Momenti

Sono qui a fare la nottata per il go-live di un servizio di telefonia. Il che e’, se siete persone che si occupano del traffico e della rete intesa come topografia, e’ abbastanza noioso. Ma l’ansioso manager vuole che io sia qui, perche’ in certi casi sembra che io sia un portafortuna. E cosi’, sono le 4.55, sono qui da ieri sera e a quanto pare ho portato fortuna. Il guaio e’ che mi sono annoiato sinora, ma vabbe’. Cosi’ questo e’ il momento nel quale il cervello si ferma e inizio a pensare a ruota libera.

 

C’e’ stato un momento. C’e’ stato un momento nel quale ho deciso che non avrei piu’ tollerato.

 

Ora, non so se avete idea del problema. Ormai lo scontro e’ bandito dalla civilta’. Non intendo lo scontro militare con i Marines che ti arrivano in IRAQ e ti fanno un culo quadro. No, intendo lo scontro tra persone. Ai miei tempi, ci si picchiava.

 

Alle superiori, alle medie, e certe volte all’universita’. Cioe’, se dicevi una cosa che dava troppo fastidio, e superavi un limite, dovevi fare a pugni. Dovevi fare a pugni perche’ la persona che avevi di fronte non tollerava quello che avevi detto, provava rabbia e la esprimeva lottando.

 

Tutto bene. Tutto bene perche’ piano piano imparavi che le parole hanno un limite, un limite oltre il quale devi batterti. E non importa se vinci o perdi, perche’ se ne dai 10 e ne prendi 8 non e’ che lui va a casa con 2 e tu esci illeso. Nono, tu le porti a casa tutte 8 e lui tutte 10. Cosi’, non puoi neanche avere tutti questi nemici, perche’ alla fine prendine otto oggi, prendine otto domani, tu ne prendi otto al giorno, mentre i tuoi venti nemici ne prendono dieci ogni venti giorni.  Capite che non si puo’ fare.

 

Cosi’, il fatto che si faceva a pugni significava qualche naso rotto, qualche dente scheggiato, ma alla fine dei conti valeva la pena perche’ imparavi che se qualcuno ti fa incazzare devi reagire ed esprimere la rabbia, mentre impari anche a non fare arrabbiare troppo gli altri. A non infastidirli. A non diventare petulante, fastidioso, rompicoglioni.

 

Perche’ c’e’ un limite, e dopo devi batterti.

 

Cosi’, all’inizio il bambino si sforzava di obbedire alla mamma, di essere “bravo” e di non litigare. Poi gli veniva detto di sopportare un pochino e di tollerare. Poi aveva il sopravvento l’ambiente, e iniziavi a vivere davvero, e a calibrare il consentito  , a capire quali fossero i limiti del parlato.

 

Oggi, tra internet e questa solitudine di ragazzi che passano la vita davanti alla console e davanti al PC, non e’ piu’ cosi’. Non si menano piu’. Si sopportano sempre, perche’ si frequentano sempre meno, e quindi non si menano piu’.

 

Quindi, non imparano piu’ i limiti. Non sanno e non capiscono che c’e’ un limite, e che se ti rendi fastidioso la gente ha il diritto di incazzarsi e rispondere. No, scherziamo? Devi sempre dialogare e parlare, e se qualcuno ti infastidisce e’ una “provocazione” e devi vincere con le tue ragioni.

 

Mavaffanculo. Se uno vuole discutere di ragioni, lo fa in modo da non darmi fastidio. Significa che sviluppa una sensibilita’ per la quale nota il segnale di fastidio iniziale, e si ferma in tempo.

 

Ma no: loro non hanno mai scazzottato, quindi non hanno mai imparato a distinguere la linea. La linea che separa il tollerabile dal non tollerabile. Su internet, poi, non ne parliamo: siccome non puoi neanche menarti, tutti credono di poter essere fastidiosi, petulanti, sfinenti, e che nessuno abbia il diritto di sfancularli solo perche’ gli sono rimasti fastidiosi.

 

No, mi spiace: ci sono dei limiti. Voi siete convinti che tutti vi debbano sopportare e tollerare, io sono vecchio e da piccolo facevo a cazzotti. Quando uno, apposta, mi “provocava”, otteneva cazzotti. E lo stesso facevano gli altri con me.

 

Cosi’, se siete dei “provocatori”, se le vostre frasi irritanti sono “provocazioni”, io non ho nessun problema a mandarvi affanculo.

 

No, non e’ una questione di avere delle ragioni o meno. Me ne fotto, delle ragioni, se la gente non si premura di non rompermi il cazzo.

 

Un tempo, quando c’era la scazzottata, prima di interagire con una persona vi chiedevate se volevate diventare un problema per lui. E se volevate diventarlo, quanto volevate diventarlo. Oggi non piu’: tanto, dietro il monitor non c’e’ la scatzzottata.

 

Bene. Pero’ posso bannare.

 

Vengo rimproverato perche’ ho il ban facile. Nonono , io non ho il ban facile. Semplicemente quando diventate fastidiosi vi banno. Perche’? Perche’ se siete fastidiosi date fastidio, e a me il fastidio non piace. Cioe’, io non ho mangiato la mela che adesso devo partorire con dolore e guadagnarmi il sudore del pane con la fronte: non sono tenuto a sopportare il fastidio che date.

 

Cosi’, non me ne frega un cazzo di argomentare, se diventate fastidiosi. Tutto qui: non tengo un blog per essere infastidito, quindi se mi infastidite banno. Perche’ dovrei sopportare un fastidio? E’ una punizione per aver aperto un blog?

 

E cosi’, io sono tra quelli che hanno deciso di non tollerare. Rompete il cazzo, e vi sfanculo. Vi comportate in maniera insultante, e vi sfanculo. Non capite che state irritando con il vostro comportamento? Non capite che il primo vaffanculo e’ un segnale di irritazione, e che dovete fermarvi? Bene, bannati.

 

Ovviamente, dira’ la morale di oggi che dice che il dialogo e’ obbligatorio, che ci vuole il contraddittorio e non so che altro, che cosi’ mi do’ torto da solo. Benissimo. Se ho tutto questo torto, non e’ il caso di andarvene affanculo altrove, per caso? Che cazzo leggete uno che ha torto?

 

Onestamente, credo di sapere il perche’. Cosi’ come non avete capito che essere fastidiosi porta il titolare del blog a sfancularvi, non avete capito che anche nella vita reale succede cosi’. Se siete quelli fastidiosi, che “provocano”, che “vengono fraintesi”, che hanno la “verita’ scomoda”, che “rompono l’ipocrisia”, tutti vi staranno lontani.

 

Cioe’, essere provocati e’ snervante, alla lunga. Se non riuscite a parlare senza irritare, e poi dite di “essere stati fraintesi”, rompete i coglioni e la gente desidera piu’ un’afta epizootica che la vostra compagnia. Se avete sempre una verita’ scomoda, dopo un pochino uno si stufa di tutta questa scomodita’ (dopotutto non ho mai fatto voto di sapere la verita’ a costo di rimetterci il fegato, e tra il fegato e la verita’ mi tengo il fegato) e cambia poltrona. Come se non bastasse, “ipocrita” e’ un insulto, e se venite a “rompere la mia ipocrisia” mi state anche insultando.

 

Insomma, se fuori da Internet siete le stesse persone, e non vedo come potrebbe essere diversamente,   la gente ne ha piene le palle di voi. E vi scansa perche’ siete dei petulanti rompicoglioni.

 

Cosi’, andate per blog a commentare. Ecco: io uso disqus proprio per i filtri che ha. E cosi’ posso fare quello che fanno gli altri quando andate da loro con la verita’ scomoda e gli rompete le ipocrisie con le vostre provocazioni. Sfancularvi.

 

No, non ho il dovere di sopportare nessuna “provocazione”, ne’ alcuna “verita’ scomoda”, ne’ di farmi dare dell’ipocrita ne’ di sopportare il tono volutamente fastidioso. La prima volta rispondo con tono piccato. La seconda banno. Non sono tenuto al contraddittorio ne’ al dibattito.

 

Morale della storia: se credete di essere Santoro e di poter infastidire di mestiere, beh, non funziona.

 

E no, non funziona neanche fuori da Internet.

 

Uriel

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