Sangue

Ho ricevuto un sacco di messaggi “che pescano nel torbido” dopo aver postato “DEVS LO VULT”, riguardanti la donazione del sangue e i gay. Cosi’, adesso ci faccio un post piu’ serio.In passato, donai sangue. Oggi non posso perche’ , per via di  una certa pressione bassa, la cosa tende a disturbarmi molto.

 

 

All’epoca, ebbi a che fare con un’infermiera del Sant’Orsola, la quale (oltre a palpazzare i giovani sportivi con evidente libidine) aveva un profilo umano notevole. Questa signora ti si piazzava davanti e ti diceva, semplicemente, che se avevi condotto qualche stile di vita a rischio negli ultimi due mesi (vai in discoteca e trombi la prima/il primo che capita, vai a mignotte, frequenti dark room,  ti fai di eroina, etc) , esistendo una finestra di incubazione, lasciava alla mia coscienza decidere  se donare o meno.

 

Gli esami venivano fatti per ogni donazione, ma esistendo una finestra di difficile diagnosticabilita’, lei faceva un discorso molto chiaro: sarebbe stato meglio, piuttosto, se fossi tornato dopo due mesetti di “vita perbene”.

 

All’epoca il problema di OpusDei e di tutti i vari teocon, teodem, teoteocoli, non esisteva ancora. Il suo mi parve un discorso di profilassi piu’ che sensato, e capito’ anche che non riuscii a reggere il suo sguardo sorridente e una volta me ne andai. Lei non disse nulla, solo “va bene”, e non volle sapere esattamente il perche’. Dal suo punto di vista, era meglio cosi’.
A quei tempi all’ AVIS era pratica comune operare questa selezione , e non parlavano direttamente di gay, bensi’ di “stile di vita a rischio”, probabilmente perche’ la cosa non era ancora politicizzata.

 

La cosa da capire e’ che donare sangue NON e’ affatto “un diritto”. E’ sicuramente un atto meritevole, e’ sicuramente qualcosa che chiunque dovrebbe poter fare se lo vuole, ma sarebbe ora di smetterla di chiamare “diritto” ogni cosa che ti piacerebbe fare.

 

Nei primi anni ’90, la cosa era molto “relaxed”. Cosi’ relaxed che un’infermiera rubizza del Sant’Orsola poteva “farti il discorsetto” e lasciare alla tua coscienza la scelta.

 

Tutti si basava su un assunto molto semplice: i singoli, con uno “sforzo” di responsabilita’, possono evitare al sistema un overload, o se preferite evitare uno spreco di risorse, semplicemente sforzandosi di ragionare in termini di vantaggio collettivo.

 

Se mi convinci del fatto che, per il tuo sistema, eseguire un esame sul sangue per poi scartarlo sia un costo, o che il pericolo sia un problema al punto che sia preferibile non avere il sangue, puoi tranquillamente chiedermi di fare un passo indietro per evitare uno spreco.

 

Questo pero’ e’ un ragionamento che si puo’ fare “absque strepitu radicalorum”, ovvero lontani dalle grida dei soliti fanatici politici. Se succede, come sta succedendo, che la cosa si radicalizzi, allora diventa un disastro ed il sistema delle donazioni diventa piu’ costoso (e quindi meno efficiente) solo per soddisfare i pruriti dei partiti politici.

 

Se iniziamo a dire, come hanno fatto alcuni, che “donare sangue e’ un diritto”, ovviamente pretenderemo che sia diritto di tutti. Persone che vanno a mignotte, persone che si fanno quattro/cinque partner in una sera, frequentatori di club privee, frequentatori di dark room gay, chiunque iniziera’ a dire “ho il DIRITTO , quindi dono sangue”.

 

Questo, se il sistema di controlli funziona, non rappresenta un pericolo in se’: semplicemente rappresenta un aggravio di spese. Innanzitutto il tempo-uomo di chi vi assiste durante la trasfusione. Gli strumenti, le sacche trasfusionali tutte le attrezzature monouso. Il tempo-uomo di chi fara’ le analisi sul vostro sangue, le attrezzature usate per le analisi. E , non dimentichiamolo, la procedura di distruzione del sangue stesso qualora infetto.

 

Sono cose che costano. Siccome le risorse non sono infinite, ci sara’ un budget da destinare a questo processo. Cosi’, ci sara’ un rapporto tra euro spesi e litri di sangue erogati. Se vi ostinate, per una questione di principio, a presentarvi per donare sangue pur sapendo di aver condotto stili di vita a rischio, state peggiorando il sistema delle donazioni, che con gli stessi soldi potra’ erogare MENO sangue.
Se avete , in coscienza , la percezione di aver condotto uno stile di vita a rischio, farete un favore al sistema se ripassate dopo un ragionevole tempo passato senza stili di vita a rischio. Fine.
Qui siamo al punto importante: persuadere l’italiano che il sistema migliora non quando segue delle questioni di principio, ma quando esiste una tendenza diffusa da parte del cittadino a compiere un piccolo sforzo personale (anche ad una rinuncia) perche’ il sistema funzioni meglio.
Penso che mettersi a strillare che “donare sangue e’ un diritto, tanto poi si fanno gli esami” sia una catastrofica (e costosissima) minchiata, e che il sistema sanitario abbia tutti i diritti di chiedere alle persone che hanno stili di vita a rischio di fare un passo indietro.
Politicizzare la questione della donazione di sangue e’ una fesseria, e peggiorera’ le condizioni generali del sistema, riempiendolo di gente che va a donare per principio, pur sapendo di condurre stili di vita rischiosi, e di conseguenza aumentando la percentuale di sangue scartato.

 

Non mi sono MAI sentito discriminato perche’ mi veniva chiesto di fare volontariamente un passo indietro onde aiutare il sistema a funzionare meglio.

 

Dall’altro lato, anche la politicizzazione opposta e’ assurda, ed e’ per questo che ci ho scritto il post nel quale prendevo per il culo la sanita’ lombarda.

 

Se e’ vero che e’ razionalissimo chiedere il passo indietro a chi sa di aver condotto stili di vita a rischio, e’ anche vero che c’e’ modo e modo di farlo. La dottoressa del Sant’Orsola  ti parlava occhi negli occhi, con aria da zia severa, e ti faceva capire che avresti fatto una cosa bella se tu avessi preso con responsabilita’ la cosa. E che NO, non voleva sapere che cavolo avessi combinato: se avevi uno stile di vita a rischio nei due mesi prima  e te ne andavi dopo il discorsetto, non ti odiava mica.

 

Non ho letto il modulo che l’ospedale lombardo fa firmare, e mi sembra catastrofico pensare che rifiutino solo i gay: se uno va a mignotte e paga di piu’ per farlo “scoperto”, va bene? Se uno si fa 3/4 partner a sera, va bene? Se uno frequenta club privee (1) va bene?

 

Cosi’, il concetto e’ che il danno di tutta questa vicenda e’ la politicizzazione di un processo che di per se’ dovrebbe avere regole soprattutto funzionali.

 

  • Da un lato, politicizzando la cosa tutti i gay, gli sciroccati e i dementi politicizzati andranno a donare sangue al grido di “donare e’ un diritto”, col risultato di sottoporre ad uno sforzo supplementare di rigetto di sangue infetto il sistema sanitario. Quando si politicizza qualcosa, poi vale soltanto il principio, e da quel momento anche il movimento nazionale prostitute pretendera’ che tutte siano donatrici di sangue, e cosi’ via. Mi spiace, ma chi ha stili di vita a rischio (ricordo che non esiste solo l’ HIV, anche epatiti e altro sono un problema) dovrebbe fare un passo indietro.
  • Dall’altro lato, cattolicizzando il processo, si mira a fare delle selezioni scientificamente assurde, creando dei questionari inutili. I signori che chiedono alla gente se sia gay sanno che molti frequentatori di dark room NON si sentono  gay perche’ loro sono “solo attivi”? Sanno che chi si fa le transessuali si considera eterosessuale? Sanno che esiste gente che frequenta dark room ma non si rietiene gay perche’ lo fa saltuariamente, e del resto “sono sposato e ho figli, non sono gay”? Inoltre, chi va a puttane si considera eterosessuale. Radicalizzare la cosa in questo senso porta semplicemente ad una selezione insensata di persone che si credono protette perche’ eterosessuali.
Quindi no, trovo assurdo TUTTO l’ambaradan che sta avvenendo.

 

  • Il sistema sanitario ha TUTTO il diritto di chiedere un passo indietro a chi ha degli stili di vita rischiosi, omosessuali o meno. Ha tutto il diritto di farlo perche’ risparmia soldi, ed eroga piu’ sangue a parita’ di finanziamento. Non dimentichiamo che la sanita’ costa.
  • Donare sangue non e’ un diritto, e come tale e’ sbagliatissimo e stupido radicalizzare il problema spingendo persone a donare per motivi politici, a donare nonostante sarebbe meglio non lo facessero, soltanto perche’ credono di lottare per qualcosa.
Quindi, trovo del tutto ridicolo tutto il teatrino, sia da un lato che dall’altro. Dal lato ospedaliero, penso che non sia possibile scoprire chi sia gay con un questionario, sia perche’ al questionario e’ possibile mentire , sia perche’ molti che hanno rapporti omosessuali promiscui credono di non essere gay solo perche’ sono attivi o perche’ non sono effemminati. Inoltre, lo stile di vita gay non e’ piu’ quello piu’ a rischio, ma uno tra quelli a rischio.

 

Dall’altro lato e’ ridicolo fare della politica farlocca gridando che donare sia un diritto, cosa che non e’, e’ assurdo portare gente a donare per partito preso, e’ assurdo farne una questione di eguaglianza.

 

Sarebbe meglio mantenere la serenita’ su queste cose, e lasciare che le questioni sanitarie siano fuori dal teatrino delle radicalizzazioni politiche.

 

Non esiste solo il cialtrone che ti dice che puoi usare i fiori di bach anziche’ il sangue, esiste anche il cialtrone politico che ti dice che “donare e’ un diritto” e che sia una questione di ‘pari opportunita’.

 

Sarebbe meglio che i farlocchi, di entrambe le fazioni (cattolici e radicali) se ne stessero fuori dalle cose serie. Il problema non e’ destra o sinistra, il problema e’ farlocchi o pensanti. E chi fa politica, da qualsiasi parte, oggi sta dalla parte sbagliata.

 

Specialmente quando si occupa di cose serie.

 

Uriel

 

(1) Esiste una strana convinzione, tra alcuni frequentatori di club per coppie scambiste, secondo la quale essendo tutte “coppie sposate” e “famiglie”, allora la promisciuta’ non trasmetta malattie: sono tutte sacre famiglie sposate, ergo non hanno virus.

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