Perche’ no?

Nello scorso post, tra i commenti, descrivo il lavoro che facciamo nella mia squadra (non solo solo, ovviamente, e ci sono colleghi che fanno lo stesso -altrimenti non potrei mai andare in ferie- ) mi sono sentito chiedere “perche’ in Italia non ci sono aziende che fanno questa cosa?”. Ovvero, perche’ dovendo scegliere dove mettere un hub europeo di servizi, si e’ scelta Duesseldorf e non l’Italia?

 

La domanda non e’ stupida, dal momento che diversi cavi sottomarini attraversano il mediterraneo toccando l’ Italia, perche’ a Milano c’e’ il Mix, e cosi’ via. Cosi’, la risposta e’ semplice: mancano essenzialmente tutti i servizi sottostanti, ovvero cio’ che serve a costruire un’azienda moderna. Per questo sto muovendomi in Germania: mi rendo conto che man mano che i servizi peggiorano, sempre piu’ aziende se ne andranno.

 

Allora: laddove io lavoro e’ un posto nato per gestire una ventina di telco locali , quasi tutte dello stesso gruppo. Poi, la holding e’ cresciuta ed oggi tra VASP e altro l’hub dove lavoro e’ collegato a quasi 700 endpoint, a secondo che sia traffico MT/AO, AO/AT, e cosi’ via, e si stanno vendendo servizi a vari MVNO, e infine -a patto che siano abbastanza lontane da non creare problemi di concorrenza- anche ad altre aziende fuori dai vari potenti gruppi . Nella Nord Reno Westfalia c’e’ un distretto delle telecomunicazioni, ove trovate Vodafone GSP, Vodafone DE/D2, T-Mobile, O2/Telefonica.

 

Cosi’, il primo punto e’ che era facile convincere una trentina di telco ad usare questo nodo centrale : innanzitutto la posizione e’ centrale, e poi ci sono abbastanza servizi per telco (dai distributori di cavi speciali a tutto quanto) che servono loro. Ma qui non basta: anche a Milano c’e’ Pirelli, che quando a cavi non scherza di certo.

 

Qual’e’ il punto? La Holding per la quale lavoro impiega personale di circa 30 nazionalita’ diverse.Molti di loro vanno e vengono da Duesseldorf ogni fine settimana, alcuni ogni 15 giorni, altri si sono trasferiti li’ per qualche anno. Adesso pero’ dobbiamo anche capire che cosa succede , quale sia la differenza e quale sia il perche’. Possiamo confrontare alcune citta’ dove mi sono trovato ad andare per lavoro, sempre nello stesso settore, e vedere le differenze in gioco. Dunque, sono stato per lavoro a Roma, Milano, Ivrea, ove ci sono le sedi operative -e non- delle telco italiche.

 

Andiamo per ordine e facciamo un confronto. Iniziamo dai trasporti e supponiamo di essere un consulente che viene dall’estero.

 

  • Duesseldorf. Aereoporto internazionale, 80.000 passeggeri/giorno. Arrivo in aereo di solito abbastanza puntualmente, ritiro la valigia abbastanza puntualmente. Un 10% dei casi me la perdo per strada , passo 10/20 minuti al massimo per fare denuncia, ma me la consegnano la sera stessa a casa (su appuntamento) o al lavoro. Posso tracciarla su un sito web. Se qualcosa va storto durante il viaggo, e succede nelle tappe intermedie, MI MANDANO IN ALBERGO. Come tutti , non parlo di classe business. Esco dall’aereoporto e salgo su un taxi. Il taxi c’e’ sempre, si aspetta pochissimo in coda, e sino al centro storico (ove lavoro) costa circa 20 euro, con ricevuta -fiscale-. CI vogliono circa 15 minuti. Al ritorno, i taxi sanno bene che di fronte a quel grattacielo un sacco di gente lascia il venerdi’, e quindi quando usciro’ il venerdi’ trovo i taxi nella piazzola. In ogni caso, poco piu’ avanti ho due binari del tram , uno verso la stazione dei treni (posso prendere l’ ICE -la loro TAV-  verso Francoforte e arrivare IN AEREOPORTO, con lo stesso biglietto! -lufthansa possiede parte delle azioni di DB- )
  • Ivrea. Arrivo all’aereoporto di Torino, e se la valigia mi arriva , posso cercare un taxi per Ivrea, oppure un autobus. Se non mi arriva devo fare una denuncia kafkiana, e mi arrivera’ -tempo massimo tre/cinque giorni-. Mi serve un pochino a trovare il taxi che mi porta ad Ivrea. Andare in Taxi ad ivrea e’ suicidio economico. In alternativa ho ben UN treno che mi potrebbe portare ad ivrea dalla stazione FS. Treno maleodorante che impiega un’ora, anche per via di un cazzo di ponte del genio militare che lo costringe a procedere a passo d’uomo. Al ritorno la biglietteria apre alle 16.30, nel caso si abbia bisogno prima meglio fare il biglietto via internet.
  • Milano. Si arriva a Malpensa. Se non ti svaligiano le tue cose, e trovi la valigia , bene, fanno solo 40 minuti di attesa per la valigia. Ufficialmente di meno, perche’ i furboni mettono una valigia finta sul nastro e la fanno girare, fingendo di aver iniziato subito la distribuzione. Se te la rubano, ti verra’ ridata in 3/5 giorni lavorativi. -sia chiaro, lavorativi-. Dopodiche’ devi prendere il taxi, che costa solo -bonta’ loro- novanta euro e ci mette quasi un’ora. A seconda dell’orario c’e’ una navetta delle ferrovie Nord, che e’ piu’ o meno come Bossi; se vuoi capirci qualcosa devi essere dal lato giusto del vento. Se prendi navetta, poi devi prendere metro fino a Bisceglie. Indi, qualche pezzo di strada a piedi.  Al ritorno non dovrai fare altro che essere un uomo (non consiglio quel tratto alle signore la sera) per andare il venerdi’ al buio attraverso Lorenteggio sino alla fermata Bisceglie. Poi andare in metro sino alla centrale, prendere -se parte e quando parte- il trenino delle Ferrovie Nord e in un orario impredicibile sarete a Malpensa. Alternativa: prenotare un taxi e pagare altri 90 euro.
  • Roma. Arrivi a Fiumicino FCO e hai un’impressione di sporcizia e trasandatezza. Se almeno Torino e Milano Malpensa danno l’aspetto di aereoporti curati e almeno c’e’ qualcuno che spazza per terra, Roma ti da’ l’impressione che gli inglesi definiscono “terzo mondo con un bel vestito”. Passi per tunnel scrostati con neon guasti e scritte sui muri , e inizia il calvario delle valigie. CI sono decine di aziende che si contendono il servizio, tutte rigorosamente indicate sugli schermi -ridicolo- cosicche’ in caso di problema -sempre- possiate andare dalla compagnia giusta a rivendicare. Non dalla compagnia aerea, sia chiaro, come e’ normale: dalla compagnia di “scaricatori di aereoporto”. Se non c’e’ sciopero -come quando andai io- e non c’e’ assemblea (verso mezzogiorno quasi sempre) allora vi va bene e aspettate solo 40-50 minuti. Poi cercate un taxi. Diciamo che ne vogliate uno legale. Il 90% dei taxi di Roma non ha il navogatore. E ti chiede in che zona sia il posto dove dovete andare. Ah, si’, e’ quel palazzo blu, dove c’e’ pure la pizzeria Core di Napule. Se non sapete di preciso in quale quartiere di Roma si trova una via, puo’ capitare che il tizio accosti e chieda ad un collega attraverso il vetro, che telefoni a casa , e tutto mentre il tassametro scorre. No, non ci sono folle di bambini festosi e nudi che sparano in aria con il kalashnikov, ma ve lo aspettate.Se vi perdono la valigia, come e’ successo a me, vi trovate con due ore di coda per la denuncia, 3-5 giorni di attesa, ma chiameranno in albergo durante il Big Bang, e siccome non risponde nessuno la consegnano SEMPRE alla vostra abitazione principale. Cosi’ puzzerete per una settimana, probabilmente come misura mimetica per non farvi notare. Il tassista vi confermera’ che “si’, a fiumicino le valiggge so’ na cosa un po ccosii’”.  Al ritorno, mettete in conto che il tassista riceve la chiamata ma non sa dove diavolo siete, quindi aspettatelo pure mezz’ora/un’ora. Arriverete in aereoporto in tempo? No. Si sa, e’ la capitale: ormai quelli di confagricoltura so’ ddde casa, con la manifestazioncina.

 

Ora, adesso chiedetevi un primo punto: avete una serie di consulenti (qualche centinaio) che vi vengono al lavoro ogni settimana. Si tratta, su 40 ore, di perderne  almeno 6? Costicchiano, eh. Se poi pensate che questo e’ cio’ che succedera’ ai manager da mezzo mondo che vogliono fare affari, secondo voi cosa preferirebbero? Stiamo parlando di quelli che prendono la decisione, eh: e li infilate in processo del genere.

 

Andiamo al problema alloggi.

 

  • Duesseldorf. Situazione attuale. Un appartamento 75mq ammobiliato bene, compreso di spese condominiali , energia, gas, internet e pulizie una volta a settimana, euro 900/mese in centro storico. Seicento in prima periferia. Quattrocento a meno di 20 minuti di S-Bahn.
  • Ivrea: 1000 euro per un appartamento in periferia, servizi di trasporto ridicoli, intern… ma che, scherziamo, se vuoi la colf te la chiami, i mobili sono quelli che scarta il padrone da casa sua, utenze con limitatore.
  • Milano. Case ammobiliate? Difficile trovarle. Vogliono non piu’ la cauzione -sono moderni loro- ma una fidejussione bancaria (non scherzo) e una lettera di referenze di qualcuno di Milano.  (che ovviamente tutti i consulenti stranieri possono ottenere, si sa). Internet in casa non se ne parla, costo in centro: 1500/1700 euro se vuoi anche le utenze ma fino ad un limite.
  • Roma. Ah ah ah. Cazzo, dite sul serio? Non mi ci fate pensare. Rom… ahahhahaha. Ah ah. Rido ancora.  Ma che e’, volete davvero andare ad affittare un appartamento li’? Se riuscite a vendere un rene, potete trovare una cuccia per il cane da qualche parte nel lazio. Tranquilli, che i maremmani non sono cattivi come dicono.

 

Diciamo che siete ugualmente riusciti a convincere il nostro manager a decidere di fare un progetto per il quale dovra’ mandare il suo team, per qualche mese, proprio li’. Diciamo che il manager puo’ torturare i suoi consulenti e farli star li’. Adesso andiamo avanti, e andiamo con le questioni strutturali vere e proprie.

Vita. Tutte queste persone devono lavorare li’ dei mesi, se non anni. Devono vivere, se non trasferire la famiglia.

  • Duesseldorf. Me la sono cavata per anni con l’ inglese. Il mio padrone di casa parla inglese. Al supermercato me la cavo con l’inglese. Oggi sto imparando il tedesco, c’e’ la Berlitz che fa corsi ad hoc, piu’ altre aziende. Per i bambini c’e’ la scuola internazionale -se contate di andarvene dopo qualche anno- oppure la stessa Berlitz ha corsi-gioco per bambini, e ci sono scuole statali -pubbliche- attrezzate per l’ingresso di bambini stranieri. Posso scaricare il costo.
  • Ivrea. Parlano inglese? Uhm. In un albergo, una volta. Parla italiano o muori. Nelle scuole locali il bambino straniero e’ svantaggiato , e solo i docenti di lingue parlano inglese. Non c’e’ scuola internazionale in citta’, nel caso. Lezioni di lingua se trovate un annuncio appeso alla fermata dell’autobus, in nero.
  • Milano. In qualche locale ed albergo si parla un pochino inglese.Nelle scuole locali il bambino straniero e’ svantaggiato , e solo i docenti di lingue parlano inglese.Ci sono scuole internazionali, almeno, e ci sono corsi di lingue per stranieri. “Costicchiano”. La regola e’ sempre parla italiano o muori.
  • Roma. Se avete i soldi di un diplomatico potete mandare i figli ad una scuola internazionale. Parla italiano o muori -se sopravvivi almeno sarai spennato per bene- . Ci sono le scuole di lingua, ma solo in certi quartieri.

 

SLA. Occorre un livello di interconnessione ottima. Sia per i reperibili che per eventuali fornitori. Anche servendovi di aziende che in Italia sono al top, rischiate sempre la paralisi che ha colpito Poste SpA qualche mese fa. Ragione: nessuna ragione ufficiale. Cosa vi dice che non succedera’ ancora? Miglioreremo. Volete far causa al fornitore che non rispetta gli obblighi: accomodatevi, sono solo tredici anni di causa in tribunale, con un giudice ottantenne che non capisce un cazzo di IT, perche’ in Italia non abbiamo ancora giudici specializzati.

 

  • Duesseldorf. SLA 100% su connettivita’, rete elettrica, apparati vari.
  • Ivrea: Disaster Recovery uno e due. Perche’ noi ci crediamo, al fornitore!
  • Milano: “c’e’ stato un problema momentaneo nel routing, stiamo lavorando al ripristino”.
  • Roma: scusate, e’ mezzanotte, da oggi sono in ferie, devo abbandonare la conferenza telefonica, appena arriva il collega ricapitolate con lui.(1)

 

Infrastruttura. Stiamo parlando di aziende che hanno una certa quantita’ di dati sensibili. Occorre che la sicurezza sia presa sul serio, ad ogni livello.

 

  • Duesseldorf. Arrivo, ed Herr Wolff (2) controlla che io abba il badge. Senza il badge non posso nemmeno andare in mensa perche’ non si aprono le porte intermedie, e se me lo rinnovano con un giorno di ritardo (mi arriva l’email per farlo) rischio di rimanere bloccato nella tromba delle scale -mi e’ successo la volta che mi sentivo sportivo-.
  • Ivrea. C’e’ un tizio che sembra Vito Catozzo, ma almeno ti ferma. Puoi entrare solo se ti annunci alla reception, compilando un documento cartaceo che dovrai farti consegnare, controfirmato dal tuo contatto interno. A parte la lentezza, funziona.
  • Milano. Dipende dall’edificio, si va dal portinaio condominiale sardo della vecchia sede di via Ettore Ponti -oggi dismessa- alla vecchia procedura manuale (fogli di carta) o manager che ti viene a prendere di persona alla reception , in tutti e due i grandi palazzi telco della zona -oggi sono molto piu’ di due, lo so.
  • Roma: c’e’ la partita Roma Lazio e il custode e’ abbastanza distratto. Non parla inglese. Comunque l’email col tuo nome a questa persona non e’ arrivata. Del resto, non vedi alcun computer alla reception. Devi lasciare un documento e ti danno un badge. Ma non strisciarlo, i tornelli non vanno, aspetta che ti apro qui di lato.

 

Personale:

 

  • Duesseldorf: se devi andare ad una riunione, la persona in genere ti aspetta, ti offre un caffe’ e poi andate nella sala che ha prenotato. Se cerchi il reperibile, hai un posto dove c’e’ la lista dei reperibili. La reperibilita’ dura una settimana, e mediamente c’e’ il tempo di discutere il problema. Si apre un ticket perche’ rimanga traccia dell’incidente.
  • Ivrea: in genere trovi la persona. Aspetta: se l’azienda sta mandando gente fuori con la cosa di Comdata puo’ anche succedere che non trovi nessuno. E se hanno bloccato la stazione con la manifestazione non parti. Duecento persone accampate di fronte all’ingresso ti guardano in cagnesco e ti gridano insulti perche’ sei venuto giu’ ad incontrare un tizio. Se cerchi il reperibile in genere lo trovi, ma dipende da altri che pero’ non ci sono. Se ne parla domattina. La reperibilita’ dura ventiquattro ore in una telco, dodici nell’altra.Il reperibile riferira’ in qualche modo l’indomani.
  • Milano. In genere la persona e’ in ritardo. E’ il solito  ritardo affannoso dei milanesi, per colpa del traffico e del troppo lavoro che hanno, che non portano MAI a termine in tempo, e che comunque lavorano come negri attardandosi in ufficio per non completare. Se cerchi il reperibile lo trovi, ma non si prende la responsabilita’ di fare qualcosa, puo’ solo mitigare. Il reperibile parlera’ della cosa a chi prende il suo posto, durante il passaggio di consegne.
  • Roma: il reperibile lascia alle 2.00 in punto. Il suo sostituto arriva alle 2.05 di notte. Non si incontrano e uno non sa che diamine sia successo nelle sei ore precedenti.  Se stavi cercando di risolvere un problema, devi rispiegare daccapo. Regole sindacali, dicono. Se c’e’ un problema non solo non si assume responsabilita’, ma se vuoi che “se lo prenda in carico” (ma senza assumersi responsabilita’) allora devi pregarlo di svegliare il grande capo. Il processo e’ interamente verbale.

 

Strumenti di lavoro:

 

  • Duesseldorf. Ho una rete separata per collegarci delle sunray dell’azienda per  accedere alle macchine Unix. Poi c’e’ una rete office con un computer dell’azienda ospitante con il suo dominio e la posta eccetera. Se ho computer personale o tavoletta o cellulare non posso attaccarli e devo usare la rete wifi , che richiede una password chiesta da un interno attraverso un sito.
  • Ivrea. Devo portare il mio pc personale. Se trovo un cavo libero in ufficio, si percepisce chiaramente che ci sia un problema di sicurezza. La loro idea di sicurezza e’ di mettereNEL LORO dominio la MIA macchina (con un teorico carico di malware e qualsiasi programma io possa inventare per attaccare i loro sistemi) . Ovviamente questo limita il tipo di macchine, per cui un apposito regolamento interno vieta macchine con Linux e macchine con MacOS. Ne hai una? Cazzi tuoi, non lavori qui. Hai documenti che non vuoi far leggere li’ perche’ in fondo sei un consulente? Chissenefrega, noi vogliamo il controllo completo della tua macchina. Se no? Ti mettiamo in shut l’interfaccia dello switch appena ci accorgiamo che non sei a dominio con un windows. Telco a fianco: hai una rete guest, ma per fare qualcosa sui sistemi hai bisogno di spiegare -per email- che cosa fare ad un tizio che esegue le istruzioni e ti fa sapere. L’indirizzo si ottiene via DHCP, e c’e’ relay aperto ovunque: nella loro rete sicura perche’ “sono tutti a dominio”, se qualcuno lascia acceso un server DHCP (la “condivisione della connessione” di Windows) crolla l’intera rete perche’ la gente prende IP a cazzo di cane.
  • Milano. Idem come sopra, oppure – a seconda della telco- devi lottare per accaparrarti un cavo ethernet in una sovraffollata “sala ospiti”. Riuscirai a lavorare circa 2 ore in un giorno, e la rete cade in continuazione. Nel groviglio di cavi e di switch per moltiplicare i pochi cavi, un coreano sbaglia e attacca due cavi di VLAN diverse allo stesso switch. Risultato: spanning tree che salta, la rete di tutto l’edificio in merda. Sicurezza massima.
  • Roma: “si sieda accanto al nostro terminalista  e gli spieghi cosa fare, non abbiamo altre uscite ethernet”.

 

Potrei continuare ancora. Potrei parlare dell’impatto dello sciopero dei taxi, di quello dei cobas, di cosa succede a Roma d OGNI manifestazione -e quella e’ la capitale- , di cosa succede a Milano se piove o se nevica, di quante centinaia di persone arrivano in ritardo dall’italia in azienda ed entrano in ufficio in ritardo mormorando, a testa bassa “strike…”. Potrei dirvi di quando successe a me.

Potrei parlare della preparazione del personale, di ore passate a convincere che non si possono dichiarare rotte che contengano indirizzi privati, fornire l’ RFC ad un “esperto di networking certificato” e sentirsi dire che gli RFC sono solo suggerimenti, e se il traceroute ti da’ degli indirizzi 10.x.x.x mentre vai da un indirizzo pubblico ad un indirizzo pubblico va bene cosi’.

Dovrei parlare di una tolleranza al male che diventa tolleranza al peggio e poi al sempre peggio: un passo oggi ed uno domani, e sempre piu’ giu’, sempre un gradino piu’ in basso. Tanto, noi siamo sempre il made in Italy; facciamo schifo ma e’ sempre uno schifo made in italy.

 

Qui non c’entra il governo. Qui il problema e’ della popolazione. Di gente che fa uno sciopero ogni volta che gli viene proposto senza badare agli effetti. Senza chiedersi se non dovrebbero fare uno sciopero buono per buoni motivi invece di incastrare una capitale -ove la gente vorrebbe anche lavorare- di manifestazioni continue per ogni minchiata.

Di gente che fa il minimo e si adopera perche’ il minimo sia sempre meno. Di gente che non si cura di fare bene le cose. Di gente che ha un impiego sicuro, a vita in una telco e non si degna di fare un corso di inglese almeno per rendere grazie alla fortuna che ha avuto. Non parliamo di italia, ma di italiani. E non solo di politici, ma di persone qualunque.

 

no, holding cosi’ non lavoreranno mai in Italia.

 

Ci hanno provato : avevamo un backup a Milano.

 

Ci hanno provato ed hanno chiuso.

Ma non e’ colpa del governo. Non e’ colpa di chi dirige o di chi dovrebbe cambiare le cose. E’ colpa di chi le cose le fa poco e male, nel piccolo, senza capire che il “piccolo”, il tassista, il negoziante di Roma o Milano o Ivrea che non parlano in inglese,  stanno allontanando dal posto le aziende straniere. Nel loro piccolo, certo. Ma lo straniero che lavora in un posto, condizione necessaria per avere strutture di dimensione internazionale, vive anche lui di piccole cose. Fossero solo taxi e supermercati. I servizi minimi, la possibilita’ di trovare case, trasporti, infrastrutture, sicurezza, tutto quello strato di utilities che rendono una zona accettabile per una realta’ di dimensioni internazionali.

E’ davvero triste, quando parte un progetto in Italia ed un collega straniero si prepara a venire a Milano, Roma o Ivrea, dovergli assegnare uno scout perche’ sopravviva in queste citta’. Ed e’ brutto quando senti che, al ritorno, alla domanda “So, how it was your time in Italy?”, la risposta e’ sempre quella: “food was great”. Per dire che tutto il resto era quel che era con una certa diplomazia. Non c’entra Schettino. C’entra il tassista del cavolo che ruba minuti e soldi, c’entra l’agenzia immobiliare dove non parlano inglese , c’entra tutta una serie di carenze di persone che non capiscono che oggi il lavoro , quello che porta soldi, c’e’ solo nelle realta’ internazionali, e se in una citta’ i negozianti parlano solo italiano questa carenza non e’ “la carenza di una cosa in piu’ “, ma una carenza di qualcosa di importante.

Un tizio mi diceva “la sicilia potrebbe vivere solo di turismo”. Aha. Prova a vivere in Sicilia non dico senza parlare in Italiano, ma senza parlare in dialetto, e vediamo come vivi. Quanti negozianti conoscono un’altra lingua? Quante agenzie immobiliari? Quante persone per la strada? Perche’ a Duesseldorf posso conoscere gente in un pub tedesco, parlando inglese ,e in Italia se non parli italiano rimarrai isolato? E’ questo il turismo? Perche’ la prossima settimana vado ad aprire un conto in banca parlando inglese e so che mi capiranno? Perche’ ho potuto parlare di tasse locali  con un commercialista del posto – in inglese? E perche’ in Italia non ci riesco?

Per molti tutto questo e’ grasso che cola, e’ lusso, e’ roba di cui volendo si puo’ fare a meno. Ma tutto il resto del mondo civilizzato su alcune cose non la pensa piu’ cosi’ . Quella roba che considerate una cosa “in piu’” per alcuni e’ l’essenziale. E la sfiga e’ che questi “alcuni” sono proprio quelli che decidono dove aprire le aziende.

Quindi, avete poco ad illudervi dicendo che “adesso c’e’ monti e abbiamo la credibbbbbilita’”. Perche’ Monti sara’ piu’ “credibbbbbile” di Berlusconi, ma gli italiani che ci sono oggi sotto il governo di Monti sono gli stessi che c’erano con Berlusconi. Sara’ credibile il governo, forse. Ma il paese, dopo mezz’ora, chi dovra’ prendere la decisione vorrebbe gia’ abbandonarlo.

Uriel

 

(1) No, non sto scherzando. E’ successo esattamente alle 00.00 del 19 gennaio 2011.

 

(2) Anziano signore simpaticissimo, ma tenacemente determinato a non farvi passare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *