Nucleari di qui e di la.

Ricevo email, richieste dia Facebook, e siete persino andati a scassare la minchia al bot, riguardo alla questione nucleare. Questione che sta venendo amplificata in molti paesi essenzialmente per motivi politici. Tutti sanno che la Merkel , essendo praticamente certa di perdere le prossime elezioni, farebbe qualsiasi cosa per sopravvivere, e quindi chiudera’ di qui e di la’. Cosi’ come in Italia Enel non ha alcuna intenzione di lasciar crescere un grosso produttore di energia, e quindi finanzia la campagna(1)
Qui a Dusseldorf c’e’ la piu’ grossa comunita’ giapponese d’Europa, si possono vedere notiziari (destinati a loro) piuttosto frequenti sulla TV Locale , e devo dire che il problema del Giappone sono i 15.000 morti dovuti allo tsunami. Non che manchino gli sbroccotronici, anzi, Duesseldorf e’ una citta’ snob, e quindi radicalchic e ci sono le belle code a chiedere iodio in farmacia: gli idioti non capiscono che se una catastrofe in Giappone arriva a portare iodio in Germania, con le pillole ci fai la birra. Il problema e’ che i giapponesi si incazzano e ti fanno notare che hanno avuto 15.000 morti e tot feriti, e forse uno sbuffo contaminato non e’ il primo tra i loro problemi. L’emergenza nucleare c’e’, ma non e’ IL problema, bensi’ UNO DEI problemi.

Ci sono essenzialmente due idiosincrasie a riguardo di quanto successo in Giappone, nell’opinione pubblica italiana. E queste due idiosincrasie corrispondono a due atteggiamenti ideologici della stampa italiana: parlare pochissimo del terremoto e tantissimo delle centrali.
La prima idiosincrasia, cui vorrei dedicare due parole per mera rivalsa, e’ quella sul terremoto.
Quando ci fu il terremoto dell’ Aquila dissi chiaramente che buona parte della colpa fosse di chi aveva costruito case ad minchiam. E quindi, se vivi in un tugurio, sono tutti cazzi tuoi. Le leggi sulle precauzioni antisismiche e le tecnologie esistono.
Quando dissi questo, arrivarono sul blog fior di sciroccati a dire che il terremoto dell’ Aquila era stato il piu’ potente terremoto di tutti i tempo, che la terra si era spostata, che era IMPOSSIBILE che le case rimanessero in piedi perche’ era un terremoto potentissimo.
Il fatto che in Giappone le case siano rimaste in piedi in percentuali imponenti nonostante scosse dal settimo al nono grado della scala Richter, cioe’ dalle 50 alle 900 volte piu’ potenti delle scosse dell’ Aquila, diciamola tutta, tocca un attimo una precisa idiosincrasia, cioe’ quella delle persone che vanno a costruire case di merda per risparmiare e poi piangono dallo stato quando crollano, cosa che succede regolarmente ad ogni terremoto.
Da qui, diventa “imbarazzante” in Italia dire che gran parte dei morti siano dovuti allo tsunami e le case hanno retto “magnificamente” (per quanto possibile) al terremoto. E mentre in Germania si discute se per caso non sarebbe meglio fare come in giappone nel costruire le case (2) , in Italia non si puo’ dire che si potrebbero fare anche case migliori.
Sappiamo bene quali siano le regioni dove la case si fanno peggio. Non le menziono perche’ ovviamente saranno i soliti Svervegia, Narnia,  eccetera. Ma nelle vostre menti i nomi sono apparsi con una certa veemenza. E chi sono io per dirvi cosa pensare?
La seconda idiosincrasia, quella del nucleare, viene da un fatto. Non e’ affatto scontato che ci sia una nuova Chernobyl, e siccome non ci sono statistiche su rotture gravi nel tipo di reattori in questione, ne’ alcuna centrale nucleare e’ mai stata colpita da un simile sisma.
Mi fanno molto ridere le “misure” di radioattivita’, dal momento che dopo una sfilza di terremoti (non e’ avvenuto solo UN terremoto, e le “scosse di assestamento” sono state piu’ forti di quella dell’ Aquila, per intenderci: e’ che i giapponesi fanno meglio le case hanno un culo sfacciato e le case non crollano.) avvenuti in un territorio stracolmo di elementi transuranici di origine vulcanica, un aumento di radioattivita’ e’  del tutto normale. Ne riparliamo per ben altri valori.
Per ora, gli unici aumenti della radioavvitita’ sono a poche centinaia di metri dalle centrali.
Ma torniamo a noi, e parliamo dei nostri antinuclearisti.
Gli antinuclearisti nostrani hanno vissuto di Chernobyl per tutto questo tempo, e oggi hanno una paura: che in Giappone NON succeda un’altra Chernobyl.
Chiaramente, se succede un’altra Chernobyl, per loro e’ la pacchia, ma siccome il reattore e’ molto diverso e non va a grafite e l’edificio e’ molto diverso non tutti pensano che sia cosi’ scontato. Adesso andiamo a vedere le ipotesi piu’ drammatiche per i nostri antinuclearisti.
  • Nonostante le esplosioni di idrogeno, non avviene un altro disastro come a Chernobyl. In tal caso, pur nelle difficolta’ e nell’ansia, le centrali giapponesi diventano un caso positivo. Se NON succede un’altra Chernobyl, gli antinuclearisti si sentiranno rispondere che si, un terremoto del nono grado Richter puo’ danneggiare le centrali, ma niente di che. Si tratterebbe di un caso positivo, e di conseguenza sarebbe la loro fine politica. Per questa ragione devono spingere tutti i governi che possono a prendere decisioni drastiche , irrevocabili e dettate dal panico sin da ora. Se non succede un’altra Chernobyl, la loro storia e’ finita. E questo spiega come mai i nuclearisti tacciano: poiche’ il reattore giapponese non va a grafite e non corre rischi di esplosioni di vapore come quella di Chernobyl, sembra improbabile una cosa del genere. E in pratica, “basta” aspettare che finisca tutto per prendersi la rivincita. Si , gli antinuclearisti possono obiettare che non tutti siano giapponesi, ma la replica sara’ “diamo l’appalto delle centrali ai giappi”. Fine della fiera.
Questa e’ l’ipotesi piu’ disastrosa per gli ecologisti. Se dopo aver lottato mesi coi reattori il danno venisse contenuto all’attuale, o poco piu’,  passata l’ansia (per quanto la stampa italiana di oggi ne possa causare) si dira’ che i reattori moderni resistono al nono grado della scala richter, che anche scoperchiati non succede una Chernobyl ma si contamina al massimo qualche kmq di terreno, eccetera. In questo caso, la sparizione degli antinuclearisti nei prossimi 3/4 anni e’ praticamente certa.
C’e’ poi il secondo caso, che per loro e’ ancora peggiore:
  • Il nocciolo fonde ma non capita Chernobyl. Non e’ impensabile perche’ non si tratta di noccioli a grafite e perche’ il reattore e’ molto diverso da quello di Chernobyl. Un possibile scenario, nel malaugurato caso , e’ che succeda il casino ma il risultato sia uno sbuffo che si perde nell’oceano e qualche decina di kmq contaminati. L’esperienza di Chernobyl ha insegnato che la raddioattivita’ sparisce molto in fretta dall’ambiente (a Chernobyl vivono diverse migliaia di persone da qualche anno) venendo lavata via dalle acque piovane, e nel caso del Giappone questo significa che finisce nell’oceano in breve. In questo caso, se paragoniamo il danno della centrale (pochi kmq contaminati) con i 15.000 morti dello tsunami, capite chiaramente che siamo in un ordine di grandezza (ansia a parte) quasi irrilevante.

 

Il secondo scenario che terrifica gli ecologisti e’ che la centrale vada in merda (qualsiasi cosa voglia dire) ma non salti fuori una nuova chernobyl. Il problema e’ dato, in Giappone, dall’enorme differenza che passa tra un eventuale “pof” che contamina qualche kmq e il bilancio spaventoso di 15.000 morti. In Italia, sarebbe dato dal divario che passa tra un eventuale “bof” e quello che succederebbe in caso di terremoto del nono grado.
Se venisse un terremoto del nono grado in Italia, diciamo all’altezza dell’ Aquila, il 100% delle costruzioni del paese si sbriciolerebbero. Parlo di tutte le case, tutti i ponti, tutti gli ospedali, tutti i cavalcavia, tutti gli acquedotti, tutte le grosse condotte fognarie.
Se capitasse di notte, in pochi secondi il 90% della popolazione finirebbe sotto le macerie. Ovviamente , nelle prime 24 ore si puo’ salvare qualcuno, si. Peccato che non succederebbe. Poiche’ nelle citta’ italiane le strade sono spesso piu’ strette dei palazzi, non sarebbe possibile portare soccorsi. Chi dovrebbe portarli, poi? Gli ospedali sarebbero crollati con medici e infermieri dentro. Le caserme, escluso qualche bunker, sarebbero cumuli di macerie ripieni di soldati morti.
Aiutarsi tra citta’ sarebbe impossibile perche’ tutti i ponti e tutti i cavalcavia stradali sarebbero crollati. Tutte le centrali (tranne quelle nucleari, forse) sarebbero a pezzi perche’ non sono antisismiche. Quindi, niente energia. E niente acquedotti, del resto. A parte il fatto che spesso sono alimentati da idrovore elettriche, nemmeno quelli sopravviverebbero.
In caso di terremoto forza 9 della scala richter, il 90% degli italiani sarebbe defunta nelle prime 24 ore. Rimarrebbero un 5-10% di feriti, destinati a morire nella prima settimana, quando si cerchera’ di soccorrerli (3) usando elicotteri, cioe’ uno ad uno.
Stabilendo una quantita’ media del 3/4% di feriti sopravvissuti, e considerando il fatto che circa il 25% della popolazione e’ fatta da vecchi, entro un mese la popolazione italiana sarebbe ridotta attorno all’ 1%, circa 600.000 persone. Di cui solo 200.000 in eta’ da famiglia.  La stragrande maggioranza dei quali mutilati per ferite varie.
Non che all’ambiente andrebbe meglio: neanche le infrastrutture industriali reggerebbero. Ogni fottuto deposito di materie chimiche, ogni vasca di liquami, ogni cisterna di idrocarburi, e’ sversata nell’ambiente. Se considerate che cosa ha fatto UNA azienda milanese di idrocarburi al Lambro, capite facilmente la proporzione del problema. Per non parlare delle piattaforme petrolifere al largo delle nostre coste.
In questa situazione, se una centrale sbuffa non ve ne frega nulla. Nemmeno se una centrale dovesse fare un’altra Chernobyl ve ne fregherebbe, perche’ in confronto ai 55 milioni di morti, anche  i morti di Chernobyl(4) non sono nulla.
Cosi’, la mia opinione personale e’ che preoccuparsi delle centrali nucleari nel caso di un terremoto del nono grado in Italia sia ridicolo: qualsiasi danno possa fare, sara’ praticamente microscopico nei confronti dello sterminio che un simile terremoto causerebbe.
Si, a scanso di equivoci terremoti del nono grado ne accadono 18 l’anno, ma accadono quasi tutti lungo faglie diverse da quella euroafricana. Cosi’, la probabilita’ che avvenga in Italia e’ microscopica, e una centrale come quelle giapponesi con i terremoti italiani non entra nemmeno in preallarme….
ma non ditelo agli ecologisti.
Al massimo, incrociate le dita per il Giappone. Ma non per il nucleare.
Per le persone.
Casomai non si fosse capito, quello che e’ successo in Giappone non e’ un evento politico. E’ una tragedia umana.
Uriel
(1) Se volete sapere di piu’ del legame tra i Verdi ed Enel, cercate un solo nome: Chicco Testa.
(2)In Germania il rischio sismico e’ ridicolo. Ma i tedeschi non sopportano che qualcuno sia piu’ affidabile di loro.
(3) Quelli che sopravvivono agli incendi. Caldaie condominiali a gasolio, fiamme libere di ogni tipo, sono tutti inneschi di incendio. E considerando che le citta’ sono una distesa continua di macerie e automobili, non ci vuole molto a capire che Milano o ROma sarebbero distese di macerie in fiamme per kilometri e kilometri.
(4) Le statistiche sui “morti collaterali” di Chernobyl hanno il “piccolo” difetto di misurare la mortalita’ per leucemia nei dieci anni successivi, in un paese la cui sanita’ e’ collassata due anni dopo insieme all’ URSS. Credibili un sacco.

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