Razzismo. Razzismo ovunque.

Di Levoivoddin, aka Uriel Fanelli, domenica 9 marzo 2003

Ma che cos’e’ il razzismo? Possiamo darne una definizione generica? Possiamo trovare una discriminante che ci permetta di distinguere cio’ che e’ razzista da cio’ che non lo e’?Il pensiero corre subito al discorso nazista della razza, ma la verita’ e’ che il razzismo non riguarda solo “razze”, o ceppi intesi come tali. Pensiamo a “terrone”, o a “islamico”.

In realta’, il razzismo riguarda qualsiasi categoria dialettica cui si possano attribuire proprieta’.

E allora immergiamoci nel pensiero razzista.

Il razzista ritiene che il mondo sia diviso in gruppi, identificati da adeguate categorie dialettiche. Una volta stabilita la categoria dialettica, il razzista ritiene che le proprieta’ di ogni categoria vengano ereditate dalle singole persone che ne vengono identificate.

Cosi’, definite le categorie “negro”, o “ebreo”, e attribuite determinate qualita’ a ciascuna categoria dialettica, il razzista pensa che ogni persona identificata in tale categoria erediti per forza tali qualita’.

In apparenza, il razzismo e’ qualcosa che e’ limitato solo ad alcune frange di estremisti. In realta’, domina quasi del tutto la nostra societa’ ed i suoi rapporti con le altre. Tra parentesi, domina addirittura la politica.

Ad esempio, si sono definite categorie dialettiche come “destra”, o “sinistra”, e partendo da questo si attribuiscono le svariate categorie ai singoli appartenenti. Stabilito che la sinistra sia “colta”, qualsiasi imbecille semianalfabeta appartenente a tale categoria ritiene di ereditarne tale proprieta’. Non dovra’ stupirvi quindi di sentirvi dire “lei non sa usare il cervello” da un tizio che fatica a leggere la bolletta del telefono, anche se magari voi avete sgobbato anni a preparare esami di logica matematica.

La rappresentazione piu’ odiosa del nostro razzismo, tuttavia, non e’ tanto quella riservata all’interno della nostra societa’, ma all’esterno.

Partendo da lontano, possiamo tentare con le riserve indiane degli stati uniti. Ora, tralasciamo la storia: ormai quel che e’ successo e’ successo. Il problema reale e’: adesso perche’ essere ancora razzisti e tenere in piedi le riserve indiane?

Dentro queste riserve, si dira’, gli indiani ci stanno bene. Sono trattati bene. Una voce apposita sul bilancio usa stanzia soldi a palate per tenerle in piedi. Un’apposito istituto zoologico si accerta che gli indiani abbiano la fauna adeguata. Un’ apposito corpo forestale si occupa di tenere in ordine la flora delle riserve.

MA …

Ma guai se provano ad uscire. In teoria potrebbero, ma una volta fuori ogni cosa sarebbe a loro svantaggio. Con l’educazione ricevuta “da riserva indiana” non possono trovare lavori. LA gente li schifa, fuori dalle riserve. Quando entrano dentro le riserve magari li adorano, cosi’ folkloristici, ma fuori….fuori e’ un altro paio di maniche.

Certo, si dira’, perche’ mai un’ indiano dovrebbe desiderare di uscire? Non e’ un’ indiano? Non ama vivere in una tenda, danzare sotto la luna, ballare coi lupi, cacciare il bisonte, tenere la penna in testa? Tutti gli indiani lo fanno, no? Se e’ un vero indiano, e tiene alle proprie tradizioni e alla propria identita’, DEVE voler essere un’ autentico indiano.

Deve dire augh, eccheccazzo, senno’ che indiano e’? Ecco, se lui vuole uscire non e’ un VERO indiano, quindi non merita il rispetto.

E qui siamo di nuovo al razzismo: abbiamo creato la categoria dialettica di “pellerossa” gli abbiamo attribuito delle caratteristiche, e adesso lui e’ cosi’ cosi’ e cosa’. Punto. NON PUO’ voler essere diverso senza andare contro la sua cultura.

E questo e’ niente. Questo succede dentro gli usa, dove la cultura del politicamente corretto si basa su un fondamento razzista: ogni persona appartiene ad una categoria, e la categoria cui appartiene rappresenta la sua identita’. Per cui, guai a criticare le categorie, o si criticano le persone. Non si puo’ dire che la bagna cauda fa schifo, perche’ tutti gli italiani emigrati si offendono. TUTTI. Come se TUTTI gli italiani mangiassero bagna cauda.

Ma c’e’ di peggio.

C’e’ di peggio perche’ in europa noi facciamo la stessa cosa con CHIUNQUE stia al di fuori dell’europa. Noi abbiamo diviso il mondo in categorie dialettiche. I tunisini, dunque, sono tunisini. E non desiderano altro che essere tunisini. Non c’e’ altro nella loro mente che il desiderio di vivere come hanno SEMPRE vissuto i tunisini? Sempre? Sempre, la tunisia non ha una storia, loro sono sempre vissuti cosi’, e quel che piu’ importa essi DEVONO continuare a vivere cosi’.

Perche’? Perche’ sono tunisini, ecchediamine.

Puo’ un tunisino desiderare, che so, mangiare al mac donalds? No. Puo’ desiderare di essere come platinette? No. Puo’ desiderare, che so, una donna tunisina di fare lo strip tease? No.

Queste cose le fanno gli occidentali, non i tunisini. E se…e se una donna tunisina lo facesse?

Male, male male. Si e’ occidentalizzata. Noi siamo tanto ma tanto tolleranti, e tolleriamo che i tunisini siano tunisini. Ma non solo lo tolleriamo: noi PRETENDIAMO che i tunisini siano tunisini.

Come si permette quella puttana di voler fare quello che fa nostra figlia? MA chi crede di essere, un’occidentale? Per carita’, una donna tunisina non deve desiderare altro che essere tunisina.

E come si permettono i giovani iraniani di chiedere democrazia? Forse che la democrazia e’ un valore iraniano? Forse che e’ un valore islamico? E da quando?

Gli iraniani devono essere iraniani, vendere tappeti, mangiare tappeti, dormire sui tappeti , e avere l’aiatollah, perche’ noi possiamo essere tolleranti, comprensivi e multietnici con loro.

GUAI, GUAI se per disgrazia un iraniano osasse che so, amare il rock, suonare heavy metal, avere piu’ liberta’. Sarebbe contaminazione. ORRORE, noi occidentali li abbiamo contaminati con i nostri STEREOTIPI!

Loro sono iraniani. La categoria dialettica di ‘iraniano” non comprende l’heavy metal, non comprende le donne in topless, e quindi non solo noi siamo buonissimi, tollerantissimi ed elasticissimi, e capiamo che per loro quelli “non sono valori”, ma GUAI A LORO se per disgrazia osassero chiedere certe cose.

In realta’, noi vogliamo un mondo come una riserva indiana, dove la storia si sia fermata ed ognuno sia condannato ad essere quel che e’ in eterno, recitando un copione fisso.

Abbiamo diviso l’umanita’ in categorie dialettiche e non tolleriamo che i singoli non vogliano ereditare

E non lo accettiamo: se una regista tunisina ci fa vedere una donna che cerca liberta’, non ci passa nemmeno per l’anticamera del cervello che questa qui possa DESIDERARE liberta’ di espressione. Certo che no: e’ una contaminazione occidentale.

Non e’ certamente possibile che una donna islamica possa DESIDERARE la liberta’, dunque se lo fa e’ perche’ ha ricevuto degli input occidentali. E ci chiediamo chi abbia osato entrare nella bella riserva tunisina a contaminare con queste cose occidentali il loro folklore.

Qualcuno, beninteso un occidentale imperialista, DEVE essere entrato dentro la riserva tunisina, o la riserva libica, o la riserva cinese, a contaminare questa donna con strane idee.

E cosi’ facendo, ci ha tolto il diritto di andare il week end a fotografarla, per poi portare in italia una foto di donna tunisina DOC. Ci ha tolto l’esotico. Ci ha tolto il safari!

Ecco alla fine la nostra visione di mondo: una visione da compagnia viaggi, dove le donne hawaiane girano coi fiori al collo anche con 10 gradi sottozero, i russi suonano sempre la balalaica e guidano la slitta e devono vodka, e guai a loro se si permettono di rovinare il nostro safari fotografico “occidentalizzandosi”.

Poco importa se i valori di diritti umani o di democrazia o di liberta’ economica siano considerati universali: sono universali per l’occidente. Fuori, c’e’ la riserva.

Una grande riserva chiamata mondo, nella quale ogni abitante DEVE continuare ad esibirsi nel suo folklore, senza il diritto di chiedere liberta’, autodeterminazione o parita’, perche’ queste cose sono occidentali, e noi dell’occidente ne abbiamo, diciamolo , LE PALLE PIENE.

Vogliamo andare fuori e guardare gli indiani. Vogliamo andare nella riserva indiana.

Chissa’ se il mondo sa di aver perso il diritto alla storia.

Si, alla storia. Il razzismo toglie il diritto alla storia. Quel nostro razzismo, che noi mascheriamo da “rispetto per le differenze”, toglie a questi popoli la storia.

Supponiamo che prima della rivoluzione francese un’occidentale avesse guardato la francia in subbuglio. Accidenti. LA francia e’ LUIGI, e’ il Re Sole, e’ Versailles, e’ la nobilta’ francese, e’ la Belle Epoque! Come si permettono di volere qualcos’altro?

E supponiamo che a quel punto l’occidente avesse fatto pressioni sulla francia per fermare la rivoluzione e lasciare i francesi nel loro “modo naturale e tradizionale di essere”.

Cosa avremmo fatto? Avremmo fermato la storia della francia, congelandola ad una macchietta di se’ stessa, eterno regno della dinastia di Luigi XYZ.

Ed e’ quello che stiamo facendo. Con la scusa della stabilita’ e del rispetto, con la scusa di “noi li rispettiamo come sono”, stiamo imponendo loro di essere come noi li vediamo nella nostra mente.

Con questo non voglio dire che tutte le donne tunisine desiderino la liberta’. Nemmeno le donne americane vogliono tutte la liberta’. Le donne Amish no, ad esempio. Pero’ io mi RIBELLO all’idea che NESSUNA donna tunisina desideri la liberta’ in quanto tunisina.

Ce ne saranno dei due tipi, e prima o poi uno dei due tipi prevarra’. E se prevarra’ la donna che vuole la liberta’….dovremo rinunciare alla nostra foto di “tunisina doc”.

Eh, si. La nostra compagnia viaggi dovra’ fare altrove i suoi depliants….

Terribile, vero?

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