Quel futuro che non arriva mai.

Quel futuro che non arriva mai.

Quel futuro che non arriva mai.

Chiarita la mia idea rispetto ai “Calimeri Patetici” , torno a parlare di tecnologia. Perche’ stiamo ad osservare un fenomeno stranissimo: di tutte le cose che si potevano fare, di tutte le possibilita’ aperte dalle nuove scoperte (dalla stampa 3D all’Intelligenza Artificiale, dai droni all’ IoT), quasi nulla si sta avverando.

Chi compra Alexa o altri “assistenti artificiali” si trova pochissime funzioni, peraltro poco utili: oh, certo, come dice la pubblicita’ una ragazza cieca puo’ chiedere ad  Alexa se fuori stia piovendo. Ma una persona cieca normalmente ha un udito tale da non aver bisogno di Alexa. E se vi chiedessi quale sia lo scopo UTILE di avere questi assistenti in casa, a parte fare la sveglia parlante e suonarci la musica, la verita’ e’ che non servono a nulla.

Ci si potevano fare molte cose, e’ vero. Saremmo stati tutti felici di avere addosso dei dispositivi capaci di avvisarci quando siamo troppo stressati, quando dobbiamo alzarci dalla scrivania, in maniera INTELLIGENTE.

Potremmo parlare di droni in tutte le salse, di automazione in tutte le salse, di macchine capaci di riconoscere la nostra immagine, e la risposta e’ sempre questa: nulla di tutto questo sta succedendo. Il riconoscimento delle immagini esiste ovunque tranne laddove servirebbe, come per esempio chiamare un’ambulanza se qualcuno si accascia a terra: siamo pieni di telecamere e nessuna che possa chiamare un dottore.

Eravamo tutti felicissimi dell’idea di avere addosso dei sensori che potessero avvisarci in anticipo di un attacco di cuore, o di un qualsiasi problema da affrontare in tempo: oggi abbiamo paura di cedere dati sensibili a qualcuno che potrebbe usarli contro di noi. Eravamo tutti felici di poter ordinare qualsiasi cosa da un catalogo infinito e riceverla domani: oggi sappiamo che vita fanno sia gli schiavi che ci portano la roba, sia i negozianti che usano Amazon. E abbiamo paura di fare la stessa fine sul nostro luogo di lavoro. Oggi abbiamo paura.

Questo fatto , alcuni dicono, e’ del tutto opinabile : ma allora perche’ osserviamo che il mondo militare procede spedito? Perche’ un aereo di sesta generazione come il Tempest di fatto guida un branco di droni combattenti, perche’ le ultime navi montano un radar sollevato in aria da un drone, idem per i carri armati, perche’ i militari guidano aerei senza usare piloti e noi non riusciamo ancora a far andare un’auto, eccetera?

La differenza tra il mondo civile e quello militare e’ semplice: la politica. I militari non devono cercare il consenso  delle masse. I loro soldati obbediscono. Giusto o sbagliato che sia, il punto e’ che invece i civili hanno una politica,  e oggi l’opinione pubblica ha paura della tecnologia.

MA a volerla dire tutta, non abbiamo paura della tecnologia. Abbiamo paura di chi la gestisce. CI fu un periodo, tra gli anni ’90 e gli anni 2000, quando ogni novita’ era divorata dal mercato e ogni nuova tecnologia faceva sognare di sviluppi futuri.

Ma questo era dovuto al fatto che Google ci sembrava un’azienda onesta e non una protuberanza di NSA , Facebook ci sembrava la parabola fortunata di un ragazzotto che voleva fare uzna BBS universitaria e aveva creato un colosso, invece di un mostro fascista che mira a devastare societa’ , democrazia e stato di diritto.

Quando arrivarono i primi social network in Italia eravamo sotto una specie di dittatura stalinista che dominava la gerarchia it. di Usenet. Chiaramente l’arrivo dei forum online e di cose come Friendfeed vennero accolte con entusiasmo. Adesso che Facebook ha imperscrutabili moderatori che decidono su misteriosi criteri e tutta la societa’ sta andando verso il nazismo “american way”, stiamo cominciando a pensare che in fondo non stavamo tanto male.

Non daremo mai i nostri dati medici a questi OTT, perche’ abbiamo paura che il nostro datore di lavoro possa comprarli e decidere di licenziarci prima che ci ammaliamo. Non daremo mai dati sulla nostra situazione finanziaria, a prescindere dalle nuove direttive europee, perche’ abbiamo paura che finiscano con il diventare una fonte di discriminazione ulteriore. Non vogliamo la polizia con le telecamere, perche’ temiamo gli abusi delle forze dell’ordine: il Taser sarebbe una bella invenzione, se non temessimo che la polizia lo usi come strumento di tortura che non lascia segni.

Ma non si tratta di tecnofobia. Si tratta piuttosto di plutofobia: la paura della classe dirigente che gestisce tale tecnologia.

Eravamo tutti felici di poterci informare da infinite fonti, sino a quando alcuni governi non hanno deciso di riempire di terrore, paura e ansia i social network, e abbiamo capito che possono davvero trasformare il mondo in una dittatura di cittadini che stanno tutto il giorno chiusi in casa o in ufficio , per paura di cose che non esistono.

Ma se avete PAURA che la tecnologia finisca in mani sbagliate, il problema non e’ fermare la tecnologia: il problema e’ tagliare mani. Se avete paura che la polizia abusi del taser, il problema non e’ il taser: il problema e’ la polizia. Se avete paura del cattivo uso dei dati bancari, il problema non e’ il Big Data: il problema sono le banche.

Quando Bitcoin arrivo’ e fui in grado di pagarci qualcosa ad Amsterdam, ne divenni entusiasta. Poi arrivarono gli speculatori e ne fecero un derivato esotico, ma il problema non e’ nel bitcoin. E’ negli speculatori.

Il problema vero e’ che la popolazione sta attribuendo alla tecnologia le malformazioni della classe dirigente. Ci sono diverse ragioni.

  1. Tante volte si e’ lasciato correre.

Sapevamo bene tutti che polizia e carabinieri fossero una manica di fascisti, e sapevamo tutti che per gli uomini in divisa i nostri diritti non valgono niente.  Ma abbiamo lasciato correre, tanto dai, due mazzate ad un balordo cosa vuoi che siano? Adesso siamo tutti contrari al riconoscimento facciale pervasivo, perche’ ci chiediamo cosa succederebbe se uno strumento del genere finisse in mano a quella feccia in divisa.

Ma la domanda che dovremmo porci non e’ “che succede se questa tecnologia finisce in mano alla polizia che abbiamo”? Dovevamo chiederci PRIMA “ma che succedera’ quando questa polizia avra’ in mano il riconoscimento facciale?”: avremmo dovuto ripulire le forze dell’ordine , non castrare la tecnologia.

2. Tante volte ci sembrava anche bello.

Sono decenni che delebriamo questi finanzieri cazzuti e cinici, questi ambienti dove le donne sono sempre giovani e perfette anche da vecchie, gli uomini sono sempre potenti e affascinanti, e i soldi scorrono a fiumi.

Sono decenni che parliamo dei mercati come la patria dell’efficienza, che  li usiamo come metro “imparziale” per giudicare ogni cosa, dalla politica alle qualita’ personali. Era fico, Gordon Gekko ci piaceva, ci sarebbe piaciuto essere lui.

E cosi’ abbiamo lasciato che il mondo della finanza crescesse come una fossa di psicopatici sadici e assetati di potere, che godono della propria superiorita’ e intendono distruggere ogni forma di solidarieta’ tra individui, devastare il welfare per far posto alla competizione, e se non sei abbastanza performante allora fottiti e prendi posto nella discarica dei rifiuti sociali.

Adesso che questi psicopatici malvagi hanno in mano poteri come Big Data o intelligenza artificiale siamo spaventati da tutte le discriminazioni che possono mettere in atto. Bene.  Ma anziche’ chiederci cosa succede se i nostri dati medici finiscono nelle mani sbagliate, sarebbe ora di chiedersi cosa succede se mani sbagliate mettono le mani sui dati medici. E vanno tagliate le mani sbagliate, non spenti i database.

Qualcuno adesso dira’: ma la tecnologia allora si puo’ rallentare. Allora “il bobolo” puo’ fare qualcosa.

No.

Come ho detto, i militari queste tecnologie le stanno implementando, e a ritmi serrati. I servizi segreti le tecniche di spionaggio di massa le sviluppano. Dentro le multinazionali i metodi di big data analytics continuano a venire sviluppati, e tutti stiamo venendo profilati.

Quello che NON sta succedendo e’ che le masse possano godere dei vantaggi di questa tecnologia: se un rubinetto intelligente puo’ farci risparmiare sulla bolletta dell’acqua, possiamo montarlo noi oppure puo’ montarlo la ditta fornitrice.

Se lo montiamo NOI, allora NOI risparmiamo sulla bolletta. Se noi NON lo montiamo, e lo monta solo la ditta che ci fornisce acqua, sono LORO a risparmiare sulla bolletta. Ma non noi.

Se le tecnologie di riconoscimento facciale le monta solo la polizia, la polizia puo’ abusarne. Ma se aveste questa tecnologia a portata di mano, potreste facilmente riconoscere il poliziotto violento nelle manifestazioni, che porti il numero sulla giacca o meno.

Se voi girate e siete fotografati continuamente potete anche aver paura che il vostro volto sia usato contro di voi: ma immaginate che VOI siate capaci di riconoscere al supermarket il viso del magistrato perche’ il telefono vi puo’ dire chi avete attorno. Adesso e’ il magistrato che dorme male. E lo stesso dicasi per i droni: cosa fara’ la polizia quando si accorgera’ che vengono usati per sorvegliare le strade dello spaccio e avvisare quando arrivano i poliziotti?

E potete aver paura di venire licenziati se la vostra azienda scopre che siete a rischio di ammalarvi, ma cose succederebbe se voi poteste diasnosticare il vostro capo?

Il problema dell’abuso di un potere e’ che succede solo quando il potere e’ in mano a pochi. Se e’ in mano a tutti, il potere non e’ tale. Se io potessi avere i dati finanziari della mia assicurazione, avrebbero piu’ paura di me di quanta ne abbia io di loro. Invece sono loro ad avere i miei, ed e’ questo che fornisce potere.

Frenare le tecnologie a livello consumer e’ controproducente: esse verranno adottate a livello di governo e a livello corporate. In pratica stiamo consentendo a governi, militari e grandi aziende di armarsi con tutto l’arsenale tecnologico possibile, mentre noi rimaniamo con una fionda e una clava.

3. Ci siamo lasciati calpestare nella dignita’.

La dignita’ e’ il grande assente di questo secolo. Quando i grandi social network hanno cominciato a calpestare le persone, tutti lo hanno accettato. Questo ha dato a certe classi dirigenti la sensazione di poter fare tutto.

Un’amica mi ha mostrato come funziona Tinder dal lato delle donne. Ora, non credo di avere un’informazione “segreta”: non me ne ero mai interessato prima, e mi ha colpito. Ma diciamolo: non riuscirei a sopportare l’umiliazione di essere trattato in questo modo.

Se gia’ avevo poco interesse (per ovvi motivi) verso social come Tinder o Grindr, vedere in che modo viene gestito il rapporto tra domanda e offerta mi ha tolto anche la curiosita’. Onestamente, una riproduzione su scala globale di “oggi me la tiro” che non facilita proprio niente: la verita’ e’ che con Tinder risparmiate il tempo di entrare in un pub, ordinare la birra e sedervi, ma siccome tutto e’ fatto per perpetuare esattamente lo stesso meccanismo di equilibrio tra domanda e offerta che esiste nel mondo reale, Tinder non facilita proprio nulla.

Certo, Tinder non fa altro che nascondere ai maschi l’umiliazione che ne soffrirebbero se sapessero come funziona “dall’altro lato”: quasi nessuno di quelli che sono cresciuti quando ancora i maschi avevano una dignita’ e un amor proprio accetterebbe di venire trattato  a quel modo.

Lo stesso dicasi coi social network, da facebook che ti cambia le condizioni d’uso senza venire mandato a fare in culo (sono curioso di sapere cosa succederebbe se vi cambiassero le condizioni d’uso sull’automobile, invece), a tutti gli abusi successi finora.

La verita’ e’ che la stragrande degli utenti oggi e’ ridotta a merce: da un lato si lascia ridurre volentieri a merce sperando di trarne profitto, dall’altra quando si accorge che i grandi della tecnologia prendono, prendono, prendono senza dare nulla, e non c’e’ alcun profitto, allora poi sono diffidenti verso la tecnologia anziche’ verso chi la amministra.

E non e’ un problema di “regole”: potete far rispettare tutte le regole che volete, un cammello non vincera’ mai una gara di nuoto contro un delfino. E poi sappiamo bene di avere a che fare con una classe di imprenditori che sono dei gangsters, sanno di esserlo e si vantano di esserlo. Esattamente come frodano i fisco per pagare pochissime tasse, froderanno le regole che proteggono i nostri diritti per far profitto.

E’ ora di smetterla di farsi domande sulle regole, sulle leggi e sulle tecnologie: abbiamo un problema di persone. Queste classi dirigenti fanno schifo, non ci fidiamo di loro e non daremmo in mano loro nessuna tecnologia avanzata.

Ci prendiamo per il culo parlando di “regole per i social network” parlando al plurale, quando sappiamo bene che abbiamo problemi con UN social network, che di fatto ne abbiamo solo UNO, e che quindi il problema non e’ “regolare i social network”, bensi’ “disarmare Mark Zuckerberg”. Ci illudiamo quando diciamo che dobbiamo regolare “i motori di ricerca” quando ormai “cercare” e “googlare” sono sinonimi: sappiamo benissimo che il problema non e’ di “regolare i social network”, ma di fermare Google.

Non abbiamo problemi di REGOLE: abbiamo problemi di PERSONE. I nostri problemi hanno un nome: Zuckerberg, Bezos, Page, Cook, eccetera. E dobbiamo iniziare a parlare non di “quello” che temiamo, ma di QUELLI che temiamo.

Il problema non e’ quello di controllare la tecnologia.

Il problema e’ di controllare le classi dirigenti.

https://keinpfusch.net/quel-futuro-che-non-arriva-mai/

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