Reddito di cittadinanza e politica.

Reddito di cittadinanza e politica.

Reddito di cittadinanza e politica.

Tempo fa scrissi un articolo nel quale avevo descritto come i movimenti populisti occidentali (di destra o di sinistra) come il prodotto di una nuova classe sociale creata dalla quarta rivoluzione industriale: gli initili. (https://keinpfusch.net/il-populismo-e-gli-inutili/)

Quando lo scrissi mi fermai a questo, cioe’ considerai il fatto che molti movimenti populisti avessero la proposta di dare un reddito di cittadinanza come la prova a fortiori di quel che dicevo. I partiti populisti (alcuni, almeno) dimostrano di essere “figli” di questa nuova classe sociale (cosi’ come i movimenti di sinistra furono “figli” della nascita del proletariato e poi della classe operaia) , proprio perche’ tra le loro proposte c’e’ il reddito di cittadinanza.

Ed il problema, a quanto vedo sui giornali italiani, si ripropone su scala politica. A quanto pare la Lega intende contestare il reddito di cittadinanza, che e’ stato il cavallo di battaglia per M5S alle scorse elezioni. Ma e’ una battaglia che, temo, non portera’ molti frutti alla Lega.

Il problema del reddito di cittadinanza e’, appunto, epocale: se ammettiamo che le nuove tecnologie stiano creando una classe di inutili a basso/nessun reddito, occorre capire che la nascita di partiti che mirano ad integrare il reddito dei piu’ deboli, oggi , non e’ piu’ una richiesta “facoltativa”: e’ l’unica soluzione nota ad un problema che incombe.

E’ inutile pensare che in futuro tutti troveranno lavoro, ed e’ inutile anche pensare che in futuro tutti i maschi troveranno lavoro, quindi che in una famiglia “tradizionale” ci sia sempre uno (di solito il maschio) che lavora. In queste condizioni, o ci si rassegna a masse di disoccupati che diventano rivoltosi in 5 secondi al primo partito violento che arriva (vedi alla voce forconi, ed altri) oppure bisogna calmierare la cosa.

Peraltro, il gradimento dei partiti che chiedono il reddito di cittadinanza e’ destinato ad aumentare: forse qualcuno non si e’ ancora accorto che in caso di coppia convivente ma non sposata e’ facile per la “casalinga” della situazione avere il reddito di cittadinanza, (me lo dicevano quest’estate due conoscenti che non essendo sposati hanno fatto richiesta) , ma il punto e’ che mano a mano che l’economia diventa piu’ efficiente, si avvicina al limite di Pareto (che non puo’ essere raggiunto, ma puo’ essere approssimato a piacere).

Reddito di cittadinanza e politica.

Teoricamente, la quantita’ di “inutili” creati dalle nuove tecnologie puo’ crescere ancora, sino al 70/80% della popolazione, a seconda di quanto possiamo avvicinarci al limite teorico di Pareto, che lui stimava (spannometricamente) intorno a 80/20.

Significa che in un mercato del lavoro efficiente, l’80% produce il 20% della ricchezza e riceve il 20% del reddito, mentre il 20% produce l’80% della ricchezza e si prende l’80% del reddito. Sicuramente nella stima Pareto puo” essersi sbagliato, ma se consideriamo che gia’ ora ci sono paesi ove l’1% possiede quanto il 99% della popolazione, mi chiedo se abbia sbagliato in eccesso o in difetto.

Il guaio di questa distribuzione e’ che e’ destinata ad avere pesantissime conseguenze sociali e politiche molto prima che la distribuzione sia cosi’ estrema. Ma se il movimento cinque stelle ha avuto il 32% dei voti alle scorse elezioni, e la distribuzione dei voti ha una correlazione forte con le richieste di RDC, possiamo dare al M5S una tendenza crescente sino all’80% se dovesse combattere una battaglia per il reddito di cittadinanza.

Cosa significa? Significa che se togliamo il RDC oggi, solo con questo cavallo di battaglia M5S potrebbe tornare al suo 32%. Se lo togliamo tra cinque anni, potreste anche avere percentuali maggiori, persino superiori al 50%. E questo perche’, col tempo, mano a mano che aumenta l’efficienza economica, sempre meno persone possono produrre sempre di piu’, e quindi ci si avvicina al limite teorico.

Ripeto: il problema non e’ che (o se) l’innovazione produca o meno posti di lavoro. Questo e’ un approccio miope che non vuole affrontare il tema su scala piu’ grande: l’innovazione tecnologica produce efficienza economica? Se la risposta e’ si, ci si avvicina al limite di efficienza economico, e come tale ci si avvicina ad un limite ove pochi producono tutto e prendono tutto il reddito, mentre moltissimi producono poco e prendono poco reddito, o nulla.

Ma su questa scala, il fenomeno non e’ microeconomico, e forse nemmeno macroeconomico: e’ storico. Se l’ultima rivoluzione industriale effettivamente aumenta di molto l’efficienza economica, ci saranno enormi quantita’ di persone che non troveranno MAI lavoro.

So che adesso i soliti teorici dell’apprendimento perpetuo mi salteranno addosso, ma mi spiace dirvelo, l’apprendimento perpetuo e’ possibile all’interno di un ambiente lavorativo. Per esempio, la mia azienda mi chiede di superare ogni anno un corso di certificazione su hard skill (reti, IT, etc) e uno su “soft skill” (comunicazione, lavoro di gruppo, etc). Ma questo lo fa sino a quando io saro’ dentro il settore IT.

Ma se prendete una zona di minatori e domani , con un governo saggio, la fate diventare una zona dedicata ad IT e telecomunicazioni (e mi riferisco alla RUHR qui in Germania), davvero convertirete 700.000 addetti dell’industria mineraria in esperti di reti e telecomunicazioni, in 10 anni? Sul serio? Prendete un minatore di 50 anni (concedo che stesse lavorando sugli impianti piu’ moderni esistenti), e vogliate farlo diventare un esperto di IT, pensate di poter fermare , o arrivare prima, di quelli che piomberanno da altri posti, gia’ preparati ? Cioe’, secondo voi le aziende aspetteranno che voi formiate 700 minatori, o assumeranno 700.000 addetti gia’ formati?

Non so che genere di scommesse farete voi, ma ho lo spoiler: nella RUHR, sono arrivati 700.000 addetti da fuori in 20 anni. Il che significa, dei minatori non si e’ “riciclato” quasi nulla.

Adesso possiamo capire una cosa: le nuove tecnologie si evolvono troppo in fretta per poter formare le persone che non ne sanno nulla. Ove esista gia’ un forte gap tecnologico, non c’e’ quasi piu’ nulla da fare, le aziende non aspetteranno anni che voi formiate gli incompetenti informatici o tecnologici. Semplicemente assumeranno altrove.

In queste condizioni, le sacche di popolazione ove oggi arriva il reddito di cittadinanza NON miglioreranno la propria condizione. Sono luoghi ove la penetrazione dell’ IT e’ minima, e nessun’azienda aspettera’ che le persone del posto si aggiornino. Assumeranno gente gia’ aggiornata.

Il numero di elettori che si schierera’ col reddito di cittadinanza perche’ ne ha bisogno e’ destinato ad aumentare, e raggiungere numeri come 70%, quando non 80% come diceva Pareto.

E nemmeno il salto all’indietro e’ possibile.

La stampa sta lasciando in prima pagina la storia di un tizio che ha lasciato il lavoro nel laboratorio di chimica per fare il maniscalco, ormai da un anno. (https://video.lastampa.it/novara/ho-lasciato-il-laboratorio-di-chimica-per-diventare-maniscalco/136865/137122) , ma il punto e’ che anche il salto verso lavori MENO qualificati e’ quasi impossibile su grande scala. Quante persone possiedono un cavallo? Beh, sono quel 20% che possiede tutto. Quante persone possono usarne uno in affitto, magari in quelle belle gite di agriturismo? Di sicuro non i disoccupati. Si tratta di lavori che sono marginali nei numeri. Non ci potete riciclare un 10% di disoccupazione giovanile.

La morale di tutto questo e’ che in futuro il bisogno di un qualche reddito di cittadinanza aumentera’. E sul piano politico puo’ gia’ garantire consensi importanti.

La lotta contro il reddito di cittadinanza e’ una lotta persa. Bisogna non solo rassegnarsi a farne un flusso finanziario standard , ma bisogna anche chiedersi come fiscalizzarlo. Mi spiego:

Sinora il reddito di cittadinanza e’ stato fatto a debito, poiche’ col COVID si sono rotte le inibizioni a fare debito. Ma questo non puo’ durare per sempre. Occorre che diventi un flusso stabile di welfare.

Questo significa che occorre prendere a qualcuno per dare ad altri. E poiche’ i soldi si possono prendere solo laddove ci sono, e’ chiaro che nella situazione teorica 80/20, occorre che il 20% di quelli che hanno l’80% del reddito contribuiscano.

Il risultato finale e’ che le classi agiate, essendo il sistema elettorale basato sul voto, dovranno subire un sistema che prende loro i soldi per pagare il reddito di cittadinanza. Di per se’ potrebbe sembrare una maledizione, ma lo e’ solo se dimentichiamo per quale motivo esistono l’economia ed i mercati.

Lo scopo ETICO principale per il quale i mercati e l’economia di per se’ sono stati creati, anche partendo dal baratto, e’ di garantire sia la divisione dei compiti (tu fai solo l’agricoltore e lui fa solo il calzolaio e poi scambiate) , sia la divisione delle risorse (alla fine agricoltore e calzolaio hanno sia scarpe che cibo).

Se per caso questo non funziona piu’, perche’ per qualche motivo vaste porzioni della popolazione sono escluse sia dalla divisione dei compiti che dalla distribuzione dei beni, vengono meno le premesse principali del sistema economico. La reazione del sistema economico sara’, tendenzialmente , di riportare in funzione le motivazioni alla base dell’etica economica. Ma in questo modo, succede che se escludiamo troppa popolazione dal gioco togliendo loro ogni ruolo nella suddivisione dei compiti, essa tornera’ in gioco procurandosi il reddito SENZA lavoro, dal momento che il reddito e’ una necessita’.

Saranno “i mercati” stessi , quindi, a festeggiare l’estensione dell’ RDC a sempre piu’ persone. Secondo il corriere ora come ora sono 2.8 milioni di persone che usano il reddito di cittadinanza, se estendete questo in maniera elettorale, la consueta regola che ogni beneficiato porta tre voti dice che oggi il reddito di cittadinanza vale il 15% dei voti.

Se anche non usassimo quest’estrapolazione e ci tenessimo i numeri reali, il 5% di elettori – netto – pesa moltissimo sulle percentuali elettorali, se e’ concentrato in alcune zone e se ci sono molti che non votano. Quel 5% netto sugli elettori totali e’ molto potente gia’ ora. M5S potrebbe vivere solo di questo, se necessario.

E se cogliendo il momento proponesse RDC per le casalinghe mamme, che sarebbe davvero difficile da controbattere in Italia in questo periodo, (esistono gia’ forme embrionali di questo sussidio, come il Muttergeld in Germania) , potrebbe avere ancora piu’ voti.

Alcuni partiti e molti politici NON hanno capito che siamo vicini al punto in cui l’innovazione produrra’ troppe persone escluse dallo spazio economico. E quindi, non hanno capito che un qualche tipo di reddito universale arrivera’ COMUNQUE.

So bene che la Lega protegge moltissimi personaggi che non vogliono un aumento di tasse, ma il punto e’ che questi discorsi andavano bene il secolo scorso. Oggi, con il nuovo mercato del lavoro dopo la nuova rivoluzione industriale, sono cambiati i meccanismi di base.

E cosi’ come i lavoratori, nel secolo scorso, hanno avuto i miglioramenti economici che volevano, questa volta probabilmente avranno la vittoria quelle compagini politiche, sempre piu’ nutrite di consenso, che vogliono un qualche tipo di reddito universale.

In parole povere, se volete un’economia dovete rispettare sia il principio etico della divisione del lavoro, che quello della ripartizione delle risorse a seconda del lavoro svolto. Se fate venire meno uno dei due principi, l’altro crolla a sua volta.

Oppure , state senza economia. Che non e’ esattamente quello che volete.

Alla fine, quindi, o le persone le assumete a stipendi decenti , oppure pagherete loro uno stipendio senza assumerli. Perche’ queste sono le due motivazioni che creano l’economia stessa: divisione del lavoro e distribuzione delle risorse. Se fottete sia l’uno che l’altra, non c’e’ piu’ economia.

A voi la scelta.

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