Perchè sta arrivando l’uomo forte: il default civico

Se mi chiedessero di descrivere il futuro dell’occidente, direi che nel medio e lungo termine esso sara’ governato da persone simili a Putin, cioe’ da “uomini forti”. C’e’ una ragione precisa per la quale dico questo, e nasce dallo scollamento che sta nascendo tra la gestione dell’economia e quello che noi ci aspettiamo che lo stato faccia.

Qui il problema non e’ quello di discutere se lo stato debba essere socialista o meno: il socialismo e’ UNO dei modi in cui lo stato puo’ influire nell’economia, ma non e’ l’unico. Nessuno accuserebbe Franco di socialismo per la svolta del 59; sebbene fu lo stato a decidere l’avvento dei tecnocrati dell’ Opus Dei, essi realizzarono un’economia di tipo liberista. Franco non era socialista, ne’ la riforma fu socialista. Tuttavia, fu organizzata dallo stato, che ingeri’ (costruendola da zero) nell’economia.

Che cosa ci aspettiamo dallo stato? Tra le sue funzioni c’e’ quella, piu’ o meno implicita, di gestire le risorse materiali della nazione al meglio, il che significa di rendere possibili (qualora non di produrre) le condizioni di vita che consideriamo dignitose. Anche quando lo stato non sia considerato responsabile del nostro arricchimento personale, cosa che al giorno d’oggi e’ considerata cosa privata, allo stato e’ chiesto di lavorare perche’ persista un regime di equa opportunita’, nonche’ spesso di provvedere degli ammortizzatori sociali, quali la sanita’ , le pensioni, eccetera.

Inoltre, mediante la produzione del diritto privato, si chiede allo stato di produrre un’economia durevole e socialmente conveniente, che eviti il piu’ possibile la risoluzione violenta dei conflitti economici. Si chiede quindi di garantire la moneta, la proprieta’ e il contratto, in modo da rendere possibile un’economia vivibile.

Bene.

Ovviamente, finche’ lo stato fa questo, al massimo potremo discutere se lo faccia bene o meno: se pensiamo che lo stato stia effettivamente guidando l’andamento economico della nostra nazione, e ci troviamo troppo poveri, come singoli o come classe, possiamo chiedere allo stato di cambiare le regole dell’economia (o di disporre ammortizzatori sociali, o servizi sociali) che ci aiutino.

In questa condizione, cioe’ nella condizione ove lo stato guida l’economia, tutto cio’ che discutiamo e’ il “come”. Possiamo ovviamente discutere anche il perche’, se vogliamo parlare di etica economica, ma il punto rimane questo: poiche’ lo stato determina la prassi economica, non chiediamo nulla di piu’ perche’ siamo confidenti che se lo stato applichera’ la ricetta che chiediamo le cose andranno meglio. Insomma, lo stato e’ il soggetto delle nostre richieste, e’ responsabile della loro soddisfazione, e tutto cio’ che dobbiamo fare e’ usare gli strumenti a disposizione (la politica interna) perche’ lo stato faccia quello che troviamo conveniente.

Il problema nasce quando abbiamo la sensazione che lo stato non controlli l’economia. Ed e’ quello che succede oggi.

La sensazione che abbiamo tutti e’ che le risorse materiali non siano gestite dallo stato ma da altri enti, che le gestiscono senza tenere conto delle nostre richieste. Questo sentire proviene da diverse cose.

La prima e’ la proliferazione di entita’ che si vogliono superiori allo stato (UE, ONU, OSCE, Carne di negro per liceali insaziabili) ha tolto sovranita’ allo stato quel tanto che basta a far perdere di forza le nostre richieste. Se le richieste del popolo italiano erano chiare e forti nei confronti del parlamento italiano, sono assai diluite dentro le sedi internazionali. Cosi’, la popolazione comincia ad avere la sensazione di avere a che fare con uno stato che magari ti ascolta anche, ma poi risponde “non si puo’, l’entita’/accordo/trattato X non ce lo permette”.

Finche’ tutto va bene non c’e’ alcun problema: siamo ricchi, quindi e’ giusto cosi’ e il sistema e’ giusto perche’ produce effetti giusti.

Quando invece le cose vanno male, e la gente inizia a strillare dicendo “ehi, sono disoccupato”, e il governo risponde “ci e’ vietato aiutare l’industria”, allora le cose vanno meno bene. Quando il politico dice “vorrei, ma Barroso non vuole”, quello che desidera il cittadino e’ un leader con il sesto dan di Judo (come Putin) che prenda Barroso e lo disarticoli a furia di ippon sul marciapiede (di cemento, che il tatami e’ lussuoso).

Ancora peggio quando il malessere viene dal mondo della finanza privata. Il post precedente e’ un esempio: la stragrande maggioranza delle persone, quando e’ di fronte alle conseguenze dell’operato di queste persone, non ha nulla in contrario all’idea che lo stato le condanni a morte senza processo inviando un sicario ad ammazzarle, eventualmente insieme alle famiglie.

Certo a questo contribuisce l’antipatia verso i ricchi sfondati, ovvero verso coloro che hanno accumulato quantita’ inique di soldi (1), ma il risultato e’ questo: quando lo stato gestiva quasi in toto le esistenze materiali dei cittadini, dall’economia al diritto (e quindi ai diritti), si e’ lavorato per quasi 2000 anni alla costruzione di stati che svolgessero questo compito in modo considerato equo. Insomma, poiche’ lo stato gestiva le risorse economiche, cioe’ materiali, mediante le leggi, si e’ lavorato moltissimo per costruire tecniche del diritto efficaci, burocrazie razionali, logistiche, costituzioni, e quant’altro, allo scopo di fare si’ che lo stato producesse una distribuzione piu’ equa possibile delle risorse stesse.

Improvvisamente, sullo stato viene costruita questa sovrastruttura globale. E questa finanza si dota di una vita propria. Lo fa grazie al fatto di essere transnazionale, cioe’ globale, e quindi difficilmente controllabile da un singolo stato, e lo fa grazie al fatto che inizia a gestire quantita’ superiori a quelle disponibili agli stati.

Anche in questo caso, il cittadino ha l’impressione che venga a mancare un interlocutore in grado di ascoltare le sue richieste e farci qualcosa. Poiche’ non e’ possibile al cittadino comune manifestare il proprio scontento contro Goldman Sachs come fa votando contro il governo in carica, il cittadino si rivolge allo stato e grida “ehi, guarda cosa mi hanno fatto quei bastardi! Come faro’ a mangiare domani?” , e lo stato gli dice “eh, lo so, ma non ci posso fare niente, ho le mani legate dal tale trattato”.

Ecco, in quel momento il cittadino sogna un tizio forte che imbottisca di polonio il fottutissmo sushi di Bill Gates.

Ora, questa situazione di default civico dello stato, cioe’ la sua incapacita’ di fare fronte ai propri impegni civili (2) , la sensazione del cittadino e’ che lo stato sia insufficiente ad ascoltare e reagire, perche’ si pone in una situazione di debolezza (o di subordinazione) rispetto alle entita’ che stanno gestendo i beni materiali in modo diverso da quanto il cittadino vorrebbe.

Le reazioni istintive a questo sono due. In entrambi i casi esse sono logicamente corrette, anche se soltanto una delle due a mio avviso ha qualche possibilita’ di funzionare, perche’ richiede ed auspica un uso su vasta scala della forza, fattore che e’ risolutore di conflitti come questo.

La prima reazione, e secondo me vittoriosa nel lungo e medio termine, e’ quella con cui la popolazione inizia a votare un uomo forte, modificando la propria cultura civica nella direzione dell’uomo che appare maggiormente “forte”, presumendo che un uomo simile possa risolvere la situazione. Non a caso Putin si e’ presentato al mondo sbattendo in carcere petrolieri e padroni di network televisivi: poiche’ la popolazione percepiva come iniquo il fatto che queste persone gestissero di fatto tutte le risorse di Russia, Putin ha raggiunto percentuali di consenso plebiscitarie semplicemente sbattendoli in galera.(3)

La prima fase di questo processo consiste nel credere che i ricchi finanzieri siano gli uomini forti in grado di risollevare la nazione, contro politici tutto sommato deboli, inutili e responsabili di ogni disastro precedente. Potremmo chiamarlo “periodo Yeltsiniano della svolta autoritaria”: il potere politico e giuridico viene indebolito perche’ lo si ritiene responsabile del disastro corrente, preferendo affidarsi agli uomini forti della finanza. Forti perche’ come manager amano coltivare un’immagine di se’ molto decisionalista, forti perche’ vengono dalla finanza, luogo dei duri che giocano sporco in un gioco feroce. O se preferite, il “periodo Berlusconi”.

Ad un certo punto, la popolazione impoverisce ancora di piu’, e si rende conto che i ricconi non ascoltano le loro richieste. I politici normali, pero’, sono ancora ricordati come i responsabili iniziali del disatro, e come se non bastasse rispondono che non possono essere duri per “non isolare il paese”, o per non “rompere i trattati”: risposte che vengono interpretate come debolezza se non come sottomissione ad altri poteri.

A quel punto arriva quello che io chiamo “il Gigante”, cioe’ quello che per prima cosa distrugge i capitalisti del periodo “Yeltsin”, attualmente al potere. Fortunatamente Berlusconi ha piu’ di 70 anni: ne avesse avuti 40, non avrei giurato che sarebbe sopravvissuto altri 20. E non mi riferisco alla sopravvivenza politica.

Il “gigante” si presenta esattamente in questo modo: distruggendo materialmente, con un uso brutale della forza militare dello stato, qualcuno che viene identificato come un ricco oligarca che ha accumulato ricchezze inique approfittando della debolezza dello stato. Insomma, uno che manda dei sicari ad ammazzare il CEO di Goldman Sachs, o che sbatta in carcere Lapo Elkann, o Emma Marcegaglia, solo per far vedere che comanda.

Dopodiche’, l’uomo forte rimarra’ al potere (con il consenso popolare che ha Putin) sinche’ mostrera’ di opporsi con metodi quanto piu’ decisi e brutali possibile alla dittatura dei poteri economici prima considerati intangibili. Poco importa se la nazione risultera’ effettivamente isolata , o altro: quello che conta e’ che il Gigante si batta con questa gente, dichiarando di farlo in nome del mandato ricevuto.

In questo senso, la popolazione si trova con uno stato che esce dal default civico: adesso controlla l’economia, e siccome ascolta le richieste del popolo, potra’ tornare a discutere del come e del cosa, senza paura di sentirsi dire “abbiamo le mani legate”. Al massimo ci saranno poche risorse, ma la popolazione avra’ la sensazione di avere uno stato cui rivolgere le proprie lamentele e non uno stato che soggiace ad un gruppo di finanzieri.

Questa e’ la roadmap che vedo piu’ probabile, e non credo che Berlusconi sia il corrispondente di Putin, ma il corrispondente di Yeltsin. L’uomo forte deve ancora comparire, ma non appena succedera’ avra’ il pieno dei voti, e per prima cosa si manifestera’ distruggendo un grosso magnate. Di Pietro ci ha provato ed ha fallito. Il Gigante lo fara’ utilizzando un inutile dispiego di forza e vessazione: cosi’ lo si riconosce.

La seconda reazione, che potrebbe funzionare ma e’ fortemente improbabile perche’ non usa la forza perdendo in velocita’, si basa su una percezione istintiva del problema. Come abbiamo detto, il mercato si basa su tre enti prodotti dallo stato, che sono la moneta, la proprieta’ privata e il contratto legale. Su questi servizi si e’ costruita la sovrastruttura che vogliamo distruggere.

Se la prima soluzione consiste in uno stato forte e brutale che riprenda in mano la finanza con le maniere forti, la seconda si basa sull’idea che la finanza necessiti di questi tre enti, e che il loro indebolimento la costringera’ a trattare. Di conseguenza, queste ideologie arrivano istintivamente a definire queste tre azioni:

Indebolimento della moneta. Per indebolire la finanza su di essa basata, si creano monete alternative o si usa il baratto. Numerosi “social forum” propongono monete sociali, alternative, o il ritorno al baratto, con l’intento di sottrarre parti crescenti dell’economia alla circolazione monetaria ordinaria.
Indebolimento della proprieta’ privata. La condivisione di beni nel tempo, il prestito nei periodi in cui non si usano, la regalia di merci non piu’ usate. Questo indebolisce il concetto di proprieta’ privata, sottraendone una quantita’ rilevante al circolo commerciale ordinario: numerosi “social forum la propongono come soluzione”.
Indebolimento del contratto commerciale. L’uso di legami personali e familiari, contratti per “stretta di mano”, mediazioni arbitrali estemporanee, tutta una serie di metodi basati sulle relazioni umane, che indeboliscono il diritto commerciale sottraendo al suo controllo parti rilevanti dell’economia.

Lentamente, questi mezzi (se applicati in massa) potrebbero rendere difficile la vita a qualche finanziere, ma questo ha un difetto. Innanzitutto e’ improbabile che queste pratiche si diffondano molto, e in secondo luogo l’avanzata del Gigante e’ piu’ veloce, perche’ basata sulla violenza.

In altre parole, le condizioni dell’economia, la creazione di enti sovrastatali non soggetti alla sovranita’ e la posizione di apparente debolezza degli stati nei confronti dell’economia sta producendo, in tutto l’occidente, una crescente voglia di “uomo forte”. La Merkel appare sui media a patto che la chiamino “cancelliera di ferro”, e guadagna consenso per questo, Sarkozy ha basato la sua campagna sulla promessa di misure dure, eccetera.

Ormai la parola “forte” in politica e’ sdoganata, la violenza verbale anche, adesso c’e’ solo da sdoganare l’uso della forza dello stato colpendo qualche riccone, (se il Gigante colpisse Berlusconi come Putin ha sbattuto dentro il Ceo di Yukos, avrebbe per definizione i voti di tutta la sinistra, e se sbattesse dentro anche un Colaninno o un De Benedetti con metodi abbastanza autoritari avrebbe dalla sua i due terzi della destra, sicuramente della Lega.)

Per quanto mi riguarda, il putinismo globale e’ inevitabile.

E forse anche auspicabile.

Uriel Fanelli, 17.02.2009

(1) La ricchezza e’ percepita come iniqua nella misura in cui il medesimo gruppo umano soffre di episodi di poverta’. Per questa ragione chi frequenta solo ricchi non ha percezione delle richieste di tipo sociale: non riesce a percepire la ragione dell’iniquita’, cioe’ non vede gli episodi di poverta’. A questo si unisca la morale protestante, per la quale se sei povero e’ perche’ il Grande OtorinoLaringoiatra ti ha portato il carbone siccome sei stato cattivo, mentre se tu fossi stato buono saresti il CEO di Goldman Sachs.

(2) Dare una casa in testa a tutti, un lavoro e un futuro ai giovani non e’ solo un impegno economico, e’ un impegno civile, visto che alla fine e’ la creazione delle condizioni minime di vita perche’ la civis sopravviva. A costo di sequestrare i beni del rappresentante sulla terra del Grande Fisiokinesiterapista dell’ Universo.

(3) Kasparov sara’ stato un bravo scacchista, ma politicamente ha meno capacita’ di mia figlia quando aveva 1 anno. Il suo partito conta qualche centinaio di iscritti, e non avrebbe speranza di vincere nemmeno a San Marino.

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