Politica, democrazia e Social Network.

Mi sta arrivando una strana serie di richieste di tipo piu’ tecnologico, ma anche politico, riguardo al fatto che M5S pretenda di essere diverso perche’ “nato su internet”, e sostiene quindi che Internet sia deputato o destinato a cambiare la politica. Avendo iniziato a bazzicare Internet quando i protocolli si chiamavano WAIS, Gopher, Kermit, Veronica, fatico un attimo a misurare i cambiamenti indotti da WAIS, quindi suppongo che la parola “Internet” non si riferisca al protocollo TCP/IP, ne’ alla sua infrastruttura fisica, bensi’ a cio’ che l’utente immagina sia Internet, aiutato dai browser che la visualizzano di fronte ai suoi occhi.

In questo senso, mi spiace dirlo, ma Grillo non puo’ affermare che Internet porti democrazia, dal momento che non esiste una sola istituzione di Internet che sia democratica. Facebook e’ un servizio offerto da un’azienda, che si ripaga  con la pubblicita’ . Lo stesso per Google ed altri. 

In questo senso, pero’, anche se si tratta di aziende parzialmente (anche se non pubblicamente) sovvenzionate dal governo USA (1), non possiamo parlare di democrazia. Il CDA di Facebook decide per Facebook, e se domani decide che i negri non entrano piu’, i negri non entrano piu’ . Lo stesso per google o altri: sicuramente sarebbe controproducente per loro, ma d’altro canto non e’ che abbiate molto potere decisionale , come “netizens”. Lo stesso per Twitter e gli altri social network: sono TUTTE aziende private, dentro le quali non avete alcuna voce in proposito. 

Sicuramente ci sarebbe da investigare sulla figura del “benevolent dictator for life”, che spesso viene scambiato per “democrazia”: http://en.wikipedia.org/wiki/Benevolent_Dictator_For_Life , cioe’ il fenomeno per il quale un dittatore di fatto – in uno specifico ambito – viene visto come portatore di liberta’ in un ambito piu’ grande.

Succede cioe’ che Torvalds Linus (per fare un esempio che ho conosciuto bene in passato) possa impostare la “comunita’ di sviluppatori” del kernel come una comunita’ di formiche che lui governa senza mai tener conto delle loro opinioni. Si tratta di un “sistema politico” che sarebbe considerato inaccettabile se fosse esteso in una societa’ piu’ grande, ma viene tollerato perche’ la dittatura e’ vista come “benevola”.

Occorre chiedersi come mai gli siluppatori “Open Source” del Kernel di Linux, spesso dei fanatici della democrazia digitale e della liberta’ online, accettino cosi’ di buon grado di essere tiranneggiati da un tizio finlandese. E la risposta e’  http://en.wikipedia.org/wiki/Benevolent_Dictator_For_Life . La dittatura LOCALE lavora per la liberta’ GLOBALE, e questo e’ il concetto di “Democrazia” di Internet.

Analogamente Facebook, una dittatura del boss di Facebook, non permette a NESSUN utente di avere parola sulla vita del social network, sulle sue regole (che cambiano spesso) e sulla sua forma. Tuttavia, la rimanente parte della societa’ si sente “piu’ libera’ perche’ esiste facebook , e quindi Zuckenberg viene visto come un “benevolent dictator”, come cioe un tiranno che fa si qualcosa di odioso DENTRO la sua azienda, ma che fa qualcosa di bello al di fuori.

Riassumendo, una dittatura che opprima poche persone viene normalmente scambiata per democrazia se il prodotto di questa PICCOLA dittatura permette al resto del mondo di godere di piu’ liberta’, secondo un principio esposto in tutte le discoteche della riviera romagnola: “la selezione all’ingresso migliora il tuo divertimento”, ovvero un atto antidemocratico ed anti liberario ti permette di vivere piu’ e meglio la liberta’.

Questo e’ il modello cui si ispira Grillo: lui e Casaleggio si pongono come “Benevolent Dictator For Life”, il che e’ possibile solo fino a quando la percezione comune dice che questa dittatura su pochi (i suoi parlamentari) porti a piu’ democrazia per molti (gli italiani).

Questo concetto e’ tipico di Internet, e funziona sinche’ funziona. Mi spiego: Zuckenberg per qualche tempo ha disabilitato account con una facilita’ estrema, perche’ essenzialmente la sua azienda aveva il monopolio del social networking. Apparsi G+ e Twitter, e’ successo immediatamente che oggi su fcebook potete trovare pornostar, tette, culi, in quantita’ maggiori rispetto a prima, e che si viene espulsi piu’ difficilmente. Perche’? Perche’ ovviamente il “Benevolent Dictator” esercita il suo potere dentro un recinto, e siccome il recinto e’ sempre aperto, non appena qualcuno crea una migliore dittatura in un altro recinto, le persone cambiano recinto.

Grillo, cioe’, dovra’ stare MOLTO piu’ attento quando arrivera’ il SECONDO “partito nato su internet”, anche lui con il suo “Benevolent Dictator For Life”, se soltanto l’altro dittatore permettera’ una maggiore liberta’. A quel punto, il problema dei dittatori e’ quello di riuscire a mantenere una maggiore liberta’ all’interno dei singoli recinti. In quel senso, Internet non e’ una democrazia, bensi’ un mercato delle dittature.

L’equilibrio tra il prezzo della dittatura locale e la quantita’ di liberta’ globale e’ il paradigma della politica “democratica” di Internet. Un movimento nato su Internet ha la stessa democrazia di una discoteca esclusiva: sebbene lavori per esclusione lasciando entrare pochi selezionati, il suo successo arriva se i pochi selezionati producono un ambiente ove le persone si sentono piu’ libere.

Vince la dittatura che riesce a mantenere abbastanza disciplina da rimanere coerente ai propri scopi globali (nel caso di Linus Torvalds, produrre nuovi kernel sempre migliori) , e contemporaneamente lasciare l’ambiente piu’ vivibile possibile per chi va a godeere dello scopo globale. Facebook cioe’ continuera’ a perseguire il suo scopo (includere sempre piu’ account reali) mediante una organizzazione aziendale, cioe’ non democratica, ma vincera’ solo finche’ la sua dittatura produrra’ uno spazio ove gli utenti si sentiranno liberi.

Immaginate cioe’ un fascismo che dice alle persone “voi godete di qualsiasi liberta’ , tranne quella di togliere i fascisti dal potere e commettere 20-30 crimini comuni contro persone e proprieta’, che verranno puniti con tortura e morte”. A quel punto il PNF sarebbe il partito violento e fascista che conosciamo, torturerebbe ed ucciderebbe 40.000 persone/anno circa (assumendo che persegua solo i crimini comuni),  ma il cittadino godrebbe delle liberta’ che vuole. 

Questo e’ il modello di “democrazia” di Internet:  
una dittatura LOCALE con un bilancio di democrazia GLOBALE.
Non c’e’ da stupirsi quindi del fatto che M5S non sia considerabile una democrazia nel senso compiuto, SE NON SU INTERNET E PER CHI AD INTERNET E’ ABITUATO. E nemmeno del fatto che non ci sia liberta’ di parola o che si agestita da chi gestisce l’infrastruttura mediatica del sito web: e’ cosi’ anche per facebook, per twitter & co. L’utente non ha alcun potere, decide l’azienda.

Stabilito che la figura “politica” cui Grillo&co si ispirano sia il “Benevolent Dictator For Life”, la domanda di chi mi scrive rimane valida in un altro senso. Il problema e’ che internet sta producendo cambiamenti SOCIALI che poi si riflettono sulla politica. E non mi riferisco alla struttura politica in se’, ma a come la societa’ viene percepita. Faccio un esempio di “una volta”, poi passo al controesempio di oggi.

Negli anni ’70 esisteva il PCI, ed esistevano le Brigate Rosse. Le BR attingevano essenzialmente tra i militanti del PCI e dei sindacati. Ma ovviamente, per fronteggiare il pericolo, si fecero governi di unita’ nazionale che imposero al PCI di prendersi una responsabilita’. Il risultato era che dentro le sezioni i militanti parlavano di rivoluzione, e fine violenta del sistema, e di rivolte e di insurrezione e di “borghesi ancora pochi mesi sarete tutti appesi.”

Questo succedeva anche coi partiti di destra, pubblicamente si dicevano post-fascisti o neo-fascisti e dentro il sistema democratico, ma dentro le sezioni era piano di busti del Duce, si idolatrava la dittatura, si parlava male degli ebrei e si leggevano libri negazionisti.
In entrambi i casi, fosse FGCI o FdG, si esercitava una disforia: al chiuso, nelle sezioni, si faceva qualcosa di deprecabile -ed illegale – ma pubblicamente si parlava in modo opposto.
Ovviamente coltivare fanatici in casa era pericoloso, e succedeva che quando un coglione la faceva grossa si diceva “e’ un caso isolato”, oppure “e’ un infiltrato”.

Alcune volte era vero, nel senso che c’e’ sempre uno scemo su mille, e se a mille persone parlate di rivoluzione in armi, uno che prende le armi c’e’. Ma i partiti negavano anche di PARLARE DI QUESTE COSE, e a meno di infiltrati non era possibile sapere la verita’. Se anche UN infiltrato fosse entrato in una sezione, rivelando che nel PCI si inneggiava all’ URSS e che nell’ FdG si idolatrava Hitler, la singola sezione sarebbe stata accusata e sciolta (“coglioni, vi siete fatti scoprire”) e si sarebbe detto che “erano poche mele marce”.

Andiamo al mondo reale: se OGGI andiamo in giro per forum fascisti e/o comunisti, oppure giriamo per le pagine dei social network bazzicando alcuni ambienti, possiamo facilmente renderci conto di che gente frequenti i singoli ambienti. Se osserviamo i circoli fascisti hanno poco da dire di essersi “sdoganati”, ogg: ci basta fare un giro per le zone “AN” di Facebook per vedere che sono neofascsti tali e quali a quelli dell’ MSI, e quindi la cosiddetta “svolta di Fiuggi” era solo una bella finzione dei vertici.

Allo stesso modo, se andiamo nelle zone dei social network dominate dalla sinistra giovanile, ci troviamo la stessa feccia fanaticoide, antisemita, paraeversiva che ci trovavamo negli anni ’70. Il problema, pero’, e’ che stavolta non e’ piu’ possibile per loro nascondersi dentro le sezioni.

Questo e’ essenzialmente il problema di base della Lega Nord: Maroni cerca di sdoganare una Lega “in doppiopetto” come fece Fini, ma chiunque puo’ girare per siti web leghisti e/o account leghisti e notare che si tratta delle stesse persone di sempre, con le stesse idee di sempre. Le operazioni “sdoganamento”, cioe’, nel mondo dotato di social networks sono sempre piu’ difficili.

Questo e’ il primo e piu’ duro effetto dei social networks sulla politica, ed e’ per questo che i partiti “col lato oscuro” non possono resistere piu’ di tanto, ed e’ per questo che non hanno mai voluto costruire una forte presenza sui social network; se ci fosse stata assidua frequentazione, si sarebbe visto il reale spaccato della base, in tempo reale.

Il secondo impatto devastante e’ analogo, ma e’ di tipo sociale. Avete presente “i giovani”? Sinora erano stati lasciati abbandonati a se’, difesi dalle famigli “sono sempre bravi ragazzi, in fondo” e poi mitizzati dal cinema, a partire da “Warriors” , “Arancia Meccanica”, sino ai piu’ semplici “Tre metri sopra il cielo”. La visione che se ne aveva oscillava tra gli estremismi e gli stereotipi.

Gli stessi studiosi di tematiche giovanili avevano il classico approccio freudiano e accademico: prendevano dieci casi eclatanti, di cui 3 mai esaminati di persona, e pretendevano di aver individuato una “tendenza”. Cosi’ se ne uscivano dicendo “i giovani diventano violenti” e le associazioni dei genitori dicevano “ma no, sono pochi casi isolati”. Il problema e’ che alcuni giovani avevano una doppia vita, una fuori casa ed una in casa, o perlomeno una conosciuta ai genitori ed una no.

Chiunque siano i genitori degli aguzzini della ragazza in questione, sara’ oggi difficile per loro negare cio’ che hanno fatto. Se prima bullismi e violenze erano nascosti in un substrato in ombra, coi social network tale substrato sta emergendo in tutta la sua orribile bellezza. Parlo di “orribile bellezza” , accostando due termini opposti, perche’ effettivamente non c’e’ una continuita’: se osserviamo “i giovani” ci troviamo uno spaccato di umanita’, che vanno da ragazzini “puliti” a orribili bastardi come quelli di sopra. Il problema vero, pero’, e’ che non c’e’ piu’ il cono di ombra. 
Ma c’e’ di piu’: un tempo, quando le donne stuprate dicevano di essere vittime di una successiva violenza sociale, era difficile credere che davvero qualcuno , dopo uno stupro, potesse anche infierire rischiando il carcere. Ma oggi lo possiamo vedere: avevano ragione loro, gli aguzzini continuano ANCHE DOPO. E lo possiamo davvero vedere in uno spazio PUBBLICO.

Le famiglie menefreghiste, che avevano sinora trasformato la casa nel luogo in cui si lavavano i panni sporchi dei loro figli e della loro carente educazione, si trovano nella situazione di avere un piccolo aggeggio, di solito un cellulare ma anche un PC, che lascia vedere molto, troppo di quel che sono in realta’ i loro figli.

In definitiva, cioe’, succede che se prima era il genitore che diceva “voi non conoscete mio figlio bene quanto me”, oggi la risposta puo’ essere, e a buona ragione, “a dire il vero sappiamo bene chi e’, guardate qui”.
In questo senso, i social network stanno facendo luce sulle zone di ombra della societa’. Prima occorreva un giornalista coraggioso per entrare in un branco e vedere come parlava, cosa faceva, e quali fossero le dinamiche del branco. Oggi tutto questo e’ sempre piu’ visibile pubblicamente. Il privato che prima era socialmente oscurato in apposite zone di ombra oggi e’ diventato pubblico.

Questo in generale fa l’effetto che faceva un tempo lavorare per una commissione di Leva ai tempi in cui la leva era obligatoria: tutto il paese pensava che gli italiani fossero ormai capaci di leggere e scrivere, le commissioni di leva rilevavano il 7% di analfabetismo totale e un 40% di analfabetismo funzionale. Ma un tempo questa informazione rimaneva dentro un cassetto del ministero: oggi, chiunque puo’ rendersi conto dello stato penoso dell’istruzione semplicemente leggendo un social network.

Idem, per gli uffici pubblici come la scuola: tutte le istituzioni hanno lavorato per mantenere la propria immagine con l’esterno e lavare i piatti sporchi in casa. Ma oggi, se voglio sapere quale sia il rischio reale che mia figlia si trovi del razzismo in classe, non devo fare altro che andare nel gruppo Facebook della sua scuola e osservare i suoi compagni, cosa dicono e cosa pensano. Potrei persino segnalare a mia figlia gli elementi pericolosi giorni PRIMA che metta piede in una scuola, volendo. Ma specialmente, se il preside mi dicesse “qui non c’e’ razzismo”, quello che potrei fare e’ una semplice ricerca. 

Non esiste piu’ il vero e proprio “segreto sociale”, ovvero non esistono piu’, ed esisteranno sempre meno, zone occupate dalla societa’ vera, il cui interno sia offuscabile rispetto a chi voglia farsi un giudizio.

Questo e’ un cambiamento sociale che di fatto impattera’ molto sulla politica: la diretta streaming di grillo diventera’ un’abitudine sempre piu’ diffusa, al punto che NEMMENO Grillo e Casaleggio potranno piu’ sottrarsi. Anche perche’, se anche le riunioni di Grillo sono segrete, bastera’ osservare attentamente i social network dei loro parlamentari per capire, a grandi linee , cosa si sia detto.
Questo e’ il punto: nel nuovo mondo, il cono d’ombra e’ impossibile.
E Grillo lo scoprira’ la prima volta che qualcuno dimentichera’ il cellulare in modalita’ di registrazione sonora durante una riunione, spedendo tutto su soundcloud.
E’ solo questione di tempo: nemmeno Grillo, cioe’, ha ben capito il cambiamento di cui si fa portavoce, e come se non bastasse Casaleggio e’ un guru dell’ IT come io sono la regina d’Inghilterra. 

Uriel

(1) Si tratta del numero uno scritto tra parentesi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *