Microcrediti.

Parlare del microcredito e’ difficile. Cosi’ come era difficile , agli albori del comunismo, capire se quel MArx li’ fosse piu’ o meno pericoloso di qualsiasi altro pirla, o se magari un Ned Lud fosse piu’ pericoloso o meno. Il punto e’ questo: siamo in un momento (IMHO, ovviamente ) che a posteriori verra’ considerato come l’inizio di un’era. Come la rivoluzione industriale, per dire.

Ogni “era” arriva in un mondo dagli equilibri consolidati (non sempre giusti, sia chiaro) e inizia a creare degli squilibri. Il mondo era ormai fisso su una serie di equilibri (il diritto medioevale di Irnerio era arrivato ad un livello di sofisticazione sufficiente da regolare la societa’ abbastanza bene) che non erano “giusti” ne’ “equi”: erano semplicemente sostenibili sul piano materiale.

Fino a che, ovviamente, una perturbazione cambia tutto.

Cosi’ con l’arrivo dell’industria si crea uno squilibrio dovuto alla proprieta’ dei mezzi di produzione. Mai prima di quel momento  poche persone avevano controllato cosi’ tanti mezzi di produzione. L’equilibrio precedente vedeva i nobili controllare le campagne (1) ma il rapporto tra il singolo e la quantita’ di beni prodotti era ancora piccola, perche’ le tecnologie permettevano di produrre pochi beni.

Con l’arrivo delle tecniche industriali, con un investimento MOLTO piu’ piccolo rispetto a quello necessario al nobile per mantenere il potere su un feudo , il singolo industriale poteva esercitare un potere materiale di molto superiore. Un tessitoio a vapore poteva superare in produzione un’intera contea.

Questo gigantesco potere economico che fini’ , senza venire bilanciato, nelle mani della borghesia era sicuramente uno squilibrio. Poiche’ (IMHO, ovviamente) il mondo tende a passare da uno stato di equilibrio all’altro, ecco che ci furono molti tentativi di riequilibrare la situazione e di renderla meno asimmetrica.

Questi tentativi impiegarono un pochino soltanto per rendersi conto di come il problema si chiamasse, ovvero proprieta’ dei mezzi di produzione. Cosi’ ci furono risposte religiose, come il rifiuto della civilta’ industriale da parte di diverse minoranze , come il luddismo, ovvero la distruzione violenta delle fabbriche, come il socialismo, l’unionismo, eccetera.

Tutte queste soluzioni, o meglio queste proposte, nascevano in parallelo perche’ un problema mai visto era venuto allo scoperto, in proporzioni mai viste prima. Il caos della novita’, pero’, tenne “in sospeso” tantissime di queste idee : se Henry David Thoreau avesse preso il posto di Marx, un semplice incidente della storia, con ogni probabilita’ avremmo avuto due secoli di storia molto diversi. Se Ned Lud avesse saputo scrivere libri, per esempio, forse non sarebbe solo passato alla storia per aver distrutto un telaio.

E cosi’ via.

Con questo voglio dire che il momento T0 nel quale un problema si presenta produce un coacervo di “proposte”, che sono un pochino come gli spermatozoi: su tanti che partono, uno solo fa centro. Ma poi succede un casino.

Per prevedere che casino verra’, pero’, occorrerebbe capire quale tra gli spermatozoi presenti nel momento T0 arrivera’ al bersaglio.

Il concetto e’ che sappiamo che di tutte le idee del periodo, il socialismo ha raggiunto il bersaglio, insieme al sindacalismo e meno al luddismo, e anche meno rispetto all’anarchismo. E cosi’, oggi l’equilibrio e’ stato mitigato un pochino dalle idee socialiste, che hanno riequilibrato un pochino lo sbilanciamento iniziale.

Cosi’, anche oggi ci troviamo in un momento esplosivo della storia: dopo il problema della proprieta’ dei mezzi di produzione, ci si pone di fronte il problema del credito. Che sia un problema di proprieta’ o meno, il dato di fatto e’ che oggi la possibilita’ di fare leva sulla moneta equivale ad un potere immenso che non ha alcun contrappeso.

Come successe per i primi anni che seguirono la rivoluzione industriale, molte proposte sono sul tavolo. C’e’ il microcredito, c’e’ la nazionalizzazione delle banche, c’e’ l’intervento sul mercato delle banche centrali, c’e’ la creazione di circuiti paralleli di monete locali, c’e’ la cosiddetta “finanza islamica” . Tutte queste idee, improbabili o meno, sono sul mercato.

Non e’ detto chi vincera’: se fossivissuto nei primi dell’ ottocento avrei scommesso su Bakunin e non su Marx, per dirne una. Avrei scommesso sulle cooperative e non sui soviet. Non avrei mai detto che ci sarebbe stata una rivoluzione operaia IN RUSSIA, uno dei paesi meno industriali d’ Europa. Visti i precedenti avrei candidato al socialismo la Francia, piu’ che la Russia. Addirittura gli stati uniti, con la loro struttura iperlocalista e (inizialmente) comunitaria erano candidati migliori per una rivoluzione socialista: quando hai gli SCHIAVI,  gente come Emerson e Thoreau, perche’ non ci si dovrebbe aspettare una rivolta o almeno una svolta in direzione sociale? Alcune delle prime comunita’ di coloni immigrati in america facevano sembrare i soviet un esempio di  liberismo estremo.

Il fatto che le cose siano andate come sono andate contro ogni previsione(2), mi fa pensare che sia imprevedibile capire in che modo si uscira’ dal problema. Sappiamo, o meglio iniziamo a renderci conto, del fatto che il credito e la sua gestione siano un problema che oggi e’ piu’ urgente risolvere rispetto ad un tempo.

La finanza islamica onestamente e’ sostenuta dalle enormi liquidita’ petrolifere. Quando piove oro senza muovere un dito, valutare le reali performances e’ “difficilino”. Puo’ essere la risposta? Se trova un MArx che  la porta avanti, si’.

Il microcredito e’ una risposta? In tutta onesta’ non riesco a vedere le risorse, e il rischio nel prestare soldi in certe condizioni di contorno e’ comunque enorme. Se trovassero un MArx? Eh, se trovassero un Marx che porta avanti l’idea, chi lo sa?

Cosi’, credo che dire oggi quale sia l’idea vincente e’ difficile. Troppi fattori in gioco. Abbiamo appena visto lo squilibrio, e non e’ ancora arrivato il grosso del conto da pagare. Ogni idea sa iniziando a trovare i primi sostenitori ed i primi evangelisti. La crisi deve ancora evolvere fino alla sua fine.

Non lo sappiamo. Ognuna di queste idee (monete differenziali a comparti stagni, una per la finanza e una per la vita quotidiana, nazionalizzazione del credito, microcredito, finanza islamica) ha pregi e difetti, e probabilmente da qualche parte cova un MArx che ha un’idea in mente e noi lo sappiamo come un cittadino del Brasile sapeva dell’esistenza di questo tedesco dall’altra parte del pianeta.

In definitiva, quindi, e’ troppo presto per dire “quella e’ la rivoluzione”. Anche perche’ le rivoluzioni cadono sempre dove non te lo aspetti. Nella colonia che tutto sommato non era quella gestita peggio, come gli USA. Nel paese che si stava modernizzando di piu’, come la Francia. Nella nazione con meno operai del mondo industriale, come la Russia.

Quando si e’ nel mezzo di periodi cosi’ turbolenti, e’ difficile dire.

Uriel

(1) Non del tutto vero. Essi stavano venendo lentamente spogliati dal potere centrale a favore di funzionari borghesi. In Francia ripiegarono esigendo vecchi  privilegi feudali sulla popolazione, i quali privilegi avevano un tale carattere vessatorio da spingere alla rivoluzione. Di fatto il tentativo del Re di modernizzare lo stato togliendo potere ai nobili fu tra le cause della rivoluzione.

(2) Mi conforta il fatto che la polizia tedesca del periodo considerasse Marx un idiota che sarebbe stato dimenticato in fretta: evidentemente non sarei stato l’unico a sbagliare.

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