Puffo negro vi si incula tutti.

Ci sono dei momenti nei quali mi capita a fagiolo l’esempio pratico giusto. La settimana scorsa, mi io e altre persone abbiamo dato luce verde (e messo online) un servizio telefonico “a valore aggiunto” dal nome buffo: “Pizza”. Ora, direte voi: eh?
Si, proprio cosi’. Si tratta di un’azienda inglese ancora in fase pilota che ha federato migliaia e migliaia di pizzaioli, kebabbari, ristoranti cinesi, indiani, ed etnici in generale. Si tratta si un servizio che ora e’ in fase pilota: sono stati inviati degli SMS pubblicitari a qualche migliaio di utenti, per verificare la risposta  e testare il servizio.

 

Questa azienda fa da intermediario telematico verso di noi (da cui l’auditing alla sicurezza dei pagamenti da parte mia sui “miei” frontend) , nel senso che quando l’utente clicca sul “widget(1)” Pizza, qualsiasi piattaforma sia, ha due opzioni. La prima e’ il “call hunting”, cioe’ qualcuno alza una telefonata verso la pizzeria piu’ vicina a lui (alla sua cella) e contemporaneamente a chi ha premuto sul widget .

La seconda e’ di fare direttamente l’ordine via telefono e specificare l’indirizzo.  In questo caso, l’accredito avviene direttamente sul credito SIM, in modo che il ragazzino che gira con le pizze non venga rapinato (sembra che in alcuni quartieri di Londra sia un problema serio).
Se consideriamo che in fase “pilota” abbiamo decine di migliaia di pizze/kebab/quelchele al giorno, si direbbe che questa nuova generazione di servizi sia destinata a vincere. In generale, il concetto e’ che ogni qualvolta un negozio serve all’incirca la stessa area di una “cella” , identificare la cella permette di calcolare piu’ o meno il negozio piu’ vicino, e quindi e’ possibile una nuova generazione di “servizi alla persona”.
Nella “service pipeline”, come amano dire i seguaci di ITIL, ci sono anche farmacie, panetterie che consegnano a domicilio, latterie (questo credo sia per il mercato anglosassione) , semplici supermercati. Un altro servizio carino e’ quello che serve ai supermercati notturni: siccome la quantita’  di rapine e di furti notturni e’ alto, sia ai danni dei clienti che ai danni dei negozianti, si stanno attrezzando per lavorare in questo modo: dopo le ore tot, si fa solo consegna a domicilio. Il negozio e’ aperto, ma lascia entrare solo i fattorini di una precisa ditta (che si suppone quindi non siano rapinatori). Voi ordinate via web e adesso via telefono (2). Esiste persino tra i progetti (ma questo e’ in forse) un servizio di gente che vi viene a fare il pieno all’automobile, sempre perche’ il distributore, sembra in periferia a Londra sia un luogo di agguati, e un altro progetto in discussione e’ il “cash”, cioe’ se vi servono dei liquidi anziche’ andare dal bancomat e rischiare la rapina voi scalate dalla carta di credito e una persona vi arriva a casa coi soldi, con la parola d’ordine che avete digitato sul sito o al telefono.(3)
Tutto questo sta partendo a Londra, esisteva gia’ a Tokyo e in diversi posti degli USA, e ci sono telco interessate a connettersi anche in Italia.
Non so quali e quanti di questi servizi sfonderanno a Londra (non sono un esperto di mercato, io faccio le reti) ne’ quanti arriveranno in italia: ABI e’ ideologicamente (per le banche ideologia=soldi) contraria all’uso del credito SIM come credito d’acquisto reale. E lo stesso dicasi per i grandi circuiti (VISA, AMEX, etc).
Ora, perche’ lo dico? Lo dico perche’ in Italia qualcuno, qualche tempo fa, mi parlo di servizi dove “non sarebbe arrivata la competizione” in quanto essendo “servizi alla persona” non avrebbero sofferto della competizione tecnologica. Il cibo, dicevano, non ne avrebbe sofferto.
Ora, immaginate che arrivi una cosa del genere in italia, diciamo a Milano. Il nostro pizzaiolo , che ha munto tutte le mafie possibili per non far aprire un altro pizzaiolo nei dintorni, che ha fatto carte false per avere un locale “che fa angolo tra due vie”, su “una via di passaggio”, scopre che improvvisamente un altro pizzaiolo, che invece si trova in un vicolo cieco dentro un locale meno costoso e senza insegna , fa 100/200 pizze al giorno cosi’, coprendo la sua zona presso un servizio telematico simile.
Il nostro pizzaiolo obsoleto si vedra’ calare improvvisamente il business delle pizze da asporto, ed essendo un cafone obsoleto non riuscira’ a capire il perche’.
Il nostro farmacista, che ha impedito a colpi di ricorso al TAR (non sto scherzando, con le farmacie funziona cosi’) che aprisse un’altra farmacia in zona, scopre che una farmacia concorrente sta “coprendo la sua zona” per il servizio tal dei tali, che per dire porta il latte in polvere a casa (4).
Il problema di un servizio simile e’ che svincola i negozianti dalle mafiette immobiliari del “posizione in vista”, del “posto facile da parcheggiare”, del “insegna visibile”: la gente quando compra un cellulare (brandizzato, si intende) riceve un pacchettone di servizi tra cui “Pizza”. Se il nostro pizzaiolo convenzionato e’ dentro un vicolo cieco in un locale dove ha solo il forno  , senza insegna (cosi’ non ci paga neanche letasse), senza tavoli (e non ci paga ancora le tasse) , ed e’ nella tua zona, ti puo’ stracciare il ristorante “sulla via di passaggio” facendo prezzi piu’ bassi: avendo meno insegna e meno tavoli paga meno tasse, ricordiamolo.
Con questo voglio dire una cosa:

L’economia della rendita parte dell’illusione che esistano le rendite, cioe’ delle posizioni nelle quali , una volta arrivati, non serva piu’ miglioramento del servizio per godere di un reddito. Si tratta di un’illusione, che molti hanno coltivato (5) volendo pensare ad un mondo nel quale, una volta raggiunta una posizione, sia mantenere la posizione stessa che riceverne un introito NON necessitano piu’ di automiglioramento perche’ qualche “mano magica” elimina la necessita’  di meritocrazia.

Ovviamente le cose non stanno cosi’, eppure quando ho scritto che e’ stato il fatto che l’ IT ha migliorato la produttivita’ della concorrenza e ha fatto piu’ danni ai nostri obsoleti industriali qualcuno si e’ messo a questionare sulla “necessita’ ” di fare innovazione. Essi sognano un mondo nel quale aperta un’azienda hai ottenuto una posizione di rendita, e non ti serve davvero aggiornarti per essere competitivo.
In realta’ l’arrivo di ERP industriali e di produzioni automatizzata in Europa ha letteralmente stracciato gli industriali italiani. Con ERP industriali e produzioni numeriche e’ stato possibile parcellizzare gli ordini in acquisti piu’ piccoli e piu’ frequenti.
Ma un sistema produttivo moderno puo’ garantire 100 pezzi in tre giorni, mentre un sistema produttivo obsoleto, come quello italiano, lavora solo in termini di 10000 pezzi in 10 MESI. Questo perche’ se non usiamo dei sistemi produttivi molto informatizzati , qualsiasi imprevisto ti puo’ fregare un giorno di ritardo. Ma se dobbiamo consegnare 100 pezzi in tre giorni, un giorno di ritardo ci fotte. Mentre se ne dobbiamo consegnare 10000 in dieci mesi, un giorno di ritardo si recupera.
Le approssimative aziende italiane, cioe’, non sono riuscite a reggere una concorrenza che parcellizzava gli ordinativi. Per il compratore fare ordinativi piu’ piccoli on demand significa esporsi di meno finanziariamente e acquistare “sul venduto”, cosi’ quando i nostri concorrenti si sono automatizzati , hanno avuto gioco facile a spazzare via le aziende italiane dal mercato. In moltissimi settori dell’economia italiana, un solo ordine di 10000 pezzi in dieci mesi e’ fattibile, mentre CENTO ORDINI da 100 pezzi ognuno con tre giorni di tempo di consegna ciascun ordine NON SONO FATTIBILI, sebbene si tratti delle stesse quantita’ nello stesso tempo.
Ma i nostri concorrenti invece riescono a lavorare cosi’, il che chiude la porta in faccia alle nostre PMI.
Queste aziende italiane si sono fossilizzate sull’idea di essersi “avviate”, e di non dover necessariamente fare innovazione per vivere. Si sono illuse di aver trovato la nicchia nella quale non avrebbero mai avuto concorrenza. Si sono illusi di essere cosi’ speciali per il solo fatto di essere “made in Italy” che nessuno al mondo avrebbe potuto entrare nei loro mercati e scalzarli. Invece le cose non sono andate cosi’.
Adesso tutti questi sono li’ che cercano di “aprire il negozietto”, “aprire il ristorantino”, “aprire il baretto”, convinti che si tratti di posizioni di rendita, perche’ si sa che questa roba nessuno la potra’ MAI superare o mettere in difficolta’.
Da dove deriva questa mentalita’?
Inizialmente credevo si trattasse di una mentalita’ diffusa dall’immobilismo delle corporazioni di “arti e mestieri”, che aveva trovato terreno fertile in Italia sin dal tempo dei comuni. Dovendo educare una figlia, e confrontandomi con altri genitori, sto iniziando a sospettare che invece le cose stiano andando diversamente, e che si tratti della nefasta influenza delle peggiori madri del mondo, che sono le madri italiane.
I dettagli sui quali “preferisco tacere”(6) sono, in genere, tre.
  1. LA convinzione che non sia possibile imporre un determinato divieto (od obbligo) , o instaurare una determinata abitudine, sino a quando il bambino “non e’ capace di capire”. Sembra che sia scomparsa l’idea che una buona abitudine possa, per il bambino, essere un automatismo che non richiede alcuna comprensione al momento, la cui ratio sara’ compresa in seguito. Queste madri sembrano pensare che finche’ il bambino non ha una laurea in odontoiatria,  non lo puoi rimproverare se non si lava i denti ogni sera, perche’ “non capisce, e’ troppo piccolo“. Al contrario, e’ perfettamente possibile che una serie di buone abitudini siano dei puri automatismi, che non necessitano al momento di comprensione, e che possono venire instillati sin da subito. In seguito, arrivera’ la comprensione. Per ora il bambino non capisce, e quindi FA senza capire. In seguito, capira’. Invece le madri italiane sono convinte che l’unico modo di far fare qualcosa ai loro figli sia di persuaderli, cosa per la quale devono aspettare l’eta’ adatto. Il risultato e’ quello di rendere conveniente NON raggiungere l’eta’ adatta, in modo da non essere vincolati da doveri e buone abitudini. Una intera generazione di ritardati che arriveranno a 30 anni con la mamma che non gli spiega niente del mondo perche’ “poverino, e’ ancora giovane, non capisce”.
  2. La convinzione che i traumi vadano evitati ad ogni costo. Sebbene sia evidente il fatto che a fare di un essere umano UN ADULTO sia la somma dei traumi subiti, e che OGNI momento di crescita sia ipso facto traumatico, sembra che la preoccupazione principale delle pessime madri italiane sia quella di evitare ad ogni costo che il bambino subisca un trauma. Non si capisce perche’ mai un bambino non dovrebbe subire traumi, dal momento che non e’ possibile diventare adulti senza subire traumi, eppure esiste una leggenda secondo la quale sarebbe possibile creare un adulto senza che il suo passato contenga dei traumi. Il risultato di questo comportamento e’ un’intera generazione di ritardati i quali ritengono che sia normale che la vita proceda senza traumi, e scappano come codardi di fronte a qualsiasi situazione prospetti la possibilita’ di un trauma. Una generazione di codardi senza attributi, incapaci di affrontare le difficolta’, perche’ lo stesso presentarsi della difficolta’ e’, in se’, un trauma.
  3. La convinzione che la pressione sulla persona sia sbagliata in se’. Sento dire che hanno abolito l’esame di quinta elementare perche’, pur non esistendo piu’ la bocciatura, “esercitava troppa pressione sui bambini, e quindi troppa paura di fallire”. Non si capisce cosa ci sia di male nell’avere paura di fallire di fronte ad una prova, ne’ che cazzo ci sia di sbagliato nel fatto si avere una certa pressione addosso. Essenzialmente, tutta l’esistenza delle persone e’fatta di prove, nelle quali avremo paura di fallire, ovvero di mancare ai risultati. Poiche’ vogliamo raggiungere dei risultati in base a qualche motivo, ovvero a qualche spinta (e quindi pressione) , abolire sia la prova che l’ansia di fallire, che la pressione riguardante i risultati sta creando una generazione di amebe incapaci di porsi degli obiettivi (questo darebbe loro paura di fallire) e contemporaneamente incapaci di reggere la pressione senza spezzarsi.
Qual’e’ il mondo di riferimento di queste persone? Com’e’ il paese ideale di queste neotenie? E’ il mondo che teorizzano quando pensano al “Made in Italy”, quando parlano di “Decrescita”, quando parlano di “Anticapitalismo”.

 E’ il mondo dei Puffi.
Un’illusione nata per bambini, solo che i nostri bambini sono rimasti tali (privi di traumi, privi della paura di fallire, privi della pressione per il superamento di prove,privi di prove da superare, privi di buone abitudini acquisite , del resto, non potevano certo diventare adulti)  e quindi continuano, anche da grandi, a sognare un mondo come e’ concepito in un cartone animato per bambini.
Un mondo-villaggio nel quale voi siete il Puffo Fabbro , e siccome siete Puffo Fabbro non saltera’ mai fuori un altro Puffo Fabbro che vi toglie il lavoro. Un mondo nel quale esiste una sola Puffetta, unica femmina e quindi immune alla competizione di altre femmine. Un mondo nel quale il capo con la barba e’ sempre capo ed e’ buono ed e’ saggio e pensa per noi. Un mondo dove Puffo Forzuto e’ quello forte e non saltera’ mai fuori uno piu’ forte. Un mondo-villaggio dove al massimo il problema e’ qualcosa che arriva da fuori, perche’ dentro quel villaggio i ruoli sono definiti una volta ed una volta per tutte, i giorni sono tutti uguali, non ci sono prove da affrontare, non c’e’ bisogno di fare nulla di speciale per mantenere la propria posizione sociale, non c’e’ pressione perche’ gli obiettivi non sono altro che la quotidianita’, nessuna decisione collettiva e’ valida se qualcuno di saggio e vecchio non aspetta che voi l’abbiate capita prima di essere tenuti a rispettarla.
Il piccolo problema di tutto questo e’ che un mondo del genere non esiste, se non nei cartoni animati per bambini. Non esiste, non puo’ esistere, e non esistera’ MAI.
Le loro mammine premurose non glielo hanno mai detto. Le loro mammine premurose non hanno voluto dar loro questo shock. Non hanno mai voluto spiegare loro che avrebbero dovuto affrontere delle prove solo per sopravvivere, solo per avere il minimo. Non hanno mai voluto spiegare loro che per diventare adulti dovevano superare dei traumi, cioe’ degli eventi NON NEGOZIABILI di fronte ai quali l’unica soluzione possibile e’ inventare una nuova capacita’ di sopravvivenza. Non hanno mai spiegato loro, le loro terronissime madri, che avrebbero dovuto vivere sotto pressione , perche’ se il tuo piatto e’ bello pieno qualcuno sista chiedendo come prendere una fetta e mangiarci lui.
Passano il tempo a idealizzare un mondo impossibile, il mondo dove il leone pasce con l’agnello senza che uno contenga l’altro, dove il latte e il miele scorrono nei fiumi, dove l’unico pericolo e’ Gargamella, che sia chiaro e’ malvagio ma nessuno si fa davvero male e tutto finisce sempre bene. Un mondo insulso , impossibile ed inesistente, prodotto dalla pessima educazione che le peggiori madri del mondo hanno mai impartito ad una generazione.Un mondo di delirio, che esiste solo nelle menti di qualche idiota.Per giustificare l’ideale che questo mondo sia possibile devono inventare , spesso, che ci sia un grande complotto che rende questo mondo cosi’ sgradevole, senza rendersi conto che questo mondo e’ NORMALE, e che per immaginare il mondo delle loro mammine devono inventare cazzate come i complotti, le scie chimiche, echelon, il signoraggio, e tutto quanto renderebbe il mondo attuale com’e’, ovvero NORMALE. Per giustificare la loro fede ideologica in un mondo impossibile tireranno fuori anche gli UFO.

Da questo sogno insulso , bleso e melenso di sveglierete. Vi sveglierete e urlerete, perche’ sara’ il vero momento del parto, il vero momento traumatico nel quale uscite dall’utero materno, che e’ stato un utero materiale prima e ideologico dopo, e sapete quale sara’ la prima cosa che vedrete?
Un’infermiera che vi tira una sberla.
Solo che quella che vi ha tirato la sberla al momento della nascita ve l’ha tirata piano, e per il vostro bene. Ma non andra’ sempre cosi’: quando nascerete la seconda volta, l’infermiera che vi tira la sberla ve la tira per tramortirvi e mangiarvi.
Essenzialmente, state per svegliarvi. E sara’ un brutto risveglio, perche’ vi sveglierete poveri.
Sara’ un trauma. Vi sentirete sotto pressione. Avrete paura di fallire, perche’ avrete gia’ fallito. Nessuno aspettera’ che voi “capiate” per spiegarvi le regole.
E sarete cibo.
Uriel
(1) Credo che “gadget” sia ormai un brevetto Apple, e per pronunciare questa parola dobbiate pagare delle royalities.
(2) A quanto ho visto del servizio avete la possibilita’ di salvare sino a sette carrelli, cioe’ una cosa tipo “weekly shopping” , con il necessario “standard” per la settimana, oppure che so io “vegan day”, e vi arriva a casa la roba per il giorno vegano della settimana. Questo serve in particolare per non stare ore al cellulare a fare la spesa di un giorno.
(3) Qui uno dei dubbi piu’ grandi e’ lo spelling. Un tizio tedesco a Londra decide di usare come parola Oberammergaueralpenkräuterdelikatessenfrühstückskäse (e’ una roba che si mangia)  o “Arzneimittelausgabenbegrenzungsgesetz”(e’ il nome di una legge regionale, o roba cosi’) e sono cazzi per il poveraccio che arriva alla porta dei due anziani di turno (sono i piu’ rapinati al bancomat) pronunciarla correttamente.
(4) Le donne con bimbi piccoli , al capitolo “vai a fare la spesa” sono un pelino in difficolta’. Lo stesso dicasi per latte in polvere, pomate, medicinali da comprare in fretta ed altro. Dategli la possibilita’ di farsele arrivare a casa (e senza dover pagare un tassista/vampiro) e ne ridiscutiamo. Menziono il latte in polvere perche’ e’ uno dei business piu’ grossi.
(5) Anche il “Made in Italy” e’ una rendita”: ci si aspetta di poter ottenere reddito dal solo fatto (senza merito) di produrre qualcosa in Italia. Siccome sei italiano e hai la fabbrica qui, allora per la “magia” del Made in Italy dovresti avere diritto a guadagnare piu’ di qualcuno altrettanto onesto che fa un buon prodotto altrove. Rendita.
(6) In genere, quando discuto di persona, preferisco tacere ogni qual volta mi rendo conto che il mio interlocutore sia troppo stupido per capire qualcosa, oppure quando mi rendo conto che sia un preda ad una ideologia, ovvero ad un pregiudizio strutturato e dialettico. Non ha senso parlare, quindi tantovale tacere.

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