Ohh, Krugman e il provincialismo.

Ti giri un attimo e un Krugman qualsiasi se ne esce dicendo che l’ “Italia sta diventando un paese del terzo mondo”, col risultato che piano piano, un bip alla volta, il cellulare ti avvisa che tanti vogliono sapere che ne pensi. Che cosa io pensi dell’intellighenzia angloamericana e’ noto, ma se Krugman prende una svista, bisogna chiedersi come mai tale svista sia cosi’ comune. Ed il problema e’ chiaro: “provincialismo”.

Personalmente attribuisco il problema al cambio di sistema elettorale, con il conseguente cambio di equilibri mediatici. Quando il sistema era proporzionale, le citta’ piu’ popolose, e quindi piu’ metropolitane, erano al centro della campagna elettorale.
Questo dipendeva dal fatto che radunare un numero N di elettori era molto piu’ semplice. Da un lato, essendovi poca TV e molte piazze, le campagne elettorali richiedevano un impegno sul territorio, quindi tutta una serie di comizi. Ovviamente, un solo comizio a Roma o a Milano era piu’ efficace di una serie di comizi in piccoli paesini di provincia.

Col sistema maggioritario, invece, il problema e’ essere il primo, non quello di avere tanti voti, ed essere primi in provincia ed esserlo in citta’ non cambia moltissimo. Quindi, tutti i mass media che si occupavano di politica si sono spostati e hanno dato spazio all’universo culturale della provincia, laddove prima davano spazio all’universo culturale della citta’.
La differenza tra l’universo culturale metropolitano e quello provinciale e’ abbastanza marcata, sia in Italia che all’estero; se alcuni piccoli centri diventano improvvisamente dei luoghi di “fermento culturale”, dando origine a nuove idee ed a nuove correnti artistiche o filosofiche, e’ principalmente dovuto ad una loro “sprovincializzazione”.
In questo senso, sono convinto che il cambiamento del sistema elettorale da proporzionale a maggioritario abbia di per se’ cambiato il rapporto tra i media ed il paese, e che questo cambiamento abbia portato alla rivalta il lato provinciale dell’ Italia, condannando a morte il lato metropolitano, che peraltro era ancora nascente.
Questa e’ la principale ragione per cui , vista da fuori, l’italia sembra un paese che regredisce verso il terzo mondo. Considerato che una analoga regressione, se non peggiore, avviene negli USA e in UK non vedo perche’ Krugman debba lanciare l’allarme proprio per l’ Italia, ma tant’e’: la provincia italiana, come ogni provincia, rappresenta istanze che vengono identificate come “terzo mondo”.

Si tratta di un male che ha soluzioni, ma per trovarle occorre capire quali siano i paradigmi della provincia italiana, onde riconoscerli e quando necessario contestarli. Potremmo riassumerli in pochi punti, da estendere:

  • Adorazione della coerenza. Il provinciale si oppone alla novita’ delle aree metropolitane con un mito della “coerenza”. La coerenza , cosi’ come la si esercita in provincia, non e’ altro che un inno a cio’ che e’ retrogrado, ovvero si trasforma in un rifiuto della novita’: non solo l’istaza rivoluzionaria, ma persino lo svolgimento della storia cadono sotto l’accusa   di “incoerenza”.
  • Adorazione dei ruoli fissi. Il provinciale crede in una societa’ ove i ruoli occupati dalle persone non cambiano mai.Ad ogni ruolo viene riconosciuto un ambito preciso, un universo di svantaggi e doveri, che rimangono immutabili.Tali ambiti sono chiusi e riservati agli addetti ai lavori, chiunque altro li invada viene detto presuntuoso od altro.
  • Adorazione della pace sociale. In provincia, ognuno ha una sua fissa, immutabile “fetta della torta”. Sebbene cambino i processi in atto per conquistarsi la torta, a parte fatti eclatanti “er mejo” rimane “er mejo” e tutti gli altri devono tenersi cio’ che hanno.
  • Adorazione del gruppo di appartenenza. In provincia, i gruppi e gli strati sociali  sono formati sin dall’infanzia, e cambiare gruppo viene considerato inammissibile. Cosi’, esistono diverse dialettiche per mettere in cattiva luce chi cambia gruppo di appartenenza.
  • Elezione a motivo di vita di piccole minchiate. Sia esso il cibo, il calcio, la nazionale, qualsiasi ridicola, irrilevante minchiata viene eletta a motivo di vita dal provinciale. Il provinciale si distingue dalla GIGANTESCA differenza tra l’importanza che lui assegna  ai suoi valori e la loro totale irrilevanza sulla scena storica e mondiale.
  • Demonizzazione delle posizioni personali. In provincia sei identificato per la tua famiglia, per il tuo partito, per il particolare circolo che frequenti, per il partito che voti, e mai per quello che SEI TU. Le tue idee, quindi, non possono essere personali; nel parlare di cio’ che pensi devi SEMPRE riferirti ad un gruppo o ad un maestro. Se provi a pensare a tutto quanto da solo, sei accusato immediatamente di presunzione e di tuttologia. Non e’ chiaro come un prete, o un Bossi, possano darvi una visione del mondo migliore della vostra, ma sia chiaro che “essere leghisti” va bene anche se si riferisce al pensiero di Bossi, mentre quello che pensate DA SOLI non va bene, perche’ non avete si tale maestro.
  • Demonizzazione dell’emancipazione. Chiunque si sforzi o ambisca all’accrescimento del proprio ruolo sociale viene demonizzato: che si tratti di leggere libri, di cambiare casa o emigrare , il solo fatto di desiderare di piu’ del poco che la provincia offre e’ considerato un vero atto di blasfemia contro l’  “ineffabile abbondanza di bonta’ della nostra amata terra, che tutti ci invidiano”.
Il primo tratto e’ quello piu’ facilmente riconoscibile. Il provinciale e’ assolutamente ossessionato dalla coerenza. Se lasciate un amico conosciuto in una realta’ metropolitana , e tornate dopo cinque anni, troverete una persona completamente diversa. Scoprirete che non fa piu’ questo e quello, che ha cambiato idea su questo o quello, eccetera. Se tornate dopo 20 anni nel vostro paesello di provincia, troverete tutti invecchiati. Identici, ma invecchiati: essi si VANTANO di questo immobilismo , dicendo di “essere coerenti”.
Tale coerenza non deve, ovviamente, dipendere dalla storia. Questa idea e’ del tutto sbagliata: prima del 1945, per gli USA era assolutamente giusto, vantaggioso e logico allearsi con l’ URSS. Una vittoria tedesca in russia sarebbe stata catastrofica.
Tuttavia, dopo il 1945, era assolutamente giusto e logico per gli USA essere contro l’ URSS, dal momento che una sua espansione in europa sarebbe stata catastrofica.
Per fare un esempio piu’ recente, sino a pochi anni fa era sensatissimo proporre che l’ Italia uscisse dall’ Euro e si concentrasse sul mediterraneo, eventualmente svalutando. La UE era un pozzo di burocrazia senza ambizioni e il mediterraneo cresceva del 6% annuo e l’unica moneta svalutata era quella cinese.
Oggi, la UE ha approvato una serie incredibile di misure in un solo anno, piu’ o meno ogni paese svaluta la moneta, e il mediterraneo e’ stato colpito da cosiddette “primavere arabe” che ne hanno compromesso la crescita e gli investimenti.
Questo, che e’ semplicemente il cambiare della visione al cambiamento degli assetti, e’ vissuto dal provinciale come “incoerenza”. In provincia, se sei rosso sei rosso, se sei bianco sei bianco. Che Peppone si faccia prete e Don Camillo si spreti e diventi gay non e’ previsto: reato, bestemmia di “incoerenza”. Al rogo!
Su questo blog c’e’ un reparto “FAQ” quasi da sempre, che dice:
Questa semplice asserzione, tolto il fatto che se parli con qualcuno e ti risponde allora e’ vivo, consiste nel trovare NATURALE cambiare posizione di conseguenza ai cambiamenti esterni. Il provinciale NON sopporta questo, dal momento che la sua vita si dirama tra narrabilita’ e credibilita’, ovvero da un lato deve potersi raccontare bene, dall’altro la sua parola deve essere “una sola”, visto che da essa dipendono gli affari che fara’ nella piazza del paese, o al bar, o qualsiasi altro ritrovo di provincia.
Il secondo punto dal quale distinguerete il provinciale e’ il seguente: egli adora i ruoli fissi. Nel suo mondo, ognuno ha una sua narrabilita ed una sua credibilita’, ed esse devono incastrarsi nell’equilibrio del paese. Questo corrisponde ad una paura incredibile di perdere la propria posizione, ovvero nella paura di essere superati.
Se provate in una provincia a cambiare lavoro, ad essere promossi, o a compiere qualsiasi progresso sociale, vi arrivera’ addosso ogni possibile accusa, dal momento che in provincia ognuno rimane al proprio posto.
Fa il paio con questa cosa l’adorazione per la pace sociale. Ogni persona in provincia insegue due obiettivi, la narrabilita’ e la credibilita’. La narrabilita’ e’ la possibilita’ che di lui si dica bene , la credibilita’ e’ la forza che hanno le sue promesse. Qualsiasi azione che infici la narrabilita’ o la credibilita’ di una singola persona e’ destabilizzante: se insinuate che un tizio avrebbe dovuto fare una cosa diversa e non quella, se fosse quello che “dice di essere”, o meglio “fa dire di essere” automaticamente la sua narrabilita’ viene meno, e con essa la sua credibilita’.
In definitiva, cioe’, riconoscerete il provinciale  anche per un attaccamento spasmodico a una situazione di stallo, ove nessuno dice male di nessuno, o il bilancio delle maldicenze sia compensato da un bilancio dei complimenti.
Mettere in dubbio la narrabilita’ e la credibilita’ di qualcuno (un esempio, quello che faccio io su questo blog quando parlo di codardia) e’ visto dal provinciale come un omicidio ante litteram.
Segue a questo l’adorazione del gruppo di appartenenza, specialmente riferito al piccolo paesello di merda.
I paesani passano il tempo a parlare dell’  “ineffabile abbondanza di cose belle, che dall’estero tutti ci invidiano”, e ovviamente sia la loro narrabilita’ che la loro credibilita’ deriva dal vivere in un luogo ove si cucina il tramistelco nel brodo di faminzo, nota pietanza che nel mondo tutti ci invidiano.
Chiunque metta in dubbio che il tramistelco nel brodo di faminzo sia davvero la cosa piu’ ambita del mondo e’ visto come un nemico naturale. Il fatto che ci siano ristoranti italiani ovunque nel mondo viene visto dagli italiani come prova della superiorita’ del cibo italiano, che tutto il mondo invidia, mentre un numero ancora maggiore di kebabbari e ristoranti cinesi e Mc Donald’s “non prova nulla.”
Dall’adorazione del gruppo-tutti deriva la venerazione del gruppo-molti, dal momento che in una certa zona del paese il tramistelco si tiene nel brodo di faminzo per due ore, nell’altro per un’ora e mezza. E siccome l’elezione a ragione di vita di piccole minchiate  e’ un altro tratto caratteristico del provinciale, scopriremo che quella mezz’ora e’ il discriminante tra la civilta’ e la barbarie.
Il provinciale, cioe’, emette di continuo (credendoci), delle affermazioni come “la Roma e’ una fede” oppure “l’aperitivo e’ una questione antropologica”, senza notare come si tratti di affermazioni del tutto prive di consistenza. Quando vedo un italiano dire che la differenza tra Italia e Germania si vede dal cappuccino, o dal caffe’, o dalla pasta, mi viene da scoppiare a ridere: passi se qualcuno se ne esce con un discorso sul protestantesimo o su Federico il grande, che almeno richiede studio, ma c’e’ gente che crede DAVVERO che QUELLE siano le VERE, GRANDI  differenze. Questo e’ un tipico pensiero provinciale, ovvero l’elezione a motivo di vita di cazzatine irrilevanti.
Sul piano dei rapporti personali, il provinciale si distingue in due atteggiamenti demonizzatori. Essi colpiscono chiunque voglia uscire dal sistema di gruppi del luogo, sia col pensiero che nel modo di vivere.
Innanzitutto, in provincia esistono i luoghi del pensiero autorizzati. Prendiamo il prete. Puo’ essere la carogna bigotta piu’ ignorante del mondo, ma siccome lui e’ Don Zibondio, allora lui sa dirvi tutto sul ruolo della donna nella societa’.
Ovviamente voi potete anche avere una VOSTRA opinione sulla donna nella societa’, ma solo a patto che vi affidiate ad UN ALTRO prete, ovvero al pensiero del PCI. In quel caso, potete dissentire dal prete, ma non dal segretario.
Il problema nasce quando la VOSTRA opinione sulla donna e’ proprio VOSTRA. Il provinciale NON accetta che una vostra opinione sia “VOSTRA”, dal momento che questo significherebbe che la capacita’ di avere vostre opinioni (giuste o sbagliate) vi rende pari al prete I o al Prete II…. Prete N: credete forse di essere infallibili?
Poco importa se il Prete I sia un bigotto rancido, il Prete II sia Stalin, il Prete III sia Umberto Bossi: sebbene questi siano tutt’altro che infallibili, la sola presunzione che VOI possiate avere una VOSTRA idea e’ per il provinciale, una lesa maesta’. Come OSATE uscire da un recinto? Credete di essere infallibili, onniscenti, in linguaggio televisivo “tuttologi?”: in altre parole, credete di essere Prete I, Prete II, Prete III, che pontificano di continuo su tutto, sembrano ancora meno infallibili di voi, ma almeno si chiamano come si chiamano?
Voglio dire: il provinciale accetta tranquillamente che Borghezio gli spieghi TUTTO su come va il mondo. Accetta tranquillamente che lo faccia un cretino incartapecorito con una tunica addosso. Accetta che lo faccia un burocretino di partito. Essi appaiono meno “infallibili” di chiunque altro, a dire il vero, ma siccome hanno narrabilita’ (le promesse di costoro non sono mantenute, quindi non hanno credibilita’), allora VI E’ VIETATO avere un’opinione vostra s tutto. Se avete le opinioni di Borghezio o di Don Zufolino su tutto va bene. Le vostre, proprio no.

Eppure il provinciale non si fa problemi. Si fa spiegare il mondo da politici ignoranti come capre, da comici, da sedicenti guru della pubblicita’, dal vecchio sciamano di turno a Roma e dal suo amico immaginario, ma se voi OSATE costruire da voi le vostre opinioni, il provinciale vi dice “ma ti credi infallibile? Onniscente?”: beh, a dire il vero, se paragonato alle fonti del sapere del provinciale, ONESTAMENTE, SI. Ma non e’ che ci voglia molto ad essere piu’ infallibile di Don Zarkazio, Bobbie Casalecchio, di Lullio Bordezio o di Papa Cisto 33 turbodiesel.

A questa tendenza ovviamente si aggiunge una demonizzazione dell’emancipazione. La vita di provincia e’ fatta tra un equilibrio tra vessazioni: chiunque abbia un potere sugli altri lo esercita in modo sgradevole, in modo da aggiungere punti alla propria narrabilita’ e di rendere credibili le proprie promesse, almeno quando si riferiscono a piccole vendette o vaghe minacce.
E’ chiaro a questo punto che chiunque tenti di emanciparsi , svincolandosi da questo sistema di cose, e da questo equilibrio, sfuggendo ai poteri locali, diventa del tutto satanico.
Se te ne vai a vivere nel paese vicino il Geometra Rossi non potra’ piu’ romperti i coglioni dal suo ufficio comunale, ma potra’ almeno chiedere al Geometra Bianchi di fargli un favore e romperti i coglioni, ma se vai in un paese LONTANO , il Geometra Rossi non e’ piu’ in grado di raggiungerti.
Sinora questo non e’ stato un problema perche’ quando andavate lontano scomparivate dalla narrabilita’ locale, quindi eravate via, ed essendo via non potevate vessare, quindi era in equilibrio con il fatto di non poter essere vessati. Ci pensera’ qualche altro Geometra Rossi a vessare.
Ma che succede se la persona che va lontano riesce, (magari vi aFAcebook) ad incrinare la narrabilita’ o la credibilita’ del Geometra Rossi , senza che il Geometra Rossi possa fargli vedere i sorci verdi con la sua veranda?
L’emancipazione, ovvero il poter ancora impattare sulla narrabilita’ e sulla credibilita’ delle persone nel paesello, senza venir toccati, ovvero l’emancipazione, e’ vista come una maledizione biblica. Il provinciale lo riconoscerete nell’odio che prova verso chi e’ fuori portata di tiro (1), pur potendo ancora impattare sulla sua narrabilita’.
Questi tratti distintivi si sono ingigantiti, e oggi quasi tutti gli italiani vanno in giro atteggiandosi alle persone piu’ credibili del mondo quando fanno una promessa, o portando sulle spalle una narrabilita’ che sembra inusitata , dal momento che spesso parlando con loro scoprite che il computo delle loro “avventure” e’ una vita quasi identica a quella di chiunque altro.
Questi atteggiamenti sono visti come terzomondismo da chiunque: se una nazione ha un sistema scolastico di avanguardia, un esercito potentissimo, una influenza culturale enorme, non potete ribattere “ma noi abbiamo i vini DOP”, perche’ sono il classico, provincialissimo esempio di stronzatina elevata a motivo di vita. Sentirsi superiori ad una superpotenza perche’ li’ si cucina male la pasta non ha alcun senso.
Cosi’ come lo straniero vi identifica come provinciali nel momento in cui ve ne uscite dicendo che una persona non possa avere le proprie opinioni su ogni cosa senza prenderle da un prete locale. Allo stesso modo, lo straniero vi riconosce come provinciali quando, in seguito ad eventi storici clamorosi che inducono cambiamenti di posizione, lo accusate di “incoerenza”.
Negli ambienti piu’ metropolitani, specialmente quando vi e’ fermento di idee, cambiare posizione e’ cosa normale (2) , tantopiu’ dopo che il contesto e’ cambiatissimo. Allo stesso modo, nei contesti che sono fermento di idee, i preti e con loro le consuetudini e le tradizioni se ne vanno a puttane ogni cinque minuti, perche’ a tutti e’ richiesta una opinione PERSONALE.
In questo, credo che l’ Italia stia peggiorando: sebbene anche USA e UK stiano facendo lo stesso, i peccati altrui non assolvono voi dai vostri.
Se continuerete sulla via del provincialismo, continuerete ad avere gente (magari interessata, come Krugman) che trova spazio per chiamarvi terzo mondo.
Ed e’ veramente difficile difendervi.

Uriel
 (1) Circa 20 anni fa la mia condotta sessuale diede scandalo in tre paeselli. Il fatto e’ che per fare sesso occorre essere almeno in due. Se pubblicassi nomi e cognomi di persone allora adulte – oggi vecchie – che se la facevano con un tredicenne, probabilmente rovinerei la narrabilita’ di tre paesini del ferrarese : Migliarino, Migliaro e Ostellato. E che cosa possono farmi loro? Niente: tra l’altro, se con una buona memoria ricordassi abbastanza particolari anatomici, dalle cicatrici in poi, in poche settimane di processo tedesco ne uscirei vincente. Vi ho mai raccontato di quella signora che si faceva rifare il tinello da un architetto  di Ferrara  – pagato in natura – la quale ci teneva tanto a mostrare che aveva ancora delle belle gambe? O della parrucchiera dai capelli rossi molto entusiasta? No? Magari un giorno.
(2) Un americano un giorno mi disse che aveva DIRITTO di cambiare idea.

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