Logica e politica.

Mentre per lo scorso post mi becco del fascista da mezza blogsfera italiana (e io me ne frego! LOL) , volevo rispondere un secondo a chi mi scrive riguardo all’uso della logica nel capire la politica. Mi si pongono due domande,  “sfidandomi” ad esaminarle con la logica per definirne una soluzione certa. Va bene, ci sto.

La prima domanda e’: sul piano logico, ha ragione chi assegna le stesse responsabilita’ a PD e PDL per la situazione dell’ Italia?
La risposta e’ chiaramente affermativa, per una ragione puramente numerica. Come sapete, il parlamento italiano soffre di una catastrofica malattia che e’ l’assenteismo. Il principio e’ questo: supponiamo di avere 100 deputati, e che l’equilibrio sia di 47 a 53.
Ora, se vogliamo che in un preciso momento ci sia la certezza di far passare una legge, sapendo che dall`altra parte nel caso peggiore potrebbero essere presenti tutti e 47, occorre essere almeno 48. Occorre cioe’ che la percentuale di assenti non superi l`11%. Oltre l’11%, cioe’, il governo corre il rischio di andare sotto. A meno che ANCHE dall’altra parte non ci sia un certo numero di assenze.

Ora, il problema sono le percentuali.
I più fannulloni in assoluto sono i parlamentari di Popolo e territorio, nati sotto il nome di I Responsabili e finiti a disertare l’aula 33,7 volte su 100. Nomen omen? In questo caso si direbbe di no. Al secondo posto si piazza il Gruppo misto col 30% di assenze, seguono i finiani (25%), Pdl (22,8%) e Lega Nord con “solo” il 14,4% di assenteisti, nonostante gli scandali e i cambi al vertice del partito. Tutti gli altri si collocano in zona neutra (troppe assenze rispetto al ruolo ricoperto e allo stipendio percepito, ma pur sempre poche rispetto agli altri): Udc può vantare il 13%, Idv il 12% e il Pd è ufficialmente il partito più virtuoso con il 9,5% di assenze.
Ora, nella scorsa legislatura su 298 giorni di apertura si e’ votato 126 volte alla camera e 96 al senato. Se immaginate una situazione di assenteismo come quella, ottenete chiaramente che e’ praticamente impossibile governare PER CASO. Intendo dire che se le assenze fossero casuali, o dovute davvero a malattie e impegni politici di servizio, il risultato sarebbe catastrofico: pochissime volte, pur con una maggioranza teoricamente fortissima, il governo potrebbe vincere.
Le percentuali di assenteismo del PD sono meno della meta’ di quelle del PDL, il che necessita che proprio nei giorni di voto meta’ dei “normalmente assenteisti” del PDL entrino in aula. Sperando che il PD sia al massimo dell’assenteismo. Altrimenti occorre the tutti i parlamentari della maggioranza siano li’. La sfiga e’ che questo non e’ vero, perche’ la devianza non e’ quella che ci si aspetta per una situazione ove 126 volte su 298 tutti siano presenti in aula.
I casi più eclatanti sfoggiano il marchio Pdl e statistiche imbarazzanti: Denis Verdini (99,24% di assenze), l’ex ministro del turismo e attivista animalista Michela Vittoria Brambilla (98,10%), l’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti (97,34%), Vincenzo Barba e Maria Rosaria Rossi (96,20%), Antonio Angelucci (93,16%).
Ora, se consideriamo che dati alla mano queste persone sono state presenti solo in 9/10 votazioni su 126, come facevano a sapere che dall’altra parte ci sarebbe stato un numero adeguato di defezioni? (e non voglio tenere in considerazione, per pieta’, il fatto che negli ultimi tempi Fini – presidente della camera – fosse teoricamente “ostile” al PDL, e quindi non avrebbe permesso trucchi ).

In che modo, allora, il governo ha potuto far passare 126 leggi, dal momento che aveva praticamente il 50% di probabilita’ che tutti i numeri che servivano fossero presenti in aula? Da una situazione del genere, a conti fatti, ci aspettiamo che il governo vada sotto almeno 30 volte.

E’ assolutamente chiaro che, con questi dati di assenteismo, occorre che l’andamento delle sedute sia concordato, ovvero che siano concordati – e non casuali – i numeri di deputati presenti nelle aule. Assenze casuali avrebbero portato sotto il governo ALMENO nel 30% dei 126 casi, bloccando 40 leggi.

Non c’e’ alcun dubbio che il numero di presenti in aula, di votanti e il tipo di voto sia concordato in partenza, perche’ la quantita’ di assenze, se fosse casuale, metterebbe a rischio QUALSIASI seduta parlamentare.
E’ chiaro, cioe’, che ogni votazione parlamentare mostri dei numeri concordati preventivamente da opposizione e maggioranza. E poiche’ l’opposizione concorda in questo modo l’approvazione delle leggi della maggioranza, ha ragione chi dice che centrodestra e centrosinistra abbiano le medesime responsabilita’. COn la percentuale di assenze del PDL, all’opposizione sarebbe bastato essere sempre presente in aula al completo per bloccare almeno 40 leggi su 126.

Andiamo al secondo punto: perche’ Grillo litiga col PD?

La spiegazione la offre quanto accaduto a Parma. A PArma si votava con un meccanismo simile al ballottaggio francese, in auge per i comuni italiani. Ad un certo punto, il PDL ha detto ai suoi elettori di votare Pizzarotti, dal momento che era uscito dalla competizione. Il risultato e’ che il M5S piu’ Pizzarotti hanno vinto le elezioni.

Il punto del ballottaggio e’ che il concetto di ballottaggio e’ riassumibile cosi’:

E’ ballottaggio la situazione (ma non solo quella) nella quale ci sono tre partiti in corsa e uno e’ perdente, in modo tale che i suoi voti vadano a sommarsi preferibilmente (ma non obbligatoriamente) a quelli di uno dei due contendenti rimasti.

Se usiamo questa definizione “rilassata” di ballottaggio, quello che sta succedendo oggi e’ un ballottaggio, anche con un parlamento che non usa questa regola elettorale. Succede infatti che i magistrati debbano emettere, in un paio di mesi, delle sentenze contro Berlusconi. Poiche’ presumibilmente saranno di condanna, e poiche’ si dovra’ votare sull’eleggibilita’ di Berlusconi, e’ assai probabile che Berlusconi questa volta esca dalla politica.
Poiche’ e’ chiarissimo il peso che Berlusconi ha in campagna elettorale, il problema e’ che il PDL – a meno di miracoli – perdera’ una fetta di elettorato. E’ quasi chiaro che gli elettori del PDL non voteranno per Monti  e di certo non voteranno per gli odiati “comunisti”. RImane M5S.
Ovviamente, per questa ragione ad M5S non conviene inimicarsi gli elettori del PDL: conviene invece presentarsi come avversario del PD, tentando di accreditarsi le loro simpatie: il nemico del mio nemico e’ meno nemico.
Cosi’, la risposta e’ che l’alta probabilita’ che Berlusconi sia estromesso dalla politica per via di sentenze o voto parlamentare, fa si che al M5S convenga tenere alta la tensione piu’ col PD. La tattica e’ di tentare l’ effetto Parma, attirando a se’ i voti del PDL distrutto o seriamente danneggiato.

Corollario: in tal caso, conviene a Bersani andare di nuovo alle elezioni?

Alcuni fatti:

  • Il PD non e’ andato oltre, nemmeno stavolta, alle sue percentuali strutturali. Non e’ un partito che cresce, neanche di fronte al crollo avversario.
  • L’esperienza di Monti e’ da considerarsi finita.
  • Il PDL difficilmente potra’ affrontare ancora elezioni con Berlusconi.
il risultato e’ essenzialmente che Bersani bluffa, o e’ un idiota. Il rischio e’ che Berlusconi venga distrutto dalle inchieste, e che imponendo un nuovo presidente della Repubblica come Prodi, si offra la sponda a Grillo per sparare sul valore dell’euro trattato da Prodi stesso, e con lui di attirare voti dal PDL, che inevitabilmente ne perderebbe se Berlusconi lasciasse.
In definitiva, cioe’, Bersani NON puo’ minacciare l’ M5S di andare al voto, perche’ esiste la consistente probabilita’ di un effetto Parma, nel quale il sistema si comporta come ad un ballottaggio, e gli elettori del PDL confluiscono nell’ M5S.
Dall’altro lato , e’ Grillo che ha interesse ad andare alle elezioni, proprio sperando in un effetto Parma. Uscendo da una situazione di ingovernabilita’, uno dei tre partiti deve perdere elettori a favore di un altro. Ma se a perderli e’, come sembra probabile, un PDL colpito dalle sentenze ed un partito di Monti perdente sotto ogni aspetto, Grillo rischia di fare il pieno anche senza far nulla, e persino perdendo parte dei suoi elettori odierni.
Se a questo aggiungiamo alcuni colpi ben assestati, come quello di #Bersanifirmaqui (tatticamente eccellente, dopo che Bersani ha dichiarato che la fine del finanziamento pubblico era nei suoi otto punti ), e che la stampa italiana si sta comportando in maniera palesemente ripugnante – la storia del resort inesistente , bastava controllare con google maps- e’ stata ridicola, ma anche se il resort fosse esistito, sarebbe stato un resort ecosostenibile al 100%, cosa di cui Grillo poteva andare semmai orgoglioso.(Che cosa credeva di fare l’ Espresso, accusare l’autista di Grillo di aver costruito un resort a basso impatto ecologico, quando l’ M5S predica il basso impatto ecologico da decenni? )
In questo senso, Bersani si sta mostrando inferiore persino di fronte ad un puro tattico come Grillo. Grillo potrebbe temere qualche strategia di lungo termine, ma con avversari simili, gli basta ricordare i punti del proprio programma e proporli al PD per ottenere effetti devastanti.
Del resto, se girate  i giornali di sinistra, della proposta di Grillo al PD di rinunciare al contributo pubblico ai partiti non trovate quasi traccia: troppo imbarazzante. E se considerate che i punti del programma grillino sono 20, quasi tutti nel teorico dominio di sinistra, Grillo puo’ sparare altri colpi mentre il PD e’ a secco di armi.
Non vedo in che modo a Bersani convengano le elezioni, se non usando la legge elettorale di oggi per epurare il PROPRIO partito.

E quindi, arriviamo alla conclusione: quando Bersani minaccia l’ M5S di tornare  al voto, in realta’ sta minacciando quelli del suo partito, molto probabilmente i suoi avversari interni (di solito nessuno minaccia gli amici).

Uriel

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