Migrazioni.

Migrazioni.
Migrazioni.

Non sto per parlare delle migrazioni cui pensate, cioe’ della diatriba della Meloni con la Francia, bensi’ di un fenomeno (questa volta) notevole, che e’ la migrazione di utenti da twitter al “Fediverso”. Ed e’ rilevante perche’, come sysop di un’ istanza, sto notando un certo shock culturale da parte degli utenti twitter, che non hanno mai visto prima un social network.

L’ultima affermazione sembra paradossale, ma per capirla occorre vedere i grandi social network americani senza pensiero magico. Il pensiero magico dice che il nome della cosa e’ la cosa, quindi se una cosa si chiama “social network” allora e’ un social network.

Se lasciamo il pensiero magico e andiamo al pensiero tecnico, per capire cosa sia una cosa occorre valutarne le caratteristiche reali, misurarle, e solo allora si potra’ dire se abbiamo a che fare con un “social network” oppure con un sistema di tipo diverso, che quindi meriterebbe un altro nome.

In teoria, un social network e’ uno strumento che aiuta a mantenere vivi e proficui  rapporti sociali. 

Se pero’ andiamo al di la’ del pensiero magico, scopriamo che un social network come twitter o facebook ha pochissime delle caratteristiche di un sistema fatto per aiutare i rapporti sociali. La funzione di cui sopra, mantenere vivi e proficui rapporti sociali, e’ svolta molto bene da software che si chiamano “rolodex”, che sono effettivamente specializzati con delle funzioni ad hoc. Su un buon rolodex avete delle funzioni del tipo “notes”, ove potete scrivere, che so io, “vegano” per sapere in quale ristorante/evento potete portarlo, oppure “gli e’ morta la sorella il giorno GG/MM/AAAA”, per evitare figuracce.

Un sistema fatto per il social networking, quindi, deve essere specializzato moltissimo su cio’ che serve ai rapporti sociali: sapere se gli e’ morta la sorella e’ molto piu’ importante rispetto a sapere che ha cliccato “mi piace” su un cantante: ma anche se fosse importante il cantante, perche’ nei rapporti sociali puo’ essere utile regalare i biglietti di un concerto ad un amico, la verita’ e’ che questa informazione si perdera’ nel flusso di notizie. Una funzione di base di molti rolodex ben fatti e’ “ultima volta che ci siamo visti/sentiti”, e dove e’ successo.

Questo e’ effettivamente un “social network”. Ma anche costruire cerchie di persone, per esempio, sarebbe importante. Da un social network mi aspetto che se faccio parte di un gruppo di persone, il mio accesso sia in qualche modo collegato a questa appartenenza: non devo entrare come Giuseppe Rossi, ma come “Beppe del Bar Pollio”. E questo perche’ Beppe del Bar Pollio potrebbe essere incompatibile con la posizione di Ing. Rossi dello “Studio Costruzioni Seriose mai Ubriache”. 

Nessun social network ha questa qualita’, perche’ ogni account e’ rigorosamente individuale: in twitter, per esempio, l’appartenenza ad un gruppo ha importanza minima, e viene comunque DOPO l’unicita’ indissolubile dell’ account individuale. E quando il paradigma di un sistema e’ l’account individuale, e il resto e’ secondario se non inesistente, parlare di social network e’ abbastanza sbagliato.

Al contrario, quello che chiamiamo “social network” e’ chiaramente un sistema per la promozione competitiva della propria reputazione personale.

Le funzioni di following non sono quasi mai legate all’appartenenza ad un gruppo, ma sembrano piu’ legate alla popolarita’ della persona e alla sua reputazione, e cosi’ via. 


Per capire come mai il fediverso sia un social network bisogna osservarne la struttura. Si tratta di un insieme di “istanze” che possono “federarsi”. Federarsi significa che in qualche modo possono apparire all’utente come un sistema unico i cui utenti possono interconnettersi.

Ma poiche’ l’account della persona e’ individuale, perche’ parliamo di “social”? E’ semplice: perche’ la persona accede ad un’istanza con un account individuale, ma l’istanza si federa con un’identita’ di gruppo.

Cosa significa? Significa che se ipotizziamo che il Bar da Lollo abbia un’istanza chiamata bardalollo.it , @[email protected]  e’ un account sociale. Nel senso che parte dell’account (@bepperossi) mi parla della persona, mentre “bardalollo.it” mi parla del gruppo di cui fa parte.

Cosi’, quando i seguaci di trump erano su gab.ai e gab.ai federava ancora, l’utente mi appariva SIA come persona, SIA come simpatizzante di trump (cioe’ un gruppo, che e’ un ente sociale).

Fanno eccezione le istanze generaliste, che non per nulla attirano di piu’ gli ex utenti di Twitter, eliminando completamente la componente di gruppo. Se uno e’ @[email protected] in realta’ io so che l’individuo e’ @bepperossi , ma @mastodon.uno non mi dice nulla perche’ non corrisponde ad un gruppo di cui fa parte.

E voglio far presente che il numero di iscritti conta sino ad un certo punto:

Per dire, “@[email protected]” mi dice che sto parlando con Loretta-Sten e che appartiene ad un gruppo di anarchici/comunisti/pocheideemabenconfuse/frontepopolaredigiudea, anche se come numero di iscritti la centrosocialesfera ha ordini di grandezza analoghi a quelli di mastodon.uno.

Allo stesso modo, delle istanze come glbt.women , kinky.business, e tante altre danno un accesso di gruppo al fediverso, portando in primo piano sia l’individuo che il gruppo cui fa parte. 

Secondo, siccome ogni istanza federa piu’ spesso con istanze che parlano la stessa lingua, o che condividono una lingua, e con le istanze i cui utenti si seguono piu’ volentieri, l’identita’ del gruppo , cioe’ un contesto sociale, diventa ancora piu’ importante. Hanno cosi’ senso dei provvedimenti come “tutte le fotografie di kinky.business devono avere NSFW come warning”, oppure “se vieni da byoblu non hai accesso alla mia istanza”: questi provvedimenti non tengono conto degli individui ma del gruppo di cui fanno parte.

Del questo , questa formazione di arcipelaghi e’ chiaramente rilevante in se’ dal momento che non mi aspetto che un’istanza di nazisti federi felicemente con una di gay.


Il secondo motivo per il quale , appunto, il fediverso e’ social e’ che e’ difficile diventare famosi, dal momento che occorre davvvero costruire una rete di rapporti basata sulle interazioni personali. Sui social commerciali, per dare alle persone l’illusione di essere famose succede che non appena il numero di “amici” diventa umanamente ingestibile, le macchine continuino a creare amicizie artificiali, che danno dei like artificiali, al solo obiettivo di “pagare” l’ego dell’utente.

Non esistono, che io sappia , implementazioni del fediverso che fanno lo stesso.

Un ultimo, parliamo di un social network perche’ ogni istanza ha una sua “etica”, cioe’ un’impostazione culturale cui dei moderatori aderiscono, prendendo provvedimenti contro i contenuti o gli account che deviano dalla cultura locale. Di conseguenza, i gruppi hanno delle regole, una cultura dominante e uno scopo, che sia politico, sociale, ludico, o altro.

Ripeto: questo succede alle istanze fortemente caratterizzate, le cosiddette “generaliste” sono invece simili ai “social network” mainstream. 


Ed eccoci alla migrazione.

La prima cosa che un utente di Twitter fara’ e’ di scegliere un’istanza generalista. L’utente Twitter e’ abituato all’idea di essere un individuo , non parte di un gruppo. Quando entri su twitter prima ti fai un account individuale, POI semmai discutiamo del resto. Quindi l’idea di  “entrare in un gruppo” quando si entra in un social , per l’utente Twitter e’ praticamente aliena.

  • L’idea di socialita’ degli utenti Twitter e’ quindi antisociale: cercano un posto ove sia vantaggioso essere individui, ma non un posto ove essere parte di un gruppo caratterizzato, che deve essere facoltativo. Quello che cercano e’ piu’ un CRM che un social network.
  • Il fediverso e’ piccolo. Moltissimi su twitter sembrano alla ricerca di un palcoscenico, che deve essere grande. Quando si rendono conto che non avranno mai 5000 amici sul fediverso perche’ non li hanno fuori dal fediverso, rimangono delusi.
  • La moderazione non e’ generalista. Una piccola istanza con uno scopo chiaro ed una cultura locale chiara ha dei moderatori che generalmente agiscono per via del consenso (il consenso che lo scopo ha). Nelle istanze generaliste e sui social mainstream, i moderatori agiscono per via del potere, ma non del consenso.

Questa ultima affermazione ha bisogno di un paio di chiarimenti. 

Quando avete un’istanza come , che so io, glbt.women, normalmente lo scopo e’ chiaro, la cultura locale e’ chiara, e se la moderatrice manda via la Meloni della situazione lo fa sulla base del fatto che la cultura locale le dara’ prima di tutto un certo consenso. Allo stesso modo, se andiamo su  jesus.bigots.org, il moderatore guadagna autorita’ dal consenso che deriva dal bannare un satanista. 

Quando il gruppo ha un’identita’, il moderatore ha autorita’ dal consenso.

Ma se andiamo su twitter, voi venite bannati perche’ avete rotto le regole della comunita’, ma di quale stracazzo di comunita’ parlano? Su Twitter trovo sia GLBT che fascisti, trovo i furries e i seguaci di Putin, quale sarebbe questa comunita’ di cui l’utente ha violato le regole?

La verita’ e’ che la moderazione di Twitter non agisce sul consenso relativo allo scopo e alla cultura di un gruppo (non c’e’ alcuna “comunita’ “) ma i moderatori hanno autorita’ per via di un potere.

Nei social generalisti, il moderatore ha autorita’ per via del potere materiale che ha.

Questo meccanismo si ripete sulle istanze generaliste del fediverso, che non per nulla sono le prescelte dagli esuli di Twitter. Il moderatore non ha nemmeno un nome, figuriamoci un consenso.


Ci sono poi altre aspettative dei Twitteriani che non trovano corrispondenza sul Fediverso:

  • “Il fediverso non ha ancora massa critica”
  • “nel fediverso non c’è nessun vip”,

Il problema della massa critica arriva loro perche’, come ho detto, queste persone cercano un sistema per la gestione della propria reputazione personale. Sapere che se apri un account su twitter verrai letto da pochi per loro e’ deludente. Ma e’ come dire che “non esco piu’ con Antonio, Graziella e Giovanni perche’ non sono milioni di persone”. Sul piano “social” e’ assurdo, ma appunto, Twitter non e’ un social network e nemmeno un social media, e’ solo un “personal reputation promotion system”, a voler trovare una definizione calzante.

Il secondo problema, quello dei VIP, e’ ancora piu’ drammatico. Se prendiamo, che so io, una “influencer” con 30 milioni di followers e la mettiamo nel fediverso (ammesso che ci siano in futuro 30 milioni di utenti), scopriamo subito una cosa.

Scopriamo subito che questo utente metterebbe in ginocchio QUALSIASI istanza solo per il traffico che genera. Apparentemente, la soluzione e’ semplice: la Ferragni dovrebbe pagare qualcuno e farsi la sua istanza. Sin qui tutto bene, ma il problema e’ che tra commenti ed altro finirebbe col travolgere le istanze piu’ piccole: la timeline federata genererebbe troppo traffico e saturerebbe (solo per i commenti) il database delle istanze piu’ piccole.

Ma supponiamo anche che le istanze piu’ grande possano reggere il carico dell’istanza dei Ferragnez, la domanda successiva sara’ “perche’ dovrebbero?”. Nel senso che dall’istanza della Ferragni ovviamente guadagnerebbe la Ferragni. Ma la mia istanza, che ha un costo, vedrebbe levitare i costi appena il primo utente clicca “follow” sulla Ferragni, federando cosi’ le istanze. Perche’ io come sysop dovrei pagare per arricchire la Ferragni?

Sistemi come Pleroma potrebbero facilmente bloccare questa cosa perche’ hanno un ottimo sistema di rate limit, quindi il traffico dell’istanza ferragnosa verrebbe ridotto, a spese della propagazione dei contenuti. Ma cosi’ la Ferragni non riuscirebbe a pubblicizzarsi.

Morale: il fediverso NON e’ adatto ai VIP. E non lo e’ per una semplice ragione:

e’ un social network. 

Non un social media. Non un CRM personale. 

E questa migrazione (cui seguira’ una contromigrazione quando i tuitteriani si accorgeranno di quello che ho detto) fa capire una cosa.


I social network mainstream hanno coltivato, negli utenti, un’idea di socialita’ che non e’ sociale ma assolutamente individualistica, e anche tossica per molti versi. Essere popolari e avere molti amici quasi coincidono, mentre normalmente i rapporti personali di valore non corrispondono alla popolarita’.

Allo stesso modo, in quasi tutti i gruppi sociali reali (associazioni, bar frequentati, gruppi sportivi, etc) non esiste il bisogno di un VIP. E’ un bisogno fittizio che nasce coi social generalisti, quello di interagire coi vip (che poi interagite con il loro social media team) , e che non ha corrispondenti nel concetto reale di socialita’.

Per questa ragione, la migrazione di twitteriani sta causando attriti: senza nemmeno rendersene conto, queste persone sono diventate “diverse” da noi frequentatori del fediverso, e non hanno nemmeno gli strumenti culturali per capire di aver partecipato, su Twitter, ad un gigantesco reality show, artificiale e surreale, e che le loro abitudini sono completamente inadeguate per il fediverso.

Motivo per cui, questa ondata migratoria e’ destinata a rientrare. A meno che sul fediverso qualcuno non abbia bisogno di braccianti per raccogliere i pomodori.

Ma ci credo poco.

@[email protected] 

Commenti

  1. Krazy penut

    maybe he is related to the death of the mother of the duke. because he got a tattoo on his hand with the flower that always left at the crime scene
    Qj.9226C.US/mq5348Q

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