Mi chiedono di commentare la lettera di Celli

Mi chiedono di commentare la lettera di Celli, e di spiegare come la penso. Personalmente non la trovo strana, visto il periodo storico e visti gli attori in gioco. La lettera di Celli e’ quasi un evento deterministico , se la inquadriamo nel contesto. Per “deterministico” intendo dire che posso predire, da parte del “partito del Times”, moltissime altre operazioni mediatiche simili.

Esaminiamo il contesto. Stiamo vedendo la fine di un impero fondato sulla finanza. Questo non significa “un impero in se’”, ma semplicemente la fine di una fase imperiale basata sulla finanza. Di che cosa soffre la finanza? In un certo senso potremmo dire che la finanza sia soffrendo del “Teorema di Holmstrom”, cioe’ del fatto di essersi cacciata in un loop che la porta ad esaurire qualsiasi budget abbia a disposizione.

Prendiamo il mondo della finanza in blocco, e chiamiamo “agente” ogni singolo operatore, intendo dire i CEO delle aziende che gestiscono gli investimenti, e i singoli trader, a partire dal livello nel quale ricevono un “premio” annuale svincolato dai risultati. In economia, questa situazione si chiama “risk neutral”: se A e B si scontrano e A vince, entrambi riceveranno comunque il loro premio annuale.

Come si comporta un sistema simile? L’assunzione di risk neutrality e’ una delle assunzioni di Holmstrom, e come finira’ la storia lo sappiamo gia’: il sistema esaurira’ il budget senza funzionare meglio.

Studiosi successivi ad Holmstrom hanno dimostrato che e’ possibile limitare il problema introducendo un agente che sottragga parti consistenti della paga agli agenti, come potrebbe essere una alta pressione fiscale da parte del governo, ma sfortunatamente la stragrande maggioranza di questi guadagni sono completamente detassati, o non tassati in maniera considerevole.

La morale di questa storia e’ che comunque vada, conducendo il sistema delle retribuzioni dei manager e dei premi come stiamo facendo, cioe’ mantenendoli risk-neutral e non introducendo un attore anti-sharing, si esaurira’ il budget. In qualsiasi modo si proceda, inesorabilmente si esaurira’ il budget a disposizione; e a tendere nessun guadagno da parte delle aziende sara’ sufficiente a pagare i premi.

Morale: il sistema e’ al collasso. Andra’ al collasso in qualsiasi modo , perche’ puo’ solo fare questo: per come e’ costruito puo’ solo produrre collassi.

Cosa succede, nella storia, quando un impero termina una fase storica importante? Succede che concentra quantita’ enormi di risorse (economiche ed intellettuali) al proprio centro. Nel momento in cui si raggiunge il culmine e si inizia il declino, avviene in genere una “vampata” di centralizzazione delle risorse. Quando inizia il processo , la prima reazione e’ “le persone devono fare di piu’ per meno soldi”. (si riferisce a chi e’ fuori dal sistema dei premi). La seconda reazione e’ “ci vogliono piu’ persone che costino meno”. E’ successo sempre, dal collasso di Roma a quello dell’ impero mongolo: appena si intravvede il male, si grida “piu’ lavoro! piu’ lavoro”. Ma non e’ sufficiente: se diamo ad ogni agente un premio risk-neutral e privo di un anti-sharing agent, come la pressione fiscale, il risultato sara’ sempre il medesimo esaurimento del budget , o in alternativa lo stop del sistema.

Questo, sia chiaro, avviene anche in politica: anche i politici ricevono dei premi che sono risk-neutral e non c’e’ un anti-sharing agent. Anche la politica esaurira’ tutto il budget e diminuira’ la propria efficienza, e lo stesso dicasi per l’amministrazione pubblica. Lo stesso problema ce l’hanno quasi tutte le grandi corporation.

Morale: lo zio Sam vuole TE.

Vuole te perche’ e’ nella fase storica di concentrazione delle risorse umane verso il centro, fase che di solito rappresenta il “decadente splendore”, come una Costantinopoli degli ultimi anni insomma. Non si tratta di complotti o di decisioni coscienti: il sistema dei premi sta divorando il budget, e servono sempre piu’ agenti che si prendano il rischio e non richiedano premi per compensare. Il precario, o l’immigrato, o qualsiasi cosa.

Questa fase di concentrazione delle risorse umane richiede che qualche genere di propaganda inizi ad attirare risorse umane dalla provincia verso il centro. E ovviamente, noi siamo la provincia. Altrettanto ovviamente, sappiamo come finira’ la storia: la provincia a sua volta si aprira’ all’esterno, e prima o poi si stacchera’ dall’impero unendosi ad altri o divenendo indipendente.

Ma tant’e: Celli sta semplicemente dicendo, da bravo esponente del “partito del Times”, ai giovani di andare verso il centro dell’impero. Perche’ il problema non sono le cose che Celli dice, ma quelle che NON dice. Per esempio, Celli dice di andare all’estero, ma…. all’estero quale? Dove?

Celli mi sta consigliando di andare, che so io, in Cina? In India? Eppure, le prospettive di lavoro non sono malaccio, da quelle parti. Mi sta consigliando di andare in Sudamerica? In Turchia? In Romania? Eppure, anche in questo caso ci sono buone opportunita’. No: c’e’ un mostruoso sottinteso in quella “lettera”, ed e’ legata al fatto che non abbiamo un fisico che consiglia suo figlio, oppure un altro luminare della scienza o della tecnica: abbiamo uno che parla principalmente ad un ragazzo laureato in “economia della carta”. In uno di quei settori, cioe’, per i quali l’unico sbocco e’ il centro dell’impero finanziario.

Il figlio di Celli, infatti, non ha (ne’ avra’ mai) alcun problema di inserimento nel mondo lavorativo, e la sua finzione durera’ poco se qualche giornalista, tra qualche mese, andra’ ad indagare sul suo destino : non ci trovera’ un migrante con la valigia di cartone. Quello che il padre gli sta dicendo e’ “accorri al centro dell’impero”. Non ha certo detto che ci sia carenza di tecnici IT in Sudafrica, o che ci sia carenza di ingegneri minerari in Africa. Ha detto che c’e’ carenza di buoni manager nei paesi piu’ cartolarizzati.

Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato – per ragioni intuibili – con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese.

Non ho voglia di chiedere quale mostruosa montagna di competenze abbia portato Celli a spaziare negli incarichi che ha avuto; se la sua assunzione e’ esatta, e solo una persona perfettamente competente puo’ avere un posto, mi aspetto delle carriere molto verticali. Celli e’ laureato in scienze sociali e laureato in Sociologia all’Università di Trento ha rivestito incarichi di spicco in Eni, Omnitel, Wind; è stato direttore generale della Rai.

Se davvero crede nella meritocrazia, mi aspetto che sia un esperto ingegnere in Chimica industriale, che abbia un master in telecomunicazioni e che abbia una fortissima competenza in tema di intrattenimento televisivo. Perche’ se Celli non e’ tutto questo, con la sua laurea in scienze sociali e’ stato l’equivalente del tassista in Eni, in Omnitel, in Wind e in Rai.Non sono lavori per sociologi, quelli, piu’ di quanto non siano lavori per tassisti. Il modello di competenze che Celli sembra indicare e’ esattamente il modello che lo avrebbe escluso da gran parte della sua carriera: egli e’ stato in Eni senza saper distinguere un idrocarburo aromatico da una pianta di salvia, in Omnitel e Wind senza sapere nulla di onde radio, in Rai senza saper distinguere tra Oprah e Storie Anali di casalinghe bestiali.

Ma che cosa si intravede nel suo invito? Eh, si intravvedono tutti i luoghi comuni che circolano sui “paesi ariani”:

Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati.

Avrei qualcosa da aggiungere, allora, alla lettera di Celli. L’inglese moderno sta al concetto di “lealta”‘ come mia nonna sta a “carro armato T-72”. Non c’entra un cazzo, e se c’e’ una persona meschina e sleale e’ l’inglese. Escludiamo pure gli USA: negli usa tutto e’ basato sul merito, MA il merito viene rubato a chi lo ha davvero in maniera sistematica: sii meritevole quanto vuoi e vai negli USA, tesoro, e vedrai quante delle tue opere avranno la tua firma. Lavorerai un sacco, e qualcuno fara’ carriera col TUO lavoro. Per come conosco gli americani, se non fai far carriera a qualche cretino locale, puoi avere tutto il merito che vuoi , non serve ad un cazzo. Possiamo escludere paesi ipersindacalizzati come Germania e benelux, e la francia e’ piuttosto meritocratica, ma da quelle parti i fessi diventano cosi’ aggressivi che se hai dei meriti la tua vita ti sembrera’ la fossa delle Termopili: viene meno l’attributo del rispetto.

Tuttavia, circolano un sacco di leggende a riguardo: che negli USA tutto sia meritocratico, che ci sia lealta’, che ci sia rispetto. Beh, niente di tutto questo e’ vero. Trovi, nella vita quotidiana, molto piu’ valore per la persona in quanto tale in paesi del mediterraneo o in paesi del sudamerica.

Ma tant’e’: la lettera di Celli non e’ qualcosa che corrisponda ad un disegno, o ad altro: si limita a materializzare un’esigenza di un sistema che crolla, nella fase storica durante la quale i sistemi che crollano raccolgono ogni possibile risorsa umana vicino al centro.

Semmai, e’ interessante notare quale sia il canale dell’impero morente, e farne tesoro quando, dopo il crollo , ci sara’ la resa dei conti. Repubblica (ma lo sapevamo gia), Celli, e in definitiva quindi il “partito del Times” in Italia.

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