Lo scorporo.

Si sta parlando di scorporare la rete di Telecom Italia e venderla a qualcuno, che per essere italiano dovra’ essere la CassaDepositi e Prestiti (ovvero il gotha della finanza bancaria italiana unita ai partiti  politici)  visto che non esistono altre entita’ disposte a comprarla. Ho sentito molte opinioni a riguardo, ma quasi nessuna risponde alla domanda “perche'”?

Riguardo al tema, qualcuno ha parlato di alto tradimento perche’ la rete e’ una infrastruttura strategica e nessuna nazione dovrebbe permettere che qualcun altro la controlli, o che non sia lo stato ad avere l’ultima parola.
Verissimo. Ma siccome si parla di CDP, non siamo in questo caso.
Altri hanno detto che si tratta di un caso di smantellamento industriale, e qui la risposta e’ “ni”, nel senso che si tratta di uno smantellamento industriale, ma non e’ il tipo che pensate.

La vera domanda e’: ma una societa’ come Telecom, che senza la rete non e’ nulla se non un certo numero di uffici e qualche server, che interesse ha a vendere? Oppure, mettiamola cosi’: perche’ e’ costretta a vendere? E perche’ il CDP vuole comprare un oggetto oneroso e quantomeno bisognoso di investimenti?
La rete di accesso italiana e’ in condizioni subottimali, e’ vero, ma non e’ messa poi malissimo, nel senso che con una buona campagna di investimenti puo’ essere all’altezza. Semmai mancano investimenti dal lato carrier, volendo dire. Anche perche’ con una popolazione poco urbanizzata come quella italiana, senza carrier con la rete di accesso ci fate la birra.
La vendita della rete fisica, pero’, viene fatta per due motivi. Il primo e’ che dopo il collasso di Alitalia e le condizioni comatose di Trenitalia, piazzare puttane e parenti in qualche posto al sole e’ sempre piu’ difficile. Oggi come oggi, se un ente come CDP acquisisse la rete telecom, finirebbe come per RFI, che e’ ancora posseduta dallo stato, e che fa quel che si puo’ per aiutare parenti indigenti di politici e gente che conta.
Con l’acquisizione di una grande infrastruttura in CDP, che e’ posseduta dallo stato, si potrebbe nuovamente iniziare con la saga delle puttane, dei parenti, dei cugini, delle consulenze , e una infrastruttura grande come quella ha appalti per tutti. Eventuali debiti verranno poi statalizzati e torneranno sulle vostre spalle come tasse.
Il vero problema, pero’, e’ come mai Telecom Italia venda. Qualcuno parla di debiti, ma non si raddrizza un’azienda vendendo la piu’ grande fonte di introiti dell’azienda stessa, ovvero il 90% degli asset. Certo, poi i debiti verranno pagati, e si troveranno con un’azienda senza debiti, che pero’…. non vale niente, o quasi.
Forse potranno pagare uno o due dividendi agli azionisti, ma niente di piu’.
Allora come mai Telecom vende?
Il problema sta in un fattore che nessuno prende mai in considerazione: il mercato del lavoro.
Nessuno qui si chiede che genere di figure professionali vi servano per tenere in piedi un’infrastruttura del genere. E la risposta e’ abbastanza semplice: quando le infrastrutture diventano molto grandi, e occorre garantire dei buoni SLA, entrano in gioco le figure senior.
Vi servono persone capaci di maneggiare problemi grandi: se nei call center e a scrivere codice java potete mettere ragazzini sottopagati, e per i singoli sistemi potete metterci dei sysadmin con 2-3 anni di esperienza, quando cominciate a dover prendere delle decisioni, perche’ magari le macchine diventano vecchie, la richiesta di capacita’ cresce, perche’ bisogna introdurre nuove tecnologie, eccetera, le figure Junior non vi bastano piu’.
Vi servono figure senior in diversi momenti:
  • Transition management. La valutazione di quali siano le tecnologie da dismettere, quali siano le piu’ convenienti da adottare,quale fornitore quindi scegliere.
  • Renewal orchestration. Le modifiche strutturali medio grandi. A cambiare uno switch TOR sono capaci tutti, introdurre un link SDH e’ diverso.
  • Consolidation . Quando volete prendere una rete intera e renderla meno costosa riducendo le ridondanze inutili, magari introducendo nuove tecnologie.
  • Demand management. Quando dovete adattare la rete ad un nuovo trend , o ne volete lanciare uno, o volete essere certi che risponda ai nuovi prodotti.
In questo caso vi servono figure senior, ovvero persone che fanno IT su grandi sistemi da almeno un decennio.  Senza queste persone, o con poche di queste, la vostra infrastruttura sara’ sempre piu’ costosa, avra’ una architettura sempre piu’ raffazzonata ed eterogenea, non soddisfera’ i nuovi prodotti, e ogni cambiamento introdurra’ rischi enormi di disservizio.
Il problema e’: come ha agito Telecom Italia nei confronti di queste figure? La risposta e’ “cacciandole”. Hanno sbriciolato l’azienda in un insieme eterogeneo di fornitori, per poi strangolarli calando i prezzi, in modo tale che il modello di lavoro e’ diventato, sempre di piu’, il negro sottopagato a progetto.
Ma questo non lo ha fatto solo Telecom Italia: tutto il paese si e’ comportato in questo modo: provate a trovare lavoro nell’ IT a 40 anni, se non mi credete. Assumeranno solo persone “di 23 anni, meglio se vivono coi genitori cosi’ accettano stipendi piu’ bassi, con 51 anni di esperienza in lancio di missili nello spazio ed esperienza senior/guru in almeno 69 settori diversi dell’ IT.” Ovvero, capre che sanno a malappena accendere un pc ovvero inutili ciarlatani cosi’ ignoranti da non saper nemmeno produrre un CV falso ma credibile.
Il collasso del mercato del lavoro e’ gia’ in stato avanzato, le poche piccole aziende che ancora hanno delle persone come quelle di cui parlo se le tengono strettissime, e per chi entra non c’e’ mai formazione, costa troppo e il cliente -la grossa azienda committente- taglia i prezzi ogni anno.
Ormai il mercato del lavoro italiano, almeno nel mondo IT, e’ completamente svuotato : si tratta di figure che per forza di cose devono essere fluenti in inglese, visto che i fornitori di hardware spesso sono stranieri, e lo stesso per il supporto, e si tratta di figure che in qualsiasi mercato occidentale guadagnano 5-10 volte quanto guadagnavano in Italia.
Se ne sono andati, quasi tutti. Sono pochissimi ormai i veri “senior” che lavorano ancora in Italia, e siccome sono cosi’ vecchi, o sono demansionati sino alla frustrazione, o stanno aspettando la pensione coltivando interessi secondari, oppure sono semplicemente dentro quale PMI che vuole soluzioni robuste al primo colpo,  e sottoutilizza uno che potrebbe fare di piu’ per piccoli progetti.
Questa e’ la verita’.
In questo mercato del lavoro, e’ possibile mantenere una simile infrastruttura?
La risposta e’ sempre quella, ed e’ la stessa per tutte le grandi infrastrutture: NO.
Non c’e’ un mercato del lavoro che permetta una cosa simile. La persona che serve per mantenere grandi infrastrutture deve avere 10/15 anni di esperienza su GRANDI infrastrutture, il che ne fa una professionalita’ troppo lenta da crescere all’interno. Un tempo Telecom aveva persone con queste esperienze, ma adesso le ha perse nella polverizzazione, e per rifarle occorrono 10/15 anni. Troppo in un mercato cosi’ veloce.
Allora come fanno gli altri?
Nei paesi che hanno infrastrutture IT decenti, ci sono molte grandi imprese. Le persone maturano, magari 5 anni qui e cinque la’, e poi vengono assorbite, cambiando lavoro (e cambiano perche’ pagati di piu’, sia chiaro). Questo significa che ad un certo punto l’azienda come Telecom chiama i suoi cacciatori di teste (non si passa per annunci o roba simile) e chiede quelle figure.
Ma questo richiede che ci sia un mercato molto fluido, ove queste figure cambiano continuamente azienda (per uno stipendio maggiore, perche’ se no?) e hanno modo di accumulare quell’esperienza che serve loro.
Un tempo il mercato italiano permetteva di fare questo, ma oggi le aziende si stanno rubando il personale a vicenda, i cacciatori di teste frequentano l’italia solo per portar via i tecnici migliori , e un tecnico senior 40 enne con quell’esperienza non solo non e’ richiesto, ma e’ letteralmente un paria.
Non c’e’ modo di mantenere grandi infrastrutture in Italia, e sia chiaro, questo non vale solo per Telecom Italia: praticamente nessun ente e’ ancora in grado di far evolvere grandi infrastrutture (energia, trasporti, telecomunicazioni, sanita’) perche’ quasi nessun ente ha ancora per le mani le persone giuste, e sul mercato non si trovano.
Inizialmente, quando queste figure furono cacciate dal mercato, si misero nel giro della consulenza, e nel giro del lavoro precario, ma le aziende di consulenza sono molto internazionali, e piano piano “hanno fatto un’offerta” ai nostri tecnici d’alto bordo.
Inizialmente i fnanzieri hanno riso, dicendo che loro avrebbero fatto senza e che andavano bene anche degli “Junior ben gestiti da un manager”, per poi scoprire che anche i manager senior avevano lasciato il paese da un bel pochino.
La verita’ e’ che il mercato del lavoro italiano NON permette piu’ grandi progetti, grandi infrastrutture, strategie su vasta scala.
Questi grandi manager dicevano che avrebbero sempre trovato lo know-how sotto forma di consulenza, e non si sono accorti che proprio le aziende di consulenza stavano spolpando il paese di tutto lo know-how, portandolo all’estero, dove lo potevano vendere a cifre piu’ alte.
Questi grandi manager dicevano che ci avrebbero pensato i geniaccioni delle startup, e forse ci credono ancora, e oggi scoprono che le startup vogliono essere comprate dopo qualche anno, e sono capaci di avere l’idea ma non di realizzarla su grandissima scala.
Hanno creduto che tanti stupidi facessero uno intelligente se ben comandati, credendo che almeno nel mondo del management avrebbero sempre trovato know how, ma non si sono resi conto che proprio nel mondo del management italiano (Project e non) i migliori se ne sono gia’ andati da tempo.
Il mercato italiano delle figure senior e’ asfittico. La mia headhunter mi diceva che ha richieste cento volte piu’ grandi del proprio portafogli, ma i prezzi sono cosi’ bassi che nessuno accetterebbe di venire in Italia a quel prezzo, e tutti gli italiani che ha a portafogli li ha piazzati all’estero.
Il mercato del lavoro italiano non e’ attraente. E quindi gli headunters hanno fatto un bel business nel prendere le persone e portarle via. Si sono infiltrati nei Lug, nei Jug, in ogni genere di user group ove ci fossero talenti con esperienza, e l’hanno presa.
La semplice competenza la trovate ovunque: qualsiasi universita’ puo’ insegnare questo e quello a quanta gente volete. Ma l’esperienza sul campo non si puo’ inventare ne’ moltiplicare, cresce di un anno ogni anno , e se manca quella le grandi infrastrutture se ne vanno a puttane.
In Italia lo stato galleggia ancora perche’ ha 3.500.000 statali che non se ne vanno, e molti di questi hanno esperienza e sono li’ da 10/15 anni. Cosi’ avete ancora sanita’ polizia, forze armate, infrastrutture grandi.
Ma tutto cio’ che e’ privato oggi scarseggia di quella figura che e’ ancora abbastanza giovane da pagare nell’assunzione ma abbastanza vecchia da avere un significativo bagaglio di esperienze.
Il mercato italiano da questo punto di vista e’ un mortorio. Si cercano solo giovani da sottopagare, cosi’ chi valeva se n’e’ andato , in un processo di selezione al contrario che ha premiato sempre e solo giovanissimi senza esperienza, SENZA MAI FORMARLI, ottenendo attempati senza esperienza, gente che ha 40 anni e in 15 anni non ha mai visto un vero grande progetto, non ha mai conosciuto o lavorato insieme ad un buon manager, eccetera.
Questo capitale e’ catastroficamente perso, in quasi ogni settore.
Telecom sta iniziando a realizzare questo. Tante cose potrebbe fare, tante cose si potrebbero e si dovrebbero fare, ma ormai sono pochissimi quelli che sono capaci di lavorare a progetti simili.
Anni fa si parlava della transizione ad NGN o NGN2.
Avete visto qualcosa, voi? Alcuni passi avanti, sprazzi e bocconi, ma si e’ spento tutto. Non c’erano gli architetti, mancava orchestrazione, mancava visione , e quelli che a parole dovevano spaccare il mondo -i consulenti- erano solo dipendenti (spesso ex dipendenti) riciclati in aziende di consulenza (spesso body rental mascherato da consulenza) i quali non fornivano alcun valore tranne quello di poter essere cacciati via.
La verita’ e’ che dovete dimenticare i grandi progetti. Il motivo per cui non si puo’ fare il ponte sullo stretto, o qualsiasi altro grande progetto, e’ semplicemente che non siete piu’ in grado di farlo.
Siccome lo stato ha ancora RFI si sono potuti pensare dei tratti di TAV, ma la loro espansione ed integrazione lascia a desiderare: mancando una visione strategica, alta velocita’ ed alta capacita’ non hanno liberato spazio per il trasporto locale.
Ancora nel mondo dell’energia, dopo una buona partenza con la rete smart (quei contatori bianchi che avete) , tutto si e’ arenato in una catena di terziarizzazioni che hanno spolpato ENEL.
Mi spiace, ma Telecom non ha scelta: deve vendere un’infrastruttura che e’ immersa in un mercato del lavoro che non ne permette la manutenzione, il miglioramento, il progetto.
Il disastro italiano viene da un mondo del lavoro ove le decisioni le prendono finanzieri che disprezzano chiunque non sia un finanziere, imprenditori che non vogliono pagare il lavoro e premono sul governo per avere schiavi, ciarlatani di intermediari che sanno solo fare colloqui per prendere fondi europei.
Il disastro italiano e’ partito dal mondo del lavoro con il collasso della qualita’ del credito bancario: chi aveva il mutuo era diventato precario, trasformando il mutuo in un credito subprime.
Adesso si e’ esteso alle grandi infrastrutture, che sono sempre piu’ difficili nella manutenzione ed impossibili nell’espansione, nel consolidamento e nell’innovazione.
Vendere le infrastrutture allo stato e’ l’ultima spiaggia di un mondo industriale che altrimenti non riesce piu’ a trovare manager senior, tecnici senior e aziende con VERA esperienza, e per questo non riesce piu’ a realizzare i propri progetti.
Qualsiasi stronzo sa disegnare un gigantesco palazzo, sontuosissimo e bellissimo. Il vero problema e’ che non tutti ne sanno costruire uno.
Il paese sara’ pieno di persone che sanno dire a Telecom come dovrebbe essere la sua rete, ma se appena Telecom chiede “e come faresti, nel dettaglio?”, si sente dare risposte semplicistiche, insoddisfacenti, incompetenti.

Oh, si, ci sono tantissimi grillini che sono pronti a dire a Telecom “vogliamo la WIFI ovunque”. Poi, se iniziate con domande come “in che modo costruiresti la rete di accesso sottostante”, il grillino dira’ tipo “che i tecnici li deve mettere Telecom”.

La verita’ e’ che in tutti i campi, e non solo quello IT, e’ che ogni azienda ha cacciato i tecnici tenendo solo i commerciali e gli amministrativi, perche’ “i tecnici li deve mettere qualcun altro”.
Telecom ha all’interno Telefonica, che le risorse umane le avrebbe, e quindi e’ stata contraria allo scorporo,  ma il punto e’ che nemmeno Telefonica sapeva di preciso come ovviare, NEL LUNGO TERMINE, alle carenze ormai croniche del mercato del lavoro italiano: “qualcun altro mettera’ i tecnici”.
Il guaio e’ che il qualcun altro non c’e’ piu’.
Non e’ solo questione di Telecom Italia. Presto ogni grande infrastruttura verra’ rivenduta allo stato,o a qualche straniero, per la semplice ragione che manca il segmento di mercato del lavoro che permette alle aziende di mantenere e migliorare grandi infrastrutture.
Presto vedrete in coda la rete elettrica, la distribuzione del gas, i trasporti, pezzi di sanita’, grandi industrie, che cercano di vendere l’infrastruttura, che non riescono piu’ a mantenere.
Telecom Italia, in fondo, e’ ancora l’inizio.
Uriel

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