Lo stato supermorale.

Ogni volta che Yossarian mi nomina Milton Friedman, specialmente su Facebook, un certo numero di persone mi chiede cosa io pensi delle sue idee. Premesso che Milton Friedman di cose ne ha dette parecchie (anche se spesso non si capisce dove vada a parare, come molti economisti visti dai matematici) , sembra che il maggiore “cahier de doleances” sia legato al suo disaccoppiare le aziende dalla societa’.<

Di base, Friedman non fa altro che inventare la storiella che “il primo dovere delle aziende e’ creare valore per gli azionisti”, ovvero negare che le aziende abbiano qualsiasi responsabilita’ sociale. Bisogna capire che quando arriva Friedman, il modello vincente e’ la grande corporate che ingloba il dipendente dalla culla alla tomba, gli fornisce tutto (dentista, pensione, assistenza sociale, scuola per i figli, e cosi’ via), secondo l’idea che le grandi aziende condividano coi governi (governo che qualche volta superano in risorse)  e quindi ci possa essere una specie di governance condivisa, dal momento che -come le decisioni di bilancio del governo- anche quelle delle grandi aziende possono impattare la societa’.

E’ il periodo del grande corporativismo USA, delle enormi Daibatsu giapponesi dove entravi da adolescente e uscivi da pensionato, delle aziende come VW, di proprieta’ del Lander, che per statuto non possono licenziare manodopera in loco per delocalizzare. In Italia era il momento di Ivrea, dove Olivetti costruiva le case dei propri dipendenti e si faceva concertazione, e via dicendo.

Ad un certo punto arriva Friedman, e dice “no, niente di tutto questo e’ giusto: lo scopo delle aziende e’ SOLO quello di far soldi, se qualche milione di persone crepa di fame sono cavoli dello stato: le aziende non hanno responsabilita’ sociali o politiche”.

Questa minestra e’ stata presa in mano da statisti come Reagan o la Tatcher (la quale dichiaro’ “non esiste nulla come la societa’”) e la frittata fu fatta. Oggi, quando un industriale delocalizza, o una banca licenzia migliaia di persone perche’ “il primo dovere e’ creare valore per gli azionisti”, di fatto lo dovete all’ideologia di Friedman.

Ora, la domanda e’: qual’e’ il giudizio sintetico su questo?

La mia personale opinione e’ che si tratti di una buona filosofia per il breve termine, ma sia una sonora sconfitta nel lungo termine.

Andiamo per esempi: prima di Friedman, le aziende accettavano parte della responsabilita’ sociale, ovvero condividevano con lo stato la responsabilita’ del bene comune, ove comune e’ di tutti in senso inclusivo, e quindi avevano ben diritto di presentarsi ad una trattativa con lo stato stesso. Condividendo le responsabilita’ sociali, ovviamente dovevano e potevano partecipare alle decisioni. Dico “dovevano” perche’ parte delle risorse in gioco erano loro.

Questo ovviamente aveva dei costi certi , ma ovviamente aveva anche dei vantaggi: entrare in trattativa con lo stato. Per dire, Confindustria poteva pretendere di essere invitata ad un tavolo di trattativa sulla manovra economica.

Ma dopo Friedman, questo ha ancora senso? Rifiutando la responsabilita’ sociale tout court, le aziende sono ancora nel diritto di pretendere che lo stato parli con loro?

La mia personale opinione e’ di no. Uscendo le aziende dall’arena delle responsabilita’ sociali, il monopolio del bene collettivo nazionale -in senso morale- e’ tornato completamente nelle mani dello stato. Nel momento in cui le aziende dicono “io non ho responsabilita’ verso la nazione o verso la societa’, se mi conviene fare la tal cosa la faccio infischiandomene degli effetti” , chi ha la responsabilita’ del bene collettivo nazionale?

I sindacati no di certo: essi rappresentano solo una classe di persone, i cui desiderata mettono prima di ogni altra cosa, compreso il bene collettivo. Ma allora chi sono le parti sociali in gioco , le parti che possono oggi dire di sentire o di condividere, anche materialmente, la responsabilita’ sociale verso il bene collettivo? Forse i banchieri che dicono “le banche devono far soldi”, a prescindere dal bene del paese?  Forse lo sono quei finanzieri che sostengono che il mercato fa bene a distruggere le nazioni che giudicano indegne di sopravvivere economicamente? No di certo.

Allora, lo stato e’ tornato solo. Nel senso che adesso il monarca non ha piu’ nessuno con cui condividere la responsabilita’ sociale. Ma c’e’ un piccolo effetto collaterale di tutto cio’, anzi due:

  • Lasciando solo lo stato , esso ha oggi una levatura morale superiore  a quello delle aziende. Essendo l’unico depositario del bene di tutti, gioca in una serie superiore del campionato. Lo stato puo’, ed ha ragione se lo fa, rifiutarsi radicalmente di trattare con le imprese, IN QUANTO MORALMENTE INFERIORI: lo stato e’ l’unico depositario della responsabilita’ sociale, le aziende si sono declassate moralmente a mere botteghe, non c’e’ alcuna ragione per la quale lo stato dovrebbe cercare il dialogo con loro, che oggi sono moralmente inferiori.
  • Lo stato e’ legittimato ad intervenire come vuole nell’economia. Il fatto che le responsabilita’ fossero condivise era il reale presupposto per il liberismo economico, per quanto paradossale. Una volta condivise le responsabilita’, si puo’ dire “sin qui, affar tuo, da qui in poi affar mio”. Se facciamo venir meno questa condivisione, il problema e’: fino a quando e’ affare dello stato? E la risposta e’: ovunque il cittadino abbia problemi. Anche in casa dell’industriale.

Quello che i seguaci di Friedman non hanno capito e’ che l’ideologia di Friedman getta alle ortiche un patrimonio ENORME di legittimazione, quel patrimonio che alla fine ha permesso alle aziende di prendere parte ad alcune funzioni di stato come il welfare, dividendo con lo stato la responsabilita’, ed acquisendo cosi’ il diritto di condividere con lo stato il momento della decisione.

Adesso le aziende si sentiranno piu’ libere, ma anche lo stato lo e’: se un tempo lo stato si sentiva in dovere di intervenire quando un’azienda italiana veniva strappata di mano alla finanza de noantri, con un’ OPA, in nome dell’italianita’, oggi che le aziende dicono “io non mi sento italiano e produco ove mi fa comodo”, onestamente se Ducati diventa tedesca, allo stato non puo’ fottere di meno: con questo intendo dire che se le aziende non hanno responsabilita’ sociali verso la collettivita’, la collettivita’ non ha piu’ responsabilita’ sociali verso di loro.

Facciamo un esempio: la cassa integrazione guadagni. La CIG nasce per aiutare, tutto d’un botto, sia l’imprenditore che l’operaio a superare la nottata. L’imprenditore ci guadagna perche’ lo stato paga stipendi agli operai, che pure continuano a lavorare per lui. L’operaio ci guadagna la busta paga.

In questo senso, nel giro ci guadagnano (almeno in teoria) entrambi. Questo perche’ lo stato ritiene di essere responsabile verso l’azienda (persona giuridica) E verso l’operaio (persona fisica).  La cosa e’ semplice in se’: Adesso andiamo nell’ottica di Friedman, e distruggiamo la corresponsabilita’ delle persone giuridiche (aziende) verso lo stato. Ovviamente lo stato non avra’ piu’ -di rimando- alcuna responsabilita’ verso le aziende, ma solo verso i cittadini.

Cosi’, non c’e’ nulla di strano se lo stato cessa di dare la CIG e preferisce un sussidio ai dipendenti: l’azienda fallisca pure, lo stato non ne e’ responsabile, lo stato risponde solo verso i cittadini, e quando li ha sussidiati ha fatto tutto quel che doveva.

Di fatto quello che Friedman dimenticava e’ che un divorzio si fa sempre da due parti: se tu divorzi da tua moglie, poi quella puo’ andare con un altro, o semplicemente starsene da sola, ma non puoi piu’ trattarla come se fosse tua moglie.

I governi nazionali ci hanno messo un pochino a capire che in ultima analisi le aziende hanno chiesto ed ottenuto il divorzio: diciamo che non mi stupisce una Fornero che arriva proponendo di abolire la CIG. Nel momento in cui le aziende non hanno responsabilita’ verso la nazione, l’unico dovere della nazione e’ verso i cittadini. Ovvero, di creare un sussidio per loro e solo per loro.

Un altro esempio e’ stata la gestione della crisi del debito da parte delle varie troike UE: la sequenza di dimissioni dei consiglieri della Deutsche Bank dalla troika della BCE, cosi’ come il contributo “volontario” dei creditori alla crisi greca, fa capire che essenzialmente non c’e’ stato un gran condividere delle responsabilita’: essenzialmente, il prezzo lo hanno pagato anche i finanzieri, che sono stati chiamati assai poco al tavolo delle decisioni, e ci hanno rimesso le penne. (1)

In questo senso, quindi, il problema e’ questo: oggi il governo italiano dice che vuole rimuovere le barriere che impediscono alle aziende straniere di investire in Italia. Ma faccio presente che questo e’ l’opposto di quanto accadeva prima: prima, in nome dell’ “italianita’ ” -termine che indicava in qualche modo la condivisione di un interesse identitario comune- si voleva FERMARE l’accesso delle aziende straniere in italia.

Oggi, Monti sta proponendo di aprire il paese alla concorrenza, quando si sa bene che la concorrenza togliera’ mercato alle aziende italiane sul loro stesso territorio: un tempo era impensabile. Poiche’ le aziende condividevano responsabilita’ sociali , la societa’ aveva il dovere di proteggerle contro chi -essendo straniero- non condivideva le stesse responsabilita’ verso l’ Italia. In cambio si diceva alle aziende italiane “date lavoro agli italiani”.

Ma nel momento in cui cade tale responsabilita’ ,  quando le aziende italiane dicono che -come dice Friedman- non devono dare lavoro a nessuno e va bene cosi’ purche’ guadagnino, a quel punto finisce anche la responsabilita’ sociale verso di loro. E quindi, il mercato italiano e’ di chi se lo prende, nessuno ha il dovere di proteggerle. Avete paura delle contraffazioni ? Bene, fate come Apple: pagate degli avvocati e fate cause. Perche’il governo dovrebbe aiutarvi, dal momento che quella roba la producete all’estero?

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http://www.cafepress.co.uk/wolfstep (quando mi divertivo coi gadget)

Cosi’, adesso arriva il conto di Milton Friedman: gli stati nei quali questi signori hanno delocalizzato sono essenzialmente dittature. Non condividono, e non condivideranno MAI il potere politico con NESSUNO. Nessuno che abbia investito in Cina o in uno dei Brics potra’ MAI sperare di parlare “alla pari” con lo stato, come invece si era chiesto ed ottenuto in Europa, accolandosi le imprese parte della responsabilita’ sociale.

E quindi, adesso si otterra’ che il divorzio sara’ completo: mettiamola cosi’, a qualche operaio interessa molto se anziche’ lavorare in una fabbrica della FIAT lavora in una fabbrica della TATA motors? Onestamente, no. Cosi’, supponiate che il governo si impegni in prima persona a creare un distretto industriale automobilistico a tassazione zero (e che la UE si faccia i cazzi suoi) : per quale motivo poi FIAT dovrebbe protestare? In nome di quale responsabilita’ condivisa un’azienda che minaccia di andarsene ogni tre giorni dovrebbe pretendere che non ci sia in Italia un produttore straniero , con tutti i vantaggi logistici che questo comporta sul mercato?

Il messaggio del divorzio oggi e’ arrivato solo in parte. I governi credono ancora, o non hanno ben capito, che le aziende con Friedman hanno chiesto il divorzio. Ma appena una nuova classe di politici arrivera’ a capire che se per le aziende Italia o Cina e’ uguale, per lo stato aziende italiane o cinesi uguali sono. Ovviamente iniziera’ ad infischiarsene di loro, come inizia gia’ a fare, e allora le aziende capiranno chiaramente che Friedman ha DISTRUTTO il valore di una responsabilita’ condivisa , che aveva dato LEVATURA alle aziende, una levatura morale che esse, abdicando le responsabilita’ sociali, non hanno piu’.

Non c’e’ piu’ ragione, nel dopo Friedman, che lo stato parli con confindustria. Hanno voluto il divorzio: adesso, se vogliono parlare con lo stato, si sentiranno dire di no. Lo stato ha la levatura morale che deriva dal proprio incarico, cioe’ la responsabilita’ del bene collettivo. Loro, oggi sono solo bottegai. Non giocano nella stessa serie, e neanche nella stesso campionato: anche qualora parlassero con lo stato, entrerebbero dalla porta sul retro. Quella dei fornitori , dei servi e delle amanti.

Questo, signori, e’ il prezzo di Friedman: se oggi qualcuno in Italia girasse con quella borsa che ho disegnato, fareste assai fatica a spiegare dove sbaglia. Dopotutto, i cinesi dando prodotti economici aiutano le famiglie a sopravvivere. Voi , invece, dite che se non arrivi a fine mese sei uno sfigato. Perche’ non dovrei tifare cinese? Voi siete quelli che mettono alla fame i giovani, i prodotti cinesi permettono loro di vivere coi vostri stipendi da fame. Se in questo meccanismo calano i vostri guadagni e siete strangolati dai debiti e dalla mancanza di credito, signori, e’ ora di dirlo: fottetevi pure.

Avete divorziato, ricordate? Ora levatevi dal cazzo, se non avete credito non sono problemi dello stato: vedetevela voi con le banche.

Sono privati come voi, e secondo Friedman, il mercato si dirime da solo. Se voi non avete responsabilita’ verso lo nazione quando delocalizzate, la risposta corretta della nazione e’ :   bene, fatevi fare credito altrove.

Se non ci riuscite, potete sempre chiedere conto a Friedman.

Uriel

(1) In questa cosa qualcuno ci ha rimesso dei soldi che aveva speso. E’ chiaro. Aspettiamo di vedere chi.

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