Responsabilita’ individuali.

Il post precedente sul femminismo mi costringe, visti i commenti, a prendere una posizione chiara sul suo opposto, ovvero il presunto maschilismo. Anche perche’ l’individuazione di un momento (o di uno spazio) esclusivamente maschile viene preso oggi come un tentativo di estromettere le donne da qualche spazio. Beh, mi spiace, ma da OGNI spazio maschile le donne rimangono estromesse, esattamente come succede agli uomini a riguardo degli spazi psicologicamente femminili.

Il problema e’ che a leggere la realta’ e’ un sistema nervoso diverso, ragione per cui anche infilando una donna dentro la caserma o dentro la palestra non si otterra’ la stessa esperienza. Morale della storia: potete mettere donne ovunque, ma lo spazio maschile rimane inviolato, dal momento che comunque sara’ preclusa alle donne la condivisione dell’esperienza cosi’ come viene vissuta dal maschio: a cambiare e’ l’osservatore, quindi non c’e’ alcuna possibilita’ di condividere l’esperienza.

Di fronte a questo semplice problema fisiologico il femminismo ha preteso di distruggere questo spazio (altrimenti inviolabile) per il semplice motivo che non era possibile possederlo. E non e’ possibile possederlo per la semplice ragione che senza il sistema nervoso adatto a leggere una certa cosa, la tal cosa non la si legge.
Cosi’ hanno creato un modello di maschio che rifiuta di prendere parte a tale esperienza, in modo da non viverla. In pratica, svuotando dai protagonisti lo spazio maschile si e’ preteso di cancellarlo. Il guaio e’ che non tutti hanno rinunciato.
Lo spazio maschile e’ lo spazio della lotta. Non c’e’ modo di uscirne perche’ sia la fisiologia maschile che il sistema nervoso maschile sono architettonicamente costruiti per questo. Il testosterone e’ un dato di fatto chimico, e non c’e’ modo di sfuggirvi se non quello di rinunciare alle esperienze conflittuali.
Ed e’ qui il fallimento del maschio moderno: e’ stato abituato all’idea che lo scontro non sia mai necessario. E’ stato abituato a pensare che non e’ mai davvero costretto a prendere delle responsabilita’, a spendere se’ stesso, ad essere inequivocabilmente quello i cui risultati vengono misurati. In pratica, un maschio che per non trovarsi nel mezzo dell’esperienza educativa che lo fa diventare adulto rifiuta l’esperienza educativa sostenendo che ci sia qualcosa di “migliore” , di “piu’ in alto”.
Peccato che non esista.
Se osservate la media di queste mezzeseghe patetiche e piagnucolose, troverete sempre lo stesso problema: si tratta di personaggi inaffidabili, truffaldini, disonesti, privi di qualsiasi credibilita’ personale, poco piu’ di macchiette isteriche che passano la vita nel tentativo di evitare la situazione che temono, quella nella quale sei in gioco tu, e proprio tu.
Il fallimento di questa generazione di maschi di vacca , che raccontano di essere “intellettualmente migliori” quando hanno solo trovato una buona scusa per non scendere mai in campo, e’ analogo e strettamente collegato al fallimento del femminismo.
Punto primo: non esistono esperienze che non insegnano. Esistono solo persone che non imparano. Un tizio ha scritto che lui non ha imparato nulla dal suo anno di militare. Molto bene. Se venire tolto da casa, infilato in un ambiente completamente artificiale e diverso da qualsiasi altro, in contatto con persone che normalmente scegli di non frequentare , con regole del tutto aliene non ti ha insegnato nulla, beh, non farti illusioni: non puoi imparare nulla. E non imparerai mai nulla.
E non perche’ questa esperienza sia piu’ o meno significativa delle altre: per la semplice ragione che se una persona passa un anno in un ambiente diverso senza imparare nulla, e’ tra quelli che non imparano. I have bad news for you. Probabilmente queste persone sono uscite illese da scuola, dall’universita’ e da ogni altra esperienza, e a tutt’oggi sono delle neotenie infantili che strillano per avere qualcosa, in forma politica o meno, perche’ e’ l’unica cosa che il bambino sa fare. Urlare perche’ la mamma gli dia la tetta.
Il problema semmai e’ “cosa avresti dovuto imparare , se fossi in grado di imparare qualcosa dal mondo che ti circonda?”.
Contrariamente a quanto si pensa, tutte le societa’ hanno una prova iniziatica maschile. Tranne quella occidentale, per la semplice ragione che ha deciso di fare a meno dei maschi adulti. La prova iniziatica e’ una prova fatta cosi’:
  1. E’ personale. Non c’e’ nessun altro. Sei proprio e solo tu, e non hai modo di scaricare o dividere il peso o la responsabilita’ con altri.
  2. Non puoi evitarla. Non puoi tornare indietro. Ormai sei in gioco e non puoi uscirne. E non puoi evitare di essere in gioco.
  3. L’unica regola e’ il risultato, l’unico valore e’ il mezzo che lo raggiunge, a patto che lo raggiunga.
Qual’e’ il motivo per il quale ogni societa’ ha questo genere di prova? Il motivo e’ che serve un evento simbolico che convinca il maschio di un semplice concetto: c’e’ un momento della tua vita, inevitabile, nel quale sarai solo contro tutto, nessuno potra’ aiutarti, e l’unico modo per uscirne e’ riuscire.
Ovviamente si tratta di una menzogna: non esiste un momento della vita del genere. TUTTA LA VITA ADULTA E’ COSI’.
I maschi delle societa’ che vivono la gioventu’ con la consapevolezza dell’inevitabile prova di ingresso nell’era adulta credono di prepararsi psicologicamente alla prova, senza rendersi conto che in realta’ si stanno preparando psicologicamente all’era adulta. La simbologia della prova di ingresso nell’era adulta e’ ritagliata strettamente a questo scopo: prendere alcuni requisiti della vita adulta (responsabilita’, individualita’, inevitabilita’) e attribuirle ad un evento singolo cui prepararsi. La preparazione psicologica a tale evento di fatto produce la preparazione psicologica alla vita adulta in se’.
L’occidente ha deciso di non avere una singola prova per l’ingresso nell’era adulta, ma di avere alcune “scuole”, o dei periodi di preparazione. In ogni caso, tutto doveva preparare il giovane ad un momento specifico, avente le medesime qualita’ astratte:
  1. E’ personale. Non c’e’ nessun altro. Sei proprio e solo tu, e non hai modo di scaricare o dividere il peso o la responsabilita’ con altri.
  2. Non puoi evitarla. Non puoi tornare indietro. Ormai sei in gioco e non puoi uscirne. E non puoi evitare di essere in gioco.
  3. L’unica regola e’ il risultato, l’unico valore e’ il mezzo che lo raggiunge, a patto che lo raggiunga.
Il modo nel quale il sistema nervoso maschile rappresenta questa situazione e’ uno solo, ed e’ la situazione di scontro. Sebbene molti si illudano che la “civilta” o la presunta intelligenza del periodo moderno abbiano reso inutili o superflue queste cose, in realta’ si tratta solo di bambini che cercano una nobile scusa per eludere la paura che provano verso quel momento.
Torniamo al punto di prima: di fronte ad un ambiente ostile, il sistema nervoso maschile tende a proporre tre strategie. Adattarsi, coalizzarsi, battersi.
Nessuna e’ mutualmente esclusiva rispetto alle altre; in realta’ ogni combinazione delle tre e’ accettabile, perche’ l’unica regola e’ il risultato. In un ambiente ostile e’ difficile sopravvivere e prosperare; il risultato e’ quanto sopravvivi e quanto prosperi. Fine delle regole.
Ma torniamo alla nostra rappresentazione: il sistema nervoso maschile rappresenta per questioni architettoniche ogni prova come uno scontro. La preparazione del maschio dovrebbe consistere nel preparare il maschio stesso all’inevitabilita’ di tale scontro (o serie di scontri) , e alla sua positivita’, ovvero insegnare al maschio come la serie di confronti/scontri cui andra’ incontro nella vita adulta siano da affrontare in direzione costruttiva, quello che oggi i signori del management chiamano “sfida”.
PEr questa ragione, la prova di ingresso dei maschi nella vita adulta e’ per forza di cose costruita a rappresentare lo scontro. Che sia affrontare la Baba Jaga nel bosco, che sia combattere animali mitologici, una prova di resistenza al dolore, una mutilazione rituale, essa si configura nella mente del giovane come un momento inevitabile nel quale sara’ da solo e conteranno solo i risultati ottenuti.
Il giovane allora inizia a prepararsi per questo momento, e nel farlo si prepara alla vita adulta.
Ovviamente, per evitare che questo causi dei danni, il rito di accesso alla vita adulta e’ una simulazione. Cosi’, questo e’ il valore che posso dare alle arti marziali.
Ad un certo punto sarete sul bordo del tatami, del ring o di quel che e’. Siccome siete li’, dovete salirci, perche’ rifiutare equivale a fallire.(1) Se salite, siete soli contro il vostro avversario. Non c’e’ nessuno che vi aiutera’ e nessuno con cui dividere la sconfitta. Potete solo vincere o perdere. Il risultato riguarda voi e voi soltanto.
Il valore di questa prova non e’ fisico. La stragrande maggioranza di noi non combattera’ mai. Il valore di tutto questo e’ semplicemente psichico. Il maschio che non impara ad affrontare una situazione di completa responsabilita’ individuale in un ambiente ostile, semplicemente non e’ un adulto.
Voi direte: ma in una palestra ci possono essere anche donne. Vero. MA la stessa esperienza non e’ la stessa cosa per tutti. Lanciate una colomba e un cane dal tredicesimo piano, e vi accorgerete che la stessa esperienza e’ qualcosa di diverso a seconda della costruzione fisiologica. Cosi’, uomo e donna sono diversi. Il sistema nervoso, a partire dal cervello, e’ diverso.
La donna che fa arti marziali sta imparando a difendersi. Il maschio che fa arti marziali sta imparando a vivere. Non c’e’ modo di uscire da questo dato di fatto, perche’ il cervello femminile non interpreta la situazione difficile come una situazione di lotta o di conflitto, ma semplicemente di conservazione. Nella dialettica femminile non c’e’ mai il nemico: se osservate le analisi della sconfitta del femminismo da parte delle donne, sembra che loro abbiano fallito essendo da sole. Eppure lottavano contro un certo tipo di maschio: eppure, quando chiedi loro perche’ abbiano fallito, rispondono analizzando i propri errori. Non vedono un nemico perche’ la loro mente non rappresenta la situazione avversa come scontro: per loro la sconfitta va analizzata in maniera analogica.

 

E’ una cosa che ho notato molto sulle donne che frequentavano palestre con me: una tizia dopo aver perso chiese al maestro dove avesse sbagliato, e quello rispose “e’ piu’ forte lui”. Ovviamente, per lei la cosa era inaccettabile: lo scontro era una prova di valore di se’ medesima nei confronti dello sport e delle regole, e nemmeno l’evidenza  di avere un avversario poteva convincerla di una sconfitta che fosse dovuta semplicemente all’avversario : quella ragazza NON rappresentava la cosa come scontro, ma come test di capacita’ nella disciplina sportiva.
Il maschio che scende dal ring sconfitto per prima cosa studia come ha fatto il nemico a vincere. LA donna si chiede dove abbia sbagliato per perdere. Nella mente della donna esiste la frase “io ho perso”, in quella maschile “lui mi ha sconfitto”. Nel primo caso NON compare l’avversario, nell’altro si’.
E’ un problema di rappresentazione della realta’ legato alla costituzione del sistema nervoso, non c’e’ modo di uscirne, nessuno puo’ fuggire alle proprie specifiche architetturali.
Cosi’, il motivo per il quale le arti marziali sono utili ai maschi e’ semplicemente questo: preparano psicologicamente la persona ad affrontare il momento nel quale non potranno tirarsi indietro, saranno soli in un ambiente ostile, potranno solo lottare per vincere.

 

La cultura arrivata con gli anni 60 e 70 ha cercato di distruggere tutto questo. Questa fase preziosissima nella crescita del maschio e’ stata disprezzata, ricoperta di ridicolo, definita inutile e fuorviante.

Risultati?

La peggiore generazione mai vista di farlocchi inutili, lamentosi, piagnucolosi, in perenne crisi di identita’, in perenne crisi di eta’, in perenne crisi di crisi, in perenne crisi e basta. Questo presunto maschio “intellettualmente superiore”, che veleggia “piu’ in alto” , che trova puerili ed arcaiche le prove iniziatiche basate sulla lotta, che pensa queste prove facciano  cosi’ schifo , che pensa siano cosi’ inutili e cosi’ sciocche, alla fine dei conti e’ esso stesso inutile e sciocco, al punto tale che molte donne (paradossalmente per loro/meritatamente secondo me, quelle piu’ adulte) lo rifiutano perche’ sono stufe di fare da mamme al proprio compagno.

Non si tratta di questioni di virilita’, come sostengono le sciocche anatre che starnazzano contro il maschio che a dir loro le opprime. Il sistema nervoso maschile vede in un solo modo le difficolta’: scontrarsi con qualcosa e batterlo.

Certo, c’e’ una via di uscita. La fuga. L’unico modo per impedire ad un maschio di diventare adulto e’ di insegnargli che fuggire sia bello e intelligente, che non salire sul ring sia intelligente e civile, che  esista “un altro modo di risolvere le cose”.
Che cosa si ottiene in questo modo? Si ottiene quello che vediamo: un maschio stupido, incapace di responsabilita’, che non affronta mai le difficolta’ perche’ crede di potersi sottrarre in nome dell’ intelligenza e della civilta’. Questi maschi di vacca continuano a definire incivile e poco intelligente qualsiasi situazione li metta con le spalle al muro e li costringa a battersi, a mettersi in gioco.
Secondo questa genia di sfigati, tutto andrebbe risolto con un giro di violino , tutto andrebbe risolto senza costringere nessuno a mettersi in gioco. Peccato che sul terzo pianeta di questo sistema solare mettersi in gioco sia l’unico modo di sopravvivere.
Di fronte a questa constatazione, la nostra neotenia si limitera’ a dire che “le regole sono sbagliate”, che “bisogna lavorare per un mondo migliore”. Ma di quali regole parla, la nostra neotenia postfemminista? Parla semplicemente delle occasioni nelle quali bisogna mettersi in gioco. Quando uno di questi castrati vuole cambiare il mondo, vuole semplicemente costruire una realta’ che gli permetta di fuggire ad ogni impegno e ad ogni responsabilita’.

 

Le nobili etichette con le quali avete chiamato questa ritirata strategica nell’utero materno non mi interessano. Che le abbiate chiamate “intelligenza” o “civilta’ ” mi importa poco.  Mi importa poco perche’ in ultima analisi tutta questa farloccheide mi fa comodo: quando sono in difficolta’ mi batto, e tutti i farlocchi si ritirano dicendo che sono “troppo aggressivo”. Povere principessine, gli rovino la pelle.

 

Il vostro mondo gelatinoso fatto di fughe mascherate da soluzioni pacifiche e da codardia mascherata da civilta’ non esiste. Non c’e’ su questo pianeta, e non ci sara’ mai. Non ci sara’ mai perche’ davanti a voi avrete sempre il pericolo di incontrare un maschio educato all’eta’ adulta, e abituato a lottare per quel che vuole. E se vuole qualcosa che voi avete, vi togliera’ tutto.
In realta’ voi siete prede. Siete sugli strati piu’ bassi della catena alimentare umana. Tutto quello che costruite lo state costruendo per il primo maschio educato che vi annusi, capisca cosa siete e decida di togliervi cio’ che possedete. Non c’e’ nulla che voi possediate veramente, perche’ ad un maschio aggressivo bastera’ mettervi con le spalle al muro per difendere cio’ che avete, e voi vi ritirerete dicendo che “e’ troppo aggressivo”.

 

Di gente come voi ne vedevo in continuazione; gente che punta una ragazza , arriva un altro che la punta e si fa avanti , e loro “lasciano perdere”. Di gente che viene sfidata e chiama il branco perche’ non sa combattere da sola. Di gente che subisce un sopruso e dice “lasciamo perdere che e’ meglio”. Questa gente continuera’ a subire e tirarsi indietro, e ogni volta che si tira indietro perdera’ qualcosa che voleva o voleva conservare.

 

Ovviamente, vi sentirete piu’ colti e intelligenti. Piu’ diplomatici, piu’ politici, piu’ sociali. Ma il bilancio delle vostre vite nel medio e lungo termine parlera’ chiaro: falliti.

 

Non e’ sufficiente battersi per vincere. A volte, spesso, si perde. Questa e’ un’altra cosa cui si viene preparati dai rituali di ingresso nell’era adulta. Ci si chiede cosa succedera’ se falliamo. Ci si prepara all’idea. Si ha paura di questa idea.
Anche questo lo avete abolito in nome di una presunta intelligenza e di una presunta civilta’ moderna.
Ovviamente avete fallito. Non poteva essere diversamente: persone che sono abituate a battersi si sono sentite sfidate da voi, e piano piano hanno conquistato tutti gli spazi. Siete relegati al mondo dell’umanesimo statale , delle belle arti sovvenzionate e della moda piu’ farlocca. E solo perche’ nessuno di realmente aggressivo si e’ degnato di venire a prendervi dentro il vostro buco. Sul piano familiare sopravvivete solo quando trovate una donna disposta a farvi da mamma e a prendersi in carico tutto. Sul piano affettivo vi rimangono solo le bimbeminkia eterne, e quando siete vecchi e ricchi le lolitine giovani. Ma non siete quasi mai ricchi, al limite vi sfogate su qualche dottoranda quando siete accademici.
Questa sconfinata distesa di miserie umane e’ il maschio moderno, civilizzato e ovviamente poco aggressivo, perche’ mai sia che si accettino situazioni di torneo, che potrebbero decretare un perdente esplicito.
Questa e’ principalmente il tentativo dell’educazione femminista: produrre un maschio che non diventi mai adulto, perche’ essendo abituato a battersi non era gestibile dalla controparte. Il concetto che le femministe non accettavano e non hanno mai accettato e’ che non e’ possibile gestire il maschio adulto. Per creare un maschio gestibile, hanno ridotto a neotenie i maschi esistenti, impedendo loro di raggiungere l’eta’ adulta.
Adesso hanno creato milioni di sfigati, farlocchi piagnucolosi e falliti che poverini “le regole sono sbagliate e vanno cambiate”. Loro stesse li schifano, tranne quando riconoscono il prodotto della loro stessa educazione e  si illudono sia “matriarcato” la situazione nella quale fanno da eterne mamme ad una neotenia col pisello, che e’ semplicemente “mammismo”.
Gli altri maschi hanno reagito con aggressivita’, hanno sfondato le linee e hanno imposto regole ancora piu’ dure, sia per le donne che per i maschi. E questo perche’ loro si sono battuti e hanno vinto. Non che fosse difficile, visto che appena i “reazionari”  si sono fatti avanti i vostri intellettuali hanno discusso del “riflusso” anziche’ contrattaccare. Non vi battete mai, ricordate?E cosi’ basta sfidarvi per battervi.
Il danno educativo che vi hanno inflitto, la castrazione prima spirituale e poi fisica che vi hanno procurato e’ evidente in ogni cosa, anche nella politica.
Guardatevi:  mentre il castrato d’Alema e’ perplesso per Vendola perche’ si chiede se non sia “troppo avanti”,  predica il riformismo perche’ pensa che la vera sinistra sia “troppo difficile da accettare” una destra aggressiva e virile avanza senza mai chiedersi se non sia “troppo indietro”. Il vostro partito di maschi castrati teme il “pericoloso balzo in avanti”, mentre dall’altra parte nessun balzo in avanti e’ considerato pericoloso.
Avete mai visto uno di destra chiedersi se per caso quello che dice non sia “troppo di destra”? Mai. Avete mai visto uno di destra preoccupato per la “preoccupante svolta a destra?” Mai. Avete mai visto uno di destra che si chieda, preoccupato, se non sia “troppo”? Mai. Voi tenete atteggiamenti “responsabili” per evitare “tensioni sociali” mentre dall’altro lato se ne fottono e se ci sono  tensioni sociali le stroncano. Voi evitate come la peste qualsiasi incitazione a lottare per evitare “linguaggio violento” mentre dall’altro lato se ne fottono e lo usano quotidianamente.
Pensavate davvero di poter vincere, o solo di tenere le posizioni, in questo modo?
Voi invece siete maschi di vacca, e si vede anche in politica. Sempre terrorizzati dell’estremismo: avete mai visto uno di destra preoccupato per l’estremismo? Avete quasi vergogna di andare dalla sinistra radicale: avete mai visto Berlusconi preoccuparsi a fare alleanze con la Santanche’  o con Storace? Avete paura a dire cose di sinistra perche’ avete paura che siano “eccessivamente avanti” , ma non ho mai visto la destra porsi il problema di dire cose “eccessivamente indietro”.
Cosi’, ad ogni passo avanti loro e’ seguito un passo indietro vostro. Ovviamente vi stanno massacrando, e neanche il trucco del “ma anche”, di Walter Cappone Weltroni e’ servito: ha solo mostrato quanta paura avete di battervi per un’idea esplicita e chiara. Il vostro moderatismo e’ solo vigliaccheria.

Persino nella difesa siete patetici. Un uomo di Berlusconi ha bisogno di 4 avvisi di garanzia per reati gravi prima di cadere tra la solidarieta’  e il cameratismo dei compagni di partito; i vostri si dimettono per minchiate minime (come il sindaco di Bologna) , e potete anche stare certi che saranno i suoi “compagni” ad assicurarsi che venga distrutto. Dopo dieci anni i vecchi compagni di partito vanno sulla tomba di Craxi, dopo un anno nessuno di voi ricordera’ chi sia stato Veltroni. Se fossi il vostro capo, non andrei in battaglia con voi perche’ non mi fiderei dei miei stessi uomini: nessuno vi ha insegnato il cameratismo. Troppo virile, gia’.

Ci voleva la Ferilli per sapere che Del Bono avrebbe dovuto combattere un pochino di piu’ e non dimettersi prima delle amministrative. Ormai persino le donne “di sinistra” non ne possono piu’ di voi, della vostra fuga facile, delle vostre dimissioni automatiche, tutte belle etichette per indicare il fatto che non volete combattere.

A destra soldati con la scorza che resistono a una-due fucilate,  a sinistra  un esercito di bolle di sapone che scoppiano a toccarle. Saranno terrorizzati, ad Arcore, quando smettono di ridere.
Questo e’ il vostro risultato: nel tentativo di produrre un maschio diverso avete prodotto solo un cappone. In politica, nella societa’ , nella cultura, ovunque: laddove avanzano gli aggressivi voi fate un passo indietro.
Tutta la vostra area politica e culturale sta venendo conquistata passo a passo, e tutto quello che sapete fare e’ protestare per l’aggressivita’ degli avversari e per il loro disprezzo per le “regole”? Di quali regole andate cianciando? Le regole sono per chi si batte, non per chi scappa: esse valgono solo sul ring, ricordate? Potete chiedere onore e cavalleria all’avversario solo se vi state battendo con lui, altrimenti con le regole vi ci spazzate il culo. Vi stanno zittendo in TV, sui giornali, ovunque. E tutto quello che sapete fare e’ di protestare per tenere quel che avete. Ehi, avete mai provato a zittire loro? Oh, no, figuriamoci, “non siete mica uguali a loro, voi”. Certo che no: siete maschi di vacca.
Siete quasi imbarazzati quando vi si ricorda che la Resistenza che tanto adorate sia stata una guerra e non una “manifestazione pacifica e colorata”. Preferite non vedere che nei monumenti ai partigiani ci siano i fucili e non le bandiere della pace. Un inutile sfoggio di virilita’, come dite voi femministe? Ah, si’, “il fucile e’ un prolungamento del pene per il maschio complessato”. Wow: i valori della resistenza, eh? E cosi’ presto ci verrete a dire che vi schifano i partigiani con la loro tendenza alla violenza, cosi’ virili con la barba e i baffi e DUE COGLIONI QUADRATI CIASCUNO,  e che tutto si poteva il problema del fascismo con una manifestazione colorata e pacifica. Si’, come no. Ce lo vedo Luxuria a dormire sulle montagne , alla prima zecca che gli si attacca addosso: oh, certo, ma siamo ancora fermi al “maschio addapuzza’”. Certo, erano tutti vestiti D&G, i partigiani.
E vi sentite intelligenti e civili, quando siete solo codardi e piagnucolosi.
Non siete mai stati uomini, perche’ non avete mai scelto un’educazione adatta, che vi portasse alla maturita’. A capire che lo scontro non e’ sopraffazione ma semplice valutazione reciproca, e che non c’e’ nulla di drammatico, e che non ha nulla a che vedere con la “virilita’”, ma solo con l’era adulta del maschio.
Uriel

(1) Notare come nelle arti marziali uscire dal perimetro dello scontro sia sconfitta.

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