Luttazzi, II

Premessa: il post era pieno di video di Luttazzi oggi irreperibili.

 

Ho censurato una certa parte di commenti al post su Luttazzi (e ho fermato chi ha cercato di buttarla in politica) sia perche’ questo blog rifiuta il mainstream, sia perche’ si cercava di spacciare per fine conoscenza della satira il misto di ricordi che Luttazzi ha del liceo, e che alla fine ha spacciato per “cultura della satira” a coloro che non hanno , probabilmente, frequentato la stessa scuola. Siccome il liceo lo hanno fatto in tanti, Luttazzi deve tener conto che il miserabile ammasso di palle che ha scritto nel tentativo di dare lezioni  di satira (e storia della satira) possono venir facilmente confutate da chiunque altro abbia frequentato un liceo del nostro paese.

 

Luttazzi ha cercato di combattere le valutazioni sul proprio operato mettendosi in cattedra e cercando di insegnare satira. Improvvisamente, Luttazzi e’ quello che in Italia di satira ne sa di piu’. Oddio, nessuna legge della fisica lo vieta, ma poi buona norma vorrebbe che tutta questa competenza si noti e si vada oltre il temino da ginnasio che Luttazzi spaccia per profonda cultura della satira.
Luttazzi si rivolge essenzialmente ad un popolo di primitivi. Un popolo dai gusti primitivi e volgari. Questo e’ il motivo per il quale puo’ spacciare la sua incredibile tesi secondo la quale la sua satira sarebbe invisa perche’ e’ piu’  penetrante, efficace, “scomoda”.
Non e difficile spacciare queste teorie ad un popolo di primitivi. Se prendete un primitivo abituato ad usare una clava e gli mostrate un fioretto, probabilmente vi dira’ che non puo’ essere un’arma efficace. Il primitivo , essendo abituato alle clave, valuta la bonta’ dell’arma dal peso, la dimensione, il momento inerziale.

 

Il fioretto, cosi’ snello, cosi’ leggero, cosi’  agile, non gli apparira’ MAI come un’arma efficace. Mai. E’ la stessa ragione per la quale un professionista cerca armi piccole , leggere e maneggevoli, il convinto della situazione andra’ in giro con l’arma piu’ grossa a disposizione. Per dire, nel film Terminator I , il robot sceglie una assurda Colt MK IV come arma. Ma la usa ad un metro di distanza e spara piu’ di un colpo alle varie sarah connor. Bastava un 7.65.
Nello scorso post ho citato Hendel e Carcarlo Pravettoni per questo. Hendel non e’ “meno pungente”,  come sostengono i luttazziani, al contrario. Hendel dipinge non solo Berlusconi ma tutta la categoria antropologica che lo appoggia come un branco di cialtroni, truffatori, volgari cafoni arricchiti. E va oltre, perche’ deride apertamente i simboli del successo che formano l’insieme dei valori del berlusconismo.

 

Del resto, avendo la satira una finalita’ morale, NON puo’ esimersi dal criticare la morale del periodo, e il sistema ideale del tiranno. Non puo’ limitarsi alla sua persona.
Hendel non e’ “meno pungente”, e’ semplicemente piu’ sofisticato. 
 
Per sfottere Berlusconi ha creato un personaggio che non ha bisogno di assomigliare a lui, perche’ deve ricordare SIA LUI che tutti i valori nei quali si riconosce il berlusconiano. Questa, pero’, e’ un’operazione complessa. E sofisticata, a modo suo.

 

Qual’e’ il risultato? Che Hendel puo’ mettere in ridicolo  Berlusconi e TUTTI i valori di successo, la figura dell’imprenditore-ganassa, tutto l’immaginario del successo berlusconiano, su una TV di Berlusconi, e farla franca.

 

Perche’ la fa franca?
E qui siamo alla lezioncina del liceo che Luttazzi NON vi ha raccontato: allegoria e metafora. Vi avranno spaccato i coglioni, col significato metaforico ed allegorico delle opere, durante le ore di lettere al liceo. Ebbene, si’: se non vi siete addormentati e/o non fissavate le tette alla Michela oggi ricordate che lo strumento principe che ha permesso agli autori di satira di passare indenni per le maglie della censura era… di essere piu’ colti ed intelligenti dei propri censori.
In che cosa consisteva la loro strategia? Consisteva nel creare un messaggio che apparisse leggero e non legato a figure reali. Ma appariva tale solo al censore. L’effetto, invece, era di demolire gli assunti ideologici e la propaganda del regime in corso.

 

Ovviamente, questo non poteva far presa su un certo tipo di pubblico. Cioe’ sui primitivi: quegli elementi da bar per i quali se vuoi insultare Giuseppe devi gridare “Giuseppe cazzo figa culo merda”. Per questo genere di primitivi, una satira piu’ sofisticata, che colpisca l’impianto culturale di un regime anziche’ la persona al potere, non e’ efficace. Anzi: non esiste. Non la riconoscono, la scambiano per semplice “comicita’”.

 

Carcarlo Pravettoni, che richiama immediatamente alla mente Berlusconi e TUTTI gli ideali del berlusconismo, tutte figure mitologiche dell’imprenditore, dell’uomo alla guida dell’azienda, per i primitivi e’ semplicemente “poco pungente”. Del resto, loro vogliono sentire “Berlusconi cazzi figa culo merda”. Che e’ cio’ che Luttazzi gli da’.

 

Un’altra caratteristica della satira e’ quella di toccare non solo la figura del dittatore, ma anche la societa’ che lo rende possibile, che lo tollera, e che direttamente o meno lo sostiene. Si parte sempre dagli uomini accanto a lui, e poi si attacca la sua umanita’, chi per vigliaccheria tace, chi per ignavia fa finta di nulla, chi per ruffianeria si limita a dar sempre ragione al governo.

La satira attacca, cioe’, non solo il tiranno (o la classe di tiranni) ma la trasformazione della societa’ che ha permesso la sua andata al potere, e che permette che il tiranno al potere ci rimanga. La satira e’ SEMPRE l’attacco ad un REGIME, e non semplicemente alla persona del tiranno, perche’ avendo una finalita’ morale DEVE attaccare anche la morale di regime. E’ vero, i piu’ coraggiosi hanno attaccato esplicitamente il tiranno, ma hanno pagato il prezzo di questa stupidita’. In genere, ricordiamo le opere dei piu’ intelligenti, cioe’ di quelli che hanno saputo passare le maglie della censura volando SOPRA le misere possibilita’ del censore. Esiste, per dire, una vena satirica nelle opere di Dante, quando colloca all’inferno alcune delle persone che lo avevano disconosciuto ed esiliato.

Un’altra caratteristica della satira, e uno degli strumenti con il quale la satira e’ “passata” in alcuni regimi, e’ l’aspetto deformante. Se deformate un personaggio tanto da renderlo enormemente distante dal vero, non e’ impossibile che vi riesca di far passare la cosa come “esagerata”, e ottenere un atteggiamento di finta magnanimita’: chi vuoi che ci creda?

Ma uno degli aspetti principali della satira, aspetto che permette agli autori di salvare le chiappette, e’ quello di fare ridere tutti. Proprio cosi’. Se prendete, che so io, un carnevale, ci potrete trovare delle caricature pesantissime : il problema vero e’ che si tratta di una festa di popolo, piace a tutti, e quindi il tiranno fatica a reprimere , perche’ non ha la sua fetta di consenso.

Il tiranno non puo’ fermare il carnevale, perche’ il carnevale piace a tutti, ma proprio a tutti. Questa e’ la principale assicurazione sulla vita dell’autore di satira. E se Luttazzi conoscesse la storia della satira come dice, lo saprebbe.

Il tiranno e’ un pochino come una squadra di calcio: ha bisogno almeno di mezzo stadio che tifi per lui. O di avere la sensazione che mezzo stadio tifi per lui. Se tutto lo stadio sembra impipparsene, difficilmente il tiranno ferma la festa. Solo i piu’ odiosi lo hanno fatto, e sono durati poco.

Privo di questa caratteristiche, quindi, l’autora di satira rischia di scompariere: poiche’ nessuna branca della letteratura si propone di fa ammazzare i propri autori, si deduce che la tecnica letteraria fornisca delle tecniche intelligenti. Una di queste e’ di non fare nomi.

Il giorno, per esempio, sfotte la nobilta’ ormai sorpassata dai borghesi , ma inventa un personaggio di fantasia; tutta la commedia satirica , o quasi, usa personaggi di fantasia che richiamano personaggi reali. Ma raramente fa il nome di personaggi reali. NON mi aspetto dalla satira contro Berlusconi che si faccia il nome di Berlusconi, se soltanto esiste il pericolo di reazione: la satira ha nella propria storia i mezzi per sfuggire. Scrivono i maestri inglesi:

“Because satire criticises in an ironic, essentially indirect way, it frequently escapes censorship in a way more direct criticism might not.”

Cosi’, la satira e’ DIVERSA dalle critiche dirette ed esplicite, c’e’ differenza, o se preferite: si distingue. Se Luttazzi dice “distinguiamo la satira dalla comicita’ “, beh, dovrebbe essere ancora piu’ onesto e distinguere satira e giornalismo, oppure satira e politica, visto che la distanza e’ ancora maggiore.

Andiamo al punto: la satira nasce come genere letterario, e in genere si diffonde nel mondo dei media. Per questa ragione, lo scopo NON e’ di informare ne’ di INDAGARE o di INVESTIGARE. Lo scopo della satira e’ quello di mettere in luce , ingigantiti e coperti di comicita’ , gli aspetti invisi all’autore , di qualcun altro.(non necessariamente della classe al potere, btw).

Il fatto che si tratti di aspetti “invisi all’autore” gia’ di suo dovrebbe spiegare che la satira e’ di parte,  e come tale NON puo’ pretendere di dire o di svelare alcuna verita’, non puo’ cioe’ INFORMARE, ma il suo scopo e’ di portare l’attenzione su aspetti gia’ noti, mediante il ridicolo, la deformazione, il grottesco.

Per cui, quella che segue NON e’ satira:

 

E’ un semplice comizio.

Ho scelto ovviamente uno spezzone che evidenzia al massimo questa cosa: ma non e’ il solo momento nel quale Luttazzi NON fa satira. Ce ne sono altri:

 

Nemmeno questa e’ “satira”. Mi spiace, e’ semplicemente un comizio politico, piu’ un’intervista, piu’ una tesi politica. Per questo Luttazzi e’ stato cacciato, e questa NON e’ satira.  E la distanza che c’e’ tra satira e giornalismo, o tra satira e informazione, e’ ancora piu’ grande di quella che c’e’ tra “satira” e “comicita’”.

Potreste chiamarla, se volete, “informazione”, pur senza le garanzie dell’informazione stessa, perche’ Luttazzi NON e’ un professionista dell’informazione , potete chiamala politica, ma una cosa e’ certa: non c’e’ NULLA di satira , e’ semplicemente una trasmissione politica, contenente il solito comizio di Travaglio, e nulla di piu’.

Luttazzi difende la sua opera definendola “satira”, ma dimentica un piccolo particolare: che quando ha rotto i coglioni al potere non stava facendo “satira” o qualsiasi cosa somigli alla satira stessa. Stava facendo dei comizi. Delle trasmissioni politiche , uno strano telegionale improvvisato senza alcun telegiornale in onda.

E’ possibile che in altri momenti Luttazzi facesse satira. Ma tutti i personaggi che cita non e’ che improvvisamente aprano un siparietto e si mettano a fare il comizietto politico: fanno satira dall’inizio alla fine.

Sia chiaro, Luttazzi poteva dire le stesse cose che ha detto travaglio e farsi cacciare ugualmente, ma almeno avrebbe fatto satira. Ma volendo fare “satira”, le doveva dire cosi’, per fare un esempio:

 

Questa e’, effettivamente, satira. Sebbene dica le stesse cose , ha tutte le caratteristiche della satira: l’esagerazione (Berlusconi che nasce ad insaputa dei genitori perche’ e’ uno che si e’ fatto da solo), ha la componente di verita’ ingigantita (la costituzione di BErlusconi a telequiz), ha la corrosione del personaggio (se e’ vero che si sia fatto tutte le donne, etc), e cosi’ via. E nonostante il messaggio politico sia chiaro, almeno quanto quello di luttazzi, lo si puo’ nitidamente inquadrare nel genere “satira”. Cosi’ come questa:

 

Che e’ ancora satira. C’e’ l’imitazione esplicita, il che la rende rischiosa, ma viene fatta almeno seguendo i canoni letterari della satira. Rossi puo’ dire che lo hanno escluso perche’ faceva satira. Luttazzi NO. Sta solo approfittando dell’ignoranza pretenziosa del proprio pubblico per farglielo credere.

Ma questo i tifosi di Luttazzi non lo sanno: essi sono troppo primitivi per capire persino Rossi, dal momento che dice troppo poche volte “merda fica culo cazzo”. Quello di cui hanno bisogno e’ Luttazzi.
Ne hanno bisogno perche’ Luttazzi gli da’ due cose.

La prima e’ l’autocompiacimento, o la presunzione, di essere gli unici ad avere una definizione “alta” di satira. Di essere quelli che “distinguono la satira dalla comicita’”. Questi pseudotecnicismi che convincono la massa di essere competente, al punto da poter dire la propria su tutto.

La seconda, e’ un genere di umorismo infarcito con una informazione di parte, che viene poi spacciata per satira, dando l’impressione che la sua scarsissima qualita’ sia invece il fatto di essere “pungente”, quando in realta’ rinuncia semplicemente a qualsiasi sofisticazione, per diventare un prodotto a prova di primitivo.

La clava, contro il fioretto.

Ma la satira e’ un genere letterario “colto”, per certi versi. Non puo’ staccarsi dall’essere sofisticata, dall’usare la metafora, dall’usare le allegorie, e specialmente non puo’ smettere di essere un genere autonomo ben definito, nel quale non rientrano interviste a Travaglio, presentazioni di libri e/o altri prodotti commerciali, comizi politici veri e propri.

Ovviamente, pero’, Luttazzi avra’ agio nel far credere ad un osservatore primitivo che la vera satira, quella sofisticata , sia “inefficace”, “poco pungente”, cosi’ come e’ facile far credere che un cannone sia un’arma da difesa personale migliore della pistola: sino a quando si ha di fronte qualcuno che non ha mai provato a caricare un cannone da solo.

Il primitivo utente di Luttazzi e’ un utente essenzialmente ignorante, che Luttazzi imbonisce raccontandogli le sue reminenze liceali sulla satira, mescolate con sproloqui sugli autori inglesi  e americani (che finge di conoscere, coi quali lascia intendere di tenere corrispondenza, sara’ vero?) , e tale utente e’ fin troppo propenso a credere che quella di Luttazzi sia “satira”, perche’ e’ l’unica cosa che i suoi miseri mezzi gli consentono di riconoscere come tale.

Chi usa la clava non capira’ MAI che il fioretto e’ di gran lunga un’arma migliore. Che puo’ deviare un colpo di clava, che puo’ colpire piu’ lontano, piu’ velocemente, e in maniera piu’ mortale.

Cosi’, davvero queste persone credono che Luttazzi sia piu’ “pungente” di un Pravettoni, perche’ non riescono a raggiungere il livello di comprensione tale da capire che avendo la satira un intento morale, ESSA NON PUO’ esimersi dal criticare tutta la societa’ che ospita il tiranno, insieme al tiranno.

E quindi non capiscono che Hendel , come Rossi , stava facendo satira. Luttazzi stava facendo politica.

Non possono capirlo: perche’ se Luttazzi riesce a far bere loro qualche lezioncina sui greci del liceo classico come dotta lezione di satira, allora non hanno gli strumenti per capirlo.

Verranno qui, ripetendo a pappagallo nei commenti “distinguiamo satira e comicita’”, come ha detto loro Luttazzi, verranno qui a dire “La satira e’ liberta’ totale”, come ha detto Luttazzi, ma NON conoscono TUTTE le altre caratteristiche della satira stessa.

Che nell’opera di Luttazzi mancano clamorosamente.

Uriel

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