Qui siamo, appunto, ad un problema piuttosto comune, ovvero il fatto che raramente chi decide in politica legge libri di storia.
Iniziamo con l’esempio di cui sopra. Karl Marx era sorvegliatissimo dalla polizia tedesca del periodo, la sua casa veniva perquisita continuamente, e passava il tempo con un agente in borghese che lo seguiva. Lo stesso dicasi per Engels. Il problema e’: questo cambio’ qualcosa nel destino del comunismo?
La risposta e’ – e col senno di poi e’ facile – non fece alcuna differenza. Non fece alcuna differenza che l’attivita’ ideologica di Marx fosse pubblica e conosciuta per la semplice ragione che Marx non organizzo’ mai personalmente NULLA di quanto sarebbe stato il comunismo. Sorvegliare lui fu fatto, e fu perfettamente inutile, dal momento che prevenire le azioni di chi NON agisce non serve a nulla.
Anche se torniamo alla rivoluzione francese , o torniamo ancora piu’ indietro, non troviamo quasi mai dei leader ideali che non siano tenuti d’occhio dalla polizia. Gli inglesi sapevano benissimo dei capetti che avrebbero organizzato la rivoluzione americana, e i gendarmi francesi sapevano benissimo di tutti i filosofi illuministi che contestavano l’idea di un re per volere di Dio e che predicavano la repubblica.
L’ Ochrana, la polizia zarista, sapeva benissimo di tutti i focolai di rivolta che covavano in Russia. Non erano scemi e facevano il loro lavoro.
Allora, direte, ma se tutte le polizie e tutte le intelligence sapevano tutto, come mai sono avvenuti terrorismo e rivoluzioni?
La risposta e’ che tutte le rivoluzioni e tutti gli atti sovversivi riusciti e tutti i grandi eventi terroristici sono riconducibili, libri di storia alla mano, AD ERRORI DI VALUTAZIONE DELL’ INTELLIGENCE.
Essenzialmente, portare diecimila persone armate con la moto vicino a Roma e’ facile, basta organizzare un motoraduno. E se gia’ una moto si muove in fretta, basta scrivere sul programma “visita in moto alla Citta’ Eterna” e avvisare il prefetto, ed avrete pure la polizia che NON entra in allarme quando i cittadini chiamano dicendo di vedere un esercito minaccioso muoversi verso Roma.
Diecimila persone a Roma non sono nulla, si perdono nel flusso turistico, e anche se fanno un corteo di motociclette, si perdono nell’ n-esima manifestazione di Coldiretti. Diecimila persone in piazza, quando un solo FlashMOB per ballare Gangnam Style he ha fatti 35.000, per una citta’ come Roma non sono nulla.
Allo stesso modo, nella notte prima dell’elezione del Presidente, la piazza di fronte al Colle era gremita da 1-2 mila persone. Se se ne fossero aggiunte altrettante armate, e avessero sparato, la folla di persone non armate si sarebbe trasformata in una selva di proiettili umani che avrebbero travolto la polizia, incompetentemente messa alle entrate della piazza.
Che competenze occorrono per causare un panico simile e indirizzarlo ? Quella di un buttafuori in una grande discoteca o di un servizio di security da concerto rock. Dove allenarsi a farlo? Allo stadio.
Una volta entrati nel palazzo, il secondo passaggio e’ di eliminare l’intera classe politica in poco tempo, diciamo mezz’ora. Fatto questo, i militari non hanno piu’ nessuno da riportare al potere, e devono decidere sul da farsi. Se prendono loro il controllo vengono accusati di colpo di stato militare, quindi possono farlo solo se indicono delle elezioni. Ma se VOI indicete le elezioni prima di loro, di fatto non possono rischiare una guerra civile solo perche’ non gli piace la vostra faccia.
- Il primo errore e’ quello di cercare i capi, e spesso di confonderli con gli ideologi. Marx non era “il capo del comunismo”, anche se sicuramente lo ha inventato lui.
- Il secondo errore e’ quello di pensare che i capi siano in carica sin dall’inizio. Ma Lenin non era proprio nessuno, in Russia, prima che qualcuno lo recapitasse su un vagone piombato.
- Il terzo errore e’ pensare che esistano i capi. Nel caso della rivoluzione francese, se vi chiedessi chi fossero gli ideologi bofonchierete di filosofi illuministi, se vi chiedessi chi sia stato “il capo” andreste fuori strada indicando persone come Robespierre.
- Il quarto errore e’ di credere che le rivoluzioni siano organizzate. Definire organizzata la rivoluzione sovietica e’ eccessivo almeno sino a Trotzky, e anche dopo, la strategia non era altro che una carica di mucche (contadini/operai) prima dell’arrivo dei fucili.
- Il quinto errore e’ credere che la rivolta sia pianificata. Essa scoppia in seguito ad eventi di solito minori, che per un qualche motivo assumono significati simbolici: casse di the scaricate in mare in un porto, una carica dell’ Ochrana su una folla, eccetera. Niente di pianificabile, un evento come ne succedono tanti, ma per qualche motivo produce effetto butterfly.
- Il sesto errore e’ quello di cercare la rete. Gli ideologi lavorano in senso statistico: Marx non organizzo’ proprio niente, si limitava a parlarne a tanta gente. Poi, su grandi numeri, emergeranno quelli che le cose le FANNO.
- Il settimo errore e’ quello di credere che sia necessario fomentare. A fomentare la rabbia non e’ mai l’ideologia, che invece trova gia’ pronto il capitale di odio pronto da investire. L’ideologia infonde identita’ , unita’ e speranza, ma mai rabbia o odio: a quello basta lo status quo.
- L’ottavo errore e’ di non capire lo status quo: l’intelligence guarda solo sovversivi e rivoltosi, e non vede il resto. Un agente della CIA puo’ entrare in una bidonville con dieci milioni di maschi giovani alla fame, e credere che se si arruolano in Al Qaeda e’ perche’ un imam fa la predica. Per loro il contesto e’ uno sfondo irrilevante, e vedranno solo l’imam.
E specialmente, l’intelligence non ci puo’ fare nulla.
Prism e’ solo l’ennesimo appalto corrotto dell’amministrazione militare statunitense.