Prevedibili disastri e bonta’ molto ben nascoste.

Ho sempre pensato che in un modo o nell’altro le conseguenze di ogni azione siano inevitabili, e che un approccio piu’ o meno teorico non cambi in fondo nulla di quanto succedera’. Cosi’, non mi stupisce per nulla quanto sta avvenendo a Rosarno, dal momento che era, alla fine dei conti, inevitabile.

Prendiamo un immigrato. Diciamo che proviene da un paese poverissimo. Se proviene da un paese veramente povero, sara’ disposto a fare lavori umili e sottopagati. La prima domanda che dobbiamo porci e’: per quanto tempo e’ disposto a farlo?
Voglio dire, se prendiamo un ventenne e lo mettiamo sui campi a sgobbare probabilmente per i primi anni riuscira’ a sopportare l’iniquita’. Magari vivendo in condizioni disumane riuscira’ pure a mandare a casa qualcosa: quando si e’ molto giovani, si fanno cosencredibili. Ma poi si cresce, e ad un certo punto il nostro giovane desidera , che so io, avere una casa. Una vita. Persino una famiglia.
Morale della storia: l’immigrato non e’ una costante , un oggetto che si usa finche’ non si rompe; come ogni essere umano e’ soggetto ad una storia che lo porta , alla fine, a desiderare una vita. Sulle prime, la differenza tra un massacro genocida e una catapecchia con un lavoro da pochi euro fa sembrare sopportabile la vita misera in Italia. Ma , mano a mano che il ricordo del massacro passa, iniziano a farsi avanti le aspirazioni, i desideri, la voglia di vivere.
Tutte le situazioni di estrema indigenza prodotte dall’immigrazione clandestina , in definitiva, sono destinate ad esplodere in questo modo. Non per la presenza di ideologie rivoluzionarie, ma semplicemente per il risultato di ideologie farlocche. Esse erano essenzialmente due:

    1. L’ideologia Caritas. L’ideologia Caritas consiste nel pensare che l’importante e’ accogliere. Diciamo i primi quindici giorni, o durante il cenone di capodanno coi poveri. Il resto dell’accoglienza e’ fatto di stupide omelie e di applausi buonisti. L’ideologo caritas vuole che l’immigrato arrivi, che entri nel circolo dell’elemosina e delle opere di bene, che vedono il 15% delle donazioni arrivare ai destinatari e il 70% rimanere ai “buoni”. L’ideologia Caritas non e’ altro che un business del “chi divide qualcosa ha sempre la parte migliore”, cioe ‘ una vera e propria macchina da soldi basata sui soldi che vengono dati per autare gli immigrati. Se ci fate caso, i soldi delle elemosine non bastano MAI: sarebbe semplice focalizzare le forze su poche persone e integrarle davvero ; ma non e’ questo lo scopo , lo scopo e’ di mantenere quanta piu’ gente possibile sul filo del rasoio economico, tra la fame e la vita, cosi’ da tenere in vita un rapporto di bisogno e , di conseguenza, di potere.
    1. L’ideologia Couscous-party. Per questa ideologia, l’immigrato e’ caratterizzato dalle sue principali stravagane estetiche, (stravaganze nel contesto della sua immigrazione) , che vengono considerate come un esotismo da dibattito, una simpatica maniera di ricordarci che esistono tanti posti , nel mondo, dove la gente fa la fame e noi potremmo andare in vacanza senza spendere troppo. Secondo questa ideologia, aprirsi agli immigrati e’ un bene perche’ porta qui in Italia quel Villaggio Mediterranéé quel multiculturalismo colorato e gioioso, lo stesso gioioso multiculturalismo del beach party notturno con balli etnici , il multiculturalismo colorato con cui i nostri fessi hanno fatto un trenino (che in quel posto di chiama Wazumm-bando-bando, ed inneggia alla pace tra i popoli, guarda che buoni che sono i negri) gridando Wazumm-bando-bando sulla spiaggia credendo di fare una cosa africana, con gli africani che poi si mettono a fare lo stesso perche’ credono sia una moda europea.  Ovviamente, per mantenere fresco nelle narici questo odore di mango da buffet e di pesce pescato con le mani dentro spiagge cristalline , dobbiamo far entrare tutti, a qualsiasi condizione. Senza chiederci che cosa faranno dopo: qualcuno, finite le vacanze in mezzo ai negridi del bozambo citeriore, si chiede che fine facciano, quando riparte per tornare a casa? No.

Cosi’ , la situazione era destinata ad esplodere. Il clandestino, per definizione e’ una vittima. Sicuramente nel mondo perfetto esso viene aiutato ad emanciparsi : tale mondo protetto non coincide con il terzo pianeta del sistema solare. In nessun posto del mondo e’ mai successo che un’emigrazione di clandestini abbia prodotto altro che non tensioni, miseria e criminalita’.(1)
E’ importante che questa cosa sia successa al sud del paese, e’ importante perche’ sinora chiunque, dotato di buon senso, facesse notare che importare schiavi non combina nulla di buono alla civilta’ si sentiva dire che “comunque i malvagi (malvagi perche’ ricchi) imprenditori del nordest sarebbero in rovina , quindi sono tutti ipocriti”.
Beh, a quanto pare se eliminassimo il fenomeno dell’immigrazione clandestina non sarebbero i malvagi (malvagi perche’ ricchi) imprenditori del nordest, ma un sacco di onesti  e buono contadini del sud. Certo non abbastanza onesti da non accordarsi con la Ndrangheta per avere degli schiavi, certo non abbastanza buoni da evitare lo sfruttamento disumano della persona, ma sempre meglio di un ricco del nordest, che nel razzismo che permea il paese e’ comunque peggio del peggio di chiunque altro solo perche’ e’ ricco, dunque egoista.
Ovviamente e’ razzista chi fa i cori allo stadio a Balotelli, mentre non e’ razzista chi sfrutta gli schiavi: la differenza e’ che il ricco , o supposto tale, e’ sempre colpevole di fronte ai tribunali del popolo.(2)

La Sardegna è la regione leader per l’integrazione degli immigrati, insieme con l’Emilia Romagna. L’isola primeggia per il potenziale rispetto agli standard di vita della popolazione locale, così come Cagliari, in testa alle province. L’Emilia Romagna, è al top come potenziale socio-occupazionale. In fondo alla classifica compaiono invece la Basilicata e il Lazio. Sono i risultati di un rapporto del Cnel sull’integrazione degli immigrati in Italia, che prende in esame alcuni indici come l’occupazione, la dispersione scolastica, la devianza e i ricongiungimenti familiari. Resta il fatto che la Sardegna ha in minor numero di lavoratori stranieri: sono sotto il 4%, mentre a livello nazionale sono pari al 12,4% e superano il 21% nel Trentino Alto Adige.  Le regioni del nord, in generale, registrano il record per integrazione a livello assoluto; seguono le isole, il centro e il sud. Rispetto, invece, alla comparazione con la popolazione locale, a primeggiare sono nell’ordine le isole, il nord, il sud e il centro. Per la prima volta, l’Emilia Romagna registra il primato, superando il Trentino Alto Adige (5º) e il Veneto (7º) che erano state prime nel 2003 e nel 2004. Al secondo posto il Piemonte, al terzo la Lombardia. La classifica guidata dalla Sardegna vede sul podio anche le Marche e il Friuli.  Per quanto riguarda la dispersione scolastica, a fronte di un tasso nazionale per gli studenti stranieri del 9,5%, oltre 7 punti percentuali rispetto a quella degli studenti italiani, la Sardegna registra uno scarto di appena l’1,9%.  Il tasso di devianza degli stranieri è il 4,3% in Italia considerando le denunce penali tra i regolari. Al Nord il tasso è al di sotto della media nazionale «nonostante lì – sottolinei il rapporto – venga enfatizzato l’accostamento immigrazione-insicurezza».  Sui ricongiumenti familiari anche qui primeggia il Nord: registra il 37% contro il 35% nazionale. A seguire sono segnalate le isole e poi il centro e il sud (30%).  Il Cnel sollecita due interventi per sviluppare l’integrazione: la legge sul diritto di cittadinanza e quella sul diritto di voto amministrativo.

La situazione attuale e’ quella del rapporto CNEL: molto stranamente, i malvagi imprenditori del nord italia si giocano la palla dell’integrazione, cioe’ si tratta di gente registrata e fatta lavorare in regola, e la Sardegna primeggia perche’, evidentemente violando le ideologie della Caritas e quelle del Couscous-party hanno assorbito meno immigrati di tutti.
E’ ovvio che tutto si giochi sul rapporto tra immigrati e risorse: se ci sono pochi immigrati dividere le risorse e’ piu’ semplice; se ci sono piu’ risorse accogliere piu’ immigrati e’ piu facile: il concetto e’, pero’, che il lavoro nero degli immigrati non sta servendo i malvagi padroncini del nord, ma i buoni e onesti contadini del sud.
E se rimandassimo a casa gli immigrati clandestini, a fallire per primi non sarebbero le malvage ed egoiste (in quanto ricche) PMI del triveneto,  ma le buone ed operose (e magari pure biologgiche) aziende agricole del sud.
E’ importante notare questo fatto perche’ e’ cio’ che scardina la retorica buonista che vuole l’immigrato odiato dai ricchi e invece amato dai poveri, odiato dai ricchi perche’ egoisti, e amato dai poveri perche’ naturalmente portati alla solidarieta’ e all’amore.(3)
Faccio notare pero’ il punto della cosa,che nel rapporto del CNEL ho messo in grassetto: il tasso di ricongiungimenti familiari, che e’ molto piu’ alto al nord che al sud. Questo e’ il punto importante del discorso: anche se per i primi anni l’immigrato e’ disposto a fare sacrifici disumani, si tratta di una persona che vede la propria vita in termini di progetto. Ad un certo punto vorra’ sposarsi, avere una famiglia, dei figli, una casa, eccetera : questo e’ il senso della misura del tasso di “normalizzazione”.
L’immigrato oggetto, che e’ invece considerato un oggetto immobile privo di aspirazioni, non viene messo nelle condizioni di uscire da questa condizione, ed essendo clandestino non lo sara’ MAI.
La morale della storia e’ che una sacca di clandestini diventera’, per forza di cose, una sacca pronta ad esplodere. Se anche ne tolleriamo l’arrivo e gli forniamo il minimo per sopravvivere, o un lavoro per forza di cose irregolare e paramalavitoso, col passare degli anni l’impossibilita’ di uscire da questo stato si scontra con i progetti.
Chi ha in mente un mondo ideale si sforza di dire che basterebbe legalizzare tutti per ottenere quello che vogliamo, ma e’ una fesseria. Innanzitutto, in diverse zone del paese ci sono gia’ sacche di lavoro nero di portata catastrofica, e gli sfruttati sono italiani: non e’ vero che basti regolarizzare per ottenere un immigrato felice ed in regola; otterremo un nuovo povero che si trovera’ a dividere le poche risorse. In un modo o nell’altro, a dominare la possibilita’ dell’immigrato non e’ il suo status giuridico, ma il rapporto tra persone e risorse sul territorio: posso legalizzare quanto voglio un disoccupato, se rimane disoccupato sara’ un disoccupato legale, ma rimarra’ impossibilitato a realizzare i propri progetti di vita; col risultato che si creera’ ugualmente la sacca di lavoro nero , di sfruttamento e di malcontento che poi esplode.

Ovviamente, gli ideologizzati si concentrano sempre sulla irrilevante differenza tra regolare ed irregolare, facendo credere che il destino della persona dipenda dal suo status giuridico anziche’ in maniera principale dalla quantita’ di risorse sul territorio. Essi fanno credere che regolarizzando il clandestino si ottenga per forza un immigrato che lavora ed ha una casa; dimenticando che tanti regolarissimi italiani non ce l’hanno, e quindi la sola regolarizzazione non cambia proprio niente.

Cosi’, prima o poi le conseguenze di una visione ideologica arrivano al momento del conto, ed il conto e’ salato: si sono create sacche di malavita, schiavismo, malcontento, le quali col passare degli anni hanno visto crescere la rabbia di chi ha sopportato la vita senza progetti un anno, due anni, tre anni, e poi si e’ stufato perche’ vorrebbe dei progetti.
Coincidenza vuole che questa rivolta degli schiavi sia una rivolta contro i padroni e gli aguzzini; saranno molto delusi coloro che non vedono una rivolta contro padroni di Brescia e aguzzini di Bergamo, ma contro buoni paisani del paese nostro , tutta brava gente, che non e’ mica egoista col cuore chiuso come al nord. E si scopre che se a Verona c’e’ il problema dei ragazzotti idioti che vanno a fischiare Balotelli, beh, da qualche parte i bravi ragazzi vanno la notte a fare il tiro  segno coi negri.
Ovviamente sara’ la ‘nrangheta, che e’ il parafulmine di ogni difetto della societa’ medirionale: non appena si osa criticare un minimo il comportamento del cittadino comune ti viene risposto che no, sono tutti onesti, tranne la ‘ndrangheta, la mafia, la camorra, che invece racchiudono in se’ e dentro di se’ l’esclusiva dei mali del paese.
Sono sicuramente “elementi vicini alla camorra” quelli che prendono le spranghe e vanno a picchiare i negri cosi’ per divertimento, sono sicuramente “elementi della ndrangheta ” quelli che fanno le gara a chi investe piu’ immigrati con l’automobile, sono certamente “elementi vicini alla sacra corona unita” quelli che sfruttano i neri nei campi di pomodoro; mai sia che si pensi che esista la cattiveria nel cittadino comune del sud, che avra’ tutti i suoi difetti ma deve essere buono e solidale e tutto core e sentimento , perche’ non e’ mica come noi ricchi egoisti malvagi del nord.
Cosi’ apprendiamo questo: che mentre il sud solidale ed equo, che balla la pizzica e va in chiesa  stava accogliendo a braccia aperte gli immigrati, ecco che pochi malvagi della sndrangheta fanno schiavi i neri, li fanno lavorare in nero nei campi della ndrangheta, li fanno insultare dai picciotti della sndrangheta, che poi la sera ci fanno il tiro a segno mentre il resto della popolazione ama alla follia ogni straniero.
Siete liberi di raccontarvi le storie che volete, ovviamente.
Siete liberi di pensare che se rendessimo meno clandestini tutti quegli immigrati immediatamente troverebbero un lavoro regolare, ben pagato , una casa e la possibilita’ di avere una famiglia.
Siete liberi di pensare che l’unico pezzo marcio della societa’ meridionale siano le criminalita’ organizzate, mentre il resto della societa’ e’ tutto splendido e umano, caloroso e amichevole, mentre il nord e’ fatto tutto da bestie ricchie , razziste ed egoiste.
Siete liberi di pensare che si debba lasciar entrare l’immigrato senza badare al rapporto tra popolazione e risorse disponibili, perche’ in fondo basta avere il gioioso seme dell’accoglienza nel cuore per risolvere tutti i problemi materiali e dare un futuro a queste persone.
Certo, siete liberi di pensarlo.
Ma ne pagherete il conto. Perche’ la rivolta non e’ a Milano. Non e’ a Treviso. Non e’ a Bologna.
E’ a Rosarno.
E questo, in qualche modo, lo dovrete spiegare.
E non bastera’ dire “e’ tutta colpa della sndrangheta”. Perche’ magari anche le gioiose e umane e calorose personcine del meridione, qualche puntina di egoismo e di voglia di sfruttare gli altri ce l’hanno, eh.
E senza bisogno di arruolarsi nei clan.
E cosi’, insieme all’ideologia Caritas, all’ideologia Couscous-party, finira’ con il trovarsi con le spalle al muro anche l’ideologia del nord ricco ed egoista e quindi malvagio  per definizione, contro un sud che ha un sacco di problemi ma vuoi mettere, il calore umano, sono tutti buoni e se non fosse per la sndragheta sarebbe un paradiso di mare sole e carcade’.
Eh, bastava dirlo che il “calore umano” si fa dando fuoco a un negro.
Uriel
P.S: il gruppo sotto si chiama Amduscia e non “Amducia” , e il genere musicale si chama “Aggrotech”. Va ascoltato ad un numero di db che rasenti la soglia del dolore. Infilatevi le cuffie, sparate il volume al massimo, e andrete in quella che viene detta “Trance alfa“. (No, RdM , tu non farlo, assolutamente, e’ pericoloso, troppe endorfine.)

E siccome Paganini non ripete, ci metto un altro esempio:
….
(1) Ovviamente circolano un sacco di leggende circa qualche Amerifranciargentinaspagnainghilterragermania dove le cose non sono andate cosi’. Sono leggende.
(2) Dopo la rivoluzione sovietica, un atteggiamento simile c’era verso i kulaki, cioe’ quelli che sfruttando le proprie campagne ed il loro lavoro meglio degli altri riuscivano ad arricchirsi. Si arrivo’ a dire che solo per avere un pollaio col tetto di lamiera anziche’ di legno si era kulaki, e quindi espropriati e condannati ai lavori forzati. In italia e’ cosi’: se hai un’azienda e un SUV, appartieni ai kulaki, e quindi sei malvagio per definizione. Anche se le peggio porcherie, nel frattempo, le fanno i buoni.
(3) Non so chi abbia inventato queste minchiate, ma sono ormai la dialettica dominante.

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