Profumo di nerchia.

Mi chiedono da diverse parti di commentare la vicenda di Profumo, dal momento che la ricostruzione fattane dai giornali puzza di falso a chilometri di distanza. Per prima cosa, quindi, vorrei sfatare i falsi miti (Repubblica andrebbe usata come carta da cesso per meta’ dell’articolo che ha scritto a riguardo), e poi andare a capire quale sia il dramma delle banche (italiane e non) di oggi.
Innanzitutto: il governo voleva Unicredit stabile. Tremonti (il quale, che mi risulti, e’ ministro del governo Berlusconi) aveva fatto pressioni su tutte le parti in causa per tenere Profumo al proprio posto. Dire, come fa Repubblica, che si tratti di una manovra del governo e’ assurdo, fuorviante e specialmente falso.  Semmai, il governo si potrebbe accusare di aver irritato gli azionisti spingendo troppo per tenere Profumo al suo posto. Chi sostiene che sia una manovra di Berlusconi sta mentendo sapendo di mentire.

Cosi’ come mente chi si illude che sia una manovra della Lega. A parte il fatto che ad aprire le danze e’ stata la controparte tedesca, la Lega e’ sin troppo preoccupata di perdere una banca molto radicata sul territorio, banca che peraltro stavano lentamente occupando. Un cambio di CDA al buio e’ la situazione piu’ pericolosa possibile per i padrini politici del sistema bancario.

La ricostruzione politica della vicenda e’ stupida e palesemente falsa, perche’ quando si parla di Profumo si parla di un maager atipico, che era sulla graticola da almeno due anni. Affermare che si sia trattato di un’operazione nata a tavolino coi libici significa restringere la cosa a pochi mesi fa, senza tener conto del fatto che Profumo ha una lunga storia di conflitto con gli azionisti.

Lo stesso dicasi dei libici. Unicredit e’ una banca dall’azionariato piuttosto eterogeneo, di cui una fetta enorme e’ “mercato” e si presta agevolmente a operazioni piuttosto dubbie. MA questo e’ uno dei problemi che hanno portato Profumo alle dimissioni, ovvero l’endemico ed epocale fallimento del concetto di “Public Company”.
In ogni caso, non e’ certo l’ingresso dei libici ad aver portato Profumo alle dimissioni: mantenere stabile profumo era ed e’ interesse degli azionisti , specialmente quelli nuovi, perche’nessuno e’ cosi’ cretino da decapitare l’azienda nella quale ha appena deciso di investire. Nuove partecipazioni portano a nuovi CEO, ma in genere si aspetta un attimino, non fosse altro che per tessere una transizione morbida.

Affermare che sia colpa della Lega e’ altrettanto sbagliato, dal momento che proprio la Lega avrebbe voluto (e non per niente Tremonti, vicino alla lega, ha osteggiato la cosa) che Profumo rimanesse al suo posto mentre loro colonizzavano gli strati locali della banca.

Ma l’assurdita’ delle accuse alla politica e’ evidente per un semplice fatto: la politica non fa MAI salti al buio come questi. In politica, quando si sfiducia qualcuno, il successore e’ gia’ preparato, e il CDA esamina il candidato alternativo anziche’ sfiduciare il candidato presente. Esaminare il candidato successivo significa “cambio al vertice”:si pagano buonuscite, grandi strette di mano, tarallucci e vino, il vecchio capo ringrazia tutti per il buon lavoro e introduce il nuovo capo , eccetera.

Sfiduciare Profumo in questo modo non e’ il tipico procedere della politica italiana, tantomeno di quella di centrodestra, tantomeno un’usanza della finanza italiana: il mondo della finanza italiana e’ piccolo, e quindi si presta a vendette successive. Dire “ti sfiducio” in questo modo significa dire “meglio una poltrona vuota di te”, oppure “ce l’abbiamo cosi’ tanto con te che pur di buttarti giu’ preferiamo il rischio di un vuoto”. In un mondo piccolo come quello italiano, significa farsi un nemico che avra’ sicuramente modo di vendicarsi. Che Profumo si dia alla politica o diventi Ceo di qualcos’altro ( di certo non andra’ a cantare sulle navi crociera) , questi signori si sono fatti un nemico piuttosto roccioso che non manchera’ di fargliela pagare. Per questo, in Italia, non si procede mai cosi’: in una finanza che e’ un club con le stesse facce, farsi dei nemici giurati e’ una pazzia.

Affermare che la sfiducia a Profumo sia nata in Italia e’ come affermare che l’ italia sia cambiata al punto da potersi permettere di avere un nemico come Profumo, che in linea teorica potrebbe anche darsi alla politica e trovarsi ad essere il successore designato a Bankitalia (perche’ no?) , per dirne una. O potrebbe darsi alla politica anche di piu’ ed essere un futuro ministro, di certo non dell’ Agricoltura. E allora sarebbero cazzi amarissimi.

Morale della storia: non e’ un’operazione italiana per come e’ stata condotta, e NON e’ un’operazione libica perche’ nessuno e’ cosi’ fesso da buttare i soldi in una banca a patto di decapitarla l’indomani.

Andiamo a vedere a chi fa comodo questa decapitazione: l’impronta, a saperla leggere , e’ fin troppo chiara.

  1. Esiste una enorme quota di proprieta’ Unicredit che e’, genericamente , “mercato”., non rappresentata  nel consiglio come azionista pubblico. Uno speculatore, in questi giorni, puo’ tranquillamente giocare con le inevitabili fluttuazioni del titolo, e prendere potere (diretto o meno) semplicemente acquistando piccole quote (sotto i livelli di vigilanza di Consob) sul mercato. Per lo speculatore e/o l’aspirante socio occulto, e’ un’occasione molto buona di mettere le mani sulla banca.
  2. Il sistema bancario tedesco e’ instabile, mentre quello italiano ha retto benone le prove di stress test. Il che significa, essenzialmente, che se non arriva un pochino di caos in Italia, le banche tedesche rischiano che gli investitori si spostino in Italia, attratti dalla resilienza del sistema bancario. Specialmente gli investitori allergici al rischio. Una bella maretta in Italia fa comodo a mezza europa.(1) Guarda caso, ad aprire le danze e’ stato un tedesco.
  3. L’ingresso dei libici porta il sistema bancario italiano ad avere una forte attenzione sul mediterraneo, ma porta i concorrenti della Libia che vogliono peso in italia a fare delle contromosse, investendo a loro volta. Egiziani, sauditi , algerini e tunisini (ma anche turchi e siriani) non possono permettere che la Libia abbia piu’ peso di loro nel sistema finanziario italiano. Dovranno, quindi, investire a loro volta per avere lo stesso peso, creando di fatto un circuito finanziario mediterraneo. Londra , New York, Parigi e Francoforte non godono di questa cosa. Ripeto, ad aprire le danze sono un tedesco e a suonare il violino c’e’ una galassia Mediobanca sin troppo compromessa col mondo anglosassone.

Questi sono gli attori piu’ sospetti, nel senso che questi sono gli ambienti dai quali e’ partita la decisione di far saltare Unicredit. Non e’, e si vede da come e’ stata condotta, un’operazione nata in Italia. Chi dice il contrario sfida la logica e dovra’ spiegare chiaramente in che modo, nel piccolo orticello italiano, adesso i nemici di profumo potranno impedirgli di vendicarsi. E uno come Profumo ha le informazioni per farlo.

Se la decisione e’ stata presa dai soliti padroni della finanza occidentale, il problema adesso e’ capire come abbiano trovato gli alleati. E qui andiamo alla, come dire, “differenza” tra Profumo e gli altri. Profumo (che non mi piace molto come strategia, sia chiaro) e’ un manager fortemente atipico. E’ fortemente atipico per la sua abitudine a ragionare in  modi inusuali. Questo suo modo di ragionare gli ha tirato addosso l’ira degli azionisti, e ha scoperto il problema delle public company occidentali, ovvero il paradosso insito nel concetto in se’.

Andiamo per ordine, per capire in che cosa Profumo sia atipico.

  • Profumo pensa che il bene dell’istituto venga prima del bene dei singoli azionisti. Pensa che gli azionisti non siano solo quelli che entrano in consiglio e poi mangiano ogni giorno a spese dell’istituto, ma pensa che la loro azione debba essere prolungata e che debbano continuamente finanziare l’istituto per farlo crescere, cioe’ mettere mano al portafogli di continuo, in vista di guadagni futuri. Questo non piace agli azionisti che giocano tanto di scalping o sul breve termine, e piu’ volte Profumo ha chiesto agli azionisti di mettere mano al portafogli per finanziare la banca.
  • Profumo pensa che l’istituto duri piu’ degli azionisti. I suoi investimenti nell’est europa sono investimenti in perdita, ma non dobbiamo dimenticare che la Polonia cresce del 10% annuo. Non e’ impossibile che tali investimenti saranno ripagati tra qualche anno: l’istituto ci sara’ di certo, perche’ non farlo?(2) Il guaio e’ che gli azionisti vogliono soldi subito.
  • Profumo pensa che se investi sul titolo di una banca, stai condividendo il rischio d’impresa della banca. Molti di voi dicono “ho investito in titoli Unicredit e ci ho rimesso”. La risposta (questa volta condivisibile) e’ “cazzi vostri”. Avete investito su una banca, ergo vi siete presi il rischio d’impresa della banca. Cosi’ imparate a tuffarvi in una vasca piena di squali, quando siete solo merluzzi.

In pratica, era inevitabile che Profumo finisse in conflitto con gli azionisti. E qui veniamo alla piu’ tremenda montagna di merda mai prodotta dall’ideologia finanziaria anglosassone, ovvero la versione moderna del concetto di “Public Company”.

Nella public company, gli azionisti formano un consiglio che non dirige l’azienda, ma nomina una persona (che teoricamente e’ un dipendente pagato dall’azienda) la quale dirige l’azienda dopo aver conquistato la fiducia degli azionisti.

Siccome si presume che l’azionista sia pieno di amore per il mercato, la sua sanita’, l’azienda, il suo futuro, si presume che l’azionista NON cerchi di comandare direttamente l’azienda, ma lasci fare al CEO, persona che ha votato, al fine di garantire che le azioni da lui comprate crescano di valore.

Sono certo che su Marte le cose stiano esattamente cosi’, e che gli Anziani grokkino la cosa proprio in quel modo. Sul nostro pianeta le cose non vanno esattamente in cosi’. (3)

  • Innanzitutto, puo’ succedere che qualche azionista abbia interesse ad un periodo di oscillazione del titolo, al solo scopo di comprare altri titoli a basso costo e diventare un azionista piu’ potente. Questo succede specialmente in aziende che hanno una vasta componente di azionariato diffuso e non rappresentato.Il primo punto di fallimento del concetto di Public Company , ove e’ fondamentale la proprieta’ e il management sono distinti , e’ che l’azionista puo’ avere convenienza a giocare contro il management.
  • Il secondo punto di fallimento e’ la volatilita’ della proprieta’ stessa. Qualcuno puo’ concepire una situazione nella quale un picco di dividendi (a spese dell’azienda stessa) sia pagato per un breve periodo, e se poi l’azienda ne rimane dissanguata cazzi dell’azienda, tanto l’azionista se ne esce dalla proprieta’, oppure approfitta del crollo (vedi sopra) per comprare azioni. In questo caso l’azienda ti paga un dividendo, e il trimestre successivo i nodi vengono al pettine. A quel punto le azioni scendono, e l’azionista che ha ricevuto il dividendo lo usa per comprare altre azioni. L’azienda, cioe’, si dissangua finanziando la propria scalata, di uno o piu’ azionisti.
  • Un altro fallimento e’ l’inerzia insita nel concetto di azionariato. Comprare le azioni ti da’ un posto nel consiglio. Ok. Da quel momento mangi in quel piatto. Ok. Questo ti da’ degli obblighi? No. Puo’ essere semplicemente che tu abbia parcheggiato li’ i tuoi soldi, che ti vada benone una bassa resa perche’ credi nel CARP come se fosse il vangelo, e l’azienda rimane immobile per anni solo perche’ tu la vuoi usare come salvandenaio.
  • Per chiudere, il concetto di azienda come mucca da mungere. Un azionista puo’ avere interesse ad entrare in azienda e poi votare sistematicamente il CEO che gli promette affari. Mio fratello produce copertoni, io entro in un’azienda che produce trattori. Poi voto un ceo che mi promette di cambiare fornitore di copertoni.

Unicredit e’ malata di tutte e quattro queste malattie. L’azionariato ha tutti e quattro questi difetti, combinati in diversi modi, e ovviamente si e’ scontrato subito con un banchiere “sistemico” come Profumo. Profumo (e mi e’ testimone chi mi legge da anni) non mi piace per nulla. Rimane pero’ cio’ che e’, ovvero un individuo che privilegia fortemente ed ideologicamente gli interessi dell’istituto su quelli degli azionisti, piccoli o grandi che siano. Per questo ha trasformato una bancarella da qualche centinaio di sportelli in una gigantesca multinazionale coi piedi in mezzo mondo. Ovviamente, la trasformazione l’hanno pagata gli azionisti. Un tipo di azionista cui non piace pagare , cui non piacciono i piani a lungo termine, cui non piace la visione ampia, che vuole una banca da mungere , che vuole buttare li’ i soldi e andare a dormire aspettando che qualcuno li faccia crescere.

Cosi’, la mia personale opinione e’ che Londa, New York, Parigi e Francoforte abbiano deciso di far saltare Profumo. E che abbiano trovato facili sponde nei miserabili azionisti che compongono il CDA.

Far saltare Profumo non era difficile, visto che ormai da anni il manager era in rotta con gli azionisti.

Come finira’? Finira’ come finisce lo stupido che apre una crisi al buio in Italia. Adesso gli azionisti hanno sfiduciato il CDA (con motivazioni ancora da leggere) senza indicarne un altro. Il titolo e’ sceso e la componente diffusa si presta ad acquisti. La politica, nei confronti di una banca decapitata, e’ piu’ forte che mai. Il governo, nei confronti di una banca decapitata, e’ piu’ forte che mai.

Quello che succedera’ e’ che Profumo se ne andra’ ma si muovera’ per far uscire allo scoperto i propri nemici. Che poi Profumo si getti in politica  o meno e’ irrilevante, perche’ in Italia una aperta ostilita’ come questa e’ considerata dannosa da chiunque. Chi si e’ prestato a questa operazione sara’ considerato, per il modo in cui  ha agito, una testa calda, o perlomeno qualcuno che non rispetta le solite diplomazie consolidate della finanza italiana.

Il risultato e’ che Profumo non restera’ disoccupato a lungo, e nel suo prossimo incarico si vedra’ chiaramente quale sia lo spettro delle sue possibili vendette. In Italia, quando hai una spada di damocle politica sulla testa, sei un appestato.

L’unico modo che gli sfiduciatori hanno, adesso, di rientrare in uno stato di pseudoquiete e’ di  rifare la pace con Tremonti e lasciargli un certo peso nel nuovo assetto societario, e dovranno farlo al buio, senza conoscere in anticipo le intenzioni di Tremonti (il quale era contrario alla sfiducia a Profumo).

Per ricomporre lo strappo con Profumo e i suoi alleati, che sono comunque numerosi anche a livello politico, dovranno per forza di cose accettare che la politica entri nel merito , e che la nuova situazione sia abbastanza favorevole a Profumo da invitarlo a sotterrare i rancori.

In pratica, si tratta della solita incompetenza con la quale gli stranieri si muovono nello scenario italiano: il tentativo patetico dei tedeschi di indicare l’ingerenza del governo come scusa per sfiduciare Profumo crea una crisi al buio che di fatto rendera’ il governo (e lo stesso profumo, per conto terzi) ancora piu’ influente e determinante.

Quando vedremo il successore di Profumo potremo valutare la portata (e il costo) della scelta assurda di Rampl e dei suoi padrini di Francoforte, nonche’ di Geronzi e dei padrini inglesi di Mediobanca. Ovvero, che a Profumo succeda qualcuno di ancora piu’ politico (e quindi ancora piu’ italiano, dal punto di vista tedesco) e come se non bastasse di ancora piu’ orientato alla linea manageriale di Profumo, ovvero qualcuno che chiedera’ immediatamente agli azionisti di mettere mano al portafogli.

Del resto, che i tedeschi sappiano giocare solo in casa e’ noto. Che degli italiani si prestino a minchiate e ai padroni stranieri, anche.

Che questa miscela ottenga i risultati opposti a quelli sperati, poi, e’una regola, dalla patetica saga di Vodafone/Mannesmann(4) in poi….

Uriel

(1) E ripeto: prima ne usciamo meglio e’, dalla UE.

(2) Non e’ una cosa tanto strana. Gli stessi fondi pensione 401k sono basati sul concetto che nel lungo termine (20 o 30 anni) la borsa crescera’, quindi se accumuliamo un portafoglio molto eterogeneo di titoli di borsa per 20 o 30 anni (il tempo di contribuzione prima di andare in pensione) , sicuramente ci guadagneremo. Crisi epocali a parte, si intende.

(3) I popoli “ariani” sono specialisti nel creare ideologie che suonano benissimo,  spiegano tutto e  funzionano solo in un mondo perfetto.

(4) Prima o poi ne parlero’. In pratica i tedeschi partirono in pompa magna per mazzolare  Londra con tutta la loro tronfia incompetenza, e dei manager inglesi (all’epoca neanche tanto quotati)  sfilarono da sotto i denti dei tedeschi anche le mutande, con un giochino da ragazzi che in Italia conoscono persino gli stagisti degli sportelli di Montepaschi. Se girate per strand, in alcuni angoli risuonano ancora gli echi delle risate che a Londra si fecero per lo sgambetto ai tedeschi. Credo che gli inglesi abbiano fatto dirigere l’operazione a qualcuna delle loro colf pakistane , tanto per fregare un tedesco che si crede potente non serve certo un manager. Quando un tedesco gioca fuori casa, perde: e’ una costante dell’universo, non ci possono far nulla.  Il tedesco e’ forte solo dentro i propri confini, si tratta di un popolo “inadatto al resto dell’universo“.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *