Scalinate di valori.

E’ saltata fuori , dal post precedente, una stravagante convinzione: hai bisogno di una scala di valori. Il che e’ assurdo, nel senso che e’ come dire che io abbia bisogno di stampelle. Certo che ne avrei bisogno: se faticassi a camminare. Il vero problema, quindi, e’ “perche’ si dà per scontato che tutti fatichino a camminare”? Torniamo al discorso della cultura.

 

Se vogliamo fare scelte a lungo termine, allora possiamo usare la nostra cultura. Anzi, darci una visione del mondo nel grande sistema e nel medio e lungo termine e’ esattamente lo scopo della cultura. L’utilita’ della cultura, nonche’ la sua unita’ di misura.

 

Prendiamo come esempio Rifkin. Rifkin e’ uno di quelli che non hanno capito un cazzo. E non l’aveva capito da subito: pensando che l’idrogeno fosse una fonte e non un vettore, aveva ipotizzato un’economia basata sull’idrogeno. Il che e’ una minchiata.(1)

 

Che cosa mancava a Rifkin? Mancava in un certo senso cultura. Non sapeva che essendo l’idrogeno un gas molto leggero sarebbe stato un pessimo vettore, non sapeva dei problemi di stoccaggio, non sapeva neppure che fosse solo un vettore. Cosi’, la sua visione del futuro era viziata da mancanza di cultura: Rifkin e’ prima di tutto un ignorante.

 

Oggi molti giovani si stanno tuffando in corsi di laurea “legati al green”. Questo e’ un errore: anche ammettendo che si trasformi l’economia in un’economia “green”, i soldi saranno disponibili nel settore specifico solo durante la trasformazione. Da quel momento in poi, il fatto che un oggetto sia “green” diventera’ semplicemente parte dei requisiti di progetto di QUALSIASI oggetto. Questo significa che entro i cinque anni che vi serviranno per arrivare sul mercato, la competenza “green” sara’ spalmata sui professionisti dei vari settori, non specificatamente green.

 

Oggi potete studiare come “esperti di green housing”: sono d’accordo. Ma quelli che insieme a voi si stanno iscrivendo ad architettura ed ingerneria studieranno il green come parte delle loro competenze normali. Quando uscirete dall’universita’, gli ingegneri e gli achitetti (e probabilmente anche i geometri, per via dei corsi di aggiornamento) avranno aggiunto la competenza “green” alle loro. Ma avranno “aggiunto” tale competenza, mentre voi avete solo quella. Risultato: farete la fame.

 

Certo, durante il periodo di trasformazione gli ingegneri e gli architetti gia’ sul mercato forse avranno bisogno di esperti, e la trasformazione dell’economia richiedera’ a chi OGGI e’ esperto di questioni “green” di fare i soldi. Ma quando voi arriverete sul mercato, gli operatori si saranno gia’ aggiornati.

 

Successe anni fa con gli ingegneri informatici. Nei primi anni ’90 ci fu un boom di ingegneri informatici. Che cosa successe? Che effettivamente proprio in quegli anni era in corso una trasformazione, la quale richiedeva un’attivita’ ingegneristica. Moltissimi standards non erano affatto definiti: erano da discutere ogni volta. Le interfaccie e i formati non erano definiti: occorreva ingegnarizzarli ogni volta.

 

Quando i miei coetanei finalmente si sono trovati fuori dall’universita’, la fase di ingegnerizzazione era finita. Non si facevano piu’ nuovi sistemi operativi. Non si facevano piu’ nuovi protocolli di rete, posta elettronica, e tutti gli essenziali. I processori ormai erano Intel e Motorola, Sparc sopravviveva, Parisc e Mips stavano morendo. Se non in pochissimi posti, non si ingegnerizzava piu’ una sega. Si usava quel che c’era.

 

Cosi’ il ruolo dell’ingegnere informatico  era svilito gia’ nel momento in cui questi uscivano dalla facolta’. Qual’era stato il loro errore? Un errore principalmente culturale: non aver mai studiato storia. Ovvero non avere la capacita’ di intuire che si nota sempre la fase di trasformazione, cioe’ la novita’, e non si nota la normalita’. Se quindi  oggi la societa’ “va verso il green”, bisognera’ chiedersi che cosa sia il punto d’arrivo.

 

E ve lo dico io qual’e’: quello in cui ogni prodotto del pianeta uscira’ di fabbrica gia’ “green”. E quindi, il “green” sara’ per forza di cose patrimonio di chiunque, dall’operaio all’ingegnere. Cosi’ come oggi lo e’ usare internet: quando la societa’ “va verso qualcosa”, per prima cosa si sforza di renderla disponibile e usabile da tutti. Questa e’ la fase di trasformazione. Quando chiunque puo’ usarla e quando chiunque la sa usare, allora la trasformazione e’ finita.
Morale della storia: fare scelte a lungo termine e’ possibile SE si ha una certa cultura.

 

C’e’ alternativa? Ci sono scorciatoie? Certo: c’e’ la scala dei valori.

 

Che cos’e’ una scala dei valori?

 

Prendiamo la domanda che mi e’ stata fatta “ma tu disprezzi il barbone perche’ e’ tale, vista la tua scala dei valori?”. Ovviamente no. Non ho una scala dei valori.

 

Che cos’e’ una scala dei valori? Di fatto, e’ un tentativo di automatizzare la cultura.

 

Posso scegliere “la mela o la pera?”: Certo, con un pochino di cultura alimentare, potrei valutare che cosa ho mangiato oggi, quanto sia stata sedentaria la giornata, che ora del giorno sia, e decidere che forse mi va meglio la mela.

 

Oppure, caso B, avere una scala di valori: “mai carboidrati dopo le 16.00”.

 

Che differenza c’e’? La differenza e’ che la scala di valori “mai carboidrati dopo le 16.00” e’ facile da usare, non richiede alcuna cultura alimentare, e’ semplice da insegnare. POiche’ in media e’ valida, allora va bene cosi’. A meno che non si vada da un dietologo, il quale vi fara’ un’analisi del sangue e decidera’ se mela o pera.

 

Lo stesso dicasi del modo in cui uno puo’ scegliere la propria compagna, se vogliamo parlare di valori piu’ “umani”. Intendo dire che potete avere una scala ad hoc per valutare la persona che avete di fronte, del tipo “da dove viene, che storia ha, da che cultura viene, che educazione ha avuto, eccetera”. Oppure potete semplicemente scegliere un pezzo di pelle come “valore”; e decidere che se non e’ vergine allora e’ troppo facile e non la volete.

 

Si tratta di un esempio estremo, per capire come dietro la  foglia di fico di un valore “altissimo” come la verginita’ si nasconda un’estremo tentativo di semplificare, se non automatizzare, una scelta altrimenti complessa, che richiede cultura.

 

I valori sono il ripiego degli ignoranti.

 

Oggi c’e’ gente che va ciarlando di “valori” ovunque. Perche’? Perche’ e’ diffusa una straordinaria ignoranza, e la scorciatoia chiamata “valori” e’ molto richiesta. Anche in politica, per esempio.

 

Possiamo dire che un valore per un politico sia quello di aver chiesto pochissimo in cambio del periodo che ha dedicato al completo servizio dello stato. Se cioe’, in cambio di una modesta casetta e di una vita tutto sommato passata dentro il palazzo del potere a lavorare 14 ore al giorno per mandare avanti la nazione , allora sia un buon politico. Complimenti, avete appena preferito Stalin a Kennedy.

 

Potremmo dire che se un politico prova grandissimo amore per gli animali, al punto da diventare vegetariano per non ucciderne, se non ha vizi, non beve, non fuma, non va a mignotte, non picchia la moglie, allora sia un ottimo politico. Bene: avete appena preferito Hitler a Churchill.

 

Allora potrete dire che se una persona stima la vita umana piu’ di ogni altra cosa, se non tollera che venga fatto del male ad un essere umano, se i suoi valori gli vietano in ogni modo di rubare, di uccidere, di mentire, allora e’ un buon politico. Aha. Trasferitevi in Vaticano, perche’ il Papa e’ il vostro uomo.

 

Morale della storia: i valori sono un sistema primitivo, un tentativo di automatizzare delle scelte che andrebbero fatte cum grano salis, volta per volta, avendo la cultura necessaria dietro le spalle.

 

Quando si vuole una scorciatoia, allora la scelta cade sui valori. Una volta costruita una scala dei valori, basta solo applicarla meccanicamente. Non c’e’ bisogno di porsi domande: i valori contengono gia’ la risposta, ci dicono gia’ cosa sia bene e cosa non sia bene. Non c’e’ bisogno di scegliere. E non c’e’ neanche bisogno di cambiare idea: perche’ si dovrebbe, dopotutto, dal momento che la scala dei valori fissa non richiede alcuna riflessione?

 

Questa e’ la ragione per la quale dico che una scala dei valori, se esiste, e’ quella dell’universo: e’ l’unica che abbia un qualche senso. Se la gazzella non corre, allora e’ spacciata. Avendo una “cultura” relativa all’esempio, cioe’ conoscendo le regole, so gia’ quale scala dei valori applicare: kilometri orari. Ma non affermerei che la stessa scala valga per una gazzella che vive allo zoo, per dire. Cosi’, semplicemente mi chiedo quale sia, oggettivamente, la scala di valore caso per caso.

 

Possiamo per esempio andare sul complesso. La cosiddetta “Resistenza” antifascista fu, per l’appunto, una guerra di resistenza.  Cioe’ una guerra. IL partigiano era un tizio che ammazzava e combatteva. A questo punto, mi dovrei trovare ad ammirare la sinistra che ha il valore della Pace?

 

Se faccio della pace un valore, allora la risposta sarebbe (a detta dei farlocchi) che le popolazioni avrebbero dovuto applicare la “resistenza passiva”, che a detta loro , cioe’ dei pacifisti teorici, dovrebbe alla fine mandare via gli eserciti.

 

Vivendo tra Marzabotto e Monte Sole ho sentito molte testimonianze della strage, vi posso garantire che nei confronti dei nazisti le popolazioni furono sin troppo passive. Ma non servi’ a molto, nonostante la teoria dei farlocchi pacifisti. Ci voleva proprio una guerra.

 

Dunque, ho come valore la guerra? Dipende. Ci sono anche guerre stupide, come la prima guerra mondiale. Una guerra condotta senza scopi, con metodi incoerenti e senza reali necessita’. Si valuta caso per caso.

 

Ci sono cose nelle quali non potrete mai “valutare caso per caso?”. Certo: ma essendo impossibile decidere la scala dei valori che userete, anche quella scala fissa e rigida che avete usato da anni vale quanto quella che deciderete un secondo prima di scegliere la vostra posizione.

 

I casi sono due: o potete usare la vostra scala di valori, oppure no. Nel caso che possiate usare la vostra scala dei valori, non fa alcuna differenza se essa e’ nata un secondo prima, caso per caso, o se e’ una scala solida.

 

Non cambia nulla se la gazzella che deve scappare dai leoni sceglie sul momento il relativismo o da sempre si appoggia sui valori millenari del cristianesimo: se non e’ nelle condizioni di scegliere la scala dei valori perche’ e’ un fatto che l’unica possibile sia quella della velocita’, avere una scala di valori rigida o scegliere al momento non cambia niente.

 

I valori non vi daranno alcuna forza nei confronti dell’universo che vi circonda, per quanto rigidi, coerenti, fondati, tradizionali possano sembrare. Se c’e’ il leone, che crediate nell’amore o nel vegetarianesimo, dovete correre.

 

Cosi’, ripeto, avere dei valori e’ una cosa da fessi.Se siete costretti ad usare un metro fisso per i vostri giudizi, e non avete la cultura di base per decidere invece che posizione prendere caso per caso, siete dei fessi. Non c’e’ dubbio alcuno: l’alternativa della scelta circostanziale della propria posizione e’ molto piu’ efficace.

 

Che cosa attira la gente verso i “valori”? Principalmente l’ignoranza. La persona che ha dei forti valori di-qualsiasi-cosa e’ principalmente un ignorante. Ha cercato di automatizzare le funzioni che appartengono alla cultura.

 

Ma c’e’ un’altra forza che li spinge: il desiderio di condannare. Il fatto che una condanna venga da un qualcosa che somiglia ad una legge, infatti, pone il problema dell’equita’. Se un giudice condannasse decidendo caso per caso, infatti, andrebbe contro il principio di equita’ sancito dalla legge. Cosi’, per assomigliare ad un giudice, chi blatera di valori sottolinea il principio di equita’ contenuto nei valori “fissi”: se disprezzo un barbone allora li disprezzo tutti, potremo discutere sul senso dei miei valori, ma come vedi sono valori equi. Quindi possono costituire una base per un giudizio, anche per una condanna.

 

Chi ciancia di valori, cioe’, spesso e’ spinto semplicemente dalla libidine di condannare gli altri. Egli ricopre i propri “valori” di tutte le caratteristiche che sono tipiche del diritto (equita’, astrattezza, generalita’, universalita’ , coerenza) , e una volta trasformati i propri “valori” in una meccanica ,o in una prassi, allora pretende che questo dia forza alle condanne che pronuncia di continuo: e’ spinto dalla libidine che prova nel condannare gli altri.

 

Cosi’, non solo chi blatera di valori e’ ignorante: e’ anche malvagio.

 

I valori sono un ripiego, una scorciatoia per chi non sa decidere (non avendo mezzi intellettuali o culturali che servono)  di volta in volta che posizione prendere.La dialettica dei valori conduce alla stupidita’ e alla malvagita’. Chi ciancia di valori generalmente e’ stupido, ignorante e malvagio.

Il che non significa nulla di che, se non il fatto che sia meglio stare lontani da queste persone.

Uriel

 

(1) Casomai dovessimo usare qualcosa che brucia come vettore, potremmo sintetizzare direttamente il carburante diesel, usando la frazione altobollente del processo di Fischer-Tropsch, dopotutto, oppure sottoponendo a reforming (con uso di altra energia) le benzine ottenute nel processo. Ma il problema non e’ che ci manchino i vettori: ci manca l’energia.

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