Sicurezze immaginarie.

Il discorso sugli OGM, che in realta’ verteva su un’altra cosa ma le fazioni mainstream sono troppo cieche per capirlo, (e anche per leggerlo) ha fatto saltare fuori una discussione interessante, quella sulla gestione del rischio. Lo dico perche’ essenzialmente conosco persone che da 15 anni se ne stanno dentro una stanza piena di celle a radiofrequenza, e se gli chiedi se sia rischioso ti dicono “non lo sappiamo”.

Ora, quando si dice che gli OGM interspecie “siano rischiosi” sembra che si dica qualcosa di incredibile, qualcosa che sia limitato solo agli OGM. Sapete perche’? Perche’ essenzialmente i tecnici che fanno gli OGM sono gli unici che andiamo ad intervistare chiedendo se ci siano rischi.
Possiamo anche andare , che so io, dove fanno tessuti. Tecnologia matura? Certo, direte voi, i vestiti non hanno mai ucciso nessuno. Siete sicuri?
In realta’, quando si fa un tessuto, ci sono dei chimici che nel caso sia sintetico scelgono la molecola, la lavorano, ottengono le fibre e cosi’ via. Poi la colorano, scegliendo un colore, etc etc. Tutte queste cose sono sicure?
Se chiedete a questa gente “vi uccidera’ in 3 anni”, vi diranno di no. Ma ve lo diranno anche i signori gegli OGM, dal momento che li testano anche loro per tre anni. Il problema e’ che voi volete la sicurezza per dieci anni. Per venti anni.
Beh, se andate a chiedere per lo stesso numero di anni riguardo alla chimica dei vostri vestiti, dei chimici preparati e onesti non si sapranno dire. Nel lungo termine le molecole si accumulano e si combinano in maniera imprevedibile; del resto nemmeno il CO2 e’ dannoso, se parliamo di litri e di anni. Diventa dannoso se parliamo di milioni di tonnellate e di secoli.
Le fibre sintetiche e le vernici dei vostri vestiti non testate per dieci anni. Essenzialmente non frega un cazzo a nessuno di calcolare gli effetti a lungo termine delle cose.
Se vi illudete di vivere in un mondo sicuro, beh, vi sbagliate di brutto.
Nessuno sa che effetti avra’, nel lungo termine, vivere immersi nel calcestruzzo e nell’asfalto. Nessuno sa che effetto facciano, nel lungo termine, i coloranti e i conservanti che hanno messo dentro il budino che avete mangiato.
Oh, certo, sappiamo che la molecola in se’ non faccia male. Aha. E quindi? Quando ficcate dentro lo stomaco duecento conservanti diversi, uno per elemento del piatto che avete cucinato, pensate di avere a che fare con qualcosa per la quale un chimico giurerebbe sugli effetti a lungo termine?
Si’, lo pensate. Cosi’ pensate che sia innocua la vernice dei vostri muri. Cosi’ come pensate che sia innocua la colorazione delle piastrelle del bagno. Di tutte queste cose e’ testata la non tossicita’, come singole molecole. Ma se chiedete vent’anni di garanzie circa il fatto che il mangime dato ai polli (e inevitabilimente fissato nei loro corpi) non reagisca con il conservante che hanno messo nelle patatine fritte, beh, nel lungo termine non lo sa nessuno. E se tutti vi sanno dire che lo shampoo X non e’ tossico, nessuno vi sa dire se lo shampoo X non sia tossico insieme al bagnoschiuma Y.
Lo spettro delle interazioni tra ogni cosa che mangiamo, tocchiamo, vestiamo , beviamo, abitiamo, e’ cosi’ ampio e complesso che NESSUNO vi puo’ garantire che tra dieci anni non vi uccidera’ tutti. Nessuno.
Tempofa si prelevo’ un campione di carne a persone che ritenevano di aver fatto una vita sana e le si passo’ per uno spettrografo di massa, poi si analizzarono TUTTE le sostanze che in qualche modo avevano contaminato la persona. Il risultato fu, con grande stupore dei volontari, che il loro corpo letteralmente traboccava di molecole artificiali; se un medico  avesse dovuto procedere seriamente e considerare tutte le interazioni con ogni possibile farmaco prima di prescriverlo, non arebbe piu’ prescritto niente. Ma il problema e’ che in un simile cocktail, NESSUNO vi puo’ garantire che introdurre una nuova sostanza X non vi uccidera’ tutti tra dieci anni.
Si dira’ che in mezzo a questi oggetti ci viviamo da secoli; ma la verita’ e’ che in mezzo a tutti questi oggetti ci ammaliamo e ci muoriamo da secoli; se la vita teorica di un individuo e’ di 120 anni, tutti gli anni che perdiamo morendo prima sono dovuti ad una situazione subottimale; stabilire se sia causata dal vostro budino o da qualsiasi altra sostanza o tecnologia che appartengono al vostro stile di vita e’ impossibile.
Tempo fa ci raccontarono del fatto che il buco nell’ozono avesse fatto aumentare itumori alla pelle per via del maggiore irraggiamento solare e della maggior quantita’ di ultravioletti. Le statistiche riempirono i giornali.
Dopodiche’,  diventarono di moda i solariume e le lampade abbronzanti. Milioni di persone si misero sotto a giganteschi buchi nell’ozono per scopi cosmetici, ma non si parlo’ piu’ dei tumori attribuiti al buco nell’ozono.  Buffo: perche’ nessuno si chiese se una lampada abbronzante l’avrebbe ucciso da qui a dieci anni. Se lo aveste chiesto, vi avrebbero risposto che si’, facendo una lampada alla settimana per 10 anni di fila, potreste anche “crepacchiare”.
Perche’ allora pensiamo che il “vecchio” sia sicuro mentre il terribile nuovo, l’ OGM, sia rischioso , ergo TROPPO rischioso?
La prima cosa e’ che vogliamo credere di vivere in una societa’ sicura e controllata. Cosi’ spesso beviamo acqua minerale (che non e’ abbastanza buona da essere dichiarata potabile) ed evitiamo quella dell’acquedotto, che essendo dichiarata potabile e’ migliore di quella minerale in partenza perche’ “potabile” e’ un criterio piu’ ristretto di “minerale”.
Cosi’ ci stupiamo se un evento metereologico ci impedisce di fare la stessa vita del giorno precedente: non era tutto sotto controllo?  Cosi’ ci stupiamo se un palazzo crolla. Non era tutto sicuro?
La risposta e’ no: questo non e’ un mondo per vecchi.
Ma noi vogliamo crederlo. Come si fa a credere che l’attuale sia rischioso? Semplice : basta spostare il rischio sul futuro. E’ semplice: se pensiamo che l’ OGM sia pericoloso perche’ chiediamo alla gente che ci lavora “ma lei mi garantisce che non mi uccidera’ nei prossimi 10 anni”, allora possiamo pensare che le tecnologie cui siamo abituati in fondo non siano dannose, anche perche’ molto furbamente non andremo a fare la stessa domanda agli addetti ai lavori.
Cosi’, nell’evidenziare i rischi degli OGM stiamo sminuendo quelli dell’agricoltura comune, compresa quella biologica. Sappiamo che la zona attorno al Taranto sia una delle piu’ inquinate del paese, ma lo sappiamo solo quando ci occupiamo della malvagia multinazionale che inquina, misteriosamente non lo sappiamo quando compriamo cibo prodotto dalle aziende biologiche dei dintorni.
Ma non importa: finche’ il rischio e’ l’ OGM, possiamo mangiare con fiducia il resto. Questo e’ il meccanismo dell’isteria a bassa intensita’.
In realta’ si tratta di un meccanismo di transfer: se chiedessimo garanzie a lungo termine per ogni nuova tecnologia, saremmo fermi. Non esistono garanzie a lungo termine su sistemi molto complessi.
L’ 11 settembre, il traffico aereo sugli USA fu fermato completamente per due giorni. Questo diminui’ la quantita’ di polveri filtranti nell’aria, al punto da causare un effetto metereologico sensibile. Questo effetto era stato impossibile da misurare prima perche’ nessuna nazione con grandi quantita’ di aerei era mai stata disposta a fermarsi allo scopo di farsi misurare la febbre.
E nel 2001 non eravamo agli inizi della tecnologia area: eppure, non avevamo mai misurato gli effetti sull’ambiente, perlomeno non tutti.
Morale della storia: la sicurezza e’ un’illusione. Le tecnologie che usiamo potrebbero ucciderci tutti entro dieci anni. Ovviamente questo e’ un rischio che corriamo e siamo disposti a correre. Faccio notare che nessuno ha mai misurato l’effetto nel lungo termine, sull’agricoltura “tradizionale” di una coltre di particolati abbastanza forte da oscurare parte del sole. E prima del 2001 si ignorava la precisa entita’ del fenomeno.
Il fenomeno dell’isteria a bassa intensita’ che circonda alcune tecnologie e’ dovuto proprio al tentativo di dimenticare questo semplice fatto. Si spostano tutti i rischi, e tutte le paure, sulle tecnologie del futuro, al solo scopo di pensare che le nostre vite siano al sicuro, se solo impediamo ai malvagi di introdurre quella tal novita’.
Cosi’, si evita di calcolare i rischi, di quantificarli.  E non si accettano soluzioni , perche’ in ultima analisi l’effetto voluto e’ psicologico, e non materiale. Se il problema e’ la proliferazione degli OGM, beh: facciamoli sterili. NO! GIAMMAI! Cosi’ muore l’agricoltore negro del bandawanzapupparbathi , che essendo ignorante come una capra non ha alcuna speranza di sopravvivere comunque nel mondo moderno.
C’e’ gente che se ne esce dicendo che “la tribu’ del minchiawanda era abituata a selezionare le sementi a mano e oggi fanno la fame”. Certo che fanno la fame: sono abituati a selezionare le sementi a mano, e ovviamente non appena la densita’ demografica cresce , fanno la fame, perche’ occorrono sementi migliori. Ma che cosa credevate, che gente abituata a selezionare le sementi a mano abbia mai avuto qualche chance di sopravvivere?
L’ Africa sta venendo desertificata dall’uso della capra. Le capre si sono sempre usate. Ma una volta gli africani erano 100 milioni, oggi sono un miliardo. Ed e’ qui la differenza. Le tecnologie tradizionali vanno bene se hai un abitante per duecento ettari di terreno. Se ne hai 190 al kilometro quadrato, con quella merda non andrete da nessuna parte.
Trecentomila indiani d’america possono vivere in armonia con la natura; trecento milioni NO, ve lo scordate, e’ il loro stesso numero a causare la disarmonia; e lo stile di vita del pellerossa cancellerebbe tutti i bisonti i poche ore, se venisse praticato da trecento milioni di pellerossa anziche’ da trecentomila.
I sistemi tradizionali erano sistemi buoni per un’umanita’ a bassa densita’ demografica. Se nel 200 DC l’europa contava 50 milioni di abitanti, bruciare la legna per scaldarsi era praticabile, come veniva praticato. Se ci proviamo oggi che sullo stesso territorio viviamo in 300 milioni,  siamo costretti a coltivare la legna, ad usare metodi intensivi e a metterci del buono per usarla al meglio.
I metodi rischiosi, oggi, sono quelli TRADIZIONALI. Sono quelli tradizionali perche’ con la popolazione attuale divorano territorio e risorse a ritmi mostruosi.
Se qualcuno mi chiedesse cosa ci puo’ ammazzare in venti  anni, la mia risposta e’ : le attuali rese del terreno.
Perche’ dieci miliardi di persone, o quindici, non li sfamiamo.
E questo si’, lo posso anche mettere per iscritto: continuate a cazzeggiare con l’agricoltura della nonna invece di usare metodi intensivi E industrializzati, e all’attuale ritmo demografico i nostri figli moriranno di fame, non di vecchiaia.
Ma questo rischio, evidentemente, non vi sembra cosi’ importante.
Eppure, piu’ che un rischio e’ una certezza.
Uriel

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