Io non ho preferenze politiche. Per come la vedo, la democrazia e’ una merda indistinta, nella quale non puoi neppure uccidere un avversario politico per il bene della nazione. L’idea che un Matteotti fosse cosi’ indispensabile alla nazione, quando di lui non si ricorda altro se non un discorso idiota , e’ del tutto ridicola. Non che io stimi Mussolini, ma se avessi dovuto confrontare il bene del paese (o quello che io consideravo tale) con la vita di un politico inutile, vuoto ed insulso come Matteotti, personalmente non avrei esitato un attimo a dare l’ordine.
Stranamente, invece, la repubblica si basa sulla stravagante opinione secondo la quale c’e’ merda e merda, ma specialmente merda, e quindi una merda del tutto speciale ha il diritto di governare, e se tra il futuro della nazione e la regolarita’ della merda si deve scegliere, allora una regolare cagata vale piu’ della ragione di stato. Mai vista idea piu’ ridicola, ma tant’e’.
- IDV -> Di pietro
- PDL -> Berlusconi
- UDC -> Casini.
- Lega -> Bossi
- Sel -> Vendola
- Ψ(Ω,ξ) -> Fini
- PD -> Bersani Bindi D’Alema Franceschini Rutelli Weltroni Ψ(Ω,ξ)
Questo e’ un principio generale: se per governare occorre almeno un “rappresentante”, quando al governo occorre sommare il “cambiamento” allora serve un leader. Il “rappresentante” va bene per l’ordinaria amministrazione e per vendere servizi di pentole. Ma il cambiamento ha bisogno di un leader. Di uno che arriva e dice “io ho la visione. Io so come stanno le cose. Io faro’ una rivoluzione. Le vecchie leggi verranno cambiate. Le vecchie idee verranno sostituite”. Questo e’ un leader. Solo questo e’ un leader. “Rimbocchiamoci le maniche” me lo aspetto dal mio macellaio. Il leader le maniche se le rimbocca lui.
Ora, questo e’ vero ovunque, ma specialmente e’ vero in Italia. Per vincere in Italia devi essere un elemento alfa. Devi essere il capo di qualcosa. Se altrove puoi essere anche solo “il rappresentante” qui devi essere il capo. Il leader. Il gran mogol, paperon de paperoni, insomma quello che fa il capo.
Cosi’, ecco il primo punto. Per vincere ci vuole un capo. Potete dire quel che volete, ma la storia politica italiana, da quando c’e’ l’italia, e’ sempre passata da un capo all’altro. Che fosse Cavour, Giolitti, Mussolini, De Gasperi o Togliatti, che ci fossero di mezzo il Re o il Duce o il Papa, Lorenzo il Magnifico o il Doge, di questo si parla: il capo. The boss. Der Fuehrer. Punto.
Esistono quindi diversi candidati , se vogliamo. In termini di Ψ(Ω,ξ) potrei dire che gli orbitali di qualcuno sono piu’ vicini alla poltrona degli orbitali di qualcun altro. Ma cio’ non toglie che, chiunque sia il prossimo presidente del consiglio, e’ il LEADER di un partito. Fine. In Italia se NON sei davvero il leader, non vinci. Occhetto, Rutelli, Weltroni ne sono prove sufficienti.
Il PD non ha un leader. Quindi, in Italia non vincera’. Ma non solo: oltre a non avere un leader, contesta con farlocchesca incompetenza politica che avere un leader sia “male”, e che la “cultura del leaderismo” sia sbagliata. Certo. Ovvio. Posso anche costruire auto senza motore dicendo che “la potenza e’ male” e che “la cultura del motorismo” e’ male. Il guaio e’ che non le vendero’. E’ vero che su un’auto senza motore potete salire e fare i rumori con la bocca, e potete far guidare i bambini per divertirli e tante altre cose. Ma non scommetterei sul vostro prodotto.
Cosi’, il PD non solo non ha un leader, ma va dicendo che loro un leader non ce lo avranno mai. Aha. Quindi, anche se vincessero per sfinimento, andranno al potere e diranno: ehi, e adesso che facciamo? Chi ha le idee? Chi ci guida verso il cambiamento? Chi ha la visione? Chi sa cosa fare? Chi sa dove andare? Chi, di preciso, ha chiesto il mandato per governare?
Un governo cosi’ dura si e no due anni. Se qualcuno sta pensando “Prodi” non e’ telepatia. E’ semplice fisica. Per governare occorre comandare, e per comandare ci vuole un leader. Fine.
Certo, le condizioni necessarie non sono sufficienti: non sempre UN leader e’ un BUON leader. Mussolini era un leader, ma NON era un BUON leader. Togliatti era un leader, ma non un buon leader.
Tuttavia, se non tutti i leader sono buoni leader, solo un leader puo’ combinare qualcosa di buono nella politica italiana. Questo e’ un fatto, se non altro perche’ c’e’ la democrazia, e “fatto” e’ semplicemente l’opinione della maggioranza. Siccome la maggioranza degli italiani vota per un leader, che puo’ essere a destra o a sinistra ma deve essere un maschio alfa, la fisica della democrazia trasforma questa convinzione in una fisica della politica. Ci vuole il leader.
Per quanto teorizziate, parliate, chiamiate gli intellettuali, non cambia niente: ci vuole un cazzo di leader per vincere le elezioni in Italia. Se le vincete per sbaglio, o perche’ gli altri leader hanno stufato, conta poco. Ci vuole un leader. Fine.
Secondo punto. Da chi viene sconfitto un leader? Da un altro leader. Se ci sono due galli nel pollaio, si battono. Ma “battersi” significa battersi. Confronto uno ad uno. Se volete che Bersani abbatta Berlusconi, non potete sperare nella magistratura o in Confindustria. Se e’ Confindustria ad abbattere berlusconi dandogli una spallata, non e’ che sia Bersani contro Berlusconi. E’ Marcegaglia contro Berlusconi. Se e’ la magistratura ad abbattere Berlusconi, non e’ Bersani contro Berlusconi. E’ -giudice del caso- contro Berlusconi.
Se e’ Santoro che fa cadere il governo, non e’ Bersani contro Berlusconi. E’ Santoro contro Berlusconi. Comunque la si giri, quando due leader si battono, nell’arena ci sono PROPRIO e SOLO loro due. Se anche fosse la BCE a dire “Berlusconi vattene”, e funzionasse, non sarebbe Bersani contro Berlusconi. Sarebbe Trichet contro Berlusconi. Ma Trichet non governera’ mai il paese.
Cosi’, deve essere molto chiaro: in italia vince un leader. Se non sei leader, e’ meglio non provarci neanche. L’italiano intende “leader” per “maschio alfa”. Fine.Il che esclude Vendola, a torto o ragione. (2) Di Pietro poteva avere quel retrogusto di “addapuzza’” che serve, ma ormai e’ bollito, e quella specie di zampone che si porta appresso -suo figlio- sara’ una palla al piede peggio del “trota”. Cioe’, avere il soprannome di “Il Trota” non e’ il massimo. Ma anche “Er Foca” non e’ proprio da ridere.
Non restano in molti. Fini NON e’ un leader. E’ un vice. Un ottimo vice, forse. Ma non un leader. Un politico che non riesce a trattenere 30 persone non e’ uno che trascina folle, eh.
Allora, la situazione e’ questa: serve un leader. Le proposte sono.
- IDV -> Di Pietro Er Foca
- PDL -> Berlusconi Alfano.
- UDC -> Casini
- Lega -> Bossi Maroni. (per ora Il Trota e’ da escludere).
- Sel -> Vendola Dolce&Gabbana? Jean Paul Gaultier? Madonna? (se non sono troppo “maschi”).
- Ψ(Ω,ξ) -> Fini Montezemolo (quando e se riuscira’ a prendere la prima decisione della sua vita).
- PD -> Bersani Bindi D’Alema Franceschini Rutelli Weltroni Noi non crediamo ai leader e vedrete che faremo l’ulivo su cui cresce la quercia alla cui ombra riposa un grifone albino di Chieti che mangia un pezzo di abbecedario del periodo bizantino intinto nell’assenzio biblico di manzoniana memoria, mentre il vento tira da nordest e garruli pappagalli gorgheggiano giacinti , e comunque e’ tutta colpa di Berlusconi.
Ora, vi faccio una domanda: anche nel caso dell’ improbabile coppia Alfano-Maroni, qual’e’ l’opposizione? Il partito der Foca, Dolce& Gabbana, Jean Paul Gaultier, Madonna, Montezemolo l’indeciso?
Mi spiace, ma la “sinistra” potra’ vincere solo se si dota di un leader. E mi spiace per vendola, ma ne serve uno “maschio”. Non dico che debba puzzare, ma neanche profumare troppo. E’ vero che gli italiani di oggi trascorrono piu’ tempo davanti allo specchio delle loro sorelle, ma non lo ammetterebbero mai. Si sentono ancora maschi nel senso -patologico- del termine: essi vi racconteranno di come si svegliano la mattina gia’ liberi e belli con l’occhietto svenevole e il capello naturalmente scolpito -Naomi Campbell, prendi e porta a casa- , piuttosto che ammettere di usare la matita e di passare davanti allo specchio piu’ tempo di una bagascia del Bengala(3).
Teorizzare che si possa fare a meno di un leader e che la cultura del leaderismo sia deleteria e’ letto solo come una ammissione plateale dell’ incapacita’ di produrre leader. Fine. Anche perche’ gente che e’ passata da un leader maximo all’altro per cinquant’anni non sembra cosi’ credibile quando mi spiega con aria dotta che la cultura del leaderismo e’ sbagliata. Non e’ che avevate il libretto di Mao in tasca perche’ cucinava bene gli involtini primavera: avevate il libretto di Mao in tasca perche’ era un leader.
Cosi’, nel caso che non arrivino in fretta eventi catastrofici , con ogni probabilita’ al potere ci restera’ il centrodestra. A meno di cose tipo un default, ma in quel caso le poltrone del governo scotteranno cosi’ tanto che solo un leader “maschio” accettera’ di sedercisi sopra.
Il che, al massimo, vi portera’ ancora piu’ a destra.
Uriel
(1) Su Nerone si raccontano cose terribili perche’ era inviso ai cristiani. In realta’, come politico non era per nulla male. E no, non incendio’ Roma. Non piu’ di quanto ci sia bisogno della vostra sigaretta per far saltare un arsenale che si trova nel mezzo di un bosco che brucia. Una citta’ costruita quasi interamente di baracche di legno tutte a contatto tra loro ed estesa per chilometri, senza un vero servizio di pompieri (non c’erano idranti, per dire), e con l’unica fonte energetica della fiamma viva, probabilmente bruciava due o tre volte l’anno per una semplice questione di grandi numeri.Poi, a seconda di calura e vento, l’incendio si propagava in maniera impredicibile. Quello che avvenne sotto Nerone fu ricordato piu’ di altri, tutto qui. Semmai, sarebbe d’uopo ricordare come Nerone -ricostrui’ – la citta’ dopo l’incendio, che se avessimo gente cosi’ oggi, a l’ Aquila si farebbe il festival dell’architettura moderna, oggi.
(2) Vendola ha appena dichiarato che il problema del paese sono dei vecchi rincoglioniti e , come se non bastasse, “maschi”. In che modo essere maschi sia un problema nazionale -nella mente di Vendola- non lo so, ma se consideriamo il fatto che la media degli italiani di sesso maschile si considera -patologicamente- maschio , altre due frasi del genere e Vendola finisce nel dimenticatoio con Weltroni.
(3) Invoco il diritto divino di lasciar cadere un assioma nel discorso. A1: le bagasce del Bengala passano davanti allo specchio molto tempo.