Specialisti & Co

Dopo gli ultimi due post (mi sto divertendo un mondo, btw, a veder cadere il castello di palle raccontate nel passato) , mi sono arrivate diverse richieste di “ma chi finisce in merda, nel caso di fallimento, per il debito pubblico italiano”? Si tratta di una questione non cosi’ semplice, perlomeno fino a quando non salta fuori una crisi e si fanno el ricerche vere. Comunque, possiamo vedere i flussi. Per prima cosa, gli specialisti. Chi partecipa di preciso alle aste, e poi si premura di collocare in giro il debito?

 

Si tratta di una lista di “specialisti”, che possiamo trovare qui:

 

Gli specialisti del debito italiano.

 

Il documento non specifica chiaramente le percentuali (non e’ lo scopo del documento) ma abbiamo qualche nome. Del resto, gli specialisti non sono direttamente i possessori del debito, ma coloro che lo “smerciano “in giro.

 

Domanda: in che modo si propagherebbe l’incendio nel caso di default italiano?

 

Si puo’ immaginare se verifichiamo la composizione dei principali indici di debito internazionali, controllando quanto pesi il debito italiano dentro questi indici.

 

  • JP Morgan EMU Index: 21%
  • CitigroupEMU Government Bond Index: 22%
  • Merrill Lynch Corporate& Government Index: 28%
  • Lehman Bros. US Credit Index: 25%
  • Morgan StanleyEuro DollarCredit Index: 25%
Ecco una buona ragione per la quale al “partito del Times” non conviene cazzeggiare col nostro debito pubblico. La quota del nostro debito e’ piu’ che sufficiente a sprofondare tutti i loro indici obbligazionari, facendo andare a puttane il loro castello di rischi bilanciati.

 

Andiamo a vedere a chi. Il ministero e’ abbastanza parco di informazioni, ma alcune cose le evinciamo. Si tratta dei risultati, anno per anno, dei collocamenti dei global bonds.

 

La distribuzione geografica comprende l’Asia con il 32%, l’Europa con il 14,9% (di cui Regno
Unito 5,9%)
, Medio Oriente con il 2%, il Nord America con il 45,1% e l’America Latina con il 6%. Lead manager dell’operazione sono stati: Barclays, Citi e Credit Suisse

Credo che iniziate a capire il problema, solo osservando le voci in neretto. Si tratta di bondche scadranno nel 2015, btw. Il nostro default gli brucerebbe i bilanci per 5 anni. 

 

LA situazione e’ in evoluzione forte rispetto all’anno precedente. Nel collocamento del precedente Global Bond, nel 2009 si era agito cosi’:

 

La distribuzione geografica comprende l’Asia con il 30%, l’Europa, Medio Oriente e Africa con il 33% e America con il 37%.
Lead manager dell’operazione sono stati: BofA Merrill Lynch, Morgan Stanley e UBS Investment Bank

In pratica, stiamo lentamente spostando il debito nelle tasche di coloro che hanno in casa il partito del Times. Avete presente quella situazione ove Willie il Coyote e’ su un ramo, e inizia a segarlo pur essendo seduto sulla parte che casca? Bene, e’ cosi’.

 

E guardiamo poi che cosa succedeva nel 2008:

 

La distribuzione geografica comprende l’Asia con il 37%, l’Europa con il 35% (di cui Regno Unito 10%), Nord America con il 20% e Medio Oriente con l’8%.
Lead manager dell’operazione sono stati: GOLDMAN SACHS INTERNATIONAL, JPMORGAN SECURITIES Ltd. e MERRILL LYNCH INTERNATIONAL

Il nostro debito, cioe’, dal 2008 ad oggi, si sta sempre piu’ spostando verso gli USA.

 

Questo non significa tanto, nel senso che le cifre in gioco per questi ultimi collocamenti sono piccole, ma rimane il fatto che siamo al 60% del debito all’estero, o quasi. La durata media del nostro debito e’ di circa 7 anni e rotti, il che significa che il nostro default rovinerebbe bilanci per un bel pochino di tempo.

 

Di questo si e’ occupata la strategia di consolidamento, ovvero di allungare i tempi del debito, che e’ arrivato ai sette anni, fino al collocamento successivo in mercati sempre piu’ anglosassioni.

 

Circa il 3/4% del debito e’ emesso in dollari, il 97%, in gran parte BTP, sono in euro. E qui c’e’ il problema: uscendo un paese dall’euro, quale cambio si applica ai suoi bond? Normalmente, bisognerebbe dire che “io ti diedi euro, tu mi ritornerai euro”. Ma se l’euro dovesse andare a quel paese, per via del crack italiano, quanto varrebbe il nostro debito allora?

 

Seconda domanda importante: quale e’ di fatto la stima di rischio del default italiano? Basta leggere i valori dei CDS:

 

  1. IRLANDA 347
  2. AUSTRIA 275
  3. GRECIA 259
  4. ITALIA 200
  5. AUSTRALIA 187
  6. HONG KONG 162
  7. REGNO UNITO 159
  8. SPAGNA 152
  9. SVEZIA 149
  10. BELGIO 148
 Come vedete, per l’Irlanda costa 347 mila euro assicurarsi da un’esposizione di 10 milioni di euro su titoli del Tesoro.Per l’Italia ne costa 200. Al secondo posto tra i rischi, a sorpresa notiamo l’ Austria. Che succede in Austria? Boh, ma sembra che qualcuno tema, e tema abbastanza.Il motivo? Esposizione verso i paesi dell’ Est. Il debito austriaco non e’ cosi’ alto di per se’, ma si trova nella parte sbagliata del mondo.

 

Se poi volete leggere un documento buffo, leggete questo qui: Debito estero dell’ Italia alla voce “amministrazioni pubbliche”. Questo e’ l’ammontare MINIMO del male che si farebbero all’estero. Piu’ i CDS, piu’ gli indici che crollano.

 

Capite perche’, oggi, sia meglio NON giocare a fare i cazzoni col debito italiano: andare in default e’ tutto interesse nostro, o meglio: quasi tutti cavoli altrui. E per sette anni di fila.

 

Uriel

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