”. E’ il metodo classico, e improvvisamente i fornitori stranieri iniziano a perdere le gare.
  • Lo stato impone (su diversi strati, intendo centrale, ragioni, citta’) una serie di certificazioni e regolamenti che richiedono certificazioni. Siccome la ramificazione di certificazioni e’ tremenda, molte piccole imprese straniere rinunciano.
  • Lo stato riforma. Per esempio, si sta parlando di una riforma del sistema sanitario, delle cosiddette Krankenkasse. Si tratta di una riforma che, se andasse in porto, potrebbe ridurre di molto l’import di prodotti biomedicali. Che sono cose ad alto valore aggiunto. Lo stesso dicasi per altri settori ad alta spesa, come Scuola, Trasporti ed altro.
  • Lo stato predica una politica di rigore impattando tutto il servizio pubblico. E se ci sono tasse sul trasporto (=diesel) , allora vince chi ha il prezzo piu’ alto. Un esempio di questa tendenza e’ qui sotto:

A questi classici si e’ aggiunta una nuova opportunita’, che ha acceso nel Bundestag la discussione su un pacchetto di leggi “green”. Le leggi “green” sono risultate essere un possibile strumento protezionista: pensate solo agli incentivi sul cibo a “kilometro zero”. E’ una legge protezionista al 100% , ma passa come legge “Per l’ambiente”. Anche bloccare i prodotti di plastica di bassa qualita’ (che vengono normalmente prodotti all’ estero, principalmente in Polonia) come sportine di plastica e bottiglie, per dire. La tassa sulla carne sembra una tassa ecologica, ma se ci pensate non lo e’: di un maiale solo il 30% finisce come carne da bancone. Il resto finisce ad uso industriale. Quindi, se si aumenta l’IVA da 7% a 19%, come e’ la proposta, quell’ 8% di aumento diventa, per il produttore, un ~2.6%.

Ma se tu esporti il Prosciutto di Parma in Germania, tutto il peso e’ carne di maiale. E l’ 8% pesa davvero l’ 8%. Se ci aggiungiamo un rincaro sui trasporti a gasolio e il “privilegio” verso il Km zero, dubito che da qui a due anni potro’ ancora trovare Prosciutto di Parma da Aldi Süd.

Il pacchetto di leggi Green inoltre si sforza di agire sull’energia, ma basta scavare un pochino e si trovano i protezionismi. Innanzitutto, il 64%  dell’energia prodotta in Germania e’ prodotta da rinnovabili. Rimane un 35% prodotto da Carbone e Metano. Il Metano arriva dall’estero, e il carbone e’ estratto nelle zone est del paese, con manodopera principalmente polacca e ceca. Tassare quest’energia significa portare i produttori a comprare energia rinnovabile, ma in Germania la partita dell’eolico e del solare la vincono le solite Siemens &co.

Una volta chiarito che la Germania ha gia’ mosso tutta una serie di leve allo scopo di ridurre l’import, con l’eccezione (immagino) dei semilavorati che servono alla sua industria, adesso la cosa che bisogna chiedersi e’: quanto tempo durera’? Per quanto tempo dovremo fare l’abitudine ad una Germania che non importa piu’?

Qui bisogna tornare a Trump: il processo lo ha iniziato lui. Quanto dureranno i danni che ha fatto? Perche’ questo e’: il governo tedesco pianifica molto, e probabilmente ha pianificato delle contromisure che siano durature quanto i danni fatti da Trump al commercio internazionale.

Dunque, ci sono brutte notizie. Il problema di Trump non e’ stato quello di stracciare trattati uno dopo l’altro. Non sarebbe il primo presidente che lo fa. Il problema e’ la giustificazione che ha addotto.

Sebbene alcuni trattati siano stati stracciati perche’ li aveva firmati Obama (e basta, cosa che non rassicura nessuno) , il rimanente e’ stato stracciato dicendo “siccome non ci convengono, allora li stracciamo”. Ma il problema e’ che quando quei trattati sono stati fatti, convenivano. Di conseguenza, visto in prospettiva, Trump ha detto che gli USA stracceranno ogni trattato possibile, non appena si trattera’ di dare il “quid pro quo”. Rifletteteci: e’ come se io facessi un contratto di acquisto con un fornitore, dicendo che quando il fornitore spedisce la merce il contratto e’ sacrosanto, ma lo straccio quando mi spedisce la fattura.

Cosa mi succede se faccio una cosa simile? Nel commercio regolare succede che mi tocchera’ di pagare cash, e in anticipo. Nel mondo politico succede che il commercio si ferma. Nessuno affronta una commessa di 5 anni , perche’ qualsiasi trattato che serva come base al contratto potrebbe non esistere piu’. E la probabilita’ e’ altissima. Come disse il presidente iraniano “negoziare con gli americani e’ tempo perso, tanto arriva un altro presidente e straccia i trattati”. E non e’ l’unico a pensarlo: la strategia di trattativa dei cinesi, basata sull’avanti-indietro, e’ proprio la risposta a questo problema.

Trump quindi non ha solo “danneggiato il commercio mondiale”, ha causato un danno al tessuto del diritto internazionale che consente il commercio.  Anche se il prossimo presidente fosse un “buono”, sarebbe in carica per quattro anni , massimo otto. Ma negoziare un trattato tra USA ed EU richiede circa dieci anni. Perche’ qualcuno dovrebbe negoziare un trattato che sarebbe carta straccia prima della firma?

Questo danno impieghera’ molto a riemarginarsi. Trump ha fottuto il commercio mondiale e’ la cosa che nessun giornale vuole scrivere, e quindi si e’ inventato il Simulacro della “Germania che rallenta”, ma se si aprissero gli occhi si vedrebbe che ha rallentato tutto il mondo.

Ma il problema e’: per quanto? Il danno causato da Trump e dai nazionalisti rimarra’ per circa una generazione. Significa che impiegheremo circa 20 anni per ritornare al vecchio “i patti sono patti”.

Questo ciclo della “Germania che compra poco” , insomma, durera’ circa due decenni. Invece di chiedersi come fermarlo, sarebbe meglio chiedersi come conviverci.

Perche’ se ho capito la logica delle cose tedesche, la germania low-import e’ qui per rimanere.

https://keinpfusch.net/storie-di-input-e-output/

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