Profezie locali.

UNA SCIENZA DI CAZZATE

C’e’ stato un periodo nel quale la “scienza” era costituita dalla religione. Da una religione “cattolica”, ovvero universale. Come tale, essa si proponeva e/o millantava di saper spiegare ogni cosa.

Ed in effetti, essa dava una spiegazione a tutto, dall’ Alfa all’ Omega. Dall’inizio del mondo alla fine del mondo, cio’ che succede e cio’ che non succede, ogni cosa andava spiegata.

E quando dico “andava” spiegata, intendo dire che la classe dirigente della scienza-religione sentiva il DOVERE di rispondere ad OGNI domanda in funzione del proprio sapere. Il sacerdote doveva saper trovare una risposta a tutte le domande, una risposta per tutte le eta’, non fosse altro che “mistero di Dio”.

Quando , con il metodo galileiano prima e con l’illuminismo poi si e’ deciso di cercare altrove le spiegazioni, si fece il medesimo errore.

La classe scientifica si e’ incaricata, per motivi misteriosi (o forse per godere dei vantaggi di una sostituzione della vecchia classe sacerdotale, ovvero per sedersi sulle medesime poltrone) di fare la stessa cosa: fornire una risposta ad ogni domanda.

Il gene del matrimonio, il feronomone dell’amore, l’universo che nasce da uno spazio a 25 dimensioni (definire “immaginario” un modello del genere e’ puro eufemismo. I numeri immaginari si chiamano cosi’ per pura tradizione,
una geometria a 25 dimensioni e’ completamente al di fuori di ogni comprensione euristica.

Possiamo dire di capire una formula, ma non di capire la cosa: il nostro sistema nervoso ci deve muovere in uno spazio euclideo a 3 dimensioni, piu’ il tempo. Non e’ costruito per comprendere spazi a 25 dimensioni.

A cosa serve una risposta che possiamo leggere ma non capire? Ha la stessa funzione di “mistero di Dio”: offrire comunque una risposta.

Con la medesima procedura si produce la cosiddetta “spiegazione”, la teoria del Big Bang. Ma per un sistema nervoso umano, un evento e’ qualcosa che succede davvero, che e’ in un posto che e’ da qualche parte e in un momento che trascorre.

Il Big Bang non e’ un vero evento perche’ e’ oltre l’orizzonte degli eventi, non e’ avvenuto da nessuna parte perche’ non c’era ancora lo spazio, non e’ avvenuto in nessun momento perche’ non c’era il tempo.

Cosa se ne fa il sistema nervoso umano di una risposta che puo’ leggere ma non capire? Esattamente quello che fa quando sente dire “mistero di Dio”: puo’ leggere ma non capire.

Una cosa simile sta succedendo con il clima. NON ESISTE alcun modello deterministico ne’ stocastico del clima del pianeta. Alcuni vantano di aver captato correlazioni tra alcuni “indicatori” e gli eventi futuri. Ma questo significa che si procede empiricamente , usando la statistica (uno studio del passato) come calcolo delle probabilita’ (uno studio del futuro).

E cosi’ fioccano le affermazioni: abbiamo l’inverno piu’ caldo dal 1860, quindi e’ un segno del riscaldamento del pianeta.

Ma negli USA hanno l’inverno piu’ freddo dal 1860, e quindi e’ un segno del raffreddamento del pianeta.

In asia stanno avendo un periodo di siccita’ mai visto, segno che ci sara’ un futuro di carenza d’acqua.

Nel centro europa c’e’ un tifone che sta allagando ogni cosa, segno che ci sara’ un futuro di allagamenti.

Ovviamente, si potrebbe tentare una teoria unificatrice di tutti questi eventi. Finche’ siamo limitati a pochi PetaFlop, il traguardo e’ ancora lontano: quando parleremo di YottaFlop, potremo permetterci un modello accurato del clima planetario su una decina d’anni di tempo.

Fino a quel momento, sarebbe meglio tacere.

Ovvio, occorre frenare le emissioni: si tratta pero’ di un principio di precauzione. Sappiamo che in un sistema non lineare, una perturbazione di uno dei fattori principali puo’ cambiare la storia del sistema, e di molto.

E quindi sappiamo che cambiando le emissioni di CO2 si otterra’ uno stravolgimento del clima.

Ma non sappiamo come. Viste le energie in gioco, la terra potrebbe diventare simile a Venere, o meno. Potrebbe alzarsi il tasso di ossigeno, e tornare al 35% di qualche milione di anni fa: cosa che permetterebbe di vivere ad insetti grandi come pecore e a rettili grandi come edifici, oltre che ridurre la dimensione “ottimale” dei mammiferi a pochi centimetri.

In realta’, tutto cio’ che la scienza sa dire e’ che sia consigliabile, per un principio di precauzione, ridurre le emissioni. E poiche’ il pericolo e’ grande (il rilascio dello zolfo dalle rocce oceaniche e dalle alghe produrrebbe piogge venusiane di acido solforico) e meglio farlo.

Ma lo scienziato non e’ un sacerdote, non ha il dovere di sapere tutto, anche quando non lo sa. Non puo’ dirmi che il clima italiano e’ la prova del riscaldamento del pianeta, quando gli USA sono in una morsa di gelo mai vista: il senso comune mi porta a chiedere “quale delle due situazioni e’ premonitrice? Sara’ piu’ caldo o piu’ freddo?”.

La presunzione di sapere e il continuo allarme, con contenuti contraddittori e contrastanti, produce diffidenza, e finisce col distruggere la credibilita’ dello scienziato, anche quando afferma che per un principio di precauzione sarebbe meglio non modificare il tasso di CO2 atmosferico.

Non si puo’ pontificare che sta arrivando una nuova era glaciale per via del cambiamento climatico quando nevica piu’ del solito, e poi che sta arrivando un’era desertica quando nevica meno del solito.

Cosi’ si viene scambiati per pagliacci, per la Wanna Marchi della scienza, e si finisce col perdere credibilita’ quando si dicono cose sensate.

Uriel

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