Steam & punkz

Quando ho scritto sui critici letterari ho promesso ad una persona (credo sia un accanito lettore di Baionette Librarie) di fare un post su quel che penso dello steampunk, cosi’ mantengo la promessa. Anche se l’argomento non e’ semplice: parlare di un genere intero (che come tale avra’ alti e bassi) non e’ cosi’ banale come sembra. Innanzitutto perche’ trattandosi di un genere abbastanza moderno non e’ cosi’ semplice da delimitare.
Estetica si’, estetica no.
Definire lo steampunk come movimento estetico e’ a mio personale avviso una cazzata immane. Innanzitutto perche’ definire un movimento a partire dall’estetica e non dai contenuti e’ una cazzata: viviamo in un’epoca nella quale si spaccia per ferro battuto qualsiasi ferro sia semplicemente piegato (a caldo  o meno ) o forgiato, vendendolo a prezzi folli.(1) Di conseguenza, l’estimatore di tecnologie ottocentesche e’  spesso piu’ velleitario che altro.

Non credo proprio che basti l’estetica a fare di un romanzo un romanzo steamqualcosa. Facciamo un esempio che metta in evidenza la cosa.La piu’ famosa trasposizione del libro Dune e’ quella girata da Lynch, che usci’ copiosamente in Italia per via dell’interesse di un noto produttore italiano. Inizialmente il fardello fu preso da Jodorowsky, che abbandono’ a favore di Lynch stesso. Lynch stesso prese i disegni di Giger e ne limito’ l’influenza, che rimase tuttavia chiara.

A quel punto, c’e’ un problema: nel film c’e’ anche roba come questa:

 

 

 

La citazione del periodo ottocentesco , con le grandi corti europee dei monarchi assoluti , i bassotti portati a spasso, i vestiti delle signore, le acconciature, si richiamano evidentemente a qualche estetica mitteleuropea per le divise degli uomini, mentre si rifa’ palesemente alla corte inglese per il contegno delle donne.

Ci sono anche strane comparse “a vapore”,

 

tutta forgia, puleggie e niente spine.

Tuttavia, non si potra’ dire che Dune sia un film steampunk. Anche se, onestamente, si vedono romanzi e fumetti classificati in questo modo per molto meno.

Cosi’, innanzitutto bisogna capire che cosa ci interessa del periodo. Voglio dire, c’e’ una signorina che si firma Lady Clarkington che ha una specie di sexy shop bizarre, il Lady Clarkington’s Cabinet of Carnal Curiosities, ove si propone un erotismo in stile vittoriano.(2)

Cosi’ come questa estetica e’ diventata una moda, e si fanno delle feste a tema:
Alla fine, pero’, dietro l’estetica …. non c’e’ nulla. A me dispiace per Lady Clarkington, ma il periodo coloniale britannico non era, in generale, il miglior periodo per parlare di sessualita’. Oppure, per contrasto, no.
Questo e’ il punto: oppure no.
Personalmente, mi piacciono i racconti steampunk quando fanno l’operazione di “what if”. Con questa operazione ci si chiede come sarebbe stata la tal cosa se la storia avesse preso una piega diversa. Supponiamo cioe’ che (come accadde nella russia zarista  con una zarina che amava fare orge nelle quali un servo le solleticava i piedi durante l’orgasmo, ma anche piu’ tardi con le pratiche introdotte da Rasputin)  un piccolo incidente della storia possa cambiare radicalmente il suo corso: l’arrivo diun Rasputin, o altro.
Cosa sarebbe successo alla morale vittoriana se l’imperatrice fosse stata una ninfomane debosciata? Mah. Magari ci sarebbero stati davvero dei sexy shop, e a quel punto dovendo immaginarne il nome, effetticamente “Cabinet of Carnal Curiosities” ci sarebbe stato.
Questo “what if” e’ cio’ che mi piace in generale del genere fantascientifico: investigare se quel particolare modello di locomotiva potesse davvero esplodere mettendo troppo carbone in caldaia o meno non mi interessa. Va bene, in quel periodo c’erano le locomotive.
E’ vero che dovendo disegnare una macchina del tempo, o dovendo immaginare la cabina di un veicolo immaginifico, in quel periodo l’avrebbero fatta cosi’:
Ma quello che mi interessa e’ che in quel periodo avrebbero usato la macchina per esplorare. Esatto. Perche’ quella e’ la cultura dell’epoca: si tratta di periodi nei quali l’esplorazione di un mondo ancora selvaggio e sconosciuto, e quindi misterioso, e’ al centro della cultura. Si tratta del periodo coloniale. Se qualcuno avesse dovuto dare un nome ad una macchina del tempo, sarebbe stato “macchina per ESPLORARE il futuro”. Quella era l’idea di avventura dell’epoca. Se fate il romanzo e ci mettete gli ottoni MA non ci mettere questo, per me avete solo ambientato un film di fantascienza in una certa epoca, ma non avete plasmato l’epoca sulla trama.
Questo e’ il punto: mi piace, di tutta la letteratura fantastica, la letteratura che fa “what if”. E che si sforza di immaginare che cosa sarebbe successo, come sarebbe cambiata la cultura “se”. Potete prendere un pezzetto di storia e incunearci una piccola modifica, e poi lasciar andare l’evoluzione della storia in avanti, fino ad immaginare che cosa sarebbe avvenuto se le cose fossero andate diversamente. Lasciate sopravvivere la Repubblica di Venezia (basta una leggera mortalita’ infantile in Corsica, per dirne una) e immaginiamo che la Serenissima (che dopotutto aveva mezzi superiori ai piemontesi) unifichi l’italia.
Sarebbe stato interessante vedere una democrazia corporativa al lavoro nel paese. La cultura sarebbe rimasta la stessa, ma probabilmente Mussolini avrebbe trovato qualche difficolta’ nell’andare al potere, per dirne una. E cosi’ via.
A questo punto possiamo inserire degli elementi ancora piu’ spinti nel discorso , tipo “e se per puro caso Bequerel  avesse scoperto la pila  atomica?”. Rifletteteci, e’ una mera questione economica: sarebbe bastato lasciare abbastanza materiale  fissile  in qualche contenitore e abbandonarvi un termometro per notare che la temperatura stesse aumentando. Immediatamente ci avrebbero fatto del vapore. E gli abitanti di Londra avrebbero due teste ciascuno, con una simile rivoluzione industriale, ma questo e’ il tema.
Cosi’ il concetto e’ che lo steampunk mi piace quando viene scritto nel tentativo di immaginare la distorsione di una societa’ dai contorni sociali e culturali noti, allo scopo preciso di immaginare la stessa societa’ sollecitata dalla ragione della storia.
A questo punto, rispondo alla domanda: ma allora quali opere preferisci?
Ecco la risposta chiave: mi spiace dirlo, ma trovo che i romanzi davvero steampunk siano pochissimi.
Se escludiamo eventi come quelli dell’estetica di Dune , ovvero eventi nei quali accidentalmente degli elementi estetici dell’inghilterra vittoriana cascano dentro un’opera, e consideriamo soltanto quelle opere che fanno “what if”, concentrandosi sulla societa’ e sulla cultura (e non solo sull’estetica, che allora state solo facendo una boutique) , il numero di opere valide non supera la mezza dozzina.
A meno che, diciamo, non infilare nel genere tutto cio’ che, accidentalmente, contiene elementi tecnologici di quel periodo. Nel qual caso, pero’, diventa steampunk anche il diario di mia nonna. E allora tantovale non parlarne.
Diciamo che in generale non concordo con molte definizioni attuali di steampunk, e nel fare questo divento molto ma molto selettivo, e nel fare questo la letteratura steampunk diviene cosi’ limitata nel numero di libri da non essere neppure catalogabile come genere. Sia chiaro: non sto dicendo che lo steampunk non sia un genere letterario o non possa esserlo: puo’ tranquillamente esserlo.
Basta solo scrivere le opere invece che cazzeggiare andando in giro con cappelli coloniali (rubati allo zio che faceva il vigile urbano a Milano) e occhiali da saldatore.
Londra, 1865, Milena Velba
Istambul, 1909, Milena Velba.
Birmingham, 1879, Milena Velba.
Uriel
(1) Il valore del ferro battuto sta nel fatto che la superficie del ferro, quando viene battuta a caldo, cambia stato nel diagramma ferro-carbonio, creando una “crosta” piu’ resistente nel tempo. Principalmente piu’ resistente all’ossidazione, quindi una camera da letto in ferro battuto e’ uno sfoggio DA IDIOTI perche’ non ci piove e l’ossidazione non e’ il maggior problema. Comunque,  questo significa che la superficie del ferro, che vada piegata o no, va battuta per intero. Mio padre ha scartavetrato la minchia al vicinato per anni, col suo hobby del ferro battuto (ba-bam, ba-bam, ba-bam), e le cose stanno esattamente cosi’  . Il fatto che qualcuno abba fatto un ricciolo nel ferro NON ne fa “ferro battuto”, potrei farvi lo stesso ricciolo con una morsa e una tenaglia, senza neanche (a seconda del ferro) doverlo scaldare ne’ battere. Nella media dei casi, il ferro battuto NON ve lo potete permettere, perche’ se un artigiano impiega un anno a battervi completamente cancello e un centinaio di metri di inferriate attorno alla villetta,  questo lavoro vi costa un anno di reddito dell’ artigiano. La roba che vi spacciano per ferro battuto e’,  a seconda dei casi, ferro stampato, forgiato, piegato, ma NON e’ assolutamente “ferro battuto”. Provate a segare del VERO ferro battuto, ed osservatene la sezione: noterete , nell’ultimo mezzo millimetro esterno, un vero e proprio cambiamento di colore del metallo, dovuto al fatto che la battitura a caldo ne ha cambiato la natura. Inoltre, saldare ad elettrodo (o altro tipo di riscaldamento)  del ferro battuto e’ da idioti: avete fatto fatiche enormi per renderlo resistente all’ossidazione, e andate a ritrasformare in ferraccio la superficie del ferro proprio nelle giunture, col risultato che si corrodera’ proprio dove serve che non si corroda. Il ferro battuto si incardina o si graffa,  non si salda: anelli , scavi e tenaglia, fine.
(2) Sarebbe una contraddizione in termini. Si tratta di un periodo nel quale si mette la mussolina alle gambe DEI TAVOLI per evitare che “ai giovani vengano strane idee”. O gli inglesi erano ingrifati come delle bestie, o la birra ha uno strano effetto su di loro, o i tavolini erano fatti cosi’:
Immagino che nell’ottocento avrebbero messo la mussolina per coprire le gambe dei tavoli.
Facevano venire strane idee.

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