Marchionne

Oggi, dovendo superare l’ennesima prova iniziatica (oltrepassare il settore delle cose poco costose dell’ IKEA senza comprare nulla e’ piu’ difficile che ammazzare uno stupido drago) , sentivo le conversazioni delle persone. Devo dire che Marchionne, nella sua sparata, e’ riuscito a sollevare un polverone. So che Fini gli ha risposto qualcosa, e quasi tutti fossero d’accordo con Fini. A torto.

 

Chi e’ d’accordo con Fini conosce poco la storia industriale del nostro paese. La conosce poco perche’ Fini ha detto una mezza verita’: e’ vero che lo stato ha “salvato” FIAT diverse volte, ma la cosa che non si vuole dire e’ il perche’ lo stato fosse cosi’ ben disposto a sganciare della ciccia a FIAT.

 

La risposta e’ molto semplice: lo stato dava soldi a Fiat perche’ Fiat in cambio creava fabbriche improduttive in luoghi non ancora pronti (culturalmente e strutturalmente) ad ospitare industrie. Quello che si dimentica e’ che NESSUNA delle fabbriche di Fiat che si trovano sotto Firenze sarebbe nata, se lo stato non avesse, in cambio, sganciato soldi.

 

Gli operai di Termini Imerese , cosi’ come gli operai di tutte le fabbriche Fiat sotto firenze, hanno poco da rinfacciare a Marchionne o a Fiat: senza i soldi che lo stato dava a Fiat, sarebbero rimasti gli agricoltori seminalfabeti che erano, e oggi i loro figli sarebbero a dividere i campi con i senegalesi.

Dopo che le prime fabbriche Fiat furono costruite, si vide semplicemente una cosa: il subumano semipensante che avevano assunto, dialettofono e semianalfabeta , non era capace di costruire un’auto decente neanche col vento dietro. Le auto provenienti da quelle fabbriche finivano, quasi regolarmente, sui mercati meno esigenti come quelli dell’ allora Sudamerica. Con grande spesa (sarebbe stato conveniente fabbricarle li’, come si fece in seguito), e pochi utili. Ovviamente, quando si tentava di chiudere quelle fabbriche e mettere in cassa integrazione gli operai, il risultato era che lo stato metteva i soldi per tenerle aperte.

 

Quindi, e’ vero che io (non avendo in linea familiare operai Fiat)  posso rinfacciare a Marchionne tutti i soldi avuti dallo stato. Chi non li puo’ rinfacciare e’ l’operaio Fiat ed il Sindacato, che senza quelle inutili fabbriche si troverebbe a fare sindacato tra gli agricoltori, cosa per nulla facile, anche perche’ in agricoltura la scrivania per il sindacalista non c’e’. Non c’e’ la scrivania del tutto. E ai sindacalisti faticare e’ sempre piaciuto poco.

 

Nemmeno i politici, vedi Fini, possono rinfacciare piu’ di tanto. Gli assunti dentro le fabbriche Fiat non erano assunti per caso: erano assunti  usando delle liste , cioe’ per scambio di voti, liste che venivano compilate dai partiti in cambio di fedelta’ elettorale. Quando si costruirono le prime fabbriche togliendo i subumani dialettoparlanti dalla campagna, lo si fece tramite la mediazione dell’ MSI, che era una potenza sindacale tra gli agricoltori.

 

Quindi, se e’ vero che Fini puo’ rinfacciare a Fiat di avere pagato coi fondi pubblici le perdite a Fiat, Fiat puo’ sempre ricordare che quelle fabbriche furono fatte in cambio di quei soldi, e quelle perdite derivavano dal fatto che il governo aveva messo il peggio della feccia dialettofona , ignorante e scimmioide nelle catene , in cambio di voti. E un’altra cosa deve essere chiara: che quei subumani non avevano, ne’ hanno oggi, alcuna possibilita’ di trovare una qualsiasi collocazione in un’economia moderna: o a raccogliere pomodori, o in una fabbrica Fiat: era l’unica scelta.

 

Quindi, signori, attenti, perche’ quei soldi non venivano esattamente regalati a Fiat: venivano dati a Fiat perche’ fiat togliesse dalla campagna quegli scimmioni che erano i vostri nonni, spesso parlanti un qualche dialetto incomprensibile, quasi sempre analfabeti, del tutto incapaci di avvitare un bullone nel dado senza qualcuno che li aiutasse, in cambio del di loro voto ai partiti.

 

Del resto, il patto di Marchionne e’ proprio coerente: dal momento che tutte le fabbriche del meridione sono state fatte in cambio di soldi dello stato a Fiat, poiche’ lo stato non caccia piu’ soldi, Fiat chiude le fabbriche. Mi sembra ovvio, una conseguenza logica del nuovo corso.

 

Il secondo punto e’ che anche Marchionne mente spudoratamente. Fiat non potrebbe fare meglio senza Italia, ma non perche’ l’italia gli serva come fabbrica, ma perche’ l’ Italia gli serve come mercato.

 

Il nuovo obiettivo di Fiat dal 2010 al 2014, infatti, parla di  i 2.150.000 tra auto e veicoli commerciali vendute in Europa, 1.125.000 in America latina,  90.000 in Turchia, 300.000 vetture in Cina (2% la quota di mercato), 280.000 tra auto e LCV in Russia (quota di mercato del 7%), 130.000 unità vendute in India (5% la quota di mercato) e 105.000 auto (marchi Fiat ed Alfa Romeo) vendute in Nord America (escludendo le circa 100.000 Fiat 500 prodotte da Chrysler e vendute sia nei Paesi Nafta che in America Latina). Cifre annue a regime, nel 2014.

 

Se andiamo a vedere la composizione del mercato europeo, e ci riferiamo all’Europa, notiamo che nei primi 10 mesi del 2010 le vendite di FIAT sono state di 360.900 veicoli, quelle di Lancia 69.000, quelle di Alfa romeo sono 39.000. Se proiettiamo a fine anno una cifra di 500.000 veicoli, non ci vuole molto a capire che l’ Italia pesa il 25% del mercato europeo di FIAT. Gli altri 27 paesi d’europa, che pure totalizzano un mercato auto ENORME, pesano solo 3 volte l’ Italia.

 

Pesa, tanto per fare un esempio, piu’ delle vendite in Cina e India messe insieme, pesa quattro volte piu’ del mercato nordamericano , due volte se includiamo anche le Fiat prodotte da Chrysler, il doppio della Russia.

 

Adesso la domanda e’: per quale motivo Marchionne non se ne esce dicendo che “Senza la Cina la Fiat potrebbe fare meglio”? La risposta e’: “perche’ gia’ vende poco, se al governo cinese girano i coglioni non vende piu’ un chiodo.” Allo stesso modo, Marchionne non si azzarda a dire lo stesso della Russia,  del Brasile, eccetera? Sempre per lo stesso motivo: una sola parola sbagliata, e Marchionne non vende piu’ un chiodo.

 

Fare una legge che escluda una sola marca dal mercato o che penalizzi una sola marca non e’ per nulla difficile. Un tempo, le automobili italiane di lusso pagavano una tassa speciale, molto alta, sul valore d’acquisto. E poiche’ anche alla dogana si pagava un dazio, il risultato era che a venire colpite erano le auto di lusso vendute in Italia all’epoca: Volvo, Saab, Mercedes, Bmw, Audi.(Bentley, Rolls e Jaguar non erano molto presenti sul mercato.

 

Insomma, una  tassa che colpiva quasi esclusivamente i produttori nordeuropei. Era voluto? Certo, era voluto. L’industria italiana si stava sforzando di salire di livello e si sforzava di produrre le prime auto di fascia alta, ed era necessario frenare i nordici: cosi’, basto’ individuare una fascia di prezzo, e una tassa “sul lusso” divenne di fatto una tassa sul nord Europa.

 

Allo stesso modo, i governi possono studiare forme di tassazione ad hoc , o vincoli ecologici, o vincoli di sicurezza, che di fatto impediscano la diffusione di veicoli di un certo tipo, e anche di una certa marca, nel proprio paese. Non ci vuole moltissimo, basta introdurre delle certificazioni locali e poi pilotare la loro assegnazione. IMQ fu un brutto colpo, per molti produttori stranieri che volevano competere in Italia, e CE ha tenuto fuori molto terzo mondo dal mercato per anni.

 

Se uno stato puo’ colpire cosi’ duramente un produttore , perche’ alcuni lo fanno e l’ Italia no? Perche’ Cina e Russia possono cacciare Fiat a calci nel culo, e l’ Italia non puo’ minacciare Marchionne di fare lo stesso? Basterebbe imporre per le auto uno standard di qualita’ alto, con leggi sulla sicurezza ad hoc, per eliminare svariate automobili (e moltissimi veicoli commerciali) dal mercato italiano.

 

Il problema e’ che con l’ingresso nel WTO, nella UE e cosi’ via gli stati hanno abdicato alla sovranita’ economica. Sia chiaro: non l’hanno ceduta ad altri. Perche’ se la UE avesse la medesima sovranita’ , al massimo il problema di Marchionne scalerebbe a livello UE. Il problema e’ semplicemente che con l’ingresso in queste associazioni di farlocchi liberisti(1), gli stati hanno completamente azzerato la loro influenza.

 

Lo stato moderno, che un tempo poteva imporre obbedienza (come fece Putin con l’industria del petrolio in Russia) e obbligare industriali e banche a marciare allineati e coperti, non ha trasferito le competenze altrove: ha semplicemente deciso che tali competenze non esistano piu’. Se osserviamo la dialettica economica degli ultimi anni, invece, scopriamo che lo stato non puo’ piu’ ordinare agli industriali di portare sviluppo, pena un bel suicidio alla Gardini o una bella inchiesta alla Boris Berezovsky e Vladimir Gussinsky.(2) Secondo la nuova dialettica, se lo stato vuole stimolare l’industria, non puo’ semplicemente minacciare di carcere tutti quelli che non remano dalla parte giusta, e mandare i servizi segreti ad assassinarli se all’estero, come e’ giusto che uno stato civile faccia con chi minaccia l’economia nazionale: no, lo stato deve invogliare, blandire, creare le condizioni perche’ all’industriale convenga investire.

 

E se le condizioni perche’ all’industriale conviene investire sono la poverta’ del popolo, la sua riduzione in schiavitu’, eccetera? Chissenefrega, tanto lo stato non deve intervenire nell’economia.

 

Questo mantra e’ entrato nelle menti delle persone, al punto che nessuno mette piu’ in considerazione che lo stato possa agire legittimamente, per esempio, nell’assassinare Marchionne(3), onde difendere il superiore interesse della nazione. Anche senza ricorrere a metodi esemplari, nessuno pensa piu’ che lo stato potrebbe varare domani una serie di misure fiscali/giuridiche , per esempio misure che facilitino l’ingresso di una marca low-cost a spese di Fiat, col preciso accordo che “vendi da me solo se dai lavoro ad italiani”.

 

Il governo, cioe’, non dovrebbe limitarsi a rispondere a Marchionne come ha fatto Fini: dovrebbe varare una nuova legislazione sulle macchine agricole, per dire, o qualsiasi cosa Fiat produca principalmente all’estero, come alcuni modelli di camion, di auto o di mezzi per l’agricoltura. Il popolo italiano, in altre parole, e’ un popolo di consumatori, e si puo’ tranquillamente ricattare chi minaccia di andarsene minacciando di togliere accesso al mercato alle sue merci, analizzando bene le modalita’ di produzione, vendita, le caratteristiche del prodotto,   la catena di distribuzione, e producendo leggi che colpiscano selettivamente i prodotti di quel produttore; come si faceva un tempo contro i produttori nordeuropei.

 

E no, senza l’ Italia , intesa come mercato, Fiat non puo’ fare di meglio. Neanche facendo salti mortali.

 

Qual’e’ il problema? Il problema viene in sede di WTO (4) sono possibili ritorsioni, che in sede UE tali leggi non sarebbero “armoniche”, ovvero il problema e’ che lo stato nazionale ha abbandonato la sua funzione di regolatore dei mercati, semplicemente affermando che non dovrebbe esistere alcun regolatore dei mercati.

 

L’occidente e’ facilmente ricattabile dagli industriali quando si parla di costo del lavoro, ma gli industriali sono altrettanto ricattabili quando si parla di mercato: il mercato occidentale e’ ancora il piu’ ricco del mondo, perche’ nonostante la crescita industriale gli altri mercati non hanno ancora l’abitudine al consumo che abbiamo noi. Ma anche essendo solo UNO dei mercati , il primo PIL del mondo (18 triliardi di euro della zona UE) e il secondo (14 triliardi di euro degli USA) , possono esercitare un pesantissimo ricatto sugli industriali, ovvero quello di intralciare il loro ingresso sul mercato e creare delle zone protette? Vuoi delocalizzare? Bene, ma i tuoi prodotti non entrano piu’ sul mio mercato. Come faro’ io? Ho la fila di stronzi che vogliono vendere auto in Italia, fuori dalla porta, idiota.

 

Questo e’ il punto, ed e’ questo il motivo per il quale Marchionne, come tanti altri, possono fare la voce grossa: si e’ diffusa questa ideologia secondo la quale l’unico modo con cui lo stato possa trattare con gli industriali e’ la carota, e mai lo stato possa usare il bastone.

 

La mia personale opinione e’ che nel caso di Marchionne siamo gia’ oltre i limiti nei quali l’omicidio politico e’ un’operazione legittima sul piano della ragione di stato.  E’ vero che nel caso Fiat la minaccia di intralciare la vendita di auto sarebbe un deterrente, ma non sarebbe ancora sufficiente ad eliminare le velleita’ di altre industrie, dei finanzieri, eccetera: niente come il tritolo smonta l’ego dei “master of the universe”, specialmente quando ce l’hanno sotto il sedere, e in quantita’ eloquenti.

 

Quello che sta mancando in occidente, e che permette a questi personaggi di fare il bello e il brutto tempo e’ semplicemente il fatto che la ragione di stato sembra essere subalterna alla sacralita’ del libero mercato.

 

Ora, sarebbe meglio che ci si interrogasse su questo: ma il libero mercato e’ davvero questa opera d’arte intoccabile, questo capolavoro assoluto cosi’ bello che lo stato non deve permettersi di intervenire? E’ davvero la massima espressione dell’intelligenza umana , al punto che guai, guai, guai a fare la voce grossa coi suoi protaogonisti?

 

Si dice che in quel caso il mercato collasserebbe e che in quel caso tutti fuggirebbero dal paese: a me non sembra che Putin abbia fatto fuggire gli investimenti nel campo dell’energia quando ha sbattuto il carcere i vertici dell’industria petrolifera locale. Onestamente, mi sembra solo che da quel momento si siano messi a remare tutti dalla parte giusta, e ora la Russia e’ diventata di nuovo una potenza su scala geopolitica nella misura in cui lo stato controlla in ottica nazionalista le riserve energetiche.

 

Ma la seconda ragione per la quale preferirei la via dell’omicidio politico e’ la seguente: il WTO, Kyoto, l’ UE , possono legiferare piu’ di quanto facciamo noi. Cioe’, supponiamo anche che noi scriviamo leggi ad hoc per buttare fuori FIAT dal mercato italiano (cosa che porterebbe Marchionne a perdere la poltrona). Tutto quello che Marchionne dovrebbe fare e’ di esercitare pressioni contro questo pericoloso precedente, e il WTO, o la UE, immediatamente legifererebbero in materia obbligandoci ad adeguarci.

 

Noi diciamo che le auto debbano essere piu’ ecologiche di quelle FIAT? Niente paura, usciranno nuove norme della UE , alle quali adeguarsi. Noi diciamo che le auto prodotte con una certa lavorazione pagano una tassa al confine? Niente paura, in sede WTO ci sara’ immediatamente il ricorso.

 

Al contrario, l’attivita’ dei servizi segreti e’ completamente fuori controllo dei trattati internazionali. Specialmente quella illegale, come nel caso dell’omicidio. Il Polonio, infatti, e’ finito nel cibo di Litvinienko per puro caso. Se anche non fosse stato un caso, nessun trattato vieta l’omicidio politico per la semplice ragione che nessun trattato lo permette; si tratta di azioni concepite come illegali, con la sola franchigia dello stato che le ordina e le attua. Di per se’ , i trattati dicono gia’ che non e’ bello ammazzare i cittadini degli altri paesi, e i paesi stessi se ne fottono altamente ordinando omicidi e finti suicidi.

 

Di conseguenza, se il problema e’ quello di avere le mani legate per via delle legislazioni internazionali, non dobbiamo dimenticare quello che e’ successo a Gardini, l’unico uomo con un cameriere che si preoccupa di rimettere sul comodino la pistola con la quale Gardini si suicida. Se fu possibile farlo a Gardini e a Gabriele Cagliari, perche’ non dovrebbe essere possibile far suicidare un Marchionne?

 

Berlusconi, dopo la riforma del 2007, e’ a capo dei servizi segreti. Dal 2007 ad oggi i servizi italiani non hanno fatto altro che migliorare e rafforzarsi, al punto che partecipano attivamente alle operazioni antimafia, e molti dei recenti successi contro la camorra e la mafia sono firmati dai servizi stessi(5). Onestamente, se dovessi dare un consiglio a Berlusconi nel risolvere il problema di Marchionne, semplicemente gli consiglierei di usare i servizi, e di toglierlo di mezzo con un bel suicidio assistito.

 

Ma in definitiva, omicidio politico o ritorsione di mercato, il punto e’ che per prima cosa lo stato (e con lo stato i cittadini) deve rendersi conto che non puo’ abdicare tutti i suoi poteri sull’economia; non tanto perche’ non sia giusto, ma perche’ fisicamente non puo’: se l’economia va in merda, innanzitutto lo stato viene chiamato ad intervenire per salvare la popolazione che impoverisce. Ed e’ qui il punto: l’idea che lo stato non debba intervenire sui protagonisti dell’economia (costringendoli all’obbedienza con le buone e specialmente con le cattive) e’ assurda, perche’ sono protagonisti dell’economia anche i cittadini, ed e’ protagonista lo stato stesso con i suoi grandi fornitori di servizi (la sanita’, per esempio) , e qualora succeda qualche danno e’ lo stato che e’ chiamato ad intervenire.

 

Chi dice che Marchionne non possa essere ucciso o costretto a ritrattare con ritorsioni sul mercato fiat in Italia in nome del dovere dello stado di “starne fuori”, sara’ poi il primo a chiedere allo stato di intervenire quando il libero mercato fara’ il suo sporco lavoro. Come mai il dovere dello stato di “starne fuori” finisce, quando la frittata e’ fatta?

 

Abbiamo dei servizi segreti. Marchionne e’ un bersaglio semplice. I servizi segreti costano poco, meno di quanto costi alla nazione una serie di leggi che blocchino il mercato a Fiat. La soluzione al problema e’ evidente.

 

A patto di capire che lo stato non puo’, per la semplice fisica delle cose, starne fuori: se ne sta fuori adesso, sara’ chiamato a ficcare le mani nel problema piu’ tardi. Tantovale ficcarcele subito, le mani, e avere il coraggio di sporcarsele.

Ah, giusto, sempre per chiarire che questo e’ un blog personale e non un maledetto comizio.

 

Uriel

 

(1) Il liberismo come ideato da Smith NON puo’ funzionare, e’ dimostrato matematicamente. Punto.

 

(2) I due si erano messi in testa di poter influenzare la politica con le televisioni. La politica ha influenzato le televisioni con qualche decina di anni di carcere. Mi sembra ovvio e positivo. Il politico, persino se dittatore, si pone problemi sulla salute della nazione, mentre l’industriale no.

 

(3) Operazione quasi banale. Marchionne torna periodicamente in Italia per vedere i collaboratori, dei quali e’ relativamente semplice spiare le comunicazioni . Basta sapere quando torna e come spiandolo, e agire di conseguenza. Di Polonio, dopotutto, ne fanno ancora.

 

(4) A meno di non camuffare per leggi sull’ecologia , sulla sicurezza o altri temi astratti le leggi che colpiscono il produttore singolo e le merci che vengono dall’estero.

 

(5) Non vi preoccupate, la magistratura attacchera’ gli uomini della polizia e dei servizi che hanno lottato contro la mafia e la camorra, come sempre successe in Sicilia, e li mettera’ in prigione. Essendo la magistratura italiana il braccio della CIA in Italia, di certo non vuole un controspionaggio forte nel paese.

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