Soldi e partiti.

Ultimamente tiene banco la storia dei finanziamenti pubblici ai partiti, che viene definita in maniera logicamente scorretta, e quando si definisce qualcosa usando delle assunzioni sbagliate se ne puo’ dedurre qualsiasi altra cosa: ex falso  sequitur quodlibet. Nessuno dei partiti sta cercando una riflessione reale sul problema, proprio perche’ stanno usando assunzioni sbagliate o incomplete per affrontare il problema.

Il primo punto eä che alla voce “costi della politica” e’ difficile dividere le voci. Sappiamo circa quanto lo stato dia ai partiti, sappiamo circa quanto i privati diano ai partiti (e ripeto “circa”, poi vediamo) , ma  sappiamo che esiste un fenomeno di “corruzione” che costa all’ Italia (secondo la corte dei conti) circa 60 miliardi.
Il primo punto della situazione e’ di capire se questi 60 miliardi siano da considerarsi costi della politica o meno. Se questi 60 miliardi vanno nelle casse dei partiti , lo scenario cambia molto. Mi spiego:

    1. Se i partiti per vivere incamerano 1-2 miliardi di euro, come dicono, qualsiasi soluzione che si trova dovra’ mirare a un dimagrimento dei partiti da 1-2 miliardi a <qualsiasicifrasidecida> , e i partiti avranno il problema di ottenere 1-2 miliardi meno <qualsiasicifrasidecida> . Bene.
    2. Se i partiti per vivere incamerano 61-62 miliardi, perche’ la corruzione passa per le loro casse, allora anche togliendo il contributo ai partiti non si produce alcun dimagrimento. Togliere 1-2 miliardi su 61/62 significa togliere dal 2 al 5% dei loro introiti attuali, il che non cambia niente.

 

Quindi per prima cosa, per ragionare del problema, bisognerebbe conoscere il fabbisogno REALE dei partiti. Sia chiaro, quando parlo di “fabbisogno” intendo semplicemente le entrate reali, non un ipotetico calcolo di quanto costi davvero la politica. Intendo “quanto costa OGGI e IN REALTA” la politica.
La prima domanda e’: i costi della corruzione vanno considerati soldi pubblici o privati? Se parliamo di corruzione per ottenere appalti, sono sicuramente soldi pubblici. Il corruttore passa la mazzetta al corrotto funzionario che gli dara’ l’appalto, ma siccome per lui la mazzetta e’ un costo, va da se’ che lo carichera’ sul costo dell’appalto. Quei 60 miliardi, in tal caso, sono semplicemente soldi pubblici alla fine della partita di giro.
Se invece parliamo di corruzione per ottenere favori materiali, come leggi favorevoli o provvedimenti amministrativi a favore, come le sentenze, allora essi andranno come costo sui bilanci di quei privati che corrompono, i quali dovranno recuperarli sul mercato ove lavorano. In questo caso, i 60 miliardi provengono dall’ “economia reale”  e sono sottratti agli investimenti. Poiche’ vengono occultati all’estero, non si traducono in spese, ovvero in consumi sul mercato italiano, ma l’impato .

Quindi, abbiamo diviso il problema in diversi tronconi. Il primo e’ “i costi della corruzione finanziano i partiti o i politici?” e il secondo e’ “vengono dal bilancio dello stato o dal bilancio dell’economia privata?”.

Faccio notare che la proporzione e’ enorme, quindi non e’ possibile ignorare il problema, perche’ passiamo da 1/2 miliardi sino, nel worst case, a 50-60 miliardi. Una soluzione che non tenga presente un’escursione del genere non e’ una soluzione, e’ solo un inutile vociare.

Proviamo a ipotizzare alcune soluzioni, tra quelle proposte, come sono implementate in altri paesi.
La prima e’ quella di Grillo: abolizione totale del contributo pubblico ai partiti. I partiti si devono finanziare con piccole donazioni degli elettori.
A questo punto abbiamo le due domande di prima.
Se i partiti oggi incamerano 1/2 miliardi, considerando 50 milioni di elettori, si tratta di chiedere ad ogni elettore qualcosa come 40 euro di media a testa. Un contributo annuo con un massimo di 100 euro a persona potrebbe coprire tutte le spese, considerando che solo quattro elettori su 10 diano il contributo.
Questo ha conseguenze sul piano politico: il partito diventa “demagogico”, in quanto deve seguire le mode. Se in Italia va di moda , che so io, “startup”, allora il partito deve puntare ciecamente sulle startup per soddisfare i suoi esponenti, che abbia senso o meno. I trendsetter prendono il controllo del partito in breve tempo. L’orizzonte politico dei partiti diventa quello delle mode politiche, e non sono piu’ possibili strategie politiche di lungo termine o politiche impopolare.
Se i partiti incamerano 50-60 miliardi perche’ la corruzione finisce nelle loro casse, semplicemente incasserano il colpo creando gruppi di donatori di comodo : si mette il prezzo della tessera a 100 euro, e si lavora di tesserati fantasma, come faceva la DC dove si tesserava il capo famiglia e poi si moltiplicavano le tessere per ogni membro della famiglia. Poi, i soldi veri li tireranno fuori dalla corruzione: si tratta di pochi punti percentuali di corruzione in piu’. Questo ovviamente aumenta il peso delle correnti e dei politici che gestiscono le tessere.
In questo caso, ci sono due effetti possibili. In un caso cambia molto in senso politico. Il problema e’ puramente politico, e dovete decidere se volete ancora partiti che seguano ciecamente quella che chiamate “la pancia del paese”. Il problema non e’ semplice: quando c’e’ crisi la pancia del paese e’ rabbiosa ed egoista, quando c’e’ ricchezza la pancia del paese e’ astratta, modaiola e spesso inconcludente. Up to you.
Il secondo effetto , se i soldi della corruzione finanziano i partiti e’ quello di non cambiare nulla di fatto e di “democristianizzare” i partiti, che vanno a finanziarsi mediante corruzione leggermente di piu’ – impattando le amministrazioni locali – e a lavorare con le tessere di scambio.(non era infrequente in Emilia che il PCI avesse piu’ tessere che voti alle locali, per dire, proprio per via del gioco delle tessere.) Lo “scambio di tessere”(1) e’ molto piu’ difficile da individuare e stanare dello scambio di voti, non essendo un reato.
Come vedete, l’ipotesi iniziale impatta ECCOME sull’effetto del provvedimento.
Secondo provvedimento. Nessun finanziamento pubblico, ma pura liberta’ di fianziamento. Chiunque da’ al partito qualsiasi cifra, magari rendicontata in pubblico.
Questa scelta e’ “americana”, e produce due cose.
La prima e’ di produrre il sistema delle lobbies. Se le aziende possono finanziare i partiti, tutti sappiamo che Fiat paga , che so io, il PDL, ma questo e’ un male o un bene? Fiat e’ satana? Magari Ducati finanzia il PD. Allora, sono meglio i soldi di Fiat o quelli di Ducati? E che succede se Fiat finanzia entrambi? Che succede se una associazione anonima come Confidustria finanzia uno o piu’ partiti? Confindustria e’ bene o male? Confartigianato e’ bene o male? Confcomercio e’ bene o male? Il problema del sistema delle lobbies lo conosciamo bene: chi ha piu’ soldi finanzia di piu’ i partiti che poi fanno i suoi interessi, col che fa piu’ soldi, e alla fine gli USA sono diventati una nazione di masse povere e ricchissimi paperoni. E no, le loro famigerate leggi “contro il conflitto di interesse” non funzionano per un cazzo: il sistema politico USA fa quel che dicono le lobbies, punto. Rendetelo legale in Italia, e divertitevi. Up to you, as usual.
Anche perche’ le aziende non finanziano questo o quel partito: finanziano i parlamentari di TUTTI i partiti, in modo che se il presidente e’ di destra le camere siano di sinistra, o nel modo che una camera sia di destra ed una di sinistra, e alla fine le decisioni siano impossibili tranne nel caso che piacciano alle lobbies: le decisioni che piacciono alle lobbies vengono poi dette “bipartisan” e passano ovunque.
Se invece i partiti prendono soldi , 60 miliardi, per corruzione, otterrete semplicemente di legalizzarla. I 60 miliardi che vanno ai partiti in mazzette andranno ai partiti in legalissimi finanziamenti, mettendo al sicuro corruttori e corrotti. I partiti poi spartiranno il bottino tra i vari procacciatori. E avrete un sistema di lobbies che di fatto e’ un sistema di corruzione legalizzata. Stessi difetti, ma almeno avrete fatto emergere il marcio. Anche se non avrete cambiato nulla.
Scelta “liquida”: i partiti esistono solo durante le elezioni. Essi sono strutturati come onlus, non possono avere dipendenti , non possono avere proprieta’, non possono esistere che sei mesi prima e sei mesi dopo le elezioni, poi si sciolgono e la cassa va allo stato – se c’e’ rimanenza.
Questa via e’ una delle caratteristiche della politica USA, ma non di quella parlamentare – dominata dalle lobbies, bensi’ da quella presidenziale. Cosa ne risulta?
Se il finanziamento e’ piccolo otterrete che 1/2 miliardi di euro verranno investiti durante le elezioni. Otterrete aziende, consulenti, una macchina elettorale stagionale fatta di stadi, merchandising, gadgets, pubblicitari, macchina che si sveglia ogni tot anni, divora 1/2 miliardi che finiscono ad aziende amiche. Ad un ritmo elettorale di un’elezione locale ogni anno, di fatto il finanziamento andra’ tutto alla macchina elettorale. E la politica finira’ in mano agli spin doctors.
Politica degli spin doctors significa che e’ la politica dei Casaleggio. Avrete campagne spettacolari, candidati eccellenti, e la politica coincidera’ con lo show che compone la campagna elettorale. Se uno spin doctor decide che il coglione bigotto e’ una forza da sfruttare, allora avrete il Bush della situazione. Se uno spin doctor decide che e’ ora di un presidente negro, avrete un Obama. Piccolo difetto: quando la politica coincide con la campagna elettorale, sotto le elezioni non c’e’ nulla. Avrete candidati bellissimi come Obama o votatissimi come Bush, ma la politica nazionale fara’ schifo. Up to you.
Se invece i partiti ottengono 50-60 miliardi anche attraverso le tangenti, avrete entrambi i difetti di cui sopra. Avrete campagne elettorali mastodontiche ove si scaricheranno parte dei 50-60 miliardi da riciclarsi. Un partito che si scioglie subito dopo e’ fantastico per nascondere magagne. Poi avrete zero politica e la rimanente parte della corruzione. Piu’, con campagne elettorali cosi’ mastodontiche, il dominio degli spin doctors.
Ultima alternativa: tenere il finanziamento e ridurlo a cifre accettabili, ma nessun altro finanziamento possibile.
In tal caso, avete due possibilita’ estreme.
Se la cifra di oggi e’ diciamo di 1-2 miliardi, quello che fate e’ di creare la necessita’ di finanziarsi illegalmente per la rimanente parte. E aggiungete la parte che manca al finanziamento illecito sotto altre forme, piu’ o meno facili da sgamare. I partiti dovranno fingere di essere parchi, cioe’ nascondere l’entita’ delle spese reali, e questo rendera’ piu’ difficile stabilire che fine facciano quei soldi.
Se la cifra totale odierna e’ di 60 miliardi, quello che otterrete e’ una lieve recrudescenza del fenomeno delle tangenti, e nulla di piu’.
Come vedete, in tutti i casi il VERO problema e’ “ma quanto guadagnano oggi i partiti”. Il punto e’ quello che ogni soluzione ha effetti diversi a seconda di quanta parte dei 60 miliardi stimati dalla CdC italiana finisca ai partiti. La cosa e’ assolutamente distorcente, se pensiamo che la corte dei conti tedesca ha fatto una stima analoga e ha stimato la corruzione in 1.5 miliardi, cioe’ 30 volte piu’ piccola.
Questo significa, essenzialmente, che usare altri paesi per stimare gli effetti che una nuova disciplina di bilancio dei partiti puo’ funzionare o meno a seconda del fatto che i 60 miliardi spesi in corruzione finiscano – o meno – nelle casse dei partiti. Se finisocno nelle casse dei partiti, quasi nessun modello europeo e’ anlogo – se escludiamo la Grecia, forse – e quindi nessun modello europeo puo’ essere usato per prevedere gli effetti di una misura simile.
Quindi, MOLTO prima di chiedersi cosa fare del finanziamento pubblico ai partiti, occorre stabilire a quanto ammonti oggi, perche’ lo scenario va da circa 1-2 miliardi a 50-60, e in una situazione simile trovare una soluzione per un problema cosi’ male analizzato e’ praticamente impossibile: e’ come chiedersi quale sia la taglia giusta di vestito regalare ad una donna, sapendo solo che il suo peso oscilla tra i 45 e i 150 chili.
Cosi’, la mia sensazione e’ che la discussione che si sta tnendo sia assolutamente strumentale, e che non possa arrivare a nessuna soluzione utile, tantomeno ad una soluzione “progettata”, perche’ a seconda della percentuale di corruzione che va ai partiti otterrete effetti diversi a seconda del provvedimento, e spesso non sarebbero nemmeno gli effetti voluti.
Per come la penso io, i rimborsi elettorali ai partiti andrebbero dati come premio di fine anno. Si individua un KPI , tipo il reddito medio procapite e la curva di distribuzione del reddito, e si da’ ai partiti  una quantita’ di soldi proporzionale al reddito medio procapite, tipo il  4 per mille per il numero di elettori, spalmato sui partiti per dimensione secondo la stessa curva di distribuzione dei redditi del paese.
Se volete che i partiti migliorino il reddito procapite e la distribuzione, cioe’, la cosa che dovreste fare e finanziarli  solo se riescono e per quanto riescono. Ovvero, pagarli se forniscono il servizio. Voglio dire, se vi fanno iventare tutti ricchi, perche’ non pagarli di piu’?

Ma spesso, le soluzioni troppo semplici sono quelle che nessuno abbraccia.

Uriel

(1) Lo scambio di voti e’ “se mi voti io vinco le elezioni e se vinco ti do’ qualcosa in cambio”. Lo scambio di tessere e’ “se mi dai tot tessere io scalo il partito, divento potente, e ti do’ qualcosa in cambio”.

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