L’imprenditore comunista di oggi.

L'imprenditore comunista di oggi.

L'imprenditore comunista di oggi.

L’estetica del conflitto tra liberisti e statalisti vuole che gli statalisti siano prevalentemente i lavoratori, che sperano di essere mantenuti (attraverso le tasse) dai ricchi (cioe’ dagli imprenditori), mentre gli imprenditori sono i liberisti che invece vogliono che lo stato non si impicci dei loro affari, e chi fa da se’ fa per tre.

Il problema di questa narrativa e’ che essa dice esattamente il contrario della realta’. Perche’ nella realta’ quelli attaccati alla tetta dello stato sono gli imprenditori, e le tasse ormai le pagano solo i dipendenti.

Guardiamo un attimo cosa succede quando arriva un momento di crisi. Appena un indice qualsiasi si mette a segnare -0.0001%, dal mondo degli imprenditori arriva sempre lo stesso coro uniforme:

  • LO STATO deve stampare piu’ moneta.
  • LO STATO deve aumentare la spesa pubblica.
  • LO STATO deve aumentare gli investimenti.
  • LO STATO deve detassare i ricchi, cioe’ tutto quanto sopra lo devono pagare i poveri.

Ora, e’ molto difficile considerare questa una “canzone liberista”. A dire il vero, questa sembra molto una canzone comunista. Tutto quello che sanno fare questi signori “imprenditori” e’ di attingere alla tetta dello stato (cosa che accusano i “comunisti” di voler fare). Ma non solo: tutti i provvedimenti che gli imprenditori chiedono ALLO STATO vanno in qualche modo finanziati, ma poiche’ l’imprenditore chiede meno tasse per le aziende, questo significa che vanno finanziati dai lavoratori.

In pratica, cioe’, l’imprenditore moderno sembra essere un comunista che intende vivere coi soldi dello stato (sotto forma di QE, di spesa pubblica o di investimenti pubblici) , e chiede che a pagare il conto fiscale siano altri.

Sarebbe bello vedere qualcuno che risponda agli imprenditori “caro imprenditore, allo stato del mercato non frega niente e non deve fregare nulla, tenere forte il mercato spetta a te e ai tuoi azionisti”.

E a quegli imprenditori che chiedono allo stato di spendere, verrebbe da chiedere: ma i vostri azionisti invece quanto spendono?

E questo e’ un altro punto dolente: non appena un indice segna -0.0001%, succede che tutti i fiocchetti di neve isterici e cocainati delle borse diventino “allergici al rischio” e tirino i remi in barca, dicendo “il governo deve fare di piu'”. Ora, il governo non nasce per prendersi dei rischi d’impresa: il rischio d’impresa grava sull’imprenditore, da sempre e ovunque.

Questo strano capitalismo di mammolette impressionabili, invece, sembra operare al contrario: si siedono a tavola quando banche centrali e governi mettono il pasto in tavola, ma quando viene loro chiesto di portare (almeno per buona educazione) una bottiglia di vino, scappano gridando che sono “allergici al rischio”: e se poi la cena riesce male?

A sentire gli imprenditori moderni, cioe’:

  • Tutti i rischi se li deve prendere lo stato.
  • Tutti gli investimenti se li deve prendere lo stato.
  • La competitivita’ va garantita dalla banca centrale, ovvero lo stato.
  • Il credito deve venire facilitato dalle banche centrali, ovvero dallo stato.
  • La politica di spesa deve venire dallo stato.

E quando lo stato, coi soldi propri, riuscisse a sollevare l’economia dalla crisi, sapete cosa grideranno questi furbetti?

“Giu’ le mani dal MIO lavoro, e dal frutto dei MIEI investimenti”.

La verita’ e’ che il 75% di qualsiasi azienda moderna e’ frutto della somma di spesa pubblica, investimenti pubblici, politica monetaria e competitivita’ garantita dal cambio. Lo stato avrebbe il buon diritto di essere azionista di maggioranza di OGNI azienda esistente, o quasi.

Questo e’ fondamentale perche’ si sta affacciando al mondo la Cina, ove ogni impresa ha lo stato come socio di maggioranza. Ora, se immaginate di passare dalla situazione attuale alla situazione sovietica, il salto sarebbe troppo lungo, perche’ nell’economia sovietica tutte le imprese appartengono sempre e solo allo stato. Un sistema ove non esiste l’imprenditore non e’ sostenibile.

Ma se domani uno stato europeo qualsiasi dicesse: cari signori, siccome di fatto vi manteniamo noi a furia di QE, Bailout e spesa pubblica, da domani il 66% delle vostre aziende e’ dello stato, cambierebbe pochissimo. Il sistema sarebbe sostenibile, per la semplice ragione che staremmo formalizzando qualcosa che e’ gia’ reale.

Ed e’ per questo che mi riferisco a loro dicendo che sono imprenditori comunisti: il loro ragionamento andrebbe benone in Cina. In Cina, col sistema comunista cinese , se le aziende vanno male e’ lo stato a fare da orchestratore, a facilitare con una strategia commerciale, ad aumentare la spesa, eccetera. Perche’ e’ un sistema comunista ove lo stato e’ socio al 51% di ogni azienda.

La cosa sorprendente e’ vedere gli imprenditori occidentali, e specialmente europei, comportarsi come imprenditori cinesi: ad ogni brezza, chiedono allo stato di fare qualcosa.

Paradossalmente, quelli che invece chiedono un mercato piu’ aperto e concorrenziale sono proprio i consumatori, ma se andiamo a vedere chi siano, scopriamo che si tratta dei consumatori retail, cioe’ dei lavoratori che spendono.

Quindi si realizza un paradosso nel quale la “classe lavoratrice” chiede al governo riforme in senso liberista e concorrenziale (quando ci aspetteremmo le richieste classiche dei comunisti: piu’ spesa e piu’ stato) , mentre gli imprenditori , dai quali ci aspetteremmo richieste liberiste, fanno di continuo delle richieste tipiche dei comunisti: piu’ spesa, piu’ stato e stampare moneta.

La dialettica politica, essendo estetica, racconta la storia contraria. Non sta bene parlare dei morti, ma quando Marchionne raccontava di essere entrato in FIAT e aver trovato tutti in vacanza mi veniva da ridere. Era evidentemente entrato in BMW, dove i lavoratori sono pagati abbastanza , bonus da ~9000€ compreso, per andare via in ferie. Ma  con il contratto metalmeccanico di FIAT, e il bonus di FIAT (che non esiste), difficilmente i lavoratori vanno in vacanza da qualche parte.

La volta che Marchionne entro’ in FCA in Italia e trovo’ che tutti erano al mare, aveva sbagliato azienda ed era entrato in BMW. Con il trattamento economico odierno della sua azienda , infatti, difficilmente un metalmeccanico italiano andra’ in qualsivoglia localita’ marittima.

E se non mi credete, qui c’e’ il link: https://www.contrattometalmeccanici.it/minimi-tabellari-livelli-retributivi-mensili

Uhm… Seychelles o Maldive? Sarcazzo in quale azienda e’ entrato Marchionne, per trovarli tutti al mare.

Beh, dai, allora domani shopping a Dubai.

In definitiva, il mondo di riferimento dell’imprenditore moderno e’ questo:

  • La competitivita’ ce la mette lo stato mediante svalutazione.
  • Gli investimenti ce li mette lo stato tramite “politica industriale”.
  • Il mercato lo sostiene lo stato tramite “politica fiscale espansiva”.
  • Il rischio lo sostiene lo stato comprando titoli falliti con il QE.
  • Il conto fiscale lo pagano i contribuenti, cioe’ i non-ricchi che pagano le tasse.
  • I lavoratori hanno stipendi da fame.

Cos’altro manca per descrivere un sistema comunista? A me sembra che la descrizione calzi a prefezione.

Ah, no, c’e’ una cosa che non si dice: che in Cina, dove tutte le cose sopra sono gia’ vere, gli imprenditori fanno come dice il partito, o vengono “rieducati”.

OPS!

ATZ!

Ecco, se io fossi in questi imprenditori non ci marcerei tantissimo con la storia che lo stato “deve fare tutto”.

Perche’ prima o poi  , quando si dice che “lo stato DEVE fare tutto”, qualcuno se ne esce dicendo che allora “lo stato PUO’ fare tutto”.

Compreso rapire e torturare un imprenditore.

Se fossi in loro, io tornerei indietro: non appena qualche politico astuto si accorgera’ che gli imprenditori di oggi DIPENDONO dalla banca centrale e dallo stato, potrebbero venirgli strane idee in testa.

https://keinpfusch.net/limprenditore-comunista-di-oggi/

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