Prigioni dal pero.

Prigioni dal pero.

E’ quasi snervante leggere un giornale quando il grande pubblico “scopre” (o finge di scoprire) un segreto di Pulcinella, e improvvisamente “parte lo scandalo”. Perche’ alla fine la storia delle mattanze nelle prigioni non e’ una cosa nuova e non e’ una cosa ignota. E specialmente, non e’ una cosa che non si potesse scoprire prima, usando un pochino di logica.

Di logica? Si, di logica. Il pestaggio che ha ucciso Cucchi e’ un pestaggio al quale un uomo robusto  e in buona salute sopravvive, diciamo, 999 volte su mille. Quindi, se muore un Cucchi, possiamo dare per scontato che (circa) altri 1000 siano stati pestati in quel modo, a meno di non credere davvero che l’unico pestaggio d’italia abbia incrociato PER CASO l’unico personaggio sottonutrito, sottoidratato  e indebolito della situazione.

Se anche la stima di 1000 fosse diversa , rimane il fatto che la morte per percosse e’ difficile da ottenere, e quindi e’ la punta di un iceberg. Ci si poteva quindi chiedere quanto grande fosse il resto dell’iceberg.

Del resto, il fatto che tutti i vari “sindacati di polizia” e i colleghi, persino contro le evidenze, si siano dati da fare per cancellare le prove dei loro omicidi (Cucchi, Aldrovandi, etc) , qualche sospetto poteva farlo venire.

Davvero avete sempre pensato alla Polizia come ad una forza ligia alla democrazia, alle regole, alle tutele e alla difesa e reintegrazione sociale dei criminali?

E se si’, che droga usate di preciso?

Non voglio discutere poi del ruolo del giornalismo. Ci sono, in Italia, circa 50.000 persone in carcere. Non mancano i detenuti che escono dal carcere. Possibile che in tutti questi anni nessun detenuto sia stato intervistato o abbia raccontato nulla?

Assolutamente no: il giornalismo italiano, come del resto ogni settore della societa’, ha preferito non vedere qualcosa di cui si sapeva bene quasi tutto.

Del resto, che dire degli avvocati penalisti? Vogliamo dire che non si sapeva nulla di quello che succedeva ai loro assistiti? Vogliamo pensare che nessuno di loro abbia mai ricevuto notizie simili dai loro assistiti in carcere? Davvero? Siamo seri?

La verita’ e’ che c’e’ stata una cultura dell’indifferenza, che e’ stata una cultura egemone.

Dico “egemone” perche’ erano medici iscritti all’ordine, politici di ogni fazione, giornalisti, avvocati, giudici, intellettuali. Nessuno ha mai voluto vedere l’iceberg di cui si vedeva benissimo la punta. Una cultura egemone.

E come insegnava Gramsci, se vogliamo spiegare una cultura egemone, dobbiamo chiedersi chi abbia avuto l’egemonia culturale in Italia negli ultimi decenni. Perche’ l’egemonia culturale in Italia l’ha avuta una certa componente della sinistra politica.

Quindi bisogna chiedersi quali siano le origini di questa cultura egemone che ha sempre legato le mani alle sinistre.

Perche’ e’ vero, questa sinistra intellettuale ha avuto per decenni una simpatia smodata per gli agenti che picchiano. E’ una di quelle cazzate che io chiamo “Pasolinate”, le boiate che Pasolini (uno dei fascisti meglio travestito da comunista dopo la fine del regime) invento’.

Durante le repressioni della “dottrina Cossiga” , Pasolini prese le parti dei poliziotti violenti (che uccidevano persone senza ragioni, vedi alla voce Giorgiana Masi, &co) dicendo che erano loro i veri “proletari” in quanto figli di contadini meridionali dalla pelle bruciata per il sole, e quindi – secondo Pasolini – da non condannare perche’ “gli ultimi veri proletari”.

Una volta santificati i celerini che picchiano , e affermato che sia sbagliato colpire le divise, il “VATE” ha consegnato all’egemonia culturale del pensiero unico un dogma assoluto. Il poliziotto violento e’ figlio di poveri, dunque e’ troppo innocente per essere colpevole. Non va indagato perche’ anche se avesse delle responsabilita’, non avrebbe colpe: il suo essere popolano e ignorante, la pelle bruciata dal sole dei loro padri, li assolverebbe.

Questa manfrina e’ diventata, nella “sinistra istituzionale” (che aveva una gran voglia di governo e di prendere le distanze dai manifestanti) il ponte, la possibilita’ di sdoganamento. “Non siamo quelli che picchiano gli agenti, siamo quelli dalla parte degli agenti”. E se lo dice Pasolini, potete giurarci che siamo cosi’.

Questa cultura e’ diventata egemone (e’ oggi difficile dire che Pasolini e’ uno dei tanti che dopo la fine del fascismo diventarono comunisti, continuando a pensare come fascisti) e chiaramente a tutt’oggi non c’e’ uomo “di sinistra” che osi prendere posizione contro i poliziotti come unicum, come classe antropologica (quale ormai sono).

Questa impunita’ garantita dalle sinistre e’ stata il frutto di questa pasolinata, poi diventata parte dell’unicum culturale e ingigantita dall’egemonia culturale della sinistra istituzionale.

Peraltro, questa trasformazione di Pasolini nel “vate” consiste’ proprio nella sua espulsione apparente dal PCI, perche’ lo trasformo’ in due cose che all’epoca spopolavano: “controcorrente” e “scomodo”  , due aggettivi dei quali andavano matti proprio coloro che apparentemente i poliziotti contadini di Pasolini pestavano ed uccidevano.

Dire che il PCI espulse Pasolini per danneggiarlo sarebbe una presa in giro: i vertici del PCI sapevano bene che i loro intellettuali erano schedati come “cattive letture”, e sapevano bene che espellere un intellettuale conosciuto lo avrebbe dato i crismi di “controcorrente” , “non allineato”, “scomodo”, necessari per ascendere alla santita’ di “Vate”. Non per nulla l’intera intellighenzia di sinistra ha iniziato a pendere dalle sue labbra. (e a quelli che insistono sulla questione , vorrei chiedere se ritengono che a difendere la democrazia dal fascismo siano piu’ i “piccolo borghesi” o gli sbirri che ammazzano a bastonate le persone).

Detto questo, la pasolinata ha avuto un effetto devastante: ha anestetizzato l’intera societa’ contro le prepotenze della polizia. E’ entrata a far parte della cultura egemone, e il risultato e’ stato devastante.

Le vittime sono sempre i proletari in divisa, e mai i maledetti borghesucci che vengono picchiati (o protestano contro di loro).

  • i giornalisti non si sono MAI occupati di un fenomeno che era generale. Si vedono pochissime inchieste sulla gestione italiana delle carceri, anche quando enti come EU, ONU, Amnesty, protestano perche’ SANNO che succedono le cose che nessuno in italia vuole vedere, perche’ i figli dei contadini meridionali dalla pelle rossa per il sole non si toccano.
  • idem per i politici. Innumerevoli sono state le “visite dei parlamentari nelle carceri” , ma nessuno ha mai parlato con un detenuto in privato. Persino quei politici che nelle carceri CI SONO STATI non raccontano quello che e’ successo.
  • i mass media si sono sempre girati dall’altra parte. Televisioni e radio non hanno MAI dato voce a nessun ex carcerato, magari garantendogli un certo anonimato. Eppure, gli ex carcerati non mancano.
  • il mondo degli intellettuali non ha mai accennato a questo genere di battaglia, se non con generici comunicati, frasettine da comparsata televisiva, senza mai occuparsi di un problema che era gia’ serio.

Tutti schiacciati da una pasolinata che e’ diventata cultura egemone.

Ovviamente alla destra, cui piacciono i metodi autoritari, la cosa faceva comodo. E questo ha reso ancora piu’ egemone la cultura del pestaggio poliziesco.

Esiste anche un altro complice. Perche’ in OGNI carcere, ad occuparsi della redenzione dei carcerati, c’e’ un prete. Un prete che parla di continuo coi carcerati, e li confessa in privato. Possibile che nessuno abbia mai parlato loro di botte? Possibile che nessuno abbia mai sentito parlare di tutto questo?

Nel caso della chiesa cattolica che si e’ girata dall’altra parte, pesa molto la simpatia ecclesiastica per i regimi fascisti e per i loro metodi, nonche’ una cultura dell’espiazione attraverso il dolore, dogmi che quindi trasformano i pestaggi in una specie di “calvario” che serve a purificare l’anima del condannato.

Se la destra si eccita sessualmente nel vedere un poliziotto che picchia qualcuno, gli altri due pilastri del silenzio passato, cioe’ la Chiesa e il mondo della sinistra, hanno molte piu’ ragioni di vergognarsi.

Hanno molto piu’ da vergognarsi perche’ se e’ normale che un fascista approvi i metodi fascisti, chi continuamente dice di lottare contro la sopraffazione e si indigna per un pestaggio fascista sulle strade , se si parla di violenza nelle carceri non ha alcuna parvenza di dignita’ intellettuale. Ancora peggio per la chiesa cattolica, che ha piu’ di un prete in OGNI carcere, e ha preferito chiudere gli occhi: un’altra prova del fatto che , alla fine dei conti, Papa Francesco “il buono” in realta’ e’ una finzione bella e buona.

E con questo, quindi, sarebbe meglio smetterla di fingere di non averlo saputo prima.

Semplicemente, avete seguito la solita pasolinata.

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