Soffitti senza fondamenta.

Ogni giorno che passa mi imbatto in discorsi sui grandi sistemi che pretendono di “dimostrare” tesi molto complesse. Come al solito, si pretende di partire da dati NON quantificati, o quantificati con una precisione tale che “esponenziale” e “lineare” poco importa, si tirano conclusioni affrettate, illogiche e spesso mitologiche.

Quando si parla di “economia pianificata” , concetto che sta alla base delle ideologie economiche novecentesche, come la cosiddetta “Decrescita”, si pensa sempre che sia possibile pianificare i costi di sviluppo dei prodotti, allo scopo di pagarli , con una “guida illuminata” che promuoverebbe i prodotti “giusti” e boccerebbe quelli “sbagliati”.

Ora, finche’ non ci mettiamo i numeri, tutto questo funziona. Andiamo a metterci i numeri, e scopriamo che non funziona piu’.

Molte apparecchiature biomedicali della GE, per dire, usano (o usavano) processori MIPS. Ora, il consorzio MIPS sicuramente affronta delle spese per produrre quel processore, e queste spese sono poi recuperate col cosiddetto “consumismo”. Cioe’ con la crescita economica.

Secondo i teorici della “decrescita”, il governo dovrebbe, mediante le tasse, decidere di costruire i processori MIPS, in modo da evitare che si debba ricorrere al mercato per finanziare la ricerca, fermando il consumismo. Finche’ non ci mettiamo i numeri, la teoria sembra reggere. Come reggeva il comunismo, per dire.

Mettiamoci i numeri. Una factory per produrre una roba come il MIPS sta sui 5 MILIARDI di euro. Se pensiamo che in Italia ci vogliano 500 ospedali con un’apparecchiatura diagnostica, allora ognuno di questi chip esce con un costo di base di 10 milioni di euro.

Poiche’ dentro un’apparecchiatura diagnostica ci sono svariate centinaia di chip, e’ abbastanza facile ipotizzare che se li usassimo solo per farci le TAC, il risultato sarebbe di qualche miliardo di euro ad esemplare. E anche aumentando di cento volte il numero di TAC, perche’ vogliamo rifornire tutto il mondo, siamo fermi al punto di partenza: 10 milioni di euro ciascuno e’ una cifra insostenibile.

Ma il problema non e’ questo: se affamiamo il popolo a sufficienza, per esempio, possiamo realizzare una situazione come quella sovietica, dove gli ospedali funzionavano bene, i MIG e i Sukhoi davano filo da torcere agli aerei NATO, e cosi’ via. A patto che siate disposti a fare la fame, potete permettervi di pagare sotto forma di pressione fiscale ogni costo di ricerca.

Qual’e’ il problema? Il problema e’ che stiamo parlando di un singolo step. Intendo dire che dopo aver prodotto il processore, possiamo farci qualcos’altro. Diciamo un personal computer. Il risultato e’ che la diffusione dei personal computer rendera’ possibile , che so io, internet.

Ora, i processori MIPS indubbiamente “fanno internet” nella misura in cui stanno dentro alcuni Cisco Catalyst, ma di certo la base degli utenti internet e’ fatta da possessori di macchine Intel.

Adesso siete nel vostro governo, siamo nei primi anni ‘90 e dovete decidere la pianificazione. Potete scegliere di finanziare il processore MIPS, che vi dara’  la grafica state-of-the-art di SGI, vi dara’ potentissime applicazioni di rete, vi dara’ un RISC di efficienza parecchio superiore al suo concorrente: il 486 DX della Intel.

Ora, dovete stare molto attenti a quello che fate: se per disgrazia finanziate la fabbrica di MIPS, indubbiamente avrete bellissime workstation O2 e Octane, Iris e Indigo, avrete potentissimi routers della Cisco, ma non nascera’ MAI quella cosa che si chiama Internet. Non l’avrete mai perche’ il processore MIPS, per via della sua specializzazione, e dell’architettura crossbar che richiede per funzionare egregiamente, ottiene che il personal computer abbia costi finali troppo elevati.

Il 486, sfigatissimo, invece si diffonde e piano piano produce le condizioni perche’ arrivi Internet.

Cosa e’ richiesto, quindi, al pianificatore  di “decrescita”? E’ richiesto di sapere nel 1994 che sara’ Intel a produrre la stragrande maggioranza dei personal computer, nonostante gia’ allora quelli di Apple apparissero di gran lunga piu’ efficaci allo scopo.

Con questo voglio dire che la scelta della tecnologia sulla base dell’efficienza o delle presunte capacita’ tecniche non e’ sufficiente: in un qualsiasi momento T0, occorre saper prevedere gli usi di questa tecnologia nel momento T1, T2, T3, eccetera.

Intel ha sviluppato le memorie flash su richiesta del dipartimento della difesa americano, che voleva degli storage allo stato solido meno sensibili alle condizioni meccaniche rispetto agli hard disk. Ora, all’ epoca esistevano gia’ supporti magnetici riscrivibili di qualita’ ottima. Sia il Minidisc di Sony che i “magnetoottici” erano fin troppo all’altezza della situazione. Persino il DAT era ottimo.

Cosi’ come il consorzio Fraunhofer ha speso per sviluppare Mp3 come standard per la compressione felefonica. Nessuno poteva sapere che mettendo insieme le due cose si sarebbe potuto ottenere il nostro iPod.

E questo e’ il punto: pianificare un’economia, ovvero porsi come semaforo che da’ luce verde alle tecnologia “buone” e luce rossa alle tecnologie “cattive” richiede di essere capaci di prevedere l’evoluzione futura della tecnologia, i suoi impatti sulla societa’ e sull’economia, le sue interazioni con altre tecnologie.

Se le tecnologie flash di Intel fossero arrivate in ritardo  rispetto allo standard MP3, l’ iPod conterrebbe ancora un hard disk da un pollice virgola otto, e ci saremmo sognati i player MP3 a basso costo. Nonche’ i telefoni cellulari “smart”.

Se nei primi anni ‘90 mi avessero chiesto di scommettere sulle tecnologie di rete vincenti, avrei scommesso su SNA. TCP/IP appariva come uno strano marziano tecnologico che faceva troppo poco e dava troppi problemi di routing. Una rete token ring di computer Apollo era autoconfigurante, aveva pochissimi problemi , e gli Apollo erano, per l’epoca , dei computer incredibili.

Ciononostante, Apollo falli’ miseramente. Cosi’ come Commodore. Cosi’ come Banyan Vines , se non erro. Eppure, all’epoca erano dei mostri.

La morale della storia e’ che qualsiasi ideologia richieda una scelta di merito sulle tecnologie non puo’ funzionare. Succedera’ quello che succedeva nella vecchia URSS. Indubbiamente i BESM-6 facevano miracoli, per la tecnologia che usavano. Ed erano ottimizzati sino all’ultimo circuito. Il guaio e’ che non hanno mai prodotti alcuna tecnologia da home-computer, e questo ha reso i costi di sviluppo cosi’ alti che oggi i russi comprano processori SPARC per i loro mainframe.

Il problema che sta alla base del concetto di “decrescita” non e’ tanto l’idea in se’, quanto la necessita’ di arbitri che decidano quale ricerca si debba fare e quale non si debba fare. E il problema di questi arbitri e’ che viene richiesta loro una visione che nessun economista ha, nemmeno i sostenitori di quelle idee.

Se Marx non e’ diventato ricco non e’ un caso. Eppure, un piano quinquennale richiede di prevedere tutte le sfide dei prossimi cinque anni, cosa che renderebbe ricco chiunque lo sappia fare. Se i signori del piano quinquennale fossero stati davvero capaci di pianificare per cinque anni un’economia, sarebbe convenuto loro spiegare al mondo come si faccia, visto che nessuno lo ha ancora capito.

Ora, se i signori della decrescita sanno prevedere, oggi ed A PRIORI, quali tecnologie siano preferibili a lungo termine, e quali delle combinazioni tra queste tecnologie sara’ vantaggiosa , questi signori sanno fare quelle previsioni che rendono straricchi.

Il guaio e’ che non vedo tutti questi ricchi tra i signoraggisti, ne’ tra i descrscitisti, ne’ tra alcuno di coloro che ha da proporre un “arbitro” che decida A PRIORI cosa sia bene fare e cosa no. Eppure, chiunque sapesse fare previsioni del genere diventerebbe ricco.

Di per se’, tutte le ideologie economiche le quali richiedono un arbitro che decide come gestire le risorse sono viziate dallo stesso, identico , problema: tale arbitro non esiste. E probabilmente non puo’ esistere.

Uriel

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *