Logoclasti.

Nello scorso post ho rotto un pochino il silenzio che mi ero ripromesso sull’economia, e me ne sono pentito rapidamente, perche’ mi sono trovato a discutere di “i numeri dicono che” con gente che non sa cosa sia una correlazione. Di conseguenza torno sui miei passi, e non discutero’ di economia nemmeno nel 2011. (1) Volevo invece segnalare una strana tendenza che vedo da anni, ma che continua a crescere e sta divenendo patologica.

Non so se lo avete notato, ma da qualche tempo potete essere credibili nel parlare di qualsiasi argomento solo a patto di non sembrare degli “intellettuali”. Una grossa tendenza all’intellettualismo e’ alla base della dialettica di tutti i partiti, e la categoria piu’ criticata, disprezzata, contestata e’ quella dell’intellettuale, parola che implica “di sinistra”.

L’odio ed il disprezzo verso questa categoria e’ tale che i partiti che non sono di sinistra non solo non tentano di proporre i loro intellettuali, ma non sembrano nemmeno interessati a proporre intellettuali alternativi: e’ come se contenere degli inteellettuali fosse una maledizione politica, qualcosa che automaticamente fa perdere consenso , al punto che nessun partito di destra mette nella propria agenda politica la formazione e la proposta al pubblico di nuovi intellettuali.
Tutti i partiti di destra BENEFICIANO, attualmente, dell’accusa che fa loro la sinistra, ovvero di essere “ignoranti” e “poco intelligggenti”, ovvero di non riflettere i tratti che dovrebbero provenire dall’imitazione o dall’ascolto di una qualche classe di intellettuali.

 

Avere degli intellettuali nel partito e cercare consenso e’, essenzialmente, come andare in discoteca a rimorchiare avvisando per prima cosa di avere l’ HIV. Oh, atto onesto, e tutti sanno che se si usa il preservativo blabla. Ma  non e’ decisamente una strategia di successo.

 

Il vero problema, essenzialmente, e’ “ma perche’ avere degli intellettuali e’ diventato come avere l’alone viola?”
Ci sono diverse ragioni per le quali e’  successo questo. La prima e piu’ grande e’ che in italia qualsiasi risultato personale viene trasformato in una posizione di rendita, o almeno ci si prova.

Aprire un negozio ereditato dal nonno e’ una posizione di rendita, perche’ ti assicura il pane a vita. Avere un lavoro deve significare avere un lavoro fisso. Qualsiasi posizione, in Italia, deve divenire una rendita.Ivi compresa la posizione dell’intellettuale. Il guaio e’ che una rendita implica e richiede una conservazione dell’esistente, mentre il ruolo dell’intellettuale richiede il requisito della novita’.

Lo scopo preciso dell’ “intellettuale” e’ ANCHE quello di dire, spiegare, divulgare , rappresentare e/o  applicare  cose inaudite o inaudite ai piu’, mai sentite o dimenticate a memoria d’uomo, mai dette da nessuno o dette da pochissimi. Senza il requisito della novita’, e della novita’ sostanziale e strutturale, non si puo’ parlare di intellettuali.

Tutto questo ovviamente contrasta con la concezione di rendita. Se prendiamo una posizione di rendita, e diciamo che uno di essi sia riconosciuto come intellettuale solo e solo se dice cose “nuove”, quello che otteniamo e’ che A potrebbe superare B dicendo cose “ancora piu’ nuove”. Il fatto che il requisito della novita’ produca una certa concorrenza e quindi un certo rischio di perdere la propria posizione (e quindi la propria rendita) rende la posizione di intellettuale incompatibile con la cultura del paese.

Il primo punto da capire e’ che, quindi, il nostro paese NON ha intellettuali ne’ puo’ averne per la semplice ragione che dovendo l’intellettuale essere una posizione di rendita, non accettera’ per primo il fatto che la novita’ sia un requisito del proprio lavoro, implicando questo il fatto che si possa venire superati e dimenticati quando qualcuno introduce concetti ancora piu’ nuovi.

In Italia, chi dice di essere un “intellettuale” e’ ipso facto un cialtrone, un millantatore, un venditore di fumo, un truffatore.  La cultura della rendita che permea il paese fa si che non esistano intellettuali, ne’ possano davvero esistere. Potranno esistere studiosi, ma non intellettuali.

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Due buone ragioni per le quali in questo blog non ci sono intellettuali, ne’ ci saranno mai.
Come sapete, se ci sono tette e culi, non c’e’ intelligenza ne’ cultura.

Il primo motivo per il quale e’ pagante in Italia prendere le distanze dagli intellettuali e’ che l’italiano, da sempre particolarmente dotato nel dover riconoscere i truffatori , riconosce ad occhio la truffa che e’ nascosta dietro ogni “intellettuale” italiano. Quando vediamo Fo vediamo un tizio che vende fumo , quando vediamo i grandi nomi come Vattimo vediamo gente che vende fumo, dei truffatori, dei cialtroni , dei millantatori.

Sappiamo benissimo che se ci potessimo proiettare nel futuro e potessimo leggere dei libri sulla cultura italiana di questi anni, non ci troveremo ne’ Fo ne’ Vattimo: non hanno scritto nulla di importante, non hanno detto niente di nuovo, non hanno mai fatto altro che rimasticare qualche ammasso di nozioni scolastiche sulla massa.

Di fronte a questi personaggi, (Fo e Vattimo sono solo esempi) l’italiano percepisce d’istinto l’essenza umana, la sostanza del truffatore, di quello che ti chiede soldi per venderti un pacco con dentro la pietra. Insomma, il parassita disonesto che si guadagna il pane sfruttando una posizione di rendita dovuta a qualita’ che sono solo millantate, vendendo un “prodotto” che non esiste, aria fritta ben condita.

Il primo fastidio che l’italiano prova verso gli intellettuali, insomma, e’ che ha a che fare con una classe di cialtroni e di truffatori, che non sono intellettuali perche’ mancano della qualita’ della novita’ e dell’originalita’,  ma ottengono il reddito, la posizione sociale e il riconoscimento di “intellettuali”. E quando aprono bocca, non dicono nulla che non abbiamo gia’ sentito da 10.000 persone in 10.000 occasioni.

Cosi’ un partito non puo’ mettere in prima fila i propri intellettuali, perche’ essi stessi non sono credibili. Anni fa Moretti prese una posizione polemica verso il partito dicendo “con questi politici non vinceremo mai”. Aha. Questo sarebbe sensato, se stesse parlando una persona che misura se’ medesimo in termini di successi e di obiettivi raggiunti. Ma stiamo parlando di un “regista” che non dice un cazzo di nuovo da 40 anni, e che vive di sovvenzioni , e se un film gli va storto perche’ non vince neanche premi per cialtroni dice “puo’ capitare di sbagliare dei film”. Paragonare il successo di Moretti a quello di Spielberg e’ del resto come paragonare il numero di elezioni politiche vinte dalla sinistra e da quelle vinte dalla destra. Cosi’, Moretti rimprovera i vertici del PD di essere dei “sistemati” della politica (2), ben sapendo che e’ il simbolo del “sistemato” del mondo della cultura: fatti un nome e vai a dormire, direbbero in Sicilia.

La polemica, quindi, e’ morta non perche’ dicesse il falso (l’inadeguatezza della classe del PD) ma perche’ veniva da chi e’ visto come aria fritta ancora piu’ di quelli che stava accusando. Insomma, Moretti e’ cosi’ credibile che la gente gli sente dire delle cazzate anche quando dice delle cose evidenti. E questo perche’ si e’ fatto una godibilissima posizione, strapagata , vendendo qualcosa che viene riconosciuto dai piu’ come una truffa: sopravvalutato e strapagato, ergo truffatore; con quale coraggio punta il dito contro i vertici del PD?

Il secondo motivo per il quale l’intellettuale e’, di per se’, una garanzia di perdita di consenso e’ l’occupazione delle istituzioni della cultura da parte di una precisa classe politica emergente dai movimenti che conosciamo come “sessantottini”.

Quando si dice che “la cultura e’ di sinistra”, infatti, si pretende di dire che solo e specialmente le persone di sinistra avrebbero cultura ed intelligenza. Ma la realta’ dei fatti e’ molto diversa, perche’ tutto quello che si vede e’ l’occupazione delle istituzioni delle cultura.

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Non vi preoccupate, in questo blog non c’e’ intelligenza ne’ cultura.
Lo testimoniano le tettone di Milena Velba: come dire il Vangelo, ma senza minchiate mistiche.

Il punto e’ che occupare le istituzioni della cultura con i propri uomini non significa essersi impossessati della cultura: un gruppo di persone bene armate potrebbe assalire un museo di storia e occuparlo per molto tempo, senza per questo diventare degli storici. Cosi’ Vattimo ha occupato una cattedra universitaria ma non per questo e’ un filosofo teoretico, ne’ sara’ mai ricordato come tale per cio’ che ha scritto, e cosi’ via.

Ovviamente, occupando praticamente tutti gli istituti della cultura mitteleuropea, o quasi, e’ assai agevole per loro spompinarsi a vicenda, ovvero fare in modo che i riconoscimenti piovano: il primo usurpatore premia il secondo usurpatore, che in cambio trovera’ il modo di citarlo in futuro, e cosi’ via.

Tuttavia, l’italiano non riconosce in questo occupare le istituzioni della cultura (e godersi i relativi soldi pubblici) un requisito sufficiente ad essere “intellettuali”. Il fatto che Vattimo sia un professore universitario non impressiona piu’ nessuno, per la semplice ragione che ormai tutti vediamo la cooptazione che impera nelle nostre universita’: chi ci crede piu’, ormai , che un professore universitario sia li’ perche’ sa quel che dice?

Cosi’, quello che succede quando questi intellettuali parlano e’ che l’italiano pensa: “ma cazzo, raccomandato di merda, ma visto che rubi uno stipendio almeno fai come i ladri e rimani nell’ombra!”. Qui e’ il punto: tutti gli italiani sono ormai in grado di riconoscere la mancanza di competenza, di cultura e di intelligenza di questi “occupatori” delle istituzioni culturali. Tutti noi le stiamo vedendo marcire un pezzo alla volta, e sappiamo bene che il misto di incompetenza e supponenza che le caratterizza e’ dovuto proprio al fatto che si tratta di posti occupati “manu parlamentari” , e il risultato e’ pertanto quello di garantire esattamente il contrario di quel che dicono di essere.

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Tutta polpa e niente spine. C’erano le tette quindi ci devono essere anche i culi. Altrimenti si rischia di essere intelligenti.Questo e’ un blog stupido perche’ ci sono le tette&culi. E’ ovvio ed evidente.

Il principio che sta alla base di tutto questo e’ che occupare le istituzioni della cultura permette di lottizzare gli eventi culturali ma NON permette di possedere la cultura. E il risultato e’ evidente: non appena la sinistra ha occupato i luoghi della cultura precedenti, il nuovo driver della cultura e’ diventato la TV, che la sinistra non riesce piu’ a colonizzare non essendo interamente pubblica (prima avevano il diritto di predazione su RAI3) .

Morale della storia, abbiamo visto chiudere Red TV di Massimo d’Alema, sappiamo che Dahlia TV e’ nella merda, e anche La7 e’una TV di nicchia. E dentro di noi sappiamo bene il perche’: quando a questi signori della cultura che dovrebbero avere i contenuti si toglie il supporto degli amici , quegli amici che ne hanno prodotto la carriera, non riescono ad interessare nessuno.

Fo potra’ anche essere dio in terra, potra’ anche aver vinto un Nobel, ma non riuscirebbe a competere con una trasmissione sul calcio. Questo e’ il punto: che un intellettuale che non riesce a farsi ascoltare non e’ un intellettuale. E no, non e’ una questione di stupido o intelliggente: CNN manda online una trasmissione nella quale ha raccolto Fukuyama ed altri 5 o 6 “grandi menti” , e la manda in onda negli  stessiUSA che sono i maggiori produttori di cinema pornografico del mondo. Il problema e’ che Fukuyama (col quale non concordo quasi su nulla) quando apre bocca ti costringe comunque a pensare, mentre Dario Fo ti dice “aspetta, ti spiego io cosa devi pensare”, e quindi ti annoia dopo pochi secondi. Ha voglia Dario Fo di fare il giullare, e’ interessante solo per gente che vuole sapere cosa pensare domani; altrimenti e’ noioso, ripetitivo, banale, (ommioddio, un uomo si sveglia e la burocrazia lo confonde con un bracco. Che cosa inaudita! Che concetto complesso! La burocrazia e’ alienante! Per la serie “ho letto Kafka e mi e’ andato di traverso mentre una dottoranda del DAMS mi spompinava per avere una raccomandazione”) .

La verita’ e’ che questi “intellettuali” sono cosi’ poco intellettuali che non riescono nemmeno a tenere l’attenzione di chi li ascolta

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Questo blog e’ stupido , e’ bene ricordarlo, perche’ ci sono le tette. I veri intellettuali fanno i giullari.
Occorre molta intelligenza e molta cultura per fare i giullari.Lo vedete bene.

Quando ero all’universita’, alcuni esami si davano a Fisica, alcuni a Matematica, alcuni ad Ingegneria. Tutti i professori sapevano, piu’ o meno, quello che insegnavano. Uno di loro , con cui andai ad Ingegneria a dare Informatica (era uno dei 4 esami “esterni” obbligatori, all’epoca, per chi faceva matematica)  trovai un professore di nome Corradi.

Ora, non e’ che spiegasse chissa’ cosa. Il problema era la sua dialettica, il suo modo di parlare e di esporre. Non e’ che dicesse cose particolarmente acute (in fondo ci spiegava Unix, l’assembler ed il C) ma aveva un modo incredibile (3) di tenere alto il livello di attenzione. Aveva un modo di parlare e di gesticolare incredibilmente efficace, che ti costringeva ad ascoltarlo e a tenere un alto livello di attenzione. Era piacevole, persino.

Con questo voglio dire che non e’ automatico che vi sia noia quando si fa “cultura”, ne’ che la profondita’ degli argomenti o la loro specializzazione debba rendere sgradevole l’approccio: semplicemente e’ questione di chi lo fa. E gli occupanti degli istituti della cultura, semplicemente, SEMPRE E COMUNQUE, non riescono a tenere il pubblico ad ascoltarli per piu’ di cinque minuti.

Ma non e’ colpa degli argomenti, come vorrebbero far credere. Non e’ colpa della materia. E’ colpa loro, che NON sono dei veri intellettuali, tutto qui. E siccome NON sono dei veri intellettuali, NESSUNO di loro e’ capace di produrre alcuna “libidine”, alcun “piacere di ascoltare cose intelligenti” che invece ti prende quando ascolti Fukuyama dire cose sia pur contestatissime su CNN.

Qui e’ il punto: l’anti-intellettualismo italiano nasce per via del fatto che gli intellettuali italiani sono dei truffatori e dei cialtroni, che sono in maniera risaputa degli usurpatori raccomandati che hanno occupato gli istituti della cultura senza capirne o saperne nulla, e che l’italiano li riconosce come tali.

Per fortuna la cosa non riguarda questo blog che, come e’ noto, ha troppe tette e troppi culi per essere un blog intelligente e colto. E gli apostrofi, gente.

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No, no, no! Le lettere accentate non si fanno con l’apostrofo!

Uriel

(1) Del resto Berlusconi ha detto la sua sulla vicenda di Marchionne, e da oggi il gioco e’ “tutti a gridare quanto e’ malvagio Berlusconi. Marchionne puo’ anche decapitare gli operai, da oggi, che la colpa e’ tutta di Berlusconi”. Dire che a sinistra siano scimmie ammaestrate e’ un’offesa alle scimmie.(2) Si dice in diversi modi, da “professionisti” a “funzionari di partito”, ma il succo e’ questo.

(3) Non ho bisogno di lui per il lavoro che faccio, peraltro qui in Germania. Quindi, dico che era bravo perche’ lo penso effettivamente.

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