Schettinismi germanici.

Per puro caso mi sono trovato coinvolto nella querelle tra Repubblica e Il Giornale (Repubblica non lo leggo da anni -per questo non lo cito piu’- e il Giornale non l’ho mai letto) circa i contenuti di un articolo di Der Spiegel, che e’ stato a mio avviso frainteso da entrambi. Dopodiche’ nella lotta si sono inseriti i vari giornali del web, ognuno -come si conviene nella cultura mainstream- a favore o a torto. Cosi’ adesso vorrei dire la mia -forte del mio debole tedesco da scuola Berlitz e birreria di Duesseldorf- su cosa dica l’articolo. Cosi’, magari uno che scrive in italiano da Duesseldorf probabilmente aiuta gli italiani a capirci qualcosa.

Allora, l’articolo inizia dicendo:

“Mano sul cuore: qualcuno e’ veramente sorpreso che il capitano del disastro Costa Concordia sia italiano?”.

Dopodiche’, nei due capoversi successivi, elenca una serie di stereotipi, dicendo pero’ come cose “voi tutti conoscete bene quel tipo da spiaggia: gesticola, parla con le dita, e lala lala lala”. Ancora dicendo la stessa cosa: quello stereotipo e’ diffusissimo.

Dopodiche’ parte su alcune considerazioni su quanto siano diffusi gli stereotipi sui vari popoli, cosa della quale sembra contrario. Alla fine dell’articolo pubblica una lettera dell’ambasciatore italiano, il che significa che e’ stato editato in seguito, ma cambia poco. Cosa significa?

Significa che hanno ragione entrambi.

Jan Fleischhauer dice in sintesi  “tutti i tedeschi la pensano cosi’. Ma abbiamo ragione? No, non abbiamo ragione. Questa roba non dovrebbe piu’ esistere, invece esiste ancora. E’ qualcosa che nelle scuole dovrebbe scomparire, anche se si sta cercando di farla sparire insieme alle differenze di genere, che cosi’ ostinatamente permangono.”

Ora, la polemica sul fatto che il giornalista intendesse offendere o meno e’ stupida e sterile: anche dal punto di vista italiano. L’articolo inizia dicendo che, “se fossimo onesti, ammetteremmo che tutti noi pensiamo cosi’ degli italiani”, ma questo non significa che chi scrive la pensi cosi’!

Significa solo che lo fanno…. tutti gli altri.

Il fatto da cui parte tutto e’ che tutti la pensino cosi’, almeno secondo le opinioni di Jan Fleischhauer. E non solo in Germania: come fa notare il giornalista, secondo lui e’ un problema europeo , e secondo lui -e ha ragione- e’ fonte di molti comportamenti irrazionali da parte dei governi. Vero anche questo, le resistenze politiche a salvare la Grecia erano dovuta allo stereotipo “quelli stanno tutto il giorno a menarsela e noi che lavoriamo dobbiamo pagare”.

Queste sono le opinioni: rimane vero l’assunto di partenza: che , a volerla dire tutta, ogni tedesco pensa questo degli italiani.

Ciurla nel manico, a mio avviso, chi pretende che quell’articolo dica che i tedeschi NON disprezzano gli italiani. L’articolo dice che lo fanno TUTTI, ma e’ sbagliato. (Quindi: tutti meno uno – Jan Fleischhauer).

D’altro canto, sbaglia chi pensa che quell’articolo sia stato come , che so io,  “Agli italiani NO!” durante la vendita della OPEL. Quello diceva esattamente la cosa in questione, sostenuta anche dal giornalista. Cosa che non succede oggi.

Il problema vero e’ la cultura mainstream, ovvero la tendenza a dividersi sempre in due fazioni , una a favore ed una a torto: da un lato si vuole partire ad andare ad ammazzare il giornalista, e qui si sbaglia perche’ non ha detto che LUI la pensi cosi’.  Ma dall’altro anche l’assoluzione e’ sbagliata, perche’ il giornalista dice che se i tedeschi dicessero la verita’ ammetterebbero di pensarla TUTTI cosi’.

Jan Fleischhauer  si sta ponendo come voce illuminata in mezzo ad un popolo che secondo lui sbaglia. Il che significa che dare del razzista A LUI sia assolutamente sbagliato. Ma, se crediamo a quell’articolo, e’ assolutamente vero che i tedeschi la pensino cosi’.

Il resto e’ semplicemente un mix di condizioni ambientali: in Germania la legge vieta di scrivere affermazioni di quel tipo. Esse devono essere parafrasate e riscritte per passare. “Gli italiani sono tutti vigliacchi” o “i negri puzzano” qui non lo potete scrivere su un giornale. E’ vietato dalla legge. Non lo potete fare in azienda, il massimo che vi e’ concesso per giustificare un trattamento peggiore ad uno straniero (la scusa media) e’ che “il suo tedesco non e’ abbastanza buono“.

Quindi direi che la polemica pro o contro l’articolo sia principalmente italiana: il problema non e’ l’articolo, ma il fatto che racconta.

Nel mio articolo precedente ho scritto che i tedeschi considerano codardi gli italiani non perche’ Jan Fleischhauer la pensi cosi’: sarebbe solo un giornalista idiota tra i tanti. Semmai sto dicendo che lo stesso tizio che CRITICA questa cosa , tedesco di nascita, conoscendo la sua gente meglio di me , afferma che tutti i tedeschi la pensino cosi’. Lui stesso sembra pensare che sbaglino, ma il FATTO, il fatto e’ che secondo Jan Fleischhauer tutti i tedeschi la pensano cosi’.

Quell’articolo racconta un fatto -i tedeschi pensano questo degli italiani- e poi fornisce un’opinione -secondo Jan Fleischhauer e’ sbagliato.

Di conseguenza, a voler essere esatti, sbaglia sia chi e’ contro sia chi e’ a favore: chi e’ contro  Jan Fleischhauer dovrebbe sapere che parla CONTRO questi stereotipi. Chi vorrebbe dire che tali stereotipi sono scomparsi (grazie a Monti o meno) invece dovra’ farsene una ragione, perche’ a detta di un giornalista tedesco non c’e’ tedesco che non la pensi cosi’, “Hand aufs Herz”: mano sul cuore.

Io, come sapete, mi riferisco sempre e solo a fatti. L’opinione di Jan Fleischhauer mi puo’ stare bene, ma conta molto meno del fatto raccontato dall’articolo.

Certo, forse in Italia si e’ dimenticata questa cosa, che gli articoli di giornale raccontino di un fatto. Nei giornali italiani non si raccontano fatti: si prendono posizioni spacciandole per fatti.

C’e’ anche una parte relativa a questioni molto interne: per esempio, si cita un tizio che continua a lanciare allarmi sulle gang di immigrati -specialmente a Berlino- e si cita (come ho detto sopra) la polemica sull’euro. Per capire bene la fine occorre conoscere il dibattito politico: per alcuni tedeschi, i paesi mediterranei non dovrebbero stare nella UE, in quanto hanno tradito i loro impegni. La risposta e’ che i loro problemi erano gia’ noti -ma sui greci mica tanto- e quindi si dovra’ “integrarli”, col sottinteso che significhi germanizzarli in qualche modo. Ma la parte politica e’ relativa ad un dibattito interno, non ad un giudizio simile: di fatto il giornalista non afferma che ci siano differenze o meno: afferma semplicemente che, per quanto ci si sforzi di cancellarle esse rimangono -cita il clima e la lingua- e che l’errore e’ semmai di basare la politica sull’assunzione che le differenze non esistano. Ma sta parlando di differenze, non piu’ di stereotipi.

Su questo punto, indubbiamente salta di palo in frasca: prima condanna gli stereotipi, poi parla delle differenze e fa un discorso sull’euro. Che cosa c’entri lo sa solo lui, ma se volete opinioni logiche e coerenti non e’ lo Spiegel che dovete comprare. Magari vi consiglio la FAZ: http://www.faz.net/

Uriel

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