Lo stato della crisi.

Molte persone si aspettano novita’ riguardanti la crisi, sebbene io creda che in un evento di questa portata il concetto di “novita’” sia inutile: le conseguenze della crisi (la crisi e’ finita in pochi giorni, le conseguenze si evolveranno per anni) non sono piu’ una novita’ e sono (a meno delle mosse dei giocatori) vastamente prevedibili. Il problema e’ che di “mosse” se ne vedono poche.

C’e’ una certa maretta sul dollaro per diversi motivi. Si e’ acceso infatti un dbattito tra il governo centrale (Obama) e il governatore della California. Il governatore della California sta iniziando a soffrire del calo del gettito fiscale di cui parlo da qualche tempo, e vorrebbe reagire tagliano alcuni aspetti del welfare californiano.

Il guaio e’ che Obama in sede elettorale ha promesso una sanita’ piu’ estesa, e il risultato e’ che questa necessita’ dell’amministrazione locale va contro le promesse elettorali di Obama.

Questa scena bisognera’ imprimersela in mente, perche’ con il crollo del gettito fiscale americano moltissime amministrazioni locali si troveranno nelle condizioni di fare tagli simili, con il risultato di ottenere un altro calo dei consumi.

Direte voi: cosa c’entra il taglio del welfare coi consumi?

La relazione e’ semplice: prendiamo la sanita’. Se escludiamo gli interventi estetici (che sinora non erano comunque pagati dallo stato) e consideriamo gli interventi sulla salute, si tratta di spese che in generale non sono pianificabili e che non sono rinunciabili. E’ abbastanza chiaro che, in caso di problemi di salute, si sacrifichi qualsiasi altra cosa.

Di conseguenza, a livello di modello economico, posso tranquillamente porre che se tolgo 500 miliardi di dollari alla sanita’ americana , otterro’ 500 miliardi in meno di consumi, perche’ le famiglie hanno un solo bilancio e da quel bilancio pescano , se la salute va a carico loro con quei soldi compreranno meno.

Il concetto e’ che il tagli al welfare negli USA hanno una dinamica assai diversa da quelli europei: con i welfare europei, la sanita’ pubblica (come la scuola pubblica) si occupano di due tipi di spesa. In generale si tratta di spesa pubblica quando si discute dei costi che questo welfare ha sul cittadino, e di “spesa sociale” quando si discute di quanti soldi si riflettano poi in servizi al cittadino.

La seconda fetta e’ fondamentale perche’ di fatto quasi tutti questi servizi si trasformano in maggiori consumi per le famiglie, nella misura in cui le famiglie risparmiano.(1)

Il welfare europeo, per motivi culturali, e’ rivolto a tutti e fornisce servizi dei quali, a volte , si potrebbe fare a meno: negli USA vendono le aspirine in confezioni da un chilo dentro il supermercato, da noi solo in farmacia.  Se tagliamo le aspirine (come si e’ fatto) potremo da un lato costringere le famiglie a comprarne, dall’altro avremo creato un nuovo consumo, perche’ i consumi di farmaci di quel genere vengono piu’ da ipocondrie che da necessita’. E’ diverso dagli USA.

Il sistema di “swelfare” statunitense, quando e’ statale, e’ rivolto a persone molto bisognose e  fornisce soltanto (di solito) servizi essenziali. Il che significa che , proseguendo nell’esempio di prima, togliendo il welfare non si toglie loro l’aspirina: si toglie l’insulina. E siccome quella ci vuole  proprio, l’americano dovra’ tagliare le spese per comprarla.

Lo stesso dicasi della scuola: i sussidi per la scuola italiana non sono essenziali per il diritto allo studio , mentre quelli per la scuola americana si’. Se lo stato taglia i sussidi per la scuola in Italia, gli italiani andranno alla scuola pubblica. Se lo fai negli USA , qualcuno non va a scuola oppure la famiglia si svena per mantenerlo. E senza liquidita’ , significa consumare di meno.

Di conseguenza, il primo tra gli elementi da tenere sotto osservazione negli USA e’ l’elenco dei tagli che le amministrazioni locali faranno di conseguenza al minore gettito fiscale.

Il secondo problema  e’ l’effetto deleterio che questo ottimismo sta avendo sui possessori di carte di credito.

Far credere ad una persona che la crisi si potra’ superare se saremo uniti, chiamare “path to recovery” una situazione che NON sta andando verso il recovery, sostenere di aver visto nell’economia USA dei “segni di recupero”, affermare in pubblico che l’economia USA iniziera’ una ripresa nel 2010 quando al massimo potra’ iniziare allo smaltimento dei primi mutui subprime, cioe’ tra i 3 e i 5 anni, (2) significa dire ai consumatori “tenete duro ancora per poco”.

Il problema vero e’ che dicendo “siamo nella merda” il consumatore si ferma e risparmia meno possibile. Poiche’ una quantita’ enorme di consumatori USA e’ un consumatore a debito, questo potrebbe alleviare la pressione sui circuiti di carte di credito.

Se invece dite “coraggio, nel 2010 inizia la ripresa”, chi ci crede ad ha un buffer di credito ancora disponibile sulla carta di credito dira’ “ehi, dobbiamo solo resistere un anno. Abbiamo ancora buffer sulla nostra carta di credito”. E continueranno ad usarla.

Insomma, un messaggio del tipo “the party is over” sarebbe molto piu’ doloroso, ma probabilmente rallenterebbe la catena delle ripercussioni. Un messaggio come “sorry for the inconvenient, we will be back soon” non invita le persone che ancora hanno credito a smettere di spendere.

I risultati dei cosiddetti “stress test” , fumosi, ambigui e parzialmente svelati, non fanno pensare a nulla di buono, ma se non si convincono gli americani del fatto che la carta di credito NON e’ un’assicurazione contro i periodi di magra, si rischia di dover trattare un problema ancora piu’ grave da qui a settembre.

Tutti i dati indicano un peggioramento dello stato del credito alle famiglie negli USA. Il credito all famiglie e’ garantito ovviamente dalla disponibilita’ delle banche. A sua volta la disponibilita’ delle banche era garantita negli USA in gran parte dalla circolazione interbancaria, i cui tassi obbedivano essenzialmente alla FED. Niente Euribor li’.Tutti questi scambi erano garantiti dai titoli delle singole banche.

Se il rischio aumenta ed il peggioramento del credito continua, i titoli di queste banche varranno sempre meno per via del rischio, oppure il rischio si riflettera’ sulle riassicurazioni, peggiorando i bilanci delle banche che devono spendere di piu’ per riassicurarsi.

L’unica cosa per la quale sarei in allarme se fossi Obama, dunque, sta nel fatto che “tenere alto il morale” ha un effetto indesiderato sui consumi: e’ vero che tenerli piu’ alti possa migliorare il dato sull’economia (non l’economia stessa) ma e’ anche vero che spingere gli americani a continuare con le carte di credito nello stesso stile di vita, nella speranza/illusione che una crisi del genere finira’ nel 2010, e’ devastante nelle conseguenze a lungo termine.

L’ottimismo, in questi casi, potrebbe causare catastrofi.

Uriel Fanelli, 12 maggio 2009

(1) Ovviamente tra il risparmio e la spesa c’e’ di mezzo la politic fiscale.

(2) In pratica tornera’ la coda della speculazione attuale.

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