Muttley fa’ qualcosaaaaaaaaaaaaa….

La questione dei movimenti e dei partiti “nati su internet” ovviamente mi interessa anche nel senso professionale. In fondo, la politica e’ gestione dell’informazione (almeno sinche’ non diventa governo), e quindi posso vederla in modo da chiedermi: ma qual’e’ l’infrastruttura perfetta per un partito politico nato su internet? Cioe’, Grillo e’ primitivo in maniera preoccupante (Casaleggio e’ essenzialmente un gruppo di early-users che hanno fatto un early-business, ma non sono dei tecnici) , e il Piraten Partei eccelle in comunicazione ma anch’esso pecca molto in infrastruttura. Come farei io l’infrastruttura di un partito che ha la propria forza su Internet.

Il primo punto e’ che si tratta di un partito che viene tenuto in piedi da persone che SANNO usare internet e ne sono competenti (quindi ipotizzo una conoscenza tecnica decente) , sostenuto da persone che sanno usare internet e sanno fare i contenuti -che saranno i nostri attivisti maggiori- e da un elettorato che, essendo l’elettorato , ricopre il ruolo di utente (riceve dei benefici e in cambio “paga” con la partecipazione ) . In ultimo , il pubblico, cioe’ i lurkers: quelli che sebbene magari voteranno per noi non sono nemmeno disposti a partecipare alle discussioni.<
Va da se’ che un simile sistema informativo ha diversi layers:
  1. Architecture board. Un gruppo che e’ responsabile dell’infrastruttura in se’, e che incarna il “brand” del partito (nome, simbolo, regolamento interno). Esso non ha altre funzioni, che non siano tecniche e disciplinari, ed ha le competenze per decidere l’architettura globale del network, l’aggiunta o la modifica di tecnologie, eccetera.
  2. Nodo locale. E’ tenuto da un amministratore, che quindi sa almeno installare il software richiesto per far girare un nodo locale della struttura informatica del partito, ove si aggregheranno le persone.
  3. Militante. E’ chi partecipa attivamente alla politica, appartiene quindi ad una rete sociale interna ove NON e’ anonimo, partecipa ai diabattiti interni, fa attivismo, proselitismo, evangelismo fuori dalla rete, e quindi ha una identita’ ufficiale e modera aree di discussione sul social network.
  4. Elettore. Si tratta di qualcuno che vuole partecipare, ove partecipare significa, lanciare temi, parlare, commentare liberamente. Ha identita’ pubblica. Vota nel sistema di voto interno.
  5. Lurker. Persona che non intende fornire la propria vera identita’, ma simpatizza per il partito. Puo’ usare il social network del partito, ma e’ soggetto a moderazione , non puo’ votare essendo anonimo e puo’ commentare solo in alcuni casi.

Creata una struttura logica, passiamo al draft:

  1. L’architecture board detiene il nodo centrale del sistema, ove occorre registrare i nodi locali , con la mappa logica. Detiene il dominio internet, il DNS ed i sottodomini, assegnati i nodi locali. Puo’ sconnettere o connettere al network i nodi locali, alla bisogna. Rilascia le versioni certificate del software che usano i nodi. Amministra informaticamente  il blog centrale , il giornale online del partito e il software per votare le mozioni centrali. (diciamo un liquid feedback).
  2. Il nodo locale e’ un server amministrato da un individuo di fiducia , ove girano un liquid feedback per le votazioni delle mozioni locali (diciamo LiquidFeedback), un software di social networking (diciamo Diaspora), e un software per le discussioni. La discussione e il voto devono avvenire in zone diverse, visto che non tutti quelli che discutono potranno poi votare (gli anonimi, per dire). Il nodo locale ha un indirizzo ed un numero di telefono ed il nome pubblico del rappresentante, cosicche’ per andare a farsi certificare la propria identita’ basta chiamarlo, prendere appuntamento e si riceve una identita’ pubblica verificata nel social network del partito.
  3. Il militante e’ normalmente un individuo cui e’ richiesto di spendere del tempo per moderare un’area di discussione, e di fornire l’accesso gratis alla struttura. Si tratta di comprare un router WIFI da poche decine di euro, attaccarlo in cascata al proprio , limitare il firewall al sito del partito, e lasciare la Wifi aperta piazzando il router vicino alla finestra. In questo modo, in citta’ spunteranno reti wifi aperte che permetteranno l’uso della struttura del partito al pubblico, e solo quello. (1)
  4. L’elettore e’ una persona che ha un account presso un nodo locale -i nodi locali sono collegati comunque, come fa Diaspora- ed e’ andato presso un militante col documento , per farsi certificare l’identita’. Da quel momento usa la propria foto e non e’ anonimo. Puo’ lanciare nuovi temi di discussione e discutere liberamente, tranne casi disciplinari. Ha accesso a tutta la rete, anche se e’ membro della zona locale. Puo’ discutere in ogni area del social network. Puo’ usare la posta elettronica interna del partito e la chat del social network.
  5. L’anonimo. Puo’ entrare solo nella zona locale, in qualsiasi modo con un account privo di credenziali certificate, puo’ discutere solo nelle zone libere, mentre in alcune zone sono ammessi solo quelli che hanno lo status di elettore in poi. In alcune zone non sono ammessi, e non possono votare sui temi locali (per evitare brogli e doppi account).

A livello di struttura centrale occorre quindi gestire il blog del partito ed un giornale del partito, i cui “giornalisti” sono almeno elettori. I comunicati stampa appaiono invece sul blog del partito, e sono scritti dal board.

Fatto questo abbiamo una presenza locale sul territorio, e chi abbia uno smartphone o un tablet o un laptop (stiamo facendo un partito su internet, cribbio) si trovera’ un certo numero di aree (niente vieta che il militante che lascia la WIFI a disposizione sia padrone di un bar o che la punti verso un bar , per esempio). Abbiamo cioe’ creato punti di aggregazione politici , anche in strada. Se abbiamo un numero sufficiente di militanti possiamo coprire parti considerevoli della superficie cittadina, interi condomini, eccetera. Ovviamente la rete Wifi ha il nome del partito.

A quel punto, il social network deve essere libero. Cioe’ si parla di politica, ma non solo. E’ un luogo ove si vive, quindi non solo politica, ma i comunicati politici arrivano a tutti per definizione. Per il resto, fatte salve le leggi vigenti , si dovrebbe parlare di tutto a patto di non molestare altri.

Sono permesse, ovviamente, applicazioni commerciali, e se nel proprio locale si ha la wifi libera si puo’ aprire un account come azienda, anche se e’ vietata la pubblicita’ o lo spam. La presenza reale della wifi e’ da verificare, e se scompare o non c’e’ l’azienda perde diritto ad avere un accesso sul social network.

Il software piu’ adatto IMHO e’ “Diaspora”.

La zona “politica” e’ quella dove si vota. C’e’ un semplice board ove le proposte sono votate , da tutti tranne che dagli anonimi. Si eleggono i candidati e anche dopo l’elezione si discutono li’ tutte le prese di posizione del partito sui temi locali. E si vota. Nel caso i candidati abbiano vinto le elezioni, tutto cio’ che votano nelle giunte reali deve finire nel board e venire votato almeno tre giorni prima della votazione istituzionale. Il voto nelle istituzioni deve rispecchiare quello avvenuto in rete.

Un software come liquidfeedback e’ sufficiente.

La zona del forum e’ quella ove si discute. E’ divisa per zone locali, e per livello di partecipazione. Alcuni board sono accessibili solo da chi non e’ anonimo, altri sono accessibili agli anonimi in sola lettura, altri non sono nemmeno accessibili agli anonimi. Chi non e’ anonimo ha accesso in lettura e scrittura a tutti i board di discussione, locali e non.

Oddio, qui di software che fanno forum ce ne sono a iosa, bisognerebbe confrontare le specifiche richieste una ad una. Diciamo un phpBB, o simili.

Andiamo alle scelte.

Perche’ una struttura distribuita come Diaspora? Per una ragione: innanzitutto prima o poi un magistrato in cerca di fama chiudera’ il blog di Grillo con qualche scusa. Occorre una struttura distribuita per questo.  Grillo e’ debole perche’ centralizzato.

Perche’ una WIFI aperta? Perche’ essenzialmente fornire un accesso ai nuovi mezzi politici serve anche a diffondere la politica. Il fatto che fermandosi in qualche bar il tablet trovi una rete aperta e si entri si un social network , che comunque non fa SOLO politica, e’ un enorme passo avanti rispetto al modello di Grillo, per cui partecipi praticamente solo da casa con un solo entry point.  L’idea di rete aperta e gratuita , politicamente, significa “per quanto possiamo, le porte del partito sono aperte”.

Se questo poi avviene in bar , pub, pizzerie, ristoranti, aumenta ancora la percezione di presenza sul territorio.

Perche’ la distinzione tra utenti anonimi e non? Grillo sta venendo falcidiato dopo la vittoria di Parma perche’ qualcuno (oh, chissa’ chi sara’.Chi come me ha un blog da un decennio ormai non conosce proprio questa strategia dei commenti “ad usum propaganda”) ha postato dei commenti polemici sul suo blog e si sono cosi’ inventati degli screzi interni e delle divisioni. La vecchia scuola dei compagni si riconosce a distanza di anni.

Perche’ tuttavia l’utente anonimo e’ consentito? Perche’ in ultima analisi l’elettore puro, cioe’ quello che vota e basta, e’ un elettore. Sebbene si impegni poco -e quindi non potra’ prendere parte alle decisioni o ai dibattiti vitali- rimane comunque un esercizio di trasparenza quello di lasciarlo accedere  e parlare -in alcune zone: se vuole di piu’, ci metta almeno la faccia, il nome ed il cognome.

Perche’ l’accesso alle aziende, come locali pubblici? Perche’ innanzitutto si tratta di luoghi di aggregazione, appunto pubblici, ovvero aperti alla politica per definizione. Inoltre perche’ il luogo materiale rimane comunque necessario alla politica, e il fatto che qualche locale ospiti una rete di partito significa che si creano dei luoghi della politica. Ovviamente questo ha un ritorno in termini di immagine per il locale stesso: ok, in cambio c’e’ uno spazio di socialita’. Mi sembra uno scambio equo.

Questo compensa sia le mancanze del PiratenPartei (che non occupa il territorio con le wifi locali), che le mancanze di Grillo (sebbene sia su internet la sua infrastruttura e’ troppo centralizzata e quindi fragile) , e il board non puo’ fare altro che (su votazione nazionale) espellere un nodo se i suoi politici si comportano male e togliere il diritto ad utilizzare il simbolo ed il nome. Il resto diventa una nube che aleggia sul territorio.

L’infrastruttura centrale e’ relativamente piccola (DNS, un blog e un portale per il giornale di partito, nonche’ un nodo di Diaspora e il SSO -Single Sign On- per l’intera rete) e il carico e’ distribuito tra i server locali, che fanno tutto il lavoro. L’ IP  dei nodi locali e’ dinamico, e viene assegnato usando DDNS.

Ogni nodo ha il relay in ingresso per la posta locale.
Ecco, con una infrastruttura simile un partito “nato su internet” ha serie probabilita’ di crescere, a patto di avere innanzututto:
  1. Delle idee ed un programma.
  2. Un partito con uno statuto.
  3. Una base iniziale di militanti.

Se qualcuno ce l’ha, posso anche dargli qualche altro consiglio. Sempre che il partito mi piaccia. Di certo non faro’ i catastrofici errori di Casalegno, che porteranno l’infrastruttura informatica di M5S (o quello che loro considerano tale) a collassare appena i grandi media mainstream e gli specialisti della macchina del fango entreranno in azione.

Teniamo conto del fatto, per esempio, che un partito puo’ reggere molta piu’ pressione di un’azienda. Non appena la vera e propria macchina del fango si mettera’ in azione e colpira’ Casalegno, per dire, Grillo potrebbe trovarsi col culo per aria. Basta che la “gioiosa macchina da guerra” convinca un direttore di banca a togliere un fido. O che un magistrato abbia voglia di finire sui giornali.

In Italia fondare un nuovo movimento e’ un atto di guerriglia, e per quanto il movimento sia pacifico, deve sempre tenere conto della torma di professionisti della politica, del giornalismo politico, della magistratura politica, e delle varie “gioiose  macchine da guerra” di memoria sovietica.Quindi l’infrastruttura occorre robusta, distribuita e specialmente non centralizzata.

Uriel Fanelli

(1) Sembra un gran sacrificio ma non lo e’. Se prendiamo una ADSL domestica, nelle ore lavorative e’ usata pochissimo perche’ in genere in casa non c’e’ nessuno. Anche non potendo limitare la banda del router (non tutti fanno traffic shaping, almeno quelli economici) , basta tenerlo acceso quando si esce per andare al lavoro e quando non si usa internet per offrire un bel pochino di tempo di connessione.

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