Scrivere.

Dopo l’articolo sugli scrittori paraculi che si battono (ipocritamente) contro il mondo dell’editoria, mi sono arrivate alcune “scomuniche” ed alcuni messaggi di approvazione. Sui messaggi di approvazione ho poco da dire, sulle scomuniche ho da dire molto di piu’.

 

Innanzitutto, io non sono uno scrittore.
Scrivere libri non significa essere scrittori, cosi’ come scopare non significa essere degli attori porno. Il fatto che una persona faccia qualcosa (essendo figlio d’arte faccio anche lavori di idraulica a casa: ma io NON sono un idraulico) non significa che quella persona sia un professionista del settore. Ne’ significa che potrebbe esserlo.

 

Non si tratta dell’output, non si tratta solo della qualita’ del prodotto. Probabilmente, quando installo un rubinetto, prendo molte piu’ cautele di un idraulico medio: io posso permettermi di perderci dieci volte il tempo che un professionista puo’ permettersi. Se io riprovo quattro volte a fare un lavoro, finche’ non riesco a farlo perfettamente, un idraulico deve trovare un compromesso e impiegarci un tempo economicamente ragionevole.

 

Sono certo del fatto che l’idraulico professionista potrebbe impiegare la cura ed il tempo che impiego io, ma se lo facesse l’economia della sua azienda lo punirebbe: se paghi 900 euro di affitto di un ufficio per 30 giorni, c’e’ poco da fare, meno di 30 euro/giorno non ti devono entrare.

 

Fare un lavoro per hobby (e magari ottenere dei buoni risultati) efarlo da professionisti sono due cose diverse. Conosco tante persone che si occupano di informatica da hobbysti e magari fanno lavori accuratissimi ed estremamente belli. Certo. Ma quando provano a lavorare, scopriamo che ci mettono troppo rispetto ad un costo di progetto, che non si inseriscono nel ciclo di manutenzione eccetera.

 

Cosi’, “fare lo scrittore” in senso professionale implica, probabilmente se non certamente, che non solo si produca un testo di una certa qualita’, ma che lo si produca in un certo modo ed in certi tempi, usando tecniche le quali permettano alla casa editrice di gestire il proprio lavoro, che non e’ un lavoro facile.

 

Harry Potter e’ una corazzata , un best seller, ma non basta che sia un’opera di qualita’: occorre che sia prodotta secondo alcuni criteri, relativi al genere , al pubblico, alla commercializzazione. Se la Rowling domani dice “il prossimo libro esce quando esce, punto”, probabilmente questo vezzo sara’ tollerato. Se lo fa Cammilleri, anche. Autori meno famosi , il ritardo magari non se lo possono permettere. E magari devono anche discutere qualche pagina con la casa editrice.(1)

 

Quindi, io NON sono uno scrittore. Nella vita faccio altro, e se non “mi sento” , o mi sento “arido”, per dire, non metto mano alle bozze di “Pietre”. Se ci fosse qualcuno ad aspettare il libro, o semplicemente l’esigenza economica di guadagnare soldi, le cose sarebbero molto diverse. Mettere mano alle bozze di Pietre solo quando sento di avere qualcosa da dare e’ un vezzo che posso permettermi perche’ nella vita faccio altro.

 

Cosi’ come in Altri Robot I mi sono permesso un certo autocompiacimento nella scrittura, e cosi’ via.

 

Insomma, non sono uno scrittore e non lo saro’ mai. Scrivo per hobby, e questo rimane. Anche per non insultare i professionisti.

 

Professionisti, che brutta parola: oggi a dire “professionista” si rischia di venire linciati. Si’, perche’ quella del professionista e’ una posizione che si accumula nel tempo, insieme all’esperienza, e quindi viene vista come una posizione di rendita, una “casta”.

 

Lo vedo tranquillamente nel mio mondo professionale, dove ci sono tutti questi niubbi che si lamentano perche’ i professionisti piu’ anziani vengono ascoltati (e pagati) di piu’. Ci trattano come se fossimo una casta che occupa una posizione di rendita: non contano, pero’, il fatto che uno Junior e’ appena venuto alla mia scrivania a chiedermi un parere. Questo e’ dovuto, e non toglie nulla al fatto che lui , appena volto le spalle, dira’ che merita di essere al mio posto. Non si capisce perche’, quando e’ nella merda, venga a chiedere a me.

 

Cosi’ accade oggi al mondo dell’editoria online. Una incredibile massa studentesca ha scelto scuole di tipo umanistico. Poiche’ il mercato non li assorbe, scelgono di fare l’unica cosa che sanno fare: scrivono libri, disegnano fumetti, fanno filmati. C’e’ una vera e propria proliferazione di fumettisti in erba, registi in erba, scrittori in erba.

 

Alcuni hanno ereditato dalla scuola diverse tecniche , per cui non si possono nemmeno contestare molto i loro prodotti.D’altro canto, pero’, rimangono hobbisti, cioe’ non si tratta di persone che possano reggere una produzione nel senso materiale e professionale del termine. Tuttavia, ognuno di loro ambisce a diventare uno “scrittore”, un “disegnatore”, eccetera.

Poiche’ e’ vero che esiste una casta di scrittori e di case, ed e’ vero che esce molta merda, ognuno di loro dice “io saprei fare meglio di lui”. Il che probabilmente e’ vero.

 

Il fatto che io saprei fare alcuni lavori meglio dell’idraulico che ho visto a casa mia (il quale sa lavorare a malapena la plastica e il tubo in rame e non si degna neanche di prendere delle misure , tanto sta abbondante e poi taglia “on the fly” il tubo di plastica) non implica che potrei fare l’idraulico nel senso professionale del termine: probabilmente farei ottimi lavori, e fallirei nei debiti perche’ ci metterei troppo tempo a farli.

Questo mi impedisce di criticare gli idraulici? No. Posso dire effettivamente e con cognizione di causa “quello e’ un cane superficiale e menefreghista”.

 

Cosi’ , se io dico “si pubblica tanta merda” probabilmente ho ragione. Ma questo non implica automaticamente che io saprei prendere il posto di Moccia. Se andate in un ristorante e non vi piace il cibo, non siete necessariamente dei cuochi: semplicemente il cibo non vi piace.

 

La differenza tra la critica e la produzione e’ il nodo di tutto: ci si illude di mostrarsi degni della produzione semplicemente perche’ si critica.

 

Cosi’, tutti dicono che l’editoria fa schifo. Certo. Che e’ piena di baroni. Certo. Ma appena si pubblica (magari a pagamento)(2) un libro, subito si diventa “scrittori”. E lo spettacolo che vedo non e’ molto diverso rispetto alla “casta” che si critica tanto.

 

Esiste un ambiente degli scrittori “indipendenti”, su internet? Certo. Sono molto diversi dalla “casta” di raccomandati e ammanicati che criticano? A parte poche eccezioni, NO.

 

Potrei citare moltissime incoerenze: chi accusa le case editrici di badare solo al profitto spesso pubblica a pagamento “cosi’ mi faccio conoscere”, ovvero come investimento. Mi sfugge molto la differenza tra “attenzione al profitto” e “investimento”, ed essere onesti: l’etica in gioco non mi sembra molto diversa.

 

Cosi’ come si critica lo spompinamento reciproco tra grandi scrittori (o scrittori ormai affermati, grandi o meno) , ma se girate sui blog degli “scrittori nuovi” trovate spessissimo una consolidata abitudine a formare branchi e spompinarsi a vicenda. Dunque?

 

Internet in Italia ha acceso molte speranze. Doveva creare il nuovo, invece ha solo creato l’ulteriore.

 

Doveva creare giornalisti nuovi,  invece ha creato solo ulteriori giornalisti. Doveva creare scrittori nuovi, invece ha creato ulteriori scrittori. Doveva creare una satira nuova, invece ha creato ulteriore satira. Doveva creare una politica nuova, invece ha creato ulteriore politica.

La generazione di “qualsiasicosa” che e’ “nata su internet” non differisce in nulla rispetto ai “qualsiasicosa” precedenti, se non per il fatto che una generazione  ha avuto un mezzo diverso per fare le stesse cose della generazione precedente.

 

Si diceva , per esempio, che la satira sarebbe cambiata molto perche’ Internet avrebbe stravolto il rapporto tra i comici ed il pubblico. Ebbene, una celebre star della comicita’ ha, su Twitter, 24.000 persone che la seguono. Non ne segue nemmeno una.

 

E’ cambiato il rapporto tra star e pubblico? No. E’ solo cambiato il mezzo.

 

C’e’ da dire che non e’ colpa solo di chi produce i contenuti: anche il pubblico italiano e’ conservatore ed obsoleto il giusto, e per cambiare il rapporto tra i comici e il pubblico occorrerebbe che anche il pubblico cambi: tuttavia, il pubblico il suo dovere lo ha fatto seguendo la signora su Twitter: il problema e’ chela signora (o l’azienda che ne cura la “presenza” su Twitter) non ha sfruttato il media, usandolo come broadcast.

 

Identica, cioe’, alla generazione di comici che ha preceduto l’era di Internet.

Non c’e’ (e sarebbe ora di dirlo)  alcuna differenza sostanziale tra la prima generazione di giovani dell’ “era internet” e quella del “pre-internet”, almeno sul piano dell’etica. Internet NON ha cambiato i meccanismi di base della societa’, e la internet italiana e’ semplicemente la solita italia con internet nelle case.

Questo vale anche per gli scrittori: gli scrittori “nuovi” sono semplicemente ulteriori scrittori. La critica che fanno al sistema e’ semplicemente la critica che fanno perche’ non sono ai vertici del sistema: dietro l’ipocrisia del termine “meritocrazia” si nasconde il semplice fatto che la meritocrazia, perchi la agita come una bandiera, e’ semplicemente il sistema che mette ai propri vertici chi parla di meritocrazia.

 

Nessun sistema sara’ mai giudicato meritocratico fino a quando tutti quelli che straparlano di meritocrazia non avranno il ruolo (altissimo) che chiedono.

Signori, ho una brutta sorpresa per voi:

 

L’universo e’ “una meritocrazia perfetta moderata da una sfiga imperfetta.
L’unica cosa contro la quale potete incazzarvi, se le cose vi vanno male, e’ la sfiga. Ma quando nascete, l’infermiera vi tira una sberla tanto per ricordarvi che non siete qui a cazzeggiare, e che avete una possibilita’, una sola, di vivere come volete: non potete tornare indietro e fare un altro giro.

 

I libri che ho scritto hanno avuto, essendo io un dilettante, piu’ successo di quel che pensavo. Mi fa piacere. Ma non mi sogno neanche di dire che io dovrei sostituire tizio o caio. Tizio e caio producono su basi regolari, secondo tecniche standardizzate, eccetera. Sono professionisti. Io no.

 

Posso criticare i loro libri, come faccio con Evangelisti (per dirne una) ma da qui a dire che potrei accollarmi tutta la massa di impegni che fare lo scrittore implica , ce ne passa.  Probabilmente non riuscirei a seguire tutti i tecnicismi che la scrittura professionale richiede. Probabilmente non ne conosco nemmeno una minima parte.

Ed e’ qui il punto che voglio sottolineare:

Criticare il sistema non equivale strettamente ad essere adatti a prendere il posto dell’attuale classe dominante del sistema medesimo. Potete avercela coi paraculati, potete avercela coi raccomandati, e contemporaneamente essere inadatti a prendere il loro posto.

Quindi, non vi illucete di essere “la nuova editoria di Internet” solo perche’ criticate quella precedente. E non siete neppure i nuovi scrittori perche’ criticate quelli che esistono.

 

Semplicemente, siete quelli che criticano: il che , sino a quando non ci giungeranno all’orecchio  gli echi delle vostre eroiche gesta, non significa quasi nulla. Contrariamente a quanto sembrate pensare.

 

Uriel

 

(1)Cammilleri non avrebbe potuto scrivere alcune parti di costume siculo “sodomita” all’inizio della propria carriera, per dire.

 

(2)Posso andare a letto con una splendida ventincunquenne quando voglio, a pagamento. Ma se voglio vantarmi di essere un tombeur de femmes, occorre almeno che sia gratis.

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