Lo zoo sta chiudendo.

E’ interessante come , alla fine dei conti, il parassita non abbia la percezione del tempo. Il che e’ ovvio, nel senso che il parassita non puo’ pensare a se’ stesso in un’ottica di esaurimento delle risorse.Intendo dire una cosa che posso verificare abbastanza facilmente, e che ho notato dando dei veleni contro diversi insetti, nel giardino.
Se prendete per esempio le formiche, e date una gocciolina di veleno nel mezzo, immediatamente alcune crepano (1) ma subito mettono in atto delle strategie per aggirare la goccia, e per non finire in mezzo all’area tossica. Se prendiamo per esempio le zecche, e diamo un veleno al cane, esso si propaga nel pelo gradualmente, uccidendo prima le zecche vicine e poi quelle lontane. Buffamente, non avviene la stessa fuga: ogni zecca sembra intenta e concentrata sul proprio angolino di pelle, e il fatto che la collega vicina rimanga stecchita non sembra impressionarle troppo.

Immagino che i biologi sappiano benissimo il perche’ di entrambe le cose, ma non e’ questo il punto. Il punto e’ che moltissimi parassiti, che pure lentamente stanno morendo, non si rendono conto proprio di questo fatto, ovvero del fatto che le condizioni ambientali stanno cambiando, e che stanno cambiando proprio e appositamente per eliminarli dal gioco.
Ognuno di loro vede benissimo l’altro parassita morire, ma quello che succede e’ che non riesce a capire che il problema li riguarda.
Succede in Italia, e succede molto piu’ in GErmania. La Merkel ha appena annunciato dei tagli al welfare, specialmente al mondo dei sussidi. Poiche’ milioni e milioni di parassiti qui vivono solo di sussidi, il risultato e’ che (nelle intenzioni della Merkel) saranno spinti a lavorare. FIn troppo onorevole, ma sul piano dell’occupazione la Germania non passa un bel momento, e specialmente questi personaggi non sanno piantare un chiodo nel muro neanche con un manuale. Magari queste persone si getteranno sul mercato, ma il risultato sara’ che lo troveranno intasato di stranieri.Probabilmente finiranno col fomentare qualche partito nazista contro gli stranieri, ma il punto e’ questo: nessuno di loro capira’ che , molto semplicemente, il mondo sta cambiando e nessuno avra’ piu’ diritto al pasto gratis soltanto perche’ nasce in occidente.
Per capire bene cosa stia succedendo al mondo, bisogna tornare indietro di qualche passettino.
Sino a prima del 1945, il mondo era diviso in due parti, come descritte da Pareto. L’equilibrio era 20% – 80%. L’80% delle persone produceva il 20% del reddito, e quindi condivideva il 20% del PIL, mentre il 20% delle persone produceva l’80% del reddito, e quindi si divideva il guadagnato.
Questa enorme diseguaglianza e’ stata affrontata mediante delle politiche di redistribuzione, ma non solo. Il vero problema e’ che, se sul piano politico il mondo e’ stato bipolare dal 1945 al 1990, sul piano economico e’ stato unipolare. Tutta l’economia, o quasi, avveniva in quello che veniva chiamato “occidente”.
Se redistribuissimo la percentuale 20/80 “equamente”, infatti, l’unico modo possibile di ottenere un equilibrio (visto che 80 e’ un numero granre) sarebbe di togliere praticamente qualsiasi vantaggio al 20 che produce. Ma il problema e’ che a quel punto non solo avremmo tolto il reddito a chi produce, ma avremmo tolto anche i mezzi di produzione, il cui mantenimento, possesso e rinnovo fanno parte del reddito.
Perche’ allora la redistribuzione del reddito, in Europa, ha funzionato? Perche’ il mondo era economicamente unipolare, e concentrava quindi in un solo posto risorse in quantita’ immense. Il fatto che tutte le risorse del mondo fossero a disposizione dell’unica fonte di domanda del mondo le rendeva tutto sommato economiche, poco contese, ed essenzialmente facili da reperire.
Dal 1945 in poi, quindi, l’occidentale e’ cresciuto in uno zoo. Uno zoo nel quale la vita era immensamente piu’ facile. E’ inutile anche discuterne: il piu’ sfortunato degli italiani aveva, comunque, un tenore di vita inimmaginabile per chi nascesse altrove. Il “punto minimo” era comunque molto alto, se pensiamo ai morti per denutrizione. Finita la ricostruzione postbellica, per qualche tempo il mondo occidentale ha vissuto con una distorsione pesantissima dell’orizzonte economico, dovuta al fatto che l’occidente ERA il mercato, l’occidente ERA la domanda, il resto del mondo era l’offerta.
Abbiamo giocato, cioe’, senza concorrenti per 50 anni. Possiamo dire, cioe’ , che per 50 anni sia esistito, eccome , il pasto gratis. Questo lo intuiamo tutti, ma il vero problema e’ che non ci chiediamo che genere di effetto possa avere questo nella cultura di uno o piu’ paesi.
Qual’e’ la cosa che sta per cambiare, esattamente? La risposta e’ semplice: non ci sono piu’ risorse tali da garantire il reddito passato a tutti. E quindi, bisognera’ scegliere.
Questo “bisognera’ scegliere” e’ proprio quello che e’ mancato sinora. Sinora, non si sceglieva proprio niente. Non c’era nulla da scegliere; le risorse bastavano.
Prendiamo il sistema pensionistico. Esso nasce per garantire la dignita’ agli anziani, quando viene meno il reddito , in una societa’ ove la famiglia non provvede piu’ al loro sostentamento. In teoria, quindi, si doveva trattare di qualcosa che:
  1. Riservato agli anziani privi di reddito, proprieta’, entrate tali da garantire la dignita’.
  2. Riservato a coloro che avevano smesso di lavorare.
  3. Lo scopo e’ di garantire la dignita’ , non lo stile di vita.
Oggi, le cose non stanno cosi’: non solo la pensione viene erogata anche a ricchi anziani che non ne avrebbero bisogno, ma viene erogata anche ad anziani che continuano a lavorare,e come se non bastasse e’ proporzionata al reddito precedente, come se invece di garantire la dignita’ si volesse garantire lo stile di vita. Insomma, se quando lavoravi giravi con lo Yacht, appena smetti lo stato garantira’ la pensione a te…. e allo yacht.
Questo, per dire, avviene perche’ non c’era bisogno di scegliere. Adesso supponiamo che, dato il minor numero di impiegati, le risorse per pagare pensioni diminuiscano. A quel punto, bisognera’ fare delle scelte. Qualcuno, diciamo (se facciamo le scelte in maniera “sociale”) che non ha bisogno delle pensioni dovra’ farne a meno, e se rritorniamo a dire che la pensione debba garantire la dignita’ umana e non lo stile di vita, allora 2-3 volte il reddito procapite nazionale , nei casi di pensioni piu’ alte, possono bastare.
Possiamo cambiare esempio e pensare all’universita’. Garantire il diritto allo studio a tutti era un intento nobile, ma col tempo ha finito col diventare la garanzia di una laurea a chiunque, e il costo del sistema scolastico non sta ripagando il sistema economico in termini di valore prodotto.
Cosi’, con un calo di risorse, il problema sara’: chi facciamo studiare e chi no?
Se la scelta sara’ oculata, sceglieremo di far studiare solo i meritevoli, altrimenti sceglieremo i raccomandati, ma il punto e’ di nuovo quello: quando calano le risorse, bisogna fare delle scelte.
Chi, come me, ha passato l’infanzia con un padre cassaintegrato, forse lo sa: con pochi soldi, puoi comprare A oppure comprare B. Non entrambi. Devi scegliere , e quindi dovrai dire UN si e UN no.
In carenza di risorse, ogni scelta implica almeno una rinuncia.
E’ possibile che le risorse siano abbastanza da mantenere il sistema. Ma potranno mantenere SOLO il sistema produttivo. Voglio dire, prendiamo la ricerca: se ho molti soldi, posso finanziare SIA il ricercatore che cerca la cura per un cancro E il ricercatore che lavora all’oscillazione dei neutrini. Ma se ho POCHI soldi, dovro’ scegliere chi finanziare: e ogni scelta implica una rinuncia. Il che significa, razionalmente, che i neutrini dovranno aspettare: mi serve di piu’ curare il cancro.
Non credo che nel mondo futuro le risorse mancheranno tanto: credo semplicemente che si dovranno fare, come attivita’ normale, molte piu’ scelte.
La Merkel poteva tagliare molte cose. La Germania e’ la nazione degli sprechi, molto piu’ dell’ Italia, solo che vengono nascosti dal fatto che tutto qui ha budget altissimi a disposizione. Negli ultimi 40 anni, i tedeschi non hanno MAI dovuto scegliere tra finanziare A e finanziare B. Hanno finanziato sia l’uno che l’altro.
Oggi la Merkel ha deciso che ci sono risorse per finanziare A, ma non per finanziare B. “B” in questo caso sono alcune tipologie di persone che hanno i titoli per lavorare ma non lo fanno, vivendo di sussidi. Ma il dato e’ quello: e’ NORMALE dover fare delle scelte.
Sinora, l’occidente ha vissuto in una situazione ANORMALE, nella quale non si facevano MAI delle scelte. Mia nonna, nell’osservare il numero alto di laureati tra i propri nipoti, una volta ha sbottato “possibile che tutti siano dottori? E chi mi aggiusta la cucina?”. Questo e’ il concetto: in un’economia normale, si sarebbe dovuto scegliere chi far studiare e chi no.
In un’economia normale, si sceglie chi puo’ possedere la tal cosa e chi no. Chi puo’ studiare fino alla laurea e chi no.  Non e’ detto che tutti possano avere tutto. Il principale sogno dell’occidente, il ‘ceto medio”, ovvero persone NON ricche che conducono uno stile di vita da ricchi, e’ un sogno.
Questo sogno e’ stato sostenuto da un’anomalia storica, quale e’ stato il mondo economicamente unipolare degli ultimi 50 anni.
Il fatto che non si siano fatte delle scelte esclusive per gli scorsi anni ha avuto un impatto incredibile sulla cultura dell’occidente: abituati a pensare di essere destinati naturalmente ad un alto stile di vita perche’ nati nel posto giusto, ogni padre occidentale si e’ affacciato dalla finestra e ha detto al figlio “tutto questo e’ destinato a te”.
No, non e’ cosi’. In un mondo economicamente normale, si fanno delle scelte, ed ogni SI implica un NO. La cosa piu’ onesta che i padri dovrebbero fare e’ di affacciarsi alla finestra e dire ai figli “tutto questo e’ destinato ad alcuni, forse quelli giusti e forse no, ma di certo non a tutti.”. 
La cosa che pero’ mi preme dire e’ che quella che sta arrivando non e’ una crisi. Non e’ una catastrofe. Non e’ uan situazione anomala o apocalittica dovuta a condizioni straordinarie. Al contrario: sta per arrivare la normalita’, come e’ stata prima del 1945 , come NON e’ stata per mezzo secolo, e come probabilmente ricominciera’ ad essere nei prossimi decenni.
Un tempo, non dovevamo scegliere a chi dare un buon lavoro: c’era lavoro ben pagato per tutti, in occidente. Ma adesso sta tornando la normalita’, e torneranno i poveri ed i disoccupati. L’idea che in un’economia normale ci siano SOLO il 10% degli abili disoccupati e’ completamente assurda.
Prima del 1945, erano piu’ del 50%, dal momento che le donne erano escluse dal mondo del lavoro: il 20% della popolazione attiva, ricordate, produceva l’80% del reddito. Il resto era per il rimanente 80%. Non essendoci uffici di collocamento le donne delle aree urbane non venivano classificate come “disoccupate”, ma il concetto era questo: angeli del focolare, a casa a pulire e crescere figli.(2)
Qualsiasi cosa oggi e’ “per tutti” presto non lo sara’ piu’. Lavoro per tutti? No, solo per alcuni. Decidiamo chi, ovvio. Due lavori in una famiglia e zero in un’altra, oppure un lavoro a famiglia? Casa  di proprieta’ per tutti? Dovremo scegliere: qualcuno in affitto ci dovra’ stare. Vestiti firmati per tutti? No, solo per alcuni.
Ognuna delle cose che sinora abbiamo considerato un “diritto”, presto tornera’ ad essere un privilegio. E no, non e’ un sopruso o un evento immorale in arrivo: e’ semplicemente il ritorno alla normalita’.
Sinora l’occidente si era illuso di essere una nuova e mai vista sezione della storia, della geografia, della civilta’. Il resto del mondo poteva solo adattarsi e diventare come noi.Trotzky e Lenin, per esempio, dopo la rivoluzione si chiesero almeno se praticare la rivoluzione di un solo paese o se esportarla al resto del mondo: noi il problema non ce lo siamo nemmeno fatto: il mondo intero diventera’ come noi. Esportiamo il nostro stile di vita, ed esso si diffondera’.
Ma il problema e’ proprio questo: la diffusione di questo stile di vita cessa il regime di mondo economicamente unipolare che ci ha permesso di vivere in questo ricchissimo zoo. Quelli che in occidente consideriamo “poveri” hanno molto di piu’ di tanti che altrove dormono su un marciapiede, che non mangiano, eccetera.
Nel tempo si e’ diffusa la convinzione che un determinato stile di vita fosse quasi un “diritto divino” per chiunque seguisse i dettami della vita occidentale: “democrazia, libero mercato e individualismo” e passa tutto. Perche’ qualche volta abbiamo pensato (per esempio nell’affrontare la Cina: quante volte ci siamo detti che un elevato tenore di vita avrebbe abbattuto la dittatura? Quanto era forte in noi la superstizione che vedeva ricchezza e western way of life come equivalenti e inscindibili?) che bastasse essere una democrazia, garantire liberta’ di stampa, di parola, di mercato, e puf: miracolosamente saremmo arricchiti  tutti. Il pasto gratis come effetto del sistema politico.
Ridicolo.
Cosi’, semplicemente stiamo per tornare ad una economia normale.
Volete sapere perche’ e’ cosi’ doloroso?
E’ doloroso perche’ e’ difficile svegliarsi, e chi nel pieno sogno c’e’ nato, chi e’ stato indottrinato al sogno, non ne potra’ MAI uscire. E si sforzera’ di vivere come se il sogno continuasse.
Vi siete chiesti come mai i giovani siano precari MA i piu’ vecchi stiano continuando con tutti i loro diritti, dirittini, scioperi e scioperini. Signori, quelli non possono cambiare. Sono nati dentro una incredibile “matrix”, sono nati e cresciuti nel mondo che non faceva scelte. Nel mondo dove TUTTI avevano diritto agli studi, TUTTI avevano diritto alla casa, TUTTI gli artisti avevano diritto ai finanziamenti, TUTTI i ricercatori hanno diritto ai fondi.
Questi non capiranno mai di essere vissuti in un momento unico, irripetibile, anormale della storia.
Essi crederanno sino all’ultimo che la LORO sia stata normalita’, e se gli fate notare che tutta la storia in tutto il resto del mondo ha sempre proceduto in maniera economicamente diversa, vi diranno “ma prima non c’era la democrazia, ma prima non c’era il progresso, e blablabla”. Ma la verita’ e’ che il progresso esiste da secoli, di democrazie ne sono gia’ esistite, ma questo periodo storico non e’ stato dominato da questo, bensi’ dal fatto che, economicamente, se parliamo di domanda e offerta, per 50 anni domanda=occidente.
Ed essere l’unico cliente possibile concede, lo ammetterete, un discreto potere di trattativa sui prezzi.
Non credo nelle catastrofi, e non ne prevedo alcuna: semplicemente penso che tornera’ la normalita’, cioe’ il normale processo economico, ovvero il processo che richiede delle scelte.E ogni scelta richiede una rinuncia.
Non dico che il diritto allo studio non sara’ piu’ universale: dico che in teoria tutti potranno studiare. Ma nella pratica, avremo soldi solo per alcuni, e quindi dovremo scegliere chi, tra “tutti” potra’ farlo.
Ma il dato di fatto e’ che una societa’ ove si sceglie “chi”, culturalmente, e’ MOLTO diversa da una ove non si sceglie.
Per esempio, il concetto di utilita’ inizia ad entrare in settori ove sinora era probito. Prendiamo il campo del sapere: sinora si e’ detto, in abbondanza di risorse, che qualsiasi campo del sapere e’ ugualmente meritevole di essere indagato, e quindi finanziato. Ma se dovessimo scegliere perche’ non abbiamo abbastanza soldi, che cosa sceglieremmo?
Pensiamo per esempio all’acceleratore del CERN, costruito mentre qualcun altro sintetizzava un intero codice genetico: se dovessimo scegliere, finanzieremmo chi e’ stato capace di sintetizzare un DNA e produrre una nuova cellula (scoperta della quale intravvediamo le potenzialita’ applicative) o gente che va a cercare il bosone di Higgs, della quale eventuale scoperta NON vediamo potenzialita’ applicative?
Finche’ abbiamo i soldi per finanziare entrambi, potremo raccontarci che TUTTA la ricerca abbia uguale dignita’, e che saper costruire batteri come vogliamo (mangia-inquinamento come produttori di energia) sia uguale a capire che cazzo sia successo qualche femtosecondo dopo un ipotetico evento che per definizione non e’ avvenuto da nessuna parte in nessun momento.
Dovendo scegliere, che cosa finanzieremmo? Questo e’ il punto. Ma specialmente, qualsiasi criterio useremo, potremo ancora raccontarci che tutto il sapere sia uguale?
Anni fa, in caso di olocausto nucleare, qualcuno si decise a stilare una lista di persone da salvare assolutamente. Il risultato fu esilarante, perche’ c’erano agricoltori e ideaulici ma mancavano completamente i musicisti e i banchieri, e cosi’ via. Eppure, sebbene il criterio possa cambiare, di sicuro il concetto e’ semplicemente questo: quando introduciamo una scelta, qualcuno rimane tagliato fuori. Il mondo occidentale, ove quasi nessuno era tagliato fuori dallo stile di vita “occidentale”, sta finendo.
E sta finendo perche’ era anormale, un’anomalia della storia che sta rientrando.
Oh, so benissimo che c’e’ tutta una serie di farlocchi che parla di ‘decrescita”. Il motivo per cui non credo loro e’ molto semplice: il loro concetto di ‘decrescita” , nell’economia che essi pianificano, si propone di bilanciare socialmente , in modo che continui ad esistere una percentuale di farlocchi mantenuti dal sistema, semplicemente tutti guadagnerebbero meno, ma tutti continuerebbero ad avere qualcosa di garantito, secondo un principio di equita’.
Il guaio e’ che il genere di scelte economiche, ovvero la domanda “chi finanziare e chi no”, produce una risposta iniqua per definizione: qualcuno si becca un “tu si”  e qualcun altro un “tu no”.
Non esiste la decrescita equa, perche’ essa presume che le scelte siano condotte avendo una distribuzione identica alla situazione di non-scelta. Ma questo non e’ vero.
Di fatto, la decrescita non e’ una scelta. Un mercato basato su domanda e offerta ove domanda=occidente e uno (sempre basato su domanda e offerta) basato su domanda=molta-molta-gente sono molto diversi, e non e’ un mercato che garantisce scelte eque. Un paese che compra in quantita’ enormi non avra’, per definizione, le stesse condizioni di un paese piu’ piccolo.
 Il paese piu’ piccolo dovra’ adattarsi e fare delle scelte: coi soldi a disposizione dovra’ finanziare questo o quello, e darsi delle priorita’.
Per questo ho iniziato il post riferendomi ai parassiti: il mondo ove nel “tutti” erano compresi anche loro sta per finire. Non ho molti dubbi circa il fatto che , dovendo scegliere, i tagli cadranno su di loro. Se, come stanno facendo oggi, resisteranno, creeranno solo delle masse di esclusi.
Prendiamo per esempio il precariato in Italia. Stando ai dati istat, il 30% dei giovani non ha lavoro. Entrano sul mercato 400.000 giovani l’anno, circa. Il che significa che 130.000 ogni anno sono disoccupati. In 10 anni, abbiamo 1.300.000 elettori scontenti. In 20, 2.600.000. E cosi’ via.
Per quanto tempo puo’ durare questo processo senza mandare al potere un partito che tolga i “diritti acquisiti” dal mercato dei contratti di lavoro?
Il problema e’ capire chi siano questi esclusi: se sono utili, essi chiederanno di avere un giusto lavoro e sara’ possibile cambiare i criteri di scelta. A spese di chi non e’ utile.
Se a chiedere un lavoro invece saranno degli incapaci, bisognera’ rispondere : no, tu no perche’ sei un farlocco.
Se, come piu’ presumibile, sara’ un mix, bisognera’ andare per questa massa a fare delle scelte: “tu si, tu no”.
E se pensate alla cultura del lavoro attuale, capite che sta per arrivare uno choc culturale molto forte.
Non una catastrofe, ma di certo non il “secolo americano” che qualcuno a Washington sognava. E neanche il “le cose sono sempre andate cosi’” che sogna qualcuno in Italia.
Uriel
(1) Non so perche’, ma il Confidor sembra stecchire pure le formiche. Eppure, sarebbe un acaricida. Boh.
(2) Il fatto che un compito sia socialmente importante NON implica che sia ECONOMICAMENTE importante.

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