Rendite.

Visto che con Yossarian si riesce a fare una “discussione interblog” civile, ne approfitto e rispondo al suo post. In definitiva, quello che ci separa e’ una diversa percezione di quanto avvenuto. Per molti, il mondo delle rendite appartiene al mondo dei “servizi”, cioe’ al mondo del reddito prodotto da un qualche lavoro che si esprimera’ in ore-uomo. Io, al contrario, penso che le attuali rendite finanziarie siano una categoria nuova dell’economia, in quanto prendono un nuovo attore, il rischio, e lo trasformano in reddito.
La vera novita’ , quella che ha causato il disastro finanziario nel quale ci troviamo, e’ la capacita’ di produrre reddito dai rischi, approfitando del paradosso logico che lega le statistiche al calcolo delle probabilita’. Cerco di spiegarmi con un esempio.

 

Supponiamo che per una data compagnia aerea, per motivi di varianza, si faccia la statistica (pesata con tutti i chi-square del caso) che le vittime di incidente aereo siano, sui passeggeri, sei uomini ogni dieci milioni,e quattro donne ogni dieci milioni.E’ possibile , basta che per puro caso caschi un aereo pieno di giocatori di pallavolo , prima di recuperare l’equilibrio uomo/donna, al ritmo di incidenti , occorreranno decenni. Il ciclo teorico e’ molto lungo per via della rarita’ degli incidenti.
Cosi’, in un certo senso i maschi sono stati , statisticamente, piu’ sfortunati. Ma noi siamo un’azienda di assicurazioni, e teniamo conto del fatto che sei su dieci milioni sono uomini e quattro su dieci milioni siano donne.
Problema: se una coppia di due sole persone sale su un aereo, qual’e’ la probabilita’ che l’aereo precipiti? La risposta corretta e’ che non c’e’ relazione alcuna tra il sesso dei passeggeri e il rischio di caduta. Ma dal punto di vista della gestione del rischio classica, paradossalmente la donna “portera’ fortuna” all’uomo. Perche’ se la fisica degli aerei non risente del sesso dei passeggeri, alla fine assicureremo due persone alla media del cinque su dieci milioni. Ma con la passeggera donna ci abbiamo guadagnato, con l’uomo ci abbiamo rimesso.
Da dove nasce questo reddito?
Questo reddito nasce da un  paradosso,  nasce dalla confusione tra statistica e calcolo delle probabilita’. Si sta usando, cioe’, una statistica come se fosse un calcolo delle probabilita’. Un metodo di misura a posteriori contro una predizione teorica a priori. E’ un errore, sempre. Costa, a volte.
Quando il fenomeno che si assicura NON e’ costante, non e’ ciclico, non segue sempre le stesse leggi, e’ lontano dal ciclo teorico statistico, i numeri sono troppo pochi, il costo dell’errore e’ alto.
Cosi’ le assicurazioni possono lavorare tranquillamente usando le statistiche come predizione SE i numeri sono alti, i fenomeni sono stabili e seguono le stesse regole di sempre, eccetera. Cosa succede se lo facciamo in presenza di fenomeni non del tutto regolari?
Eh. Succede che il costo aumenta, e ogni costo e’ un reddito. Cosi’, la definizione di “rendita” e’ semplicemente un reddito prodotto dalla semplice esistenza di un rischio sul quale costruiamo un reddito che non proviene dal nostro lavoro, ma dal differenziale tra il rischio misurato sulle statistiche del passato e quello stimabile nel futuro.
Faccio un esempio di rendita: se lavorate come dipendenti, potrete comprare una casa col mutuo. E’ una rendita? Si. Quello che state vendendo alla banca e’ rischio basso, il rischio basso che avete di perdere ogni reddito. In cambio di questo basso rischio, la banca e’ disposta a darvi dei soldi. Soldi che non avete guadagnato.
La banca non fa altro che prendere dei soldi con un rischio maggiore e darli a voi, maggiorando con l’interesse la differenza tra i due rischi. Nell’esempio di sopra, paga delle donne per salire sull’aereo. 
La casa che avete comprato e’ una forma di rendita. Avete venduto il basso rischio legato alla vostra posizione lavorativa. Anche quello che compra una casa lavora sul rischio: si assume il rischio che la casa deprezzi, pagandola senza sapere se, nel tempo lungo di vita della casa, l’investimento rendera’. In cambio di questo rischio, affitta la casa ad un tizio che ne gode SENZA avere alcun rischio di investimento: non ha comprato nulla.
Infine, la storia dei titoli di stato: voi stimate (1) che il rischio di fallimento dello stato sia tot, e chiedete allo stato di piu’ per dargli dei soldi. Che vi verranno restituiti, piu’ una percentuale di guadagno che ritenete superiore al rischio di fallimento.
Tutto questo e’ semplicemente REDDITO prodotto da una differenza tra rischi.
Sia chiaro, le assicurazioni sono sempre esistite. E hanno sempre lavorato cosi’. Ma negli ultimi anni le rendite (sotto forma di prestiti, mutui, immobili, titoli finanziari) si sono diffuse e sono arrivate a divorare l’economia tradizionale. Questi strumenti che generano ricchezza partendo dal rischio sono arrivati ad essere disponibili a tutti.
Un investimento di “rendita” non e’ altro che un investimento nel quale compriamo basso rischio, ovvero riteniamo che la resa sia superiore ai rischi. Oppure, vendiamo il nostro basso rischio (o se preferite: il buon rating) in cambio di un prestito che restituiremo a rate. In tutti i casi, stiamo commerciando rischi. Siamo , nell’esempio dell’aereo, una donna che si fa pagare per salire a bordo e abbassare la media delle polizze, come se portasse fortuna. Un catastrofico errore logico, ma convenzionalmente accettato.
Problema: esisteva questo fenomeno, prima? No.
Di conseguenza: esistono teorie di politica economica che se ne occupino? No.
Sic et simpliciter: tutte le ideologie politiche sono obsolete, perche’ e’ comparso nel mondo del reddito questo meccanismo (basato su un errore logico che a volte funziona, come un orologio fermo che indichi due volte al giorno l’ora esatta), mai apparso prima.
Il liberismo come ideologia viene meno, perche’ vengono meno i suoi presupposti. Quando un imprenditore investe in una rendita, sta comprando basso rischio, ovvero buon rating. Ma il nostro liberista classico sostiene che il beneficio dell’impresa sia quello di produrre ricchezza, che inevitabilmente produrra’ altra impresa. Invece, come avveniva nel passato col latifondo, i soldi vengono immobilizzati in una logica di basso rischio.
Se consideriamo il rischio di impresa, infatti, notiamo subito come l’impresa che investe su qualche rendita anziche’ ingrandirsi non fa altro che preferire il basso rating della propria impresa al rating migliore di un investimento che so io immobiliare. Il nostro liberista classico pensa che la ricchezza sia la spinta che porta l’imprenditore a rischiare i propri soldi. Ma se esiste una forma di ricchezza che gli fornisce reddito ad un rischio PIU’ BASSO di quello dell’impresa, tutto l’impianto liberista va a farsi fottere. Non e’ piu’ vero che la ricchezza spinge il nostro imprenditore a costruire, e no, le rendite non sono la stessa cosa.
L’impresa che ha un rischio del 10% deve avere un margine superiore al 10% per non rimetterci le penne alla prima crisi.Diciamo che sia l’ 11% Se una casa rende il 3% ma ha un rischio di fallimento del 2%, abbiamo lo stesso 1% di differenza , ma su rischi quantitativamente minori. Questo non era previsto in NESSUNA teoria liberista: il guadagno a rischi bassi che possa “deviare” l’imprenditore dal cercare il “premio” che si ottiene col rischio d’impresa.
Anche il MArxismo non ne esce meglio. Qual’e’ il plusvalore di un rischio? E quello di un meccanismo assicurativo? La fortuna? A Marx sarebbe piaciuta poco come risposta. Il plusvalore di Marx era la differenza tra costi e incassi. LA differenza tra rischi e rese non fa parte della teoria. Il rischio non e’ un costo. Finche’ tutto va bene , l’automobilista che non fa incidenti NON costa.
Questa nuova qualita’ di redditi ha distrutto tutti i meccanismi che storicamente gestivano l’economia. L’imprenditore abbassa il rischio dedicandosi piu’ alle rendite che all’impresa. Non produce lavoro. Le rendite sono basse quando il rischio e’ basso, e alte quando il rischio e’ alto.
E questo meccanismo si e’ esteso a tutta la societa’. I risparmiatori non risparmiano perche’ anziche’ mettere in banca e sfruttare interessi positivi col risparmio, comprano vendendo il guadagno futuro PRIMA di guadagnarlo, in cambio di un ottimo rating familiare.
Questo non era mai successo prima. L’unica classe simile era quella dei latifondisti. Essi coltivavano enormi quantita’ di terre con una resa bassa. Le terre, essendo molto estese, avevano poco rischio di offrire meno delle scarse rese, per cui un margine basso era sufficiente. Difficile che qualcosa potesse distruggere ettari ed ettari di pascolo o di foraggio , per dire. L’agricoltura intensiva, invece, rende di piu’ ma parcellizzando i campi espone al rischio di un evento locale distruttivo.
Non e’ vero, quindi, che l’imprenditore fa ricchezza COMUNQUE investa. Il latifondista buttava un sacco di soldi per terre che rendevano l’ 1/1.5% annuo. Ed e’ qui il problema delle rendite.
Voi siete soddisfatti se qualcuno vi promette, che so io, il 4% su dei titoli di stato. Un’azienda che renda il 4% e’ da buttare via. Quando si passa da investimento nell’impresa a rendita, il rischio e’ minore ed ovviamente sono minori anche le rese. Quando avevo il mio helpdesk il mio margine di contribuzione era sul 28%. Qualcuno di voi investe al 28% annuo? Eppure, per un’azienda non e’ cosi’ strano , come margine.
Le rendite, signori, sono basse. Per definizione. Perche’ quando diventano alte o c’e’ il trucco o c’e’ molto rischio: ma allora tantovaleva correre il rischio d’impresa.Quando comprate con un prestito, se l’interesse e’ basso c’e’ la fregatura nel prodotto. Non c’e’ alternativa: qualcuno sta comprando il vostro basso rischio di fallire, quindi nel bene che vi fornisce in cambio di deve essere un rischio maggiore. Che e’ il rischio d’impresa del produttore se non vende abbastanza. Altrimenti NON avrebbe senso il baratto.
Quindi no, il nostro imprenditore che investe in rendite fa un DANNO all’economia, perche’ nessuna rendita ha la resa pari al margine di contribuzione di un’azienda. E’ l’equivalente finanziario del latifondo.
Questa e’ l’economia del rischio. Il paradigma e’ il rischio. Non il lavoro. Non la ricchezza. Non il plusvalore. La merce effettivamente scambiata e’ il rischio.
Nessuna delle teorie del passato ha mai ipotizzato questo. E qui veniamo a Yossarian. Non c’e’ alcuna traccia, nei lib-dem e nel loro programma, di un approccio al problema. Sembra che il problema non esista. Le rendite vengono ancora chiamate “proprieta’”, come nel novecento.
Ma non e’ cosi’: quando vendete il fatto di essere dipendenti in cambio della proprieta’ ipotecata di una casa che altrimenti NON potevate permettervi, state ricevendo reddito vendendo rating: e’ una rendita. Si’, quel debito e’ una rendita. La rendita derivata dall’aver trovato un posto fisso.
L’unico modo razionale di affrontare la cosa e’ capire che le rendite hanno rese piu’ basse, nella media, rispetto al margine di contribuzione medio. Se prendiamo gli indici di borsa e facciamo una media , su 20 anni, di quanto crescono? . Non un dato eclatante. Non eclatante se lo paragoniamo al margine di contibuzione di un’azienda.
Ducati ha avuto, in un anno (il 2001) , un margine di contribuzione del 40.8%. Mi trovate un investimento di rendita che abbia questa resa annua? Non ce la fate.
Allora cosa facciamo, se domani Ducati decide di diventare una finanziaria e investire sul mercato della finanza? Che magari guadagnera’ , rispetto al rischio d’impresa, di piu’: una finanziaria di quelle dimensioni chiude quasi sempre in buon attivo. Ma non del 40.8%.
Questo e’ il motivo per il quale paesi come Cina o India, molto manufatturieri, crescono di piu’: il margine di contribuzione di un’industria e’ MOLTO piu’ alto di qualsiasi resa finanziaria. Le basse crescite del paesi occidentali sono tali anche per via di tutti i soldi che finiscono nella finanza, cioe’ in un mondo dove i rischi sono bassi a parita’ di reddito, con crescite molto, molto piccole.
Voi un invstimento da 40.8% annuo VE-LO-SOGNATE. L’unica cosa che potete fare e’ costruire un’azienda di successo, se volete simili guadagni.
Allora dite: ma i finanzieri sono ricchissimi. Come mai? Perche’ rischiano meno di Ducati, e come se non bastasse spendono meno. A parita’ di guadagni, i loro rischi sono piu’ bassi. Se guardate il rischio che ha ducati di cannare i nuovi prodotti, o di subire una crisi, scoprite che Ducati e’ molto colpita dalle crisi. Dunque rischia MOLTO. Per questo deve guadagnare MOLTO. La differenza e’ nel rischio.
Il finanziere magari non fa il 40.8% annuo. Ma rischia molto meno di Ducati. Questa e’ la sua ricchezza: la ricchezza del latifondista: molta terra a bassa resa, ma con rischio basso che gli investimenti vengano vanificati, che so io, da una tempesta di grandine.
LA percezione del danno catastrofico che questi latifondisti della carta , i finanzieri, causano al paese, e’ ancora poco diffusa. Si crede che le rendite siano convenienti rispetto alle aziende. Niente di piu’ sbagliato, un’azienda che solo sopravviva ha un margine di contribuzione che nel mondo della finanza e’ sogno puro.
Ma non importa.Giocando su grandi quantita’ di risorse, come per i latifondisti, i nostri finanzieri e i nostri cercatori di rendita riescono a farsi il gruzzoletto. Solo che poi, nel sistema paese, la medie delle rese vi regala un bel PIL del +1-2% annuo. Basso rischio, bassa resa globale, quantita’ investite sufficienti a garantire comunque un reddito alto A POCHI. Latifondo.
L’effetto che la finanza fa alle economie e’ l’effetto che il latifondo faceva all’agricoltura: pochi grandi possidenti erano ricchi sfondati, ma non aumentavano il rischio investendo perche’ le quantita’ di terra garantivano una resa bassa, che tuttavia moltiplicata per le quantita’ di terra li rendeva ricchi.
Ma la resa media, sul globale, dell’agricoltura, era penosa. E si faceva la fame.
Questo, caso Yoss, non e’ nel programma dei liberisti. Non e’ nel programma dei socialisti. Ne’ in quello di Cameron. Nessun partito ha un bagaglio culturale per capire che occorre nel mondo della finanza l’equivalente delle riforme agrarie che finorono il latifondo.
Si voleva aumentare la resa delle terre. Una terra su cui si investisse era piu’ rischiosa: tu investi e un uragano ti distrugge tutto. Se non investi ma hai molta terra, magari l’uragano ti distrugge il 90%del raccolto, ma hai molta terra e ce la farai a vivere. Solo che il paese e alla fame.
L’agricoltura intensiva invece e’ rischio: investi per coltivare meglio, se va male , ci rimetti. Pero’, la resa e’ alta. E questo produce un dato macroeconomico buono. Il latifondo ha meno rischi anche se puo’ fornire (a pochi) dei redditi molto alti, ma ovviamente il dato macroeconomico e’ pessimo.
Allo stesso modo, l’industria e l’imprenditoria hanno rischi alti. Ma hanno rese alte. Il mondo delle rendite ha rischi bassi. Ma ha anche rese basse. Con l’industria, il dato macroeconomico e’ alto. Con la rendita, chi possiede grandi rendite ha un buon reddito. MA il dato macroeconomico e’ basso.

I paesi con le economie di rendita piu’ forti sono quelli che hanno la crescita del PIL piu’ BASSA. I paesi con le crescite alte sono quelli industrializzati. Quindi NO, sul piano macroeconomico spostare i soldi sulle rendite produrra’ lo stop della crescita.

Questo, caro Yoss, non e’ in NESSUN programma politico attuale. Non sentirai NESSUN politico accusare le rendite delle basse crescite dei paesi. Ti diranno che la bassa crescita del PIL e’ tipica “dei paesi maturi”, ma sono PALLE: e’ tipica dei paesi dove l’economia delle rendite e’ piu’ diffusa.
Non esistono guadagni stellari in borsa. Mi spiace, ma anche il finanziere piu’ brillante il 40.8% annuo sul bilancio di una multinazionale finanziaria SE-LO-SOGNA. L’industria lo fa: Ducati lo ha fatto.
Stiamo pensando che la finanza produca ricchezza perche’ guardiamo i POCHI beneficiari ricchissimi. Ma e’ come pensare che il latifondo sia bello guardando i POCHI latifondisti ricchissimi. Il dato macroeconomico invece mostra che il PIL delle nazioni piu’ finanziarizzate tende ad abbassarsi rispetto a quello delle nazioni piu’ manufatturiere.
Questa percezione NON fa parte di alcuna ideologia attuale.
Il fatto che le rendite siano, per il paese, una piaga analoga al latifondo non e’ percepito.
E senza questo, nel mondo attuale, nessuna ideologia politica puo’ curare il male. Ne’ quelle di sinistra, ne’ quelle liberali.
Occorre uno statalismo decisionista  molto forte.Che non e’ patrimonio ne’ della sinistra di oggi ne’ della destra di oggi. “lIberale” significa che spingo la gente la gente a finanziare la crescita  perche’ ci guadagna. Altrimenti non si muove.Socialista significa che spingo la gente a finanziare la crescita con le tasse. Ma quello che serve e’ l’equivalente di una riforma agraria anti-latifondo.
Uriel
(1) Dietro al meccanismo del “rating” non c’e’ alcuna teoria scientifica. Non c’e’ modo di prevedere il fallimento di una nazione.

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