Perche’ “negro” e’ meglio di “terrone”?

Sia chiaro: questo NON e’ un messaggio di scuse. Tuttavia, ho notato un fenomeno interessante. Lo scorso post, nel quale ho calcato molto sul termine “terrone”, ha prodotto reazioni stizzite da un certo gruppo di persone, ovviamente quasi tutte meridionali. La cosa divertente , pero’, e’ stata che queste stesse persone normalmente si inalberano contro gli eccessi del politicamente corretto, e normalmente ridacchiano quando si dice “negro” o quando si dicono cose contro altri gruppi etnici. Alcuni, se emigrati altrove, cazzuolano allegramente la nazione ospite parlando dei suoi difetti. Tutti, pero’, scattano e si inalberano quando si dice “terrone”. Ho una mia personale teoria riguardo a questa idiosincrasia.

Potrei dire semplicemente che parlare delle idiosincrasie altrui sia facile. Se sei italiano e vivi in Germania, cioe’, magari e’ piu’ semplice sentir dire “negro di merda” che sentir dire “italiano mafioso”. Il che e’ vero, ma lo e’ sino ad un certo punto. Esistono tedeschi che quando sanno che sei italiano nominano la mafia, ma in genere con una risposta del tipo “immagino che il Fuhrer abbia sterminato i mafiosi insieme agli ebrei” li zittite piuttosto bene.

Ammesso che vi interessi: dopo i primi mesi mi sono stufato di rispondere, e mi limito a dire “ti do’ un consiglio da amico, Lars….”  e l’autoironia li sconfigge molto meglio del ribattere colpo su colpo. Ma il punto e’ che per fare autoironia, cioe’ per fingere di essere un “padrino”, occorre aver superato il trauma in se’. Occorre cioe’ che non vi ferisca piu’ di tanto essere associati alla mafia, ovvero che dentro di voi esista la serena convinzione di non essere il pesce che sguazza nello stagno, ne’ lo stagno ove sguazza il pesce.
 
Ho specificato “lo stagno ove sguazza il pesce” perche’, se il pesce e’ la mafia, esistono DUE colpe: ovviamente quella di essere mafioso, ma anche quella di essere l’acqua perfetta per ospitare quel particolare tipo di pesci. Essere sereni nei confronti dell’accusa di “mafia”, cioe’, richiede sia di non essere mafiosi, sia di essere certi di non essere , come singola persona, lo stagno adatto ove sguazza il pesce.
Se questo non e’, perche’ magari si usa la parola “mafioso” come sinonimo di “virile”, o di “astuto”, o di “forte”, allora questa certezza viene meno. Se qualche volta si e’ approfittato del malcostume generato dalla mafia per farsi qualche affaruccio, diciamo comprare una stecca di sigarette di contrabbando, ancora si sa di non essere mafiosi, ma non si e’ piu’ cosi’ certi di non essere lo stagno ove nuota il pesce mafioso.
In questa condizione, essere accusati di mafia fara’ molto, molto, molto male.

In generale, ogni popolo sviluppa circa tre convinzioni, riguardo a se’ medesimo:

  • Di avere numerosissimi pregi, tali da essere unico, insostituibile, importante, fondamentale per la storia dell’umanita’, e tali da rendere tale popolo al di sopra di ogni critica. Chi non rimane abbagliato da tali immensi pregi e’ , in sostanza, una persona ostile, in cattiva fede, oppure completamente inumano ed insensibile.
  • I difetti, se anche esistono, sono trascurabili. Trascurabili perche’ non sono difetti di tutti, trascurabili perche’ non sono difetti davvero importanti se paragonati agli immensi pregi, trascurabili perche’ comunque fanno parte della cultura locale, e specialmente perche’ la colpa e’ sempre e comunque di qualche ente esterno (se c’e’ la mafia e’ colpa del governo di Roma, il pesce puzza dalla testa, esiste un livello politico della mafia che sta a roma, etc etc etc) .
  • Se anche esistono dei difetti, nessuno e’ legittimato a criticare perche’ nessuno che non viva con noi e non capisca ,in quanto parte del problema , il problema stesso sa di preciso di cosa parla. Solo un siciliano sa cosa sia la mafia e quindi solo un siciliano e’ capace di parlarne e ha il diritto di  nominarla; gli altri peccano inevitabilmente di un difetto di competenza, ove l’unica competenza possibile e’ quella di essere parte integrante e integrata del problema stesso.
Questa finzione interiore , che definiro’ “mito autoassolutorio” , deve essere coltivata col massimo della forza , a maggior ragione laddove i “difetti” siano molti ed evidenti. In un posto infestato dalla camorra  , ove si fatica nell’ordinaria amministrazione di smaltire i rifiuti (1), sara’ necessario enfatizzare gli immensi pregi della popolazione napoletana se vogliamo che neanche la camorra o i rifiuti diventino difetti abbastanza importanti occorrera’ prendere la mozzarella e trasformarla in un nettare degli dei, per il quale vale la pena di chiudere un occhio sulla camorra, bisognera’ amplificare la “simpatia dei napoletani” fino a renderla una dimensione paradisiaca, cosi’ paradisiaca che , in fondo, cosa importano i rifiuti?
Allo stesso modo bisognera’ dire che il problema dei rifiuti “viene da fuori”, che i rifiuti sulle strade di napoli sono rifiuti del malvagio nord , perche’ i difetti del popolo, se esistono vengono comunque da fuori. E in ogni caso, se non siete di Napoli non potete capire. (2)
In realta’ non devo capire niente. Ho cambiato la cucina, e la vecchia cucina e’ stata messa momentaneamente in giardino. Lady Uriel ha chiamato la cosea che ha mandato su appuntamento un camioncino a ritirarla. Fine. E’ successo due giorni fa. Se io ho il ritiro a domicilio e qualcun altro la monnezza sulle strade, non e’ un problema mio che ho il ritiro a domicilio. E’ un problema di chi ha la monnezza sulle strade. Quindi, alla fine se il napoletano vuole illudersi che tutto il mondo sia paese, faccia pure: a me non disturba affatto. Non finche’ ho un servizio di ritiro a domicilio dei rifiuti su appuntamento, e scusate se e’ poco.(3)
In definitiva si tratta di quello che Tomasi di Lampedusa, nel suo mediocre libretto, descriveva cosi’: “i siciliani non cambieranno mai per la semplice ragione che si credono perfetti cosi’”. Una delle poche (due o tre) frasi azzeccate di un libercolo mediocre.
Cosi’, questo e’ il punto: se io dico “negro”, non offendo nessuno se non chi sa di avere, tra i difetti, quelli normalmente associati al negro.  Se qualcuno dice “italiano mafioso”, personalmente mi sento poco offeso. E per due motivi. Il primo e’ che non credo di essere ne’ il pesce ne’ l’acqua ove il pesce nuota, e il secondo perche’ e’ innegabile che la mafia sia nata in Italia. Del resto noi parliamo di “Germania nazista”, ma non sappiamo se, per esempio, la Sassonia fosse piu’ o meno entusiasta del partito rispetto alla Turingia e non ce ne curiamo particolarmente.
Ma il problema e’ che il tedesco non si offende particolarmente se gli ricordate Hitler: sanno che e’ stato un fenomeno tedesco. E sanno che saranno ricordati per questo. Cosi’ come io so che la gran parte degli italiani che loro conoscono non sono, ne’ erano, i migliori italiani che io abbia visto. E’ vero che il tedesco ha rifiutato di affittare case agli italiani: e’ vero pero’ che neanche io avrei affittato la mia casa a QUEGLI italiani.
Cosciente di questo, se vengo paragonato a quegli italiani non mi offendo: in effetti, per onesta’ intellettuale DEVO ammettere che coloro che sono immigrati qui , specialmente le prime due generazioni, siano state la feccia del paese. Feccia? Si, feccia. Generalmente analfabeti, usi a comportamenti incivili e primitivi, con un universo culturale che definire “tribale” e’ poco.  Che venissero dal sud, dal veneto , dagli appennini romagnoli, non importa: se non sai leggere e scrivere, coltivi il basilico nel bide’, pensi che lavarsi faccia male, pensi che la donna sia una variante della mucca con la differenza che parla e te lo succhia, sei feccia. Riga.

Ma nell’ammettere che alcuni italiani siano feccia, e nello spiegarmi in questo modo per quale motivo alcuni stranieri abbiano una visione distorta dell’italia, sto in qualche modo demolendo il mito di cui ho parlato sopra. Se ammetto che i difetti degli italiani esistono E sono sufficienti a produrre disprezzo, perche’ alcuni tedeschi si sono trovati case in condizioni pietose , si sono trovati criminalita’ organizzata , e si trattava di roba che veniva dall’ Italia, in qualche modo ho demolito il mito autoassolutorio.

Cosi’, se vedo un branco di beghine andare di fronte ad una discoteca e gridare “Ruby non deve entrare perche’ bottana ie’ “, sono perfettamente in grado di riconoscere la matrice culturale e la paternita’ di questa dialettica. Dialettica che, se sono in Germania, non verra’ attribuita solo ai terroni, ma a tutti gli italiani. Se non mi sentiro’ offeso dal tedesco che dice “se tocchi un’italiana poi devi sposarla” e’ semplicemente perche’ so due cose. La prima e’ che questa cultura non mi appartiene, e la seconda e’ che comprendo come sia VERO che il tedesco abbia incontrato italiani del genere. Perche’ so che esistono.E so (anche avendo sfiorato i club di expat) che si trattava (e spesso sono ancora fossilizzati a quei tempi) di persone che la pensavano cosi’. Questo e’ l’italiano che il tedesco ha conosciuto.E’ un fatto.
Le persone che si sono offese quando ho detto “terrone”, invece, per un qualche motivo NON vogliono fare questa analisi. Essi non vogliono chiedersi per quale motivo Franca Viola sia stata sicula e non modenese. Non vogliono chiedersi perche’ sia stata associata alla sicilia: essi vogliono semplicemente che NON si nomini mai l’associazione tra le due cose.
Essi non riescono a fare due cose:
  1. Analizzare il motivo per il quale si viene riconosciuti mediante alcuni comportamenti specifici. Cioe’ non vogliono (per salvare il mito autoassolutorio) capire che un determinato fenomeno venga a loro ascritto perche’ esiste , sia nei termini di pesce che sguazza nell’acqua, sia nei termini dell’acqua ove sguazza il pesce.
  2. Non avendo compiuto questa analisi, essi non riescono ad essere interiormente certi di non essere l’acqua nella quale sguazza il pesce.
Ho  chiamato “terrone” nello scorso post le donne che vanno di fronte alle discoteche ove si esibisce Ruby a gridare “bbottana” (o il suo equivalente in italiano moderno) e qualche donna si e’ sentita offesa: ovviamente, questo dipende da due cose. La prima e’ il non voler capire che quel comportamento e’ arrivato con l’immigrazione , ed e’ arrivato (e quindi e’ stato identificato ) con una specifica popolazione per un motivo concreto e reale. Il secondo e’ che, probabilmente, qualche volta e’ capitato loro di pensare “bbottana” , e quindi la loro falsa coscienza sa che, sebbene non siano il pesce, sono almeno l’acqua ove il pesce sguazza.
Le idiosincrasie delle minoranze sono dovute quasi sempre a questo. L’esimio professore islamico che mi parla di islam tollerante e buono, con “poche eccezioni” di societa’ tribali, arretrate e incivili, si sentira’ offeso dai dispregiativi nella misura in cui SA che la lapidazione esiste.
Se io dico “certe merde di popoli islamici che lapidano le donne”, normalmente non si incazzano libici o albanesi, che sono islamici ma non lapidano le donne. Si incazzano gli iraniani.
Ma attenzione: si incazza un certo tipo di iraniano. L’iraniano che ha il coraggio interiore di ammettere che l’ IRAN sia il pozzo di merda incivile che e’, per dire, ha analizzato la situazione, ha capito perche’ IO la pensi cosi’, conosce il problema, e pertanto non si sente ne’ pesce ne’ stagno ove il pesce nuota. E specialmente, non ha mai pensato “queste puttane occidentali andrebbero lapidate”.
Quello che si incazza di piu’ sara’ l’iraniano che ha messo vestiti occidentali, magari beve la birra, magari mangia pure il maiale e va in discoteca. Ma ogni tanto pensa “non sposerei una puttana cristiana”. E si incazza perche’ la sua finzione autoassolutoria e’ spezzata proprio dall’insicurezza di NON cadere dentro lo stereotipo. Lui SA, in fondo, di essere uguale agli iraniani che lapidano. Sa di aver solo indossato un altro vestito alla moda, per sembrare civile. E quindi, quando lo accusi di essere un incivile , si incazza perche’ crolla il suo castello.
Lo stesso dicasi per la parola “terrone”: chi ha capito che genere di persone sia emigrata dal meridione, e quindi da cosa derivino alcune associazioni, sa bene come si sia generato il problema. Se preferisce ignorarlo sono cavoli suoi, non miei. Ma il punto e’ che solo alcuni meridionali si sentiranno offesi se io dico che chi grida “bbottana” e’ un terrone: si sentiranno offesi quelli che sanno di essere, se non il pesce , almeno l’acqua ove il pesce nuota. Diciamo che ogni tanto si sorprendono a pensare, o a borbottare, “bbottana”.
Non me ne frega un cazzo del politicamente corretto. E quando dico che non me ne frega niente, vale sia per “negro” che per “terrone”. Non mi interessa quale parola sia vietata in nome dell’esigenza di non ricordare a nessuno a quale gruppo appartenga, e quali per quali difetti quel gruppo sia famoso: sono affari di chi appartiene ad un gruppo sforzarsi di analizzarlo e migliorarlo. Ma specialmente, sono affari di chi appartiene ad un gruppo quello di analizzarSI e migliorarSI.
Perche’ anche se io non vi chiamo terroni, se qualche volta vi viene da pensare “bbottana”, questa e’ l’eredita’ che vi sta seguendo. Non ve ne siete liberati. Anche se siete emigrati, siete ancora un pezzo del gruppo che credete di aver lasciato indietro. Siete una scheggia, e per quanto possiate travestirvi , per quanto possiate sforzarvi di assomigliare ai locali, loro noteranno SEMPRE la differenza. E questa differenza e’  cio che trasmetterete ai figli, e per quanto siate certi di non essere sentiti quando pensate “bbottana”, dovete capire che agli occhi di chi non lo pensa MAI, il vostro comportamento con le donne sara’ leggermente diverso. Una differenza microscopica, cosi’ piccola da sfuggire alla finzione. Ma per chi e’ alieno, questa differenza sara’ enorme. Sarete diversi. Diversi quel tanto che basta a capire che, dentro di voi, avete pensato “bbottana”. O estirpate da voi quell’eredita’, e se lo fate non vi infastidira’ piu’ la parola “terrone”, oppure rimarrete terroni. E non illudetevi di poterlo nascondere con un vestito alla moda o un accento diverso: chi e’ alieno a voi, le microscopiche sfumature le nota come se fossero montagne.Per quanto il contesto vi costringa a pensare diversamente, non vi siete liberati del vostro modo di pensare: vi siete solo liberati del contesto. Certo, se vi spostate in germania non vi troverete MAI nelle condizioni di partecipare ad una conversazione dove abbia senso “bbottana”. Ma questo non e’ perche’ non lo pensiate piu’: e’ perche’ non vi si stimola adeguatamente. E’ cambiato l’input, non il programma in esecuzione. Cosi’ molti che emigrano si sentono meno “italiani” perche’ non pensano piu’ le cose di sempre, o meno ‘terroni” perche’, avendo input diversi, non pensano piu’ le cose da italiani o da terroni come prima. Ma non state considerando il fatto che ad essere cambiata non e’ la vostra mente, e basta reimmergervi nello stesso ambiente per farvi tornare le stesse parole sulla bocca. Per questo molti italiani emigrati via NON vogliono frequentare altri italiani: il contesto li farebbe ripiombare nella stessa situazione di prima, e metterebbe sulla loro bocca le stesse parole di prima. I ghetti esistono per questo: fuori dal ghetto gli expat italiani sembrano tedeschi. Dentro, immersi nel loro contesto naturale, tornano a gridare “bbottana”. A cambiare e’ il contesto, non la loro mente. E’ l’input, non il programma in esecuzione.

E di questo gli stranieri si accorgono facilmente, osservando il ghetto, ovvero osservandovi nel vostro ambiente naturale, semplicemente quando siete insieme ad un altro italiano, per fare un esempio, o quando siete in gruppo.

Non c’e’ modo di nascondere le proprie radici agli occhi di un alieno, se non di estirparle da se’. Contrariamente a quanto pensano molti , la maschera perfetta non esiste.
Non basta vestirsi diversamente per liberarsi dalla propria eredita’ culturale. Bisogna analizzarsi ed estirparla sino alle radici, quelle interiori. Occorre l’autodisciplina di chi innanzitutto CONDANNA e DISPREZZA un determinato modo di fare. E dalla condanna e dal disprezzo viene la forza di autoanalizzarsi per cercare se per caso qualche macchiolina  non sia rimasta dentro di noi. E tra parentesi, bisogna anche accettare l’idea che qualche straniero riconosca queste macchie meglio di noi. Per quanto io mi senta alieno dal pensare mafioso, puo’ succedere (e io ne sono cosciente) che un tedesco riesca a riconoscere in me qualche cosa che per lui e’ “mafiosa” e per me no. E probabilmente lo fara’ meglio di quanto lo sappia fare io. Cosi’ come a me sembrano enormi dei difetti che i tedeschi considerano irrilevanti o inesistenti.
 
Cosi’, riguardo al politicamente corretto che vieta sia “negro” che “terrone”, ho sempre la mia stessa opinione: se siete affetti da qualcuno dei difetti associati a queste etichette, o non siete del tutto certi di NON esserne affetti, o siete “sin troppo disposti a tollerarli” quando siete nel vostro gruppo di appartenenza, vi infastidira’ molto.https://web.archive.org/web/20110925080603if_/http://www.youtube.com/embed/JtgyCjGW93w

(uno spot poco politicamente corretto)
Se invece avete compiuto in buona coscienza un’autoanalisi, e avete capito per quale motivo lo straniero vi riconosca in quel modo, vi passera’ addosso senza problemi.
Tutto, lo ripeto, e’ un problema di coscienza. Gli inglesi hanno inventato il politicamente corretto perche’ sono, essenzialmente, ancora li’ a pensare “piccaninnies”, e quindi hanno bisogno di un lavacro per la coscienza. Cosi’ come molti meridionali sono ancora fermi alla societa’ da dove vengono, o ove vivono, e si sentono offesi quando gli si fa crollare il mito autoassolutore che si sono costruiti.
I siciliani, diceva Tomasi da lampedusa, non cambieranno mai perche’ si credono perfetti cosi’. Quello che Tomasi di LAmpedusa non ha mai avuto il coraggio di scrivere, pero’ , e’ quanto si incazzino quando qualcuno gli ricorda che NON sono perfetti cosi’.
Specialmente quelli che si sforzano di nascondere qualche difettuccio che “tollerano affettuosamente”.
L’accettazione del politicamente corretto, che sia contro la parola negro o contro la parola terrone, e’ semplicemente la cartina tornasole della cattiva coscienza di chi lo approva. Se vi credete la razza superiore, la parola “nazista” vi dara’ fastidio. Se a volte vorreste lapidare qualcuno, sentirvi ricordare che siete incivili perche’ lapidate le donne vi dara’ fastidio. Se ogni tanto pensate “bbottana”, sentirvi chiamare terroni vi da’ fastidio.
E’ per questo che le parole non vanno cancellate dal dizionario: servono anche a capire le persone attraverso le loro idiosincrasie. Con buona pace degli ammiratori della neolingua di Orwell , da cui si volevano cancellare i vocaboli non allineati. Al contrario, alcune parole sono potentissime perche’ svelano molte ipocrisie.  Specialmente, molte idiosincrasie.E dalle idiosincrasie, delle persone potete capire davvero MOLTO. Diciamo pure tutto.

[gif animata]
Idiosincrasia di destra.
Uriel
(1) Per uno strano nastro di moebius politico, nessuno chiede le dimissioni del sindaco di Napoli, laddove dovrebbe essere il primo a saltare.
(2) Questo capire viene usato nell’accezione di “lasciar correre”, naturalmente.
(3) Neanche in Germania la gestiscono cosi’. Ma faccio sempre un pochino di fatica a spiegare ai tedeschi che la loro amministrazione sinora non ha fatto nulla che mi abbia lasciato a bocca aperta rispetto a quella cui sono abituato. Per i tedeschi ho la monnezza nelle strade anche io. Ne’ posso pretendere che distinguano campania ed emilia-romagna.

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