Riflusso e Disimpegno

Riflusso e disimpegno

Ho parlato con una persona che si meraviglia sempre perche’ io – come molti della mia generazione – non prendiamo le armi contro questo e quello. E nello spiegare come stanno le cose, mi trovo sempre a cercar di far capire loro che la mia generazione e’ stata adolescente negli anni ottanta. E che gli anni ’80 sono stati particolari.

Se io guardo al suprematismo femminile (credo voi lo chiamiate “femminismo”)  con un’aria tra lo sfottimento e la derisione, senza fare come gli apocalittici americani , guarda caso di destra, e’ semplicemente perche’ ho memoria del tempo, e so gia’ come andra’ a finire con loro.

Mentre gli intellettuali si sforzano di capire se questa polarizzazione “mai vista prima” della societa’ sia colpa dei social o di altro, io vorrei ricordare alcune cose:

la polarizzazione “mai vista prima” e’ stata vista prima. Non sta succedendo nulla di nuovo.

Certo, i social network sono polarizzanti, ma questo non significa che GUIDANO il trend: lo seguono per monetizzarlo. O meglio, si sincronizzano col resto. I fenomeni di sincronizzazione sono una cosa fantastica, e il fenomeno cui mi riferisco e’ questo:

Ho aggiunto questo esempio dalla fisica per spiegare che quando dico “la societa’ fara’ questo o quello” non intendo dire che arriva un leader e mette tutti d’accordo su una decisione cosciente. Questo e’ UNO dei possibili metodi di sincronizzazione, ma ce ne sono molti.

Insomma , non servono complotti, societa’ segrete, complessi tecnologici, lobby di questo e di quello, piani segreti,  perche’ una dendenza dilaghi e tutti la ripetano a pappagallo.


Ma dicevo, la polatizzazione  e’ gia’ stata vista prima. E sappiamo gia’ come finisce, e volendo, siccome l’abbiamo gia’ vista, dovremmo sapere come finisce.

Prendiamo per esempio la cultura “woke”. Questa specie di blob tirannico e violento, che ha una sua espressione nel suprematismo femminile (lo chiamo cosi’ per distinguerlo dal femminismo storico), in questo momento e’ assolutamente dilagante.

Quando arriva una marea, e’ ovviamente inutile sforzarsi di trattenerla. Una marea non si trattiene. Alla marea si sopravvive, sulla marea si naviga, ma una marea non si ferma. Chi mi chiedesse di militare in qualche movimento avverso, onestamente mi troverebbe assolutamene annoiato: non serve.

Guardiamo un paio di numeri:

Ed ecco la natalita’:

Se ammettiamo una media che va dai 20,30 anni di eta’ per gli sposi, solo il 40% degli italiani si trova in una coppia “stabile” (188 mila meno gli ottantacinquemila divorzi). Immagino che il movimento MGTOW sia felicissimo di questo, ma il punto e’ semplice: nel momento in cui sposarsi non conviene per tantissimi problemi economici, gli italiani non si sposano.

Ovviamente ci sono di mezzo problemi economici ed altro, ma il punto e’ che in questa condizione presto le rivendicazioni femminili non sfioreranno piu’ gli uomini, e anche ora riguardano solo il 40% dei maschi giovani. Temi come l’aborto, e altro, sono diventati assolutamente ignorabili, per una popolazione i cui maschi hanno cominciato a vivere, per il 60%, da soli, o comunque non sposati.

La radicalizzazione dei rapporti tra gruppi e’ dovuta al fatto che i gruppi non si parlano, e non si parlano per mancanza di interesse. Questo e’ il cosiddetto “disimpegno”, cioe’ una popolazione oggetto di odio da parte di una banda di radicali non fa altro che disinteressarsi.

Del resto, le condizioni economiche possono spiegare per quale motivo i giovani non si sposano, ma il numero di divorzi e’ letteralmente esploso:

e il fatto che siano al 70/80% le donne a chiedere la separazione fa pensare piu’ ad un cambiamento culturale piuttosto che ad uno economico.

Cosa significa? Significa che mano a mano che le donne diventano woke, i maschi si disimpegnano.

E non e’ un fenomeno nuovo.


La parola disimpegno nasce negli anni ’80. Succede che dopo quasi 15 anni di impegno politico, ove i giovani si gettavano in politica in massa, si comincia nei primi 3 anni degli ottanta a notare che i giovani non fanno piu’ politica. Chi e’ panozzo, chi metallaro, chi questo e chi quello, ma alla fine pochissimi giovani si danno alla politica.

All’epoca si parlava di riflusso o di disimpegno, ma il punto era semplicemente che una radicalizzazione sempre maggiore della politica (c’erano famiglie che si rompevano, almeno in Emilia, per diversita’ di opinioni politiche) aveva creato una tale tossicita’ che i ragazzi (posso dire noi ragazzi) semplicemente trovavamo spontaneo fare altro. Non ce ne fregava niente del katanga, del Nicaragua o degli Inti Illimani (tranne pochi sciroccati).

Questo “disimpegno” e’ semplicemente il raccolto di un periodo di radicalizzazione.

Quando una societa’ si radicalizza, succede che:

  1. c’e’ un buono che e’ anche la vittima di cui si puo’ solo parlare bene
  2. c’e’ un cattivo che e’ anche carnefice di cui si puo’ solo parlare male
  3. la maggior parte della popolazione, esclusi i fanatici, piano piano si mette a parlare d’altro.

Se avete paura che la cultura woke e il suprematismo femminile possano farvi del male, vi sfugge proprio il punto: mano a mano che si radicalizzano, la societa’ normalizza il fatto che la maggioranza delle persone si disimpegni sia da una fazione che dall’altra.

Avete mai lavorato in un ambiente anglosassone? Io si’. Hanno radicalizzato il discorso del sexual harassment cosi’ tanto che sul lavoro NON si dice NIENTE che riguardi l’argomento sesso. Se ne parlera’ magari tra amici la sera al pub, ma il discorso e’ scomparso.

Attenzione: quando dico che e’ scomparso sto dicendo una cosa. Ovvero, che non se ne discute come se una fazione avesse vinto e convinto l’altra. Semplicemente, il discorso e’ scomparso.  Non scherzate con le colleghe. Non rimanete soli con loro. Non le invitate a cena. Tutto sterilizzato.

Certo, negli USA sono gia’ arrivati a questi livelli, ma il punto e’ che alla fine la societa’ cambia equilibrio e si riallinea.

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Non c’e’ alcun bisogno di reagire e/o fare le crociate. E posso spiegarlo ancora meglio con un altro esempio.


Negli ultimi anni, la cultura woke americana e’ arrivata a moltiplicare circa per 100 il numero dei “transessuali”. Cosa significa?

Significa che il numero “normale” o “fisiologico” di persone che soffrono di disforia di genere e’ sempre stato attorno al due/due e mezzo per diecimila. E questi normalmente traggono beneficio dalla transizione. Almeno , sinora.

Negli ultimi anni, le statistiche nel mondo woke, tipicamente universita’ umanistiche USA, ha mostrato che il numero di studenti che si definiscono transgender e’ salito sino al due per cento, con punte , in alcune facolta’ “gender studies” del cinque.

Come e’ potuta salire una patologia? Semplice: se prima occorrevano numerose visite da uno psichiatra per diagnosticare la disforia di genere, e le diagnosi venivano fatte con estrema cautela. Questo perche’ la frase “la transizione e’ l’unico modo conosciuto per curare la disforia di genere” e’ un falso palese: non esistono ancora studi di lungo termine per poter dire che funziona. E non esistono perche’ i numeri sono piccoli e la transizione non esiste da abbastanza anni. Gli psichiatri, quindi, ci vanno coi piedi di piombo.

Per merito di molte associazioni contro la “medicalizzazion”, oggi si ricorre ad un questionario standard, di cui tutti conoscono ormai “le risposte giuste”. Il risultato e’ che si tratta di una mera formalita’.

Con questo, e’ successo che migliaia e migliaia di ragazzi e ragazze hanno intrapreso terapie ormonali , si sono fatte/i amputare organi sessuali, seno, e si sono sottoposti a chirurgie di ogni genere, sia per modificare le corde vocali, per abbassare l’attaccatura dei capelli, rifare il naso, alzare le sopracciglia, ed altro.

Sin qui, direte, ce n’e’ abbastanza per fare una crociata, specialmente quando sono coinvolti minori.

E invece no.

Perche’ se ora cercate “detransitioning” , trovate l’ira di dio. E’ successo che questi ragazzi, dopo pochi anni, oltre a suicidarsi (la media fra i transessuali operati e’ del 22%, il che fa pensare che la transizione NON sia “l’unica terapia che funziona”) , stanno girando per medici. Tette finte al posto di tette mutilate, chirurgia facciale correttiva, terapie ormonali, ma ormai chi ci ha perso le palle le ha perse, chi si era fatta l’isterectomia per non avere il cancro per via del testosterone ha perso l’utero, eccetera eccetera. E ora sono disperati per tornare come prima, a volte sapendo bene che non potranno

Peraltro, la sanita’ USA non paga, quindi hanno sganciato grandi quantita’ di soldi per la prima parte del viaggio, e ora che sono cresciuti non riescono a trovare i soldi per il viaggio di ritorno. Quando e’ possibile.

Dopo ANNI di propaganda , ecco che la verita’ emerge. Se leggete sui commenti trovate tutta la “gentilezza” e la “comprensione” della moderna comunita’ “GLBTwhatever” , e scoprirete la verita’ , E allora direte “ma questi si sono operati a diciotto anni, erano gia’ imbevuti da minorenni! Bisogna salvarli!”.

Ed e’ qui che sbagliate.

La transizione di genere, coi numeri di oggi, e’ un business dei chirurghi e degli endocrinologi. E’ un business degli psichiatri che fanno passare per vero tutto cio’ che e’ di moda, facendo firmare un questionario che non leggono nemmeno ai “transessuali”, per poi farli entrare nell’industria.

Non potrete MAI fermare questa cosa sul piano politico. Vi grideranno di tutto. E’ la marea: non potete fermarla. Ma presto cominceranno a fioccare le cause legali. E le richieste di risarcimento.

Da ex bambini e ragazzini che si chiederanno che diavolo di psichiatri, di endocrinologi, di chirurghi abbiano trovato di fronte. Che questioneranno la cosa di fronte a dei giudici.

Allora si fermera’. Per ora ci sono in giro le prime cause.


Non siete San Giorgio. Non dovete salvare il mondo. Non dovete salvare nessuno dalle sue stesse cattive decisioni.

Certo, nel caso dei minori potreste essere tentati di salvarli. E lo dico da padre. Ma nel momento in cui sapete di avere di fronte un moloch politico che pratica censura e cancel culture, cioe’ ostracismo, quello che potete pensare e’ che ne sacrificheremo qualcuno, ma alla fine poi la societa’ si allinea di nuovo.

E la marea se ne andra’. Se ne ando’ negli anni ’80, e se ne andra’ di nuovo.

Non fate l’errore di spendere preziosi anni di vita nel cercare di fermarla. Prima o poi arrivano il riflusso e il disimpegno.

Ma non potete farci niente: la gente puo’ cambiare, ma voi non potete cambiare la gente.

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