Lo stato egoista.

Dopo il post precedente, mi sono reso conto che ancora oggi , quando si parla di economie, si parla troppo di ideologie economiche. E spesso, gli ideologizzati partono a testa bassa soltanto a sentir parlare di qualcosa, vomitando luoghi comuni. Per esempio, si scambia il dumping per legislazione agile, quando il dumping e’ una cosa molto diversa. Cosi’ mi preme chiarire prima cosa sia una strategia di dumping, e poi spiegare che di ideologie non ne voglio sentir parlare, e lo faccio con un esempio pratico riguardo a Milton Friedman.

Innanzitutto: non e’ vero che gli imprenditori delocalizzano perche’ altre nazioni hanno legislazioni migliori. Un esempio e’ la Romania: e’ una nazione che in Europa spicca per corruzione, ha QUATTRO corpi equivalenti alla guardia di finanza, ognuno dei quali passa periodicamente a taglieggiare gli imprenditori, ed un burocrazia da paura.

Perche’ allora e’ attraente? Per una ragione molto semplice: hanno preso alcune zone e hanno deciso che DENTRO quelle zone, limitate geograficamente, per un tempo limitato LO STATO non fa le porcherie che fa fuori. Quindi non si tratta di stati piu’ efficienti o meno burocratici: lo stato cinese e’ elefantiaco e lento come la morte: ha semplicemente creato UN PERCORSO PARTICOLARE per gli investitori stranieri. Ma attenzione, perche’ il cittadino cinese medio di tutta questa agilita’ non gode affatto: si becca la mafia del partito comunista cinese, la corruzione e tutto quanto.

Quindi, non e’ possibile per NESSUN governo occidentale competere coi dump: il dump e’ facile da costruire anche nel peggiore stato , in quello piu’ burocratico ed ostracista del mondo: basta che lo stato rinunci ad agire in una specifica area geografica, o piu’ di una, e SOLO per cittadini STRANIERI. Per competere pero’ i paesi occidentali dovrebbero praticare a TUTTI i loro imprenditori le stesse condizioni del dump straniero, che e’ impossibile, e -che sia chiaro- e’ impossibile ANCHE agli stati stranieri. Se la CINA dovesse applicare a TUTTI i cittadini le regole che applica agli investitori occidentali (o almeno quelle che usava ai primi tempi) , lo stato andrebbe in bancarotta dopo pochi mesi.

Gli imprenditori che dicono “in Cina c’e’ meno burocrazia, fate come in Cina” sanno bene di mentire: non c’e’ burocrazia in un preciso -e piccolo- recinto. E solo per gli stranieri. Non siamo pieni di negozianti cinesi perche’ in Cina e’ piu’ facile e bello avere lo stesso negozio, sapete?   418272_386029828081720_195896940428344_1447721_1676170854_nChiarito che il dumping non sia uno stato piu’ efficiente, ma l’assenza locale di stato, passiamo all’esempio di stato egoista. Abbiamo visto che Friedman ha definito l’azienda egoista, ovvero l’azienda che se ne fotte altamente e dice “il nostro primo scopo e’ creare valore per gli azionisti”. Molto bene.

Gli stati sinora NON si sono accorti che questo divorzio sia stato chiesto, e continuano a comportarsi come quei mariti che , sinche’ la moglie che ha gia’ chiesto il divorzio non se ne va, si illudono di essere ancora sposati o che la situazione sia recuperabile.

Sta pero’ crescendo una nuova generazione di politici, e prima o poi arrivera’ una generazione che ha ben chiara una cosa: le aziende hanno chiesto il divorzio, e quindi (come dice Friedman) “non hanno piu’ responsabilita’ sociali”.

Bene: la domanda e’ allora cosa fa lo stato che si accorge di questo e lo accetta. Voglio dire, adesso che siamo divorziati possiamo guardarci attorno, no?

Adesso, supponiamo di fare un esempio: cosa farebbe in Italia uno stato “egoista”? Diciamo che uno stato dica “non ho responsabilita’ SE NON verso i cittadini. Il mio primo ed unico dovere e’ garantire reddito e sicurezza ai miei cittadini”. Cosa faebbe? Farebbe dumping. Potrebbe fare una cosa di questo genere:

  • Ogni provincia individui una zona di circa 10 KMq da adibire a distretto industriale.
  • Nel distretto possono arrivare solo stranieri a patto che assumano italiani.
  • Nel distretto non si pagano tasse per 10 anni, a patto che il livello occupazionale non scenda.
  • Nel distretto non si chiedono permessi di alcun genere ne’ esiste burocrazia.
  • Dopo cinque anni l’azienda del distretto puo’ uscire dal distretto per un qualsiasi punto del paese, mantenendo le stesse condizioni.
  • Eventuali filiali godono delle stesse condizioni del distretto, alla condizione di dare lavoro ad italiani..
  • Se prima di dieci anni si abbandona il distretto o si licenzia, i benefici decadono e si deve restituire tutto.
  • CHi usa questi distretti puo’ usare il marchio Made in Italy.

Ovviamente, con 100 zone simili (non ricordo quante siano le provincie in italia, diciamo 100) , se esse si riempiono, per gli imprenditori italiani e’ un disastro (1) . Succede immediatamente che arrivano gli investimenti di gente che produrra’ roba italiana PER il mercato italiano, distruggendo le aziende locali.

Tuttavia, possiamo stimare uno o due milioncini di posti di lavoro, il che compensa pure le perdite. Diciamo che succeda. Ora, c’e’ un piccolo problema: le aziende italiane iniziano a morire. Ma abbiamo detto che a noi governo non dispiace. I nostri cittadini hanno un lavoro. Noi riscuotiamo piu’ tasse da lavoro dipendente , ovvero abbiamo pure meno evasione. Abbiamo migliorato il bilancio delle partite correnti. Chissenefrega degli industriali italiani?

E’ ovvio che dopo una decina di anni a questo andazzo, Confindustria sarebbe piena di industriali stranieri, ammesso che esista ancora. L’industria italiana fatta da italiani sarebbe al lumicino, ma tanto lo stato ha raggiunto il SUO obiettivo: dare un reddito a tutti.

Non e’ una cosa strana: Lorenzo il magnifico decise di accogliere i prestasoldi ebrei in fuga dalla Spagna (2), perche’ gli serviva una nuova classe di prestatori di denaro, da affiancare alla lobby delle famiglie locali, ben attente a non far crescere la concorrenza.tumblr_m0zndpAhDR1qhelsro1_400

Cosi’ potremmo farlo anche con le banche: “qualsiasi banca straniera venga ad aprire in Italia e presti soldi non sara’ soggetta a nessuna norma , e non paghera’ alcuna tassa”. E’ ovvio che in poco tempo le banche italiane chiuderebbero, ma se l’obiettivo era di dare credito a basso costo agli italiani, sarebbe raggiunto.

Cosi’, il problema e’: lo stato PUO’ diventare egoista. Il motivo per cui in occidente non si fa dumping e’ che l’apertura di questi distretti distrugge l’industria locale. OVVIAMENTE, se non c’e’ molta industria locale conviene il dumping: pratica che le nazioni poi abbandonano quando hanno un’industria propria.

Ma il punto e’ che uno stato egoista potrebbe, gestendo alcune politiche “indifferenti alle aziende”, diventare insensibile agli imprenditori, a patto di attrarne altri. Se si creasse un sistema fiscale basato sui lavoratori dipendenti e su imprese straniere che non pagano tasse ma devono assumere un sacco di gente, sarebbe pure fattibile.

A patto di collassare completamente l’industria italiana.

Ma … ce ne fregherebbe? Cioe’, se fare due, tre, cinque, dieci di questi distretti per provincia fosse sufficiente ad assorbire completamente la disoccupazione, e a sostenere il paese coi redditi da lavoro dipendente, sentiremmo davvero la mancanza dei nostri pregiati industriali?

Immaginiamo pure di no. Immaginiamo di riempire il paese di aziende straniere che prendono il posto di quelle italiane ma danno piu’ lavoro , immaginiamo di riempire il paese di banche straniere che prendono il posto di quelle italiane ma danno piu’ credito, immaginiamo di riempire il paese di commercianti stranieri che spazzano via quelli italiani ma danno piu’ lavoro, che cosa otteniamo? Otteniamo 44 milioni di italiani felici (i dipendenti che hanno lavoro) e due o tre milioni che vivono di sussidio o hanno perso quasi tutto e sono dipendenti (ex negozianti, ex industriali, ex artigiani, e cosi’ via).

Adesso la domanda e’: DOVREMMO?

Lasciamo perdere dispute ideologiche: abbiamo ipotizzato di fare una cosa e che finisca economicamente bene: disoccupazione zero , tutti dipendenti, quindi evasione zero, e cosi’ via. Lasciate perdere la fattibilita’ e facciamo l’ipotesi. DOVREMMO?

La verita’ e’ che se gli industriali e i “padroni” italiani avessero condiviso con lo stato la responsabilita’ sociale, dicendo “ehi , ci rimetto un pochino ma rimango qui, pero’ tu stato trovi il modo di aiutarmi e proteggermi sul mercato interno“, l’accordo sarebbe fattibile. Tu dai qualcosa di tasca tua, lo stato ci mette il resto.

Se invece l’imprenditore crede nelle teorie di Fredman, e quindi ritiene di non avere responsabilita’ di cogliere l’occasione del dumping rumeno, dobbiamo noi fagli un dump stracolmo di aziende straniere esentasse  a due passi da casa? La risposta e’ : si.

Non c’e’ bisogno di fare teoria: il governo dice “il nostro industriale italico va nel dump straniero? Bene: facciamo dei dump in Italia e attiriamo industriali stranieri.

Cosi’, e’ ovvio che l’applicazione di teorie simili finisca col produrre la reazione opposta. Prima o poi qualcuno proporra’ di fare dei dump in Italia. Adesso ci si chiede come attirare gli investimenti stranieri: poiche’ non ci sono risorse per togliere tasse e procedure a TUTTE le aziende, e’ solo questione di tempo e qualcuno proporra’ di toglierle SOLO alle nuove aziende straniere, operazione a costo zero.

Adesso chiudiamo il cerchio: un politico ha il dumping come strategia, e si presenta alle elezioni dicendo che costruendo 200 dump in Italia si annientera’ la disoccupazione, al “piccolo” prezzo della chiusura delle aziende italiane. Macchisenefrega, perche’ ci sara’ piu’ lavoro di prima.

E succede che funziona. Badate, in Italia una politica del genere non e’ impossibile: il sud e’ al lumicino, quindi si presta gia’ al dumping. Potremmo fare due o tre zone a provincia. Il nord probabilmente opporrebbe resistenza, ma tanto la popolazione ci ha votati, e spereranno sempre di lavorare per i nuovi padroni che vivono nel dump. Per le banche, ci basterebbe aprire improvvisamente alle banche islamiche, a patto che abbiano lo statuto islamico e facciano credito: zero tasse e zero regolamenti. E puf, finite le banche italiane: macchisenefrega? Idem per il commercio: basta dare tasse zero a chiunque sia straniero e venda qui , cioe’ niente IVA e niente IMU e niente tutto quanto, a patto che apra negozi un poco ovunque, assuma solo personale italiano e blablabla.

Adesso la domanda che appare e’ : DOVREMMO?

Qui c’e’ il punto del discorso di Friedman: se vogliamo accontentarci del mero discorso utilitarista delle aziende, dicendo che la razio economica sia TUTTA la razio, possiamo anche farla da parte dello stato: la razio dello stato e’ avere piu’ consenso possibile. Chissenefrega se chiudono gli imprenditori, quando tutti gli italiani hanno un lavoro?

E cosi’ adesso e’ chiaro , costruendo l’analogo statalista, quale sia l’errore di Friedman: dire che le aziende debbano SOLO badare al profitto per il fatto che devono ANCHE badare al profitto e’ come dire che lo stato debba SOLO badare al cittadino votante , solo perche’ deve ANCHE fare questo.

Nessuno stato democratico vive se tutta la popolazione e’ disoccupata, lo converrete. Quindi, e’ ovvio che lo stato abbia come PRIMO obiettivo garantire il reddito dei cittadini. E’ perfettamente analogo al discorso delle aziende: per l’azienda e’ VITALE fare profitto. Bene. Per lo stato e’ altrettanto VITALE che i cittadini abbiano tutti un reddito.

Se il fatto che una funzione sia vitale basta a dire che quella venga PRIMA di ogni cosa, beh, prima o poi qualche stato dira’ che della opportunita’ di impresa degli industriali italiani frega zero: il primo che offre piu’ lavoro si prende il mercato.

Perche’, cioe’, se le aziende fanno BENE a badare alla sopravvivenza, lo stato non dovrebbe fare altrettanto?

L’errore di Friedman e’ di dire che una funzione vitale dell’azienda sia per questo l’ UNICA funzione dell’azienda. Come dire che siccome dobbiamo respirare, allora l’unico scopo della nostra vita sia respirare.

Ovviamente, presto si formera’ una ideologia di reazione: se e’ vitale per lo stato che i cittadini abbiano un buon reddito, esso e’ L’ UNICO scopo dello stato, e affanculo le aziende. Non c’e’ davvero bisogno che si tratti di aziende italiane: per lo stato, e gli elettori, chiunque dia lavoro va benone.

Spero che questo discorso possa chiarire l’errore logico di Friedman. Lo dico perche’ sinora le aziende hanno divorziato dallo stato e dalla societa’, ma stato e societa’ si illudono ancora di avere una moglie. Tra qualche tempo arrivera’ una classe di politici che dice “ehi, quella moglie li’ ha chiesto il divorzio. Non e’ piu’ nostra moglie. Ricostruiamoci una vita con qualcun altro”.

Presto questa proposta sara’ politicamente ascoltabilissima: e non e’ altro che l’analogo (e opposto) del discorso di Friedman: ad aziende egoiste, stato egoista.

Lorenzo il magnifico, nel dare ospitalita’ ai prestasoldi ebraici, stava facendo un ragionamento simile: certo, mandero’ in merda i prestasoldi locali, ma otterro’ in cambio una crescita economica e l’appoggio delle arti e dei mestieri che ottengono piu’ facilmente dei prestiti. E sicccome “su quel consenso si basa il mio regno”, il politico egoista ha agito di conseguenza.

Si tratta della stessa medesima teoria, applicata con lo stesso MEDESIMO errore logico: poiche’ la tal funzione e’ vitale, allora e’ l’ UNICA funzione. Siccome senza cagare non viviamo,  allora viviamo solo per cagare.

Questo e’ l’errore logico di Friedman, e come tutti gli errori logici produce , se applicato all’economia, una nuova situazione di equilibrio. Nella quale la controparte fa lo stesso errore, in maniera speculare: come avvenne con capitalismo e comunismo.

Non credo che ci sia molto da spiegare, una volta fatto l’esempio pratico: sappiamo bene che il fatto che alcune funzioni siano vitali NON ne fa le uniche funzioni della nostra vita, cosi’ sappiamo che il fatto che le aziende debbano far profitto per vivere non fa del profitto l’unica loro funzione.

Ma nessuno se ne accorgera’, sino a quando lo stato non dira’ chiaramente la stessa cosa: ” l’unico mio scopo e’ il consenso delle masse elettorali”.

Come si chiama un governo che fa questo? Ve lo dico subito: tecnocrazia. Ad un certo punto arrivano i tecnici e valutano le cose “con freddezza”. E decidono di dare la priorita’ alle funzioni principali dello stato. Ovvero, la fedelta’ del cittadino.

Ai tecnici ci siete gia’, e si stanno chiedendo come attirare investimenti stranieri. Senza dire, per ora, che questi investimenti avranno sgravi e facilitazioni che i nostri imprenditori non vedranno mai. E senza dire che questi stranieri assaliranno per primo il mercato italiano.

A volte la politica e’ lenta.

 

Uriel

(1) Ragione per la quale non si fa dumping in occidente.

(2) Quello Hitleriano non e’ il primo genocidio, e’ l’ultimo di una serie. La Spagna “totus tuus” fu uno dei primi: Isabella e Ferdinando sterminarno essenzialmente tutti gli ebrei e i musulmani di Spagna, per convincere il papa a dare una corona da Re, ed altri ammennicoli. La storiografia cattolica dice che furono “espulsi” dalla Spagna, ma a parte poche migliaia, nessuno li vide passare: non ci sono molte cronache le quali riportino quei numeri di ebrei in fuga. Qualcuno riporta di averne visti fuggire qualche migliaio, ma erano molti di piu’.

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