Molto giovani o molto stupidi?

In seguito all’ultimo post mi sono reso conto di quanto giovani – o stupidi – siano coloro che ci parlano di come il ritorno alla lira riporterebbe in Italia il paradiso che fu. Se non fosse che io c’ero e non ricordo alcun paradiso, mi verrebbe da chiedere che diavolo ricordino quelli che parlano di quale mondo bellissimo creasse la svalutazione. Forse i figli di imprenditori che esportavano ricordano bene la festa  casa, ma chi lavorava con aziende che NON esportano nulla – ma che per forza di cose vendono o usano roba importata, tutta questa festa non fu.

Quindi la domanda e’: ma sono molto giovani o molto stupidi?

Prendiamo la svalutazione. Ci sono almeno DUE tipi di ignoranza specifica sulla storia della svalutazione competitiva.

Il primo e’ che l’italia NON ha problemi con le esportazioni. Attualmente l’ Italia esporta a piu’ non posso, per cui NON esiste un problema di esportazioni. Certo, per il ciarlatano risolvere il problema che NON c’e’ e’ molto piu’ semplice. Posso essere il migliore dei medici del mondo, a guarire malattie che NON avete.

Ma i settori che hanno problemi in Italia sono settori che NON esportano. Pero’ importano.

Prendiamo il gigante malato del consumo interno italiano: l’edilizia.

Siccome difficilmente esporterete una villetta a schiera della bassa mantovana, possiamo convenire (spero) che si tratta di un settore che esporta poco. Se pero’ andate a vedere i materiali che usa per costruire, noterete che spesso, molto spesso, si tratta di roba che viene importata, compresi i macchinari usati per molti lavori.

Che cosa succede a questo settore se andate a variare il cambio? Succede che, ovviamente, le cose che importano gli costano di piu’. Ma sfortunatamente, siccome non esportano, non traggono vantaggio in nessun modo dalla svalutazione. Che cosa fate, allora, al vostro settore edile, se svalutate? Oops: lo ammazzate. Una svalutazione del 20% su tutto cio’ che comprano dall’estero significa, essenzialmente una bella tassa sulle case nuove. Mica male.

Andiamo al secondo settore malato italiano: la piccola distribuzione. Abbiamo a che fare con negozi, che vendono roba che arriva anche dall’estero. Un negozio di computer, per dire. Un negozio di cellulari, per dire. Ma anche un normale supermarket che compra detersivi, per dire. Una ferramenta.

Tutti questi negozi sono troppo piccoli per esportare. Cosa succede non appena svalutate? Succede, ovviamente, che i prezzi di tutto quello che arriva da fuori, nei negozi, si alza improvvisamente. Con la sola eccezione della grande distribuzione, che ha la possibilita’ di fare stock. Complimenti: la svalutazione e’ un’idea geniale.

Ora, le esportazioni italiane sono circa 400 MLD di dollari all’anno, mentre il PIL e’ di circa 1600 MLD ogni anno. Questo significa che il 30% delle aziende italiane beneficia delle esportazioni, mentre il 60% delle attivita’ economiche non esporta o non e’ legata ad esportazioni. Questo significa, molto semplicemente, che la vostra svalutazione aiuta un’azienda su tre, facendo pagare il conto alle altre.

E se consideriamo che gia’ OGGI le aziende che esportano molto non hanno problemi, state praticamente togliendo ai poveri per dare ai ricchi. Cosa che successe anche quando si svaluto’ l’altra volta, negli anni ’90: gli imprenditori del nordest cantavano le lodi del governo, i prezzi aumentarono improvvisamente, e il sud italia ebbe un “periodo difficilino” , e le famiglie non la pensavano allo stesso modo.

Ripeto: germania o non germania, una simile politica e’ stupida.

Come se non bastasse, e’ rischiosa: le aziende che esportano in Italia sono oggi ad un livello borderline tra aziende e multilocalizzate. Se aumentate ancora le esportazioni, molte aziende si troveranno a  gestire numeri tali da trovar conveniente di spostare la produzione piu’ vicina ai clienti.

Il secondo punto che non capite, davvero, e’ come funzionava un tempo, quando c’era la lira.

Quelli di voi che dicono “pagavamo in lire” probabilmente si drogavano, perche’ non succedeva affatto cosi’. Non facevate affatto cosi . Innanzitutto, e spieghero’ dopo il perche’, erano da sottoporre ad un esplicito permesso del governo tutti i movimenti di valuta superiori al miliardo di lire.

Inoltre esisteva il reato di “esportazione di valuta”, che vi impediva di portar fuori delle lire senza dirlo al governo tramite la banca.

Come facevate a comprare e vendere all’estero? Semplice: andavate in banca e chiedevate un bonifico (extracee o intracee) , ovvero chiedevate un’operazione di cambio. La banca vi diceva : ok, pagheremo in dollari/marchi/franchi la tal cifra. I soldi venivano cambiati PRIMA del cambio, e arrivavano agli stranieri gia’ nella LORO moneta.

Ma attenzione, perche’ gli stranieri NON facevano lo stesso: loro mandavano moneta pregiata e allo stato andava bene cosi’. Come mai? Perche’ per tutti gli anni ’70 la lira marciava su inflazioni a due cifre, e per tutti gli anni ’80 il cambio fu estremamente ballerino, presentando un rischio di cambio (il rischio che tra acquisto e pagamento, diciamo a 30/60gg, il valore cambiasse molto) rischio che gli stranieri scaricavano tutto sugli italiani.

Loro compravano nella LORO moneta. Vendevano nella LORO Moneta. Il cambio avveniva dal VOSTRO lato. E i costi , sia il rischio di cambio che il costo di cambio in se’, erano TUTTI a carico vostro. Loro non rischiavano MAI nulla.

Questa e’ la prima parte che non ricordate, o fate finta di non ricordare.

Adesso immaginiamo per un attimo che tutto il processo avvenga per carta.

Voi volete comprare qualcosa all’estero. Allora il vostro fornitore vi dice che non accetta lire: la sua banca NON gliele cambia. Ma a voi serve quella roba. Allora che fate?  Andate in banca e vi fate cambiare i soldi. Cosa deve fare la banca per cambiare? Deve per forza di cose avere dei bigliettoni verdi, o grigi, in saccoccia. Deve , cioe’, averne riserva.

Come si costruisce una riserva?

Se la costruiva in due , anzi tre modi:

  • Rimesse degli emigranti. Furono il primo grande “forex” all’amatriciana, che permise allo stato italiano di avere grandi moli di moneta straniera da cambio.
  • Esportazioni: quando poi vendete in valuta pregiata, la banca riceve dollari e vi da’ le lire.
  • Accordi internazionali di riserva, coi quali due stati si scambiavano treni blindati pieni di soldi.Letteralmente.(1)

L’italia , prima del primo boom economico degli anni ’60, non riusci’ mai a strappare un accordo di scambio. Mai. Fortunatamente, esistevano le rimesse degli emigrati. Succedeva che periodicamente il governo tedesco, belga, olandese o francese chiedessero all’italia una trenata di lavoratori a basso costo per scavare nelle miniere, come a Marcinelle. Si mettevano annunci sui giornali, i lavoratori partivano , arrivavano a destinazione, per 5-10 anni erano COSTRETTI a lavorare in miniera (non potevano fare altro. Erano 10 anni in Belgio, 5 nella Ruhr) , in situazioni di sicurezza tremende (non per nulla a Marcinelle ci fu una strage) e in cambio mandavano indietro in Italia valuta pregiata, che finiva alle banche, le quali potevano cosi’ soddisfare la domanda.
Per tutto quel periodo, iniziale, fino agli anni ’60, NESSUNO accetto’ mai ne’ la Lira, ne’ la Am.Lira (la lira creata dagli americani inizialmente).
Dagli anni ’60 in poi, dopo il primo boom economico, le cose cambiarono. Ma non fu perche’ ci fossero accordi di cambio, se non con la Francia che passo’ dal Franco “vecchio” al Franco “nuovo”, ancora a cambio fisso. Successe perche’ esistevano gia’ commerci, e quindi l’ Italia aveva la possibilita’ di avere moneta fresca.
In quella fase, avere moneta straniera era piu’ semplice: sia il turismo che i commerci fornivano moneta fresca. Ma le cose NON cambiarono sul lato della procedura : comunque NESSUNO voleva la lira , e nessuno la accettava. Semplicemente, siccome negli anni 70 l’inflazione galoppava (per via della scala mobile) e sino a meta’ degli ’80 il cambio era ballerino su base giornaliera (e la lira si impenna!) , nessuno voleva il rischio di cambio, che scaricavano puntualmente sugli italiani.

Significa che quando vendevate dovevate PRIMA cambiare i soldi. La procedura era piu’ snella, nel senso che la faceva la banca ed era trasparente. peccato che il cambio della banca non fosse proprio proprio cristallino:

  1. La banca prendeva il valore in lire/marchi.
  2. Aggiungeva il costo di RISCHIO, che nel corso della transazione avvenissero variazioni. Pagavate VOI, non lo straniero.
  3. Aggiungeva un costo di cambio, che andava alla banca.
  4. Voi fatturavate con il metodo “intracee”, ovvero una doppia fattura in valuta straniera allo straniero, una a voi stessi, e una di riepilogo.

Qual’e’ il punto? Il punto e’ che lo straniero riceveva ESATTAMENTE la cifra che aveva chiesto, e di tutti questi costi non sapeva un cavolo. Perche’? Perche’ lui quotava nella SUA valuta, e voi semmai avevate cura di pagare il costo di rischio ED il costo di cambio. Eravate VOI a cambiare.

Quando vendevate, il discorsino era lo stesso: lo straniero non pagava in LIRE. Pagava in dollari/marchi. La vostra banca riceveva i marchi, e siccome impiegava 4 giorni ad andare “in valuta” , prima si prendeva 4 giorni di rischio di cambio, e poi vi caricava una commissione di cambio. A VOI. Non allo straniero. Mai.
Quindi, quando oggi mi sento dire che “pagheremmo con la lira” mi viene da ridere, o meglio, penso che siate molto giovani o molto in malafede: il mondo circostante NON HA MAI accettato la lira come moneta. Con questa prepotenza l’ Italia aveva imparato a convivere.
Certo, chi se ne fotteva? Il primo anno che lavorai feci 1.400.000.000 di lire sul mio canale. Anche se c’era un 3.5% di rischio cambio con l’ Olanda, che implicava che noi eravamo i negri (loro non pagavano nulla) , era facile mandare giu’ l’umiliazione insieme alla festa di fine anno con le aragoste.Ma i nostri padri avevano solo l’umiliazione. Senza aragoste. E questo e’ il problema.

Quel modo di procedere ci mangiava, sotto forma di rischio di cambio , il 3.5% di EBT. E facevano l’ 1% sul PIL. Solo perche’ noi eravamo negri italiani e loro no. Se vi piace…

E il fatto che aveste imparato a convivere con una prepotenza non significa che la prepotenza non avverra’ ancora. E non significa che sara’ semplice da affrontare oggi. Perche?

Perche’ un tempo compravate materie prime grezze da paesi del terzo mondo che NON avevano potere di trattativa. L’italiano scaricava la prepotenza subita dalle nazioni piu’ forti sulle nazioni piu’ deboli, che vendevano le materie prime ad un prezzo cosi’ basso da contenere ANCHE il costo della prepotenza subita dagli italiani.
Inoltre, quante erano le nazioni con cui commerciare? A quei tempi, il 90% del PIL mondiale era dato dall’ Occidente: Usa+Europa.
Di fatto, l’ Italia era la nazione numero 8 per PIL. Quante erano le nazioni in gara, di fatto? Erano 8.
Ma l’ottava posizione tra i fortunati era sufficiente a stare bene: subire prepotenze da 7 nazioni piu’ forti e poi “vendicarsi” su altre 200 nazioni piu’ deboli era semplice. Vi corcavano di mazzate a furia di costi di cambio e di rischi di cambio, ma avevate assolutamente agio nello spalmarle sui paesi fornitori.
Oggi, la situazione e’ diversa. Innanzitutto, alcuni paesi del terzo mondo non si piegano piu’ : India e Brasile , per esempio, hanno fatto capire agli italiani (col caso dei Maro’ e con quello di Battisti) che non intendono piu’ essere trattati come prima, ovvero miserabili straccioni su cui scaricare i costi, “tanto li’ lavorano per un piatto di merda al giorno.”
Quindi, l’italia prima riceveva prepotenze di cambio dai paesi cui vendeva, e li scaricava generalmente sui paesi da cui comprava materie prime, meridione italiano compreso.
Oggi vi trovereste nella stessa situazione: i rapporti di forza coi clienti sono gli stessi. Mentre i rapporti di forza coi fornitori di materie prime SONO PEGGIORATI, e di molto.
Adesso i vostri fornitori non sono un branco di negroidi affamati che mangiano un piatto di merda al giorno. Oggi non solo sono nazioni forti e determinate politicamente, ma sono anche , spesso, I VOSTRI NUOVI CLIENTI.

Quindi, ricapitolando, se tornaste alla lira, vi trovereste a subire di nuovo le prepotenze di cambio dei paesi piu’ forti, visto che i rapporti di forza sono addirittura peggiorati, e la sovranita’ non vi dara’ forza economica.

Ma poi non potrete scaricarli sui paesi emergenti, sia perche’ sono paesi politicamente determinati (credo che il messaggio del Brasile con Battisti e dell’ India coi maro’ sia stato ricevuto! ) e perche’ sono I VOSTRI NUOVI CLIENTI.

Quindi, potete pensare che tornando alla Lira tornereste “come una volta” solo in due casi: il caso in cui siete MOLTO giovani, e allora non ricordate come si lavorava a quei tempi con l’estero, oppure il caso in cui siate in molta, molta, molta malafede.

Riassumendo:

  1. Quando c’era la lira, l’italia subiva SEMPRE condizioni di cambio che scaricavano sugli imprenditori italiani il costo del cambio e del rischio di cambio. Una vera e propria prepotenza, legata al fatto che i mercati stranieri erano comunque piu’ ricettivi di quello italiano. Avevamo(2) imparato a conviverci.  Ma i pagamenti IN LIRE non furono MAI accettati da nessuno.
  2. Quando c’era la lira, la svalutazione arricchiva sempre gli stessi , cioe’ i nuovi imprenditori esportatori del nord italia, mentre le condizioni di vita al sud peggioravano, e i settori che non esportavano come edile e commercio al dettaglio perdevano sempre piu’ reddito.
la cosa che mi meraviglia e’ che diate a me del difensore dei tedeschi (quando la Merkel sa difendersi benissimo) , quando in realta’ ricordo benissimo quanto fosse difficile da mandare giu’ il fatto che i costi di rischio del cambio e quelli di cambio spettassero sempre e solo a noi.

Se andate per la Lira, i rischi di cambio ce li avrete tutti e di nuovo. E ce li avrete in un mondo ove Giappone, USA e Cina hanno politiche monetarie omicide. Significa accollarsi, in un pagamento a 60-90 gg, un rischio di cambio del 5,6,10%. Che pagherete VOI.

E pagherete VOI per la semplice ragione che il mercato italiano non e’ interessante quanto pensate. Perche’? Grazie per la domanda.

Adesso andiamo al VERO problema che avete: non avete una politica dei redditi.

Quando nomino la politica dei redditi, mi trovo tre tipi di persone di fronte:

  1. Un cafone ignorante, tifoso del Bauscia Bergamo, che quando si parla di reddito inizia a bofonchiare di “costo del lavoro.
  2. Un sindacalista arcaico, che si masturba guardando mummie nude,  che mi parla di “costo del lavoro”.
  3. Un blogger faico che parla di economia, che mi parla di “costo del lavoro”.
Beh, mi spiace. Una politica dei redditi NON e’ la gestione del costo del lavoro. Certo, impatta sul costo del lavoro. Ma e’ una cosa MOLTO diversa, piu’ ampia e piu’ complessa.
Il problema del vostro governo del cazzo e’ che NON ha una politica dei redditi. Sic et simpliciter.
Prendiamo una persona che lavora in Germania, visto che e’ l’esempio che conosco bene.
Diciamo che guadagni 50.000 euro LORDI.
A questo punto:
  • Se e’ un single, va in LohnSteuerKlasse 1 , e paga un botto, piu’ che in Italia.
  • Se e’ sposato ma la moglie e’ a carico, va in classe 3, e paga una cifra imbarazzantemente bassa. ~20%
  • Se e’ sposato e la moglie lavora, lui e’ in classe 3, la moglie va in classe 4, ed avviene una compensazione.
che cosa significa “compensazione”? Significa che se la moglie guadagna meno del 70% del reddito del marito, non le conviene lavorare, visto che dovra’ poi pagare baby sitter, una seconda auto, etc. Le conviene un minijob, part time.
Ora, tutto questo impatta sul “costo del lavoro”? No. Il lordo e’ SEMPRE di 50.000. Ma in un caso guadagnate 2.000 euro al mese netti , nel caso 2 siete vicini  ai 3000. Nel terzo caso il reddito forte sara’ sottotassato e il secondo sara’ sovratassato, e andrete a compensazione.

Questa e’ la politica che vi manca in Italia: una politica dei redditi. Questo da’ forma a tre tipi di famiglie:

  1. I single devono guadagnare tanto.
  2. Le famiglie ove uno ha un buon reddito hanno senso quando entrambi hanno un buon reddito, altrimenti conviene che la donna stia a casa.
  3. Se i redditi sono bassi, il sistema fiscale premia le coppie ove lavorino entrambi, visto che la compensazione tra due redditi bassi e’ vicina a zero per via di una curva di aliquote discendenti.
Non vi piace la Germania? Beh, anche in Francia la pressione fiscale e’ distribuita secondo una politica dei redditi. E anche in Svezia. E persino negli USA, anche se non la approvate.

Ma il lordo, il “costo del lavoro”, e’ sempre lo stesso. E’ per questo che mi fanno ridere le vostre “comparazioni” tra redditi lordi tedeschi ed italiani: in Italia la cazzo di politica dei redditi PREMIA QUELLI ALTI, e UCCIDE LE FAMIGLIE.

Quello che sta fottendo l’italiano non e’ la dinamica del costo del lavoro. E’ una classe politica che NON capisce NIENTE di politica dei redditi, una confindustria che NON capisce sega di politica dei redditi, un sindacato che NON vuole parlare di politica dei redditi se non come costo del lavoro.

Se volete riabilitare i vostri consumi interni, pur avendo entrate fiscali alte, dovete semplicemente iniziare a fare una POLITICA DEI REDDITI. Abbassare le tasse alle famiglie, che sono consumatori robusti, a carico dei single, che sono piu’ aggressivi come carriera perche’ possono muoversi.
Potete usare una curva discendente delle aliquote fiscali, e andare a sgravare le famiglie ove entrambi lavorano a basso reddito, per  caricare invece le famiglie dove entrambi lavorano ad alto, sino a rendere conveniente “Coniuge forte+ part-time”.
Questo, da solo, puo’ stravolgere il vostro mercato interno.
Ma ovviamente, vi piace TROPPO dire “colpa dei tedeschi” e “via dall’euro”. Cosi’, adesso cosa farete?
Indebolirete le istituzioni europee, cosicche’ la nazione piu’ forte sia ancora piu’ libera di imporsi, senza per questo uscire dall’euro. Fatto questo, avrete ancora euro e nessuna speranza, mentre SPD iniziera’ a riformare il welfare tedesco.
E se anche usciste dall’euro, mi viene da chiedermi, osservando le vostre reazioni al caso Battisti o al caso dei Maro’, se siate culturalmente preparati ad ingoiare certi rospi. La mia generazione lo era. Noi avevamo tenuto le pezze al culo per tutti gli anni ’70.
Ma voi siete abituati a vestire firmati, e non ad essere trattati da straccioni e dover sorridere, come facevamo noi.
Quando realizzerete su che strada VOI avete portato il VOSTRO paese, probabilmente sara’ troppo tardi. E io iniziero’ un post dicendo “non mi piace dire Io l’avevo detto. Anzi, no. Mi piace tantissimo”.

E no, non c’entra un cazzo la Merkel. Semplicemente, quando odiate e disprezzate i primi della classe, dovete chiedervi se per caso, in qualche momento, non saranno i primi della classe a ricambiare tanta attenzione.

O se preferite vedermi come il malvagio tedesco: Schadenfreude.

Uriel
(1) Una certa letteratura sul colpo del secolo ai danni del trasferimento tra una zecca e l’altra nacque per questa ragione.

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