Politiche dei redditi.

Deve essere avvenuto, nella mente degli italiani, un qualche strano lavaggio del cervello. Ogni volta che si parla di prezzi, di inflazione e di cambi continuo ad avere delle risposte che assumono, danno per scontato e pianificano che i redditi rimangano costanti nei prossimi cinque, dieci, venti anni. Nessuno si rende conto , a quanto pare, del fatto che il nostro benessere non dipenda dai prezzi al dettaglio, quanto dai redditi.

 

 

Ora, normalmente il nostro benessere lo misuriamo (consciamente o meno) con la quantita’ di soldi che SCEGLIAMO come spendere. Prendiamo uno stipendio: fatto 100 il reddito, ci sara’ una componente che noi NON scegliamo come spendere. Cibo, bollette,mutuo od affitto, eccetera , sono una quota che viene spesa, se vogliamo, PRIMA di avere i soldi.

 

Tolta quella, rimane la parte che invece scegliamo come spendere. Fatto 100 il reddito, possiamo anche decidere di NON spendere quello che non siamo obbligati a spendere, per esempio risparmiandolo.

 

Ora, supponiamo che una famiglia abbia 100 di reddito e 80 di spese non comprimibili. Detto questo, supponiamo che ci sia un aumento dei prezzi del 10%. Quello che succedera’ e’ che la nostra famiglia passa da 80 ad 88 di spese non comprimibili.

 

A questo punto abbiamo due chances: se vogliamo mantenere la proporzione, allora dobbiamo portare a 110 il reddito. Ma attenzione, perche’ in questo modo non abbiamo recuperato l’aumento di prezzi; abbiamo aumentato anche la parte “accessoria” del reddito. Se prima avevo 80 di spese e 20 di agio, adesso ho 88 di spese e 22 di agio.

 

Se invece volessi solo mantenere i precedenti 20 di agio, mi basterebbe portare il reddito a 108, ovvero aumentarlo “solo” dell’ 8%. Ovviamente possiamo discutere all’infinito sull’esigenza di mantenere la proporzione tra parte accessoria e parte incomprimibile del reddito.

 

Sta di fatto, pero’, che controllare l’inflazione e’ piu’ difficile che controllare i redditi, per alcuni motivi molto semplici.

 

  1. Il reddito da lavoro dipendente, quello su cui si agisce, e’ una frazione della massa di occupati, che a sua volta e’ una frazione della popolazione , cioe’ dei consumatori. Anche inserendo i pensionati nel computo. Il tasso di inflazione riguarda e interviene anche sulle spese delle industrie, PMI, professionisti.
  2. Esiste un controllo stretto sui redditi di lavoratori statali, pensionati, e sui contratti di lavoro collettivi , controllo effettuato mediante il legislatore e i contratti delle parti sociali.
Andiamo al caso dell’euro. Innanzitutto, affermare che i prezzi siano cresciuti del 100%, raddoppiando, e’ una affermazione incredibile. Significa che le spese incomprimibili di aziende e famiglie erano inferiori al 50%: altrimenti, tutte le aziende sarebbero fallite e tutte le famiglie sarebbero finite in strada a chiedere elemosina.

 

E’ chiaro che se qualcuno riesce a sopravvivere ad un raddoppio dei prezzi, le sue spese incomprimibili sono inferiori al 50% del reddito: ma questo significherebbe che l’ Italia del 2000 fosse una nazione ricchissima nella quale a tutti rimaneva in tasca almeno meta’ dello stipendio. 
 
Ipotesi ridicola , per ovvie ragioni.

 

Che cosa e’ venuta a mancare, allora, durante la transizione? Quello che al paese era mancato , per tutti i governi tecnici degli anni ’90, cioe’ una politica dei redditi. Se osservate in giro le pubblicazioni di tantissimi economisti , troverete che quasi mai e’ menzionata la politica dei redditi. Questo avviene perche’ i redditi NON compaiono nel bilancio dello stato (se non come passivita’ da ridurre e tagliare nel caso dei dipendenti publici) e NON compaiono come dato macroeconomico quando si valuta la salute dell’economia. Non esiste , praticamente, alcun indice macroeconomico che indichi la politica dei redditi e sia in INPUT nel processo decisionale.

 

Certo, esiste il GDP Procapite, ma e’ un indicatore di output: se, dopo tutta una serie di azioni, il GCP procapite cresce, allora diciamo che le azioni sono andate a buon fine. Insomma, i redditi sono considerati l’output della politica economica, il risultato, e quindi NON sono previste azioni imperative su questo fattore.

 

Nessun governo “tecnico” fara’ MAI una politica dei redditi, perche’ i “tecnici” dell’economia(1) considerano i redditi un valore di output, che deve essere libero di oscillare per fornire un indicatore sulla bonta’ di una politica economica.

 

Come potrete capire, questo in Italia non corrisponde al vero. Essendo gli stipendi decisi da contratti collettivi, esistono solo tre modi per aumentare i redditi:

 

  1. Trasformare OGNI lavoratore in un libero professionista che possa alzare la propria tariffa a piacimento. Poiche’ una simile trasformazione saturerebbe l’offerta, ovviamente non e’ possibile.
  2. Portare OGNI dipendente ad un livello gerarchico superiore, ottenendo un aumento dello stipendio. Proposta impossibile, dal momento che non possiamo avere milioni e milioni di manager  e dirigenti d’azienda (pubblica o privata che sia).
  3. Agire sui contratti di lavoro  dei dipendenti aumentando le retribuzioni contrattuali. E’ l’unica via possibile.
Tuttavia, la terza opzione viene SISTEMATICAMENTE scartata dai “tecnici” dell’economia, dal momento che il reddito procapite viene considerato un dato di output, che essendo libero di fluttuare fornisce un indice sintetico della bonta’ della politica economica.

 

Il guaio e’, innanzitutto, che quel valore NON e’ libero di fluttuare. In NESSUNA delle economie occidentali (tantomeno quelle non occidentali) il GDP procapite e’ davvero libero di aumentare , dal momento che esistono vincoli contrattuali , assicurativi e/o politici sul costo del lavoro. Anche nei paesi dove i redditi sono considerati “fluttuanti”, come l’inghilterra, la struttura del welfare E DELLA TASSAZIONE impongono dei vincoli pesantissimi. APPARENTEMENTE possono avvenire fluttuazioni, in realta’ i redditi dei dipendenti appaiono STABILI.

 

E le ragioni di stabilita’ non vengono dal mercato, almeno NON tutte, bensi’ da vincoli (in UK specialmente fiscali e di strutturazione del welfare, altrove anche giuridici) che dipendono dallo stato  e da come svolge il proprio lavoro.

 

Non c’e’ in occidente UN SOLO governo che non sia in grado, direttamente o indirettamente ,  mediante lo strumento fiscale o mediante la definizione dei parametri di bilancio, piuttosto che agendo sul welfare, di gestire il livello minimo di contribuzione dei lavoratori.

 

Ma questa politica manca sin dal 1992. L’ultimo governo ad occuparsi veramente di questo fu il governo Craxi. Da quel momento, sia i governi tecnici, che i due governi di sinistra che i governi di destra NON hanno MAI messo mani sul problema, illudendosi che il mercato avrebbe regolato da solo cio’ che non si suppone possa regolare, essendo in Italia il contratto dei dipendenti legato a contratti di categoria.

 

Ancora piu’ vergognoso l’atteggiamento dei sindacati, che hanno accettato questa politica arroccandosi dentro le aziende piu’ concertative e dentro il mondo dell’impiego  statale. Per 20 anni non hanno chiesto che briciole , e piu’ del 70% delle manifestazioni non sono state legate alla questione dei redditi, MA A PROTESTE POLITICHE CONTRO IL GOVERNO:

Addirittura il governo Prodi aveva BLOCCATO la crescita delle tariffe dei professionisti e dei prezzi al consumo per anni.

 

Per questa ragione, quando arriva l’euro l’italia e’ gia PRIVA di una politica dei redditi ormai da 10 anni. Non appena arriva l’euro, i professionisti e tutti coloro che possono aumentare il proprio reddito non fanno altro che fare cio’ che il governo non ha fatto, cioe’ una politica dei redditi. E alzano i propri redditi alzando i prezzi.

 

Ma attenzione: uscivamo da un periodo nel quale il governo, con la scusa di frenare l’inflazione, aveva BLOCCATO le tariffe. Non sbagliarono coloro che approfittavano del cambio per alzare i prezzi: stavano semplicemente prendendo in mano i PROPRI redditi e li stavano alzando. Quello che e’ mancato e’ stato un atteggiamento analogo da parte dei sindacati!

 

Läatteggiamento dei sindatati e’ stato quello di NASCONDERE il problema, denunciando il governo Berlusconi “per non aver contenuto i prezzi”, come se fosse possibile mandare un carabiniere ad ogni negozio per controllare. Quando la soluzione migliore sarebbe stata quella di AUMENTARE ANCHE I REDDITI MINIMI DEI DIPENDENTI.

 

Con i cambio in euro non ci fu un aumento del 100%: come ho spiegato prima, questo e’ materialmente impossibile. L’aumento complessivo e’ stato nei dintorni del 50%. Che sarebbe stato accettabile SE oltre ad aumentare il prezzo dei liberi professionisti si fosse aumentato anche quello dei dipendenti.

 

Al contrario, si sono stigmatizzati i prezzi in aumento (in Italia e’ sempre chi guadagna che deve guadagnare meno, mai chi guadagna poco a dover guadagnare di piu’: e’ il parlamentare che deve abbassarsi lo stipendio, e non l’operaio che deve averne uno superiore, c’e’ odio per la ricchezza e accettazione della poverta’)(2) si sono stigmatizzati quei pochi che -giustamente- adattavano al rialzo il proprio reddito(3)

 

Questo spiega come mai si sia ingigantita la forbice sociale: alcune categorie, quei fortunati che possono decidere le proprie tariffe, hanno FATTO una politica dei redditi e hanno adattato le proprie tariffe nei limiti del mercato. A tutti gli altri e’ MANCATA una politica dei redditi.

 

Ma per qualche motivo culturale, anziche’ accusare la MANCANZA di politica dei redditi presso le categorie piu’ colpite, si e’ lamentato come un sopruso la PRESENZA di politiche di reddito delle categorie piu’ forti.

 

L’italiano va persuaso di un paio di cose:

 

  1. Se qualcuno guadagna di piu’ NON E’ MAI un problema.
  2. Se qualcun altro guadagna di meno, il problema non e’ che altri guadagnano di piu’.
  3. Se qualcuno guadagna troppo poco, e’ il SUO stipendio che va alzato e non quello degli altri abbassato.
  4. Se qualcuno soffre per i prezzi alti, non sono i prezzi da abbassare , ma sono gli stipendi da alzare!
In italia invece si sono condotte campagne di odio verso chi guadagnava di piu’ , al preciso scopo di NASCONDERE la evidente necessita’ che qualcun altro guadagnasse altrettanto di piu’. In soldoni, nei primi due anni dell’euro andava ripristinata la scala mobile , o un meccanismo simile.

 

Tutto quello che si e’ fatto di fronte all’aumento dei prezzi e’ stato di dire “AAAHHHH! LORO guadagnano di piu’! Hanno aumentato i prezzi!” invece di dire “AAAAAHHHHH! VOGLIAMO GUADAGNARE DI PIU’ ANCHE NOI!’. Se un decimo delle proteste CONTRO l’aumento dei prezzi fosse stata per un aumento dei redditi, probabilmente saremmo in una situazione diversa.

 

Invece no: l’italiano concepisce l’equita’ come una punizione che fa piangere i ricchi, piuttosto che come una benedizione che fa sorridere i poveri. L’italiano si sente soddisfatto se impone al negoziante di non guadagnare di piu’, anziche’ dedicare i propri sforzi politici per guadagnare di piu’ ANCHE LUI STESSO.

 

A questo punto tutti diranno che alzare gli stipendi era impossibile per via della concorrenza cinese e di qui e di la’. Ma questo e’ assurdo: l’Italia e’ il paese dagli stipendi piu’ bassi d’europa. Eppure non ne beneficia: il paese che ha redditi molto piu’ alti, la Germania, invece ha aumentato le proprie esportazioni verso la Cina.

 

E non solo: la Germania in se’ non viene invasa di prodotti cinesi. Per una semplice ragione: un cittadino piu’ ricco compra prodotti piu’ lussuosi, e i cinesi in quelle fascie non sono presenti. L’aumento dei redditi agisce, in un certo senso, come misura protezionistica. Del resto non e’ neanche detto che i prodotti cinesi beneficino per prezzo della manodopera: i prodotti Apple sono prodotti in Cina ma non sono cosi’ economici. LA storia che non possiamo aumentare gli stipendi perche’ seno’ i cinesi ci massacrano e’ falsa.

 

Tantopiu’ la storia che gli imprenditori se ne andrebbero tutti. Essendo PMI, la gran parte di loro non ha ne’ la conoscenza ne’ la forza finanziaria di andarsene. Non sa come gestire un outsourcing, tantomeno la logistica di una delocalizzazione. La verita’ e’ che quelli che volevano delocalizzare se ne sono gia’ andati. Gli altri non hanno la forza.

 

Personalmente, vedo come un branco di cani rognosi tutti quelli che, anziche’ gridare per uno stipendio piu’ alto, si sono scagliati contro i negozianti. Con uno stipendio piu’ alto, i prezzi in euro si reggevano. I negozianti si sono alzati i redditi dopo due anni di prezzi bloccati, altrettanto dovevano fare i dipendenti. Invece hanno preferito abbaiare contro i negozianti. Avessero speso quelle energie per i loro stipendi, forse avrebbero avuto di piu’.

 

Ma questo, nessuno vi permettera’ di pensarlo. E’ criminale chi si aumenta lo stipendio, in Italia, e non si pensa che forse se lo fa uno, dovrebbero farlo anche tutti gli altri.

 

Anche perche’ questo costringerebbe i sindacati a lavorare molto, e a far lavorare un sindacalista non riesce neanche il sindacato.

 

Uriel

 

(1)ah , ah , ah : la  materia dei cialtroni, l’economia, che ha dei tecnici. Che ridere. Perche’ non inventiamo anche i tecnici delle fiabe o i tecnici della superstizione, allora? Tu che fai nella vita? Sono un tecnico di laboratorio magico, un gattonerista con master in teoria della sfiga. Vale quanto una figura tecnica nel mondo della finanza.

 

(2) E’ assai interessante come si siano scritti fiumi di inchiostro ponendo come priorita’ dello stato che i parlamentari e i politici guadagnino meno, ms sono state POCHISSIME le voci che hanno chiesto al governo di alzare gli stipendi e le pensioni.

 

(3) UN aumento di reddito e’ sempre una buona notizia, che puo’ essere guastata solo se l’aumento e’ iniquo, cioe’ non e’ per tutti. Se il nostro reddito procapite fosse piu’ alto, i redditi dei politici farebbero MOLTO, MOLTO, MOLTO meno scandalo. Ma l’italiano preferisce la soddisfazione di far piangere i ricchi alla soddisfazione di essere piu’ ricco.

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