Pistole

Mi hanno stuzzicato ad usare le mie “capacita’ di problem solving” , intese nel senso professionale del termine, per decidere se i morti ammazzati dalla polizia in azione dipenda dal numero di armi in circolazione o meno. Come ho detto nel post precedente, vi siete presi un bel rischio a chiedermi una cosa del genere. La cosa peggiore che potrebbe succedervi e’ che io risponda, come e’ successo ad alcuni poveracci che sono entrati nel mio ufficio chiedendomi un’opinione su qualcosa. Ecco cosa gli e’ capitato:

La foto e’ sfocata per non portare fuori roba che non dovrei, ma il discorso e’ molto chiaro: a fare delle domande, rischiate di ricevere delle risposte.

Andiamo per ordine. Abbiamo due poliziotti, A e B. Essi si troveranno, in un certo momento, a dover decidere se usare la pistola. Poiche’ normalmente gli incidenti mortali con la polizia vedono sparato un solo colpo da una sola persona, considero mortale l’errore di un singolo colpo di una singola persona. La mia intenzione e’ stabilire, innanzitutto, quanto pesi il numero di decisioni attuali e quanto pesi il numero di armi in gioco. Supponiamo che la decisione sia presa nella maniera piu’ stupida possibile, cioe’ lanciando una monetina e che la decisione di sparare sia giusta solo in caso di difesa (tutto il payoff a favore dei poliziotti e a sfavore del civile).

Facciamo tre casi:

  1. Sia A che B hanno una pistola e devono decidere. (2 armi, 2 decisioni)
  2. A ha due pistole, B non ne ha e deve chiederla.(2 armi, 1 decisione)
  3. A ha UNA pistola, B non ne ha. (1 arma, 1 decisione)

I due agenti si trovano di fronte ad una situazione critica che li spinge a decidere di sparare. Possono decidere di farlo o meno, e ovviamente la decisione comporta dei rischi.

Caso 1:

  • A e ‘B = BANG
  • ‘A e B = BANG
  • A e B = BANG
  • ‘A e ‘B = NOOP

Siamo nella situazione piu’ rischiosa per il civile se la decisione e’ sbgliata, meno rischiosa per i poliziotti se la decisione e’ giusta: 3 volte su quattro si spara.

Andiamo nel caso 2:

  • A e ‘B = BANG
  • ‘A  e B = NOOP
  • A e B = BANG
  • ‘A e ‘B = NOOP

Siamo in una situazione meno rischiosa per il civile se la decisione e’ sbagliata, ma piu’ sfavorevole ai poliziotti se la decisione e’ giusta. Se prendiamo il caso 3, pero’, notiamo che dimezzando il numero di armi non e’ cambiato nulla:

  • A e ‘B = BANG
  • ‘A  e B = NOOP
  • A e B = BANG
  • ‘A e ‘B = NOOP

La verita’ e’ che abbiamo iniziato a far calare il rischio per il civile (a spese dei poliziotti) nel momento in cui abbiamo diminuito il numero di decisioni : con una pistola a testa, la vita del civile dipende da DUE decisioni, e ha il 75% delle probabilita’ che un errore di valutazione lo uccida, mentre se la decisione la prende solo uno dei due della coppia, siamo al 50% canonico. La cosa non cambia se dimezzo il numero di armi.

Morale: per diminuire il numero di morti occorre diminuire il numero di decisioni che possano portare allo sparo. Gia’ affidare entrambe le armi ad un solo agente della coppia riduce il rischio per i civili , anche se lo fa a spese di quello dei poliziotti. Siccome non vogliamo scegliere tra le vite umane, dobbiamo prendere quello che abbiamo imparato (agire sulle decisioni piuttosto che sulle armi)

Esiste quindi il metodo classicamente indicato come “britannico”: gli agenti di solito NON hanno le armi, ma in caso di pericolo mortale possono dare con grande efficacia l’allarme ad un gruppo che arriva ed e’ armato sino ai denti.

Ci sono pro e contro:

Il contro, ovviamente, e’ che occorre un’organizzazione capillare per l’allarmistica e l’intervento. Essa rimane in standby perenne e ha tempi di intervento rapidissimi e copre tutto il territorio. Costa.

Il pro e’ che quando si arriva all’intervento, c’e’ una SECONDA decisione da parte della SWAT (non come si chiami in UK) e che essendo gia’ stata dichiarata un’emergenza nel dubbio si puo’ gia’ sparare: chi ha chiamato la SWAT ha gia’ valutato che l’opzione sia praticabile. La seconda decisione, quindi, e’ presa a freddo ed e’ piu’ “facile” nella misura in cui non si chiama la SWAT per niente.

Ovviamente, l?operato sara’ molto diverso: la SWAT e stata chiamata pensando allo scontro a fuoco. Una decisione e’ stata presa, quindi il 50% delle volte si sparera’. Ma la SWAT per sua natura lavora SOLO in condizioni ove sia possibile sparare, per cui non e’ pensabile che gli agenti finiscano sotto un vero processo penale ogni volta che sparano a qualcuno, sarebbe uno stress allucinante. Prima ci sara’ un’inchiesta interna, e SE il procedimento interno dice che era OK sparare, non si va al processo.

Applicare in Italia una cosa simile significa che dopo l’omicidio Sandri una commissione di poliziotti avrebbe dovuto decidere se lo SWAT che ha sparato fosse da conndannare.

Avrebbe sparato? Si’.

I poliiotti della polfer avrebbero notato la rissa per la quale erano stati chiamati, avrebbero intimato l’alt, l’auto sarebbe fuggita, avrebbero chiamato gli SWAT chiedendo di fermare i violenti in fuga, e nel 50% delle volte l’auto sarebbe stata crivellata di colpi uccidendo tutti, cosa che capita spesso nei paesi cosi’ organizzati. La commissione si sarebbe trovata con una chiamata alla polizia per la rissa, una chiamata dei colleghi per una macchina che non si ferma all’alt , e siccome la strage sarebbe avvenuta lontano, la valutazione dell’opportunita’ di sparare si sarebbe conclusa con un rapporto “mi e’ sembrato di intravvedere un’arma in mano ad uno dei presenti”. Scusa che non basta a giustificare un poliziotto ordinario, ma basta a giustificare la SWAT : non dimentichiamo che vengono chiamati quando c’e’ gia’ un’emergenza.

Nel caso di Giuliani, sarebbe stata una strage: gli agenti nella camionetta avrebbero chiamato aiuto, la SWAT sarebbe arrivata in armi , avrebbe visto una camionetta venire assalita e distrutta, e avrebbe stecchito tutti immediatamente. Nel mondo dove ci sono gli SWAT, un gruppo di tizi in passamontagna che linciano dei poliziotti , in una foto, e’ piu’ che sufficiente ad autorizzare lo sparo a volonta’. E l’inchiesta viene chiusa senza arrivare a nessun processo dopo un’inchiesta interna.

Siccome i genitori della persona uccisa NON accetterebbero MAI che un’inchiesta interna gli tappi la bocca, occorrera’ ideare una via di mezzo. Cioe’ il caso in cui occorrano due decisioni MA non ci sia un gruppo che lavorando SEMPRE in pericolo vada oggetto di valutazioni diverse e di tutele apposite.

Possiamo pensare, per esempio, di dare armi piu’ grandi ai poliziotti. Diciamo un SC 90, cioe’ un fucile d’assalto piuttosto preciso. Il fucile per ovvie ragioni lo devono tenere in auto, e ci sono DUE decisioni da prendere:

  1. Estrarlo dall’auto rompendo i sigilli (con relativo rapporto giustificativo)
  2. Portarlo con se’ e sparare.

Il vantaggio della prima decisione e’ che e’ una decisione che richiede tempo per essere attuata, il che evita decisioni istintive nel senso fisico del termine. Il secondo vantaggio e’ che il fucile essendo piu’ minaccioso funziona MEGLIO come strumento di dissuazione: con buona pace dei sostenitori della pistola, un grosso fucile nero fa la sua figura.

Il terzo vantaggio e’ che puoi davvero prendere la mira, e la distanza in gioco nel caso di Sandri permetteva di stecchire l’ultra’ senza rischiare di colpire gente di passaggio, rischio in ultima analisi riprovevole.

Il processo che richiede di decidere se armarsi (e magari si arma solo uno dei due che copre l’altro, tornando nel caso 2 di sopra che abbassa il rischio per il civile) e poi armarsi registrando (con la rottura dei sigilli) la decisione e’ un processo piu’ sicuro del semplice estrarre la pistola e sparare, cosa che richiede meno gesti e puo’ venire “automatica”.

Cosi’, la mia proposta e’ di togliere la pistola alla polizia ed ai carabinieri e di dare loro un SC90 da tenersi in auto, sigillati nel cofano. Se si rompono i sigilli occorre giustificare.  In caso di reale emergenza si arma quello che decide di armarsi (decisione 1) e si ricade nel caso “2″ , che e’ migliore del 25% rispetto alla situazione attuale.

Inoltre, si spara meglio, piu’ lontano, e si ha un effetto dissuasore superiore.

Mi avete chiesto un’opinione, e ve la ho data.

Uriel

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